Aiuto Biblico

Parabola delle mine

Luca 19:11-27

sermone di Leonardo Bevilacqua, www.AiutoBiblico.org per domenica, 13 ottobre 2024

Descrizione: Cristo sta per ritornare, e saremo giudicati per come abbiamo vissuto. Viviamo investendo la nostra vita per l'Evangelo e per il Regno di Dio.

parole chiave: parabola, mine, giudizio, Regno di Dio

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Introduzione

Nella storia ci sono stati periodo in cui le persone facevano grandi viaggi per andare e vivere in posti lontani. Negli Stati Uniti, circa 200 anni fa, tante persone percorrevano distanze molto lunghe, anche più di 3.000 km, per andare in un altro posto e iniziare una nuova vita. Viaggiavano con i carri trainati dai buoi.

Certamente, il viaggio era lungo e duro, e richiedeva molto impegno. Niente a che vedere con i viaggi che facciamo noi, oggi, in auto o in aereo.

Ma si faceva il viaggio una volta per tutta la vita. Poi, c’era tutta la vita davanti, nel nuovo posto. Spesso erano giovani coppie che facevano il viaggio. Dovevano preparare tutto per iniziare una nuova vita, e portare tutto quello che sarebbe potuto servire. Dovevano portare attrezzi per costruirsi una casa. Dovevano portare semi per iniziare a coltivare orti e campi. Dovevano portare vestiti e pentole, e tutto quello che sarebbe potuto servire per iniziare la loro nuova vita.

Se uno si fosse focalizzato solo sul viaggio, senza pensare al futuro, alla nuova vita che stava per iniziare, come sarebbe stato?E come sarebbe stato se si fossero impegnati molto per avere un viaggio sicuro e che filasse liscio, ma non si fossero preparati per la vita dopo, che sarebbe durata molto, molto più del viaggio? Sarebbero stati saggi? Oppure, sarebbe stati stolti?

Certamente, vivere per un viaggio, che in sé è importante, ma poi finisce per sempre, e non vivere per tutta la vita che lo segue, non è saggio.

Similmente per noi, vivere per la vita su questa terra, una vita che finirà, anziché vivere per la vita che c’è dopo, che durerà per sempre, è stolto.

Nella sua Parola, Dio ci parla ripetutamente spingendoci a vivere per l’eternità. Pensate a Marco 8:36-37, che dice:

“36 Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? 37 O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Marco 8:36-37 LND)

Pensate a Salmo 90:10-12, che dice:

“10 I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni e per i più forti a ottanta, ma quel che costituisce il loro orgoglio non è che travaglio e vanità, perché passa in fretta e noi ce ne voliamo via. 11 Chi conosce la forza della tua ira e il tuo furore secondo il timore che ti è dovuto? 12 Insegnaci dunque a contare i nostri giorni, per ottenere un cuore savio.” (Salmo 90:10-12 LND)

Oggi vogliamo considerare una parabola in cui il Signore Gesù Cristo ci spinge a considerare l’eternità, e quanto è importante vivere per l’eternità.

Trovate con me Luca 19:11-27.

Contesto

Gesù stava camminando verso Gerusalemme, stava andando verso la croce. Nel cammino stava insegnando e compiendo miracoli. Nel brano che vogliamo considerare oggi Gesù ormai si trovava vicino a Gerusalemme.

Gesù insegna questa parabola per aiutare i discepoli a capire che non sapevano quando sarebbe arrivato il giudizio finale, e perciò dovevano vivere investendo per l’eternità.

Seguite mentre leggo Luca 19 dal v11 e ascoltiamo la parabola di Gesù.

“11 E, mentre essi ascoltavano queste cose, Gesù proseguì a raccontare una parabola, perché era vicino a Gerusalemme, ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi subito.” (Luca 19:11 LND)

Notate il cuore di Gesù qua. Stava camminando verso Gerusalemme. Aveva davanti a sé la croce. Gesù conosceva in dettaglio tutto quello che stava per affrontare. Sapeva che davanti a Lui stavano disprezzo e dolore, e più grave di tutto, doveva essere separato da Padre e di subire l’ira santa del Padre contro il peccato. Gesù sapeva bene a cosa stava andando incontro, ma invece di essere tutto preso con sé stesso, e i suoi problemi e pesi, Gesù pensava a queste persone che erano con lui, e si prendeva il tempo per curarli.

La parabola: il signore parte

Gesù racconta questa parabola per spiegare quando verrà il regno di Dio, e come dobbiamo vivere mentre lo aspettiamo.

Seguite mentre leggo dal v12.

“12 Disse dunque: "Un uomo nobile andò in un paese lontano, per ricevere l’investitura di un regno e poi tornare. 13 E, chiamati a sé dieci suoi servi, diede loro dieci mine e disse loro: “Trafficate fino al mio ritorno”. 14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un’ambasciata, dicendo: “Non vogliamo che costui regni su di noi”.” (Luca 19:12-14 LND)

Questo uomo nobile aveva ricevuto un regno, ma doveva andare in un paese lontano per ricevere il riconoscimento ufficiale che lui era il sovrano su quel regno. Sarebbe stato assente per un po’ di tempo, e poi sarebbe ritornato.

Servi e cittadini

In questa parabola ci sono due gruppi di persone che hanno a che fare con questo signore: i servi e i cittadini.

I servi erano questi dieci uomini che erano al servizio del signore. Hanno ricevuto ciascuno una mina, che era una certa quantità di denaro. Il loro signore aveva dato loro una mina ciascuno con il comandamento di trafficare con quella mina, cioè, dovevano investire quella mina per farla fruttare, in modo da guadagnarne di più.

I servi avevano una posizione privilegiata rispetto ai cittadini, godevano della fiducia del loro Signore. Il signore aveva affidato a loro del denaro da investire. E ciascuno di loro doveva trafficare con la sua mina. Quella mina non era da spendere per loro stessi, e non era da custodire fino al ritorno del signore. Piuttosto, dovevano trafficare con quella mina. Dovevano usare quel denaro, fare affari, investirlo, per farlo fruttare e così guadagnarne di più per il loro Signore.

In questa parabola ci sono i servi e c’è anche un altro gruppo di persone: i cittadini. I cittadini erano gli abitanti di quel regno, e odiavano il loro signore. Non volevano che regnasse sopra di loro.

Differenze dalla parabola dei talenti

Prima di andare a fondo in questa parabola, è importante che capiamo che questa è una parabola tutta diversa dalla parabola dei talenti che troviamo in Matteo. Per certi aspetti queste parabole si assomigliano, ma sono parabole diverse. Gesù ha usato queste parabole in momenti diversi e per spiegare principi diversi.

Una differenza molto importante che dobbiamo notare subito è che nella parabola dei talenti il signore affida ai suoi servi quantità diverse di talenti, in base alle capacità dei suoi servi. In questa parabola, invece, il signore dà la stessa quantità di mine a ciascuno dei suoi servi: una mina ciascuno.

Quindi, in questa parabola delle mine, Gesù sta parlando di un principio diverso.

I servi in questa parabola rappresentano i veri figli di Dio, noi, che siamo in Cristo. E il principio di cui sta parlando Gesù qua è che ogni vero credente che Dio salva riceve una mina, ovvero, riceve l’Evangelo. Si crede nell’Evangelo per essere salvati, e da quel punto, si ha l’Evangelo da condividere con altri. Allora, la domanda è: viviamo per condividere l’Evangelo con altri? Proclamiamo l’Evangelo con altri? Questa è la responsabilità che è stataaffidata ad ogni credente. Noi tutti siamo la luce del mondo.

Applichiamo questo alla vita cristiana. Siamo tutti chiamati a trafficare con la nostra mina, ovvero, siamo tutti chiamati ad impegnarci per il Regno di Dio, per adempiere la preghiera del Padre Nostro: “Venga il tuo Regno”.

La resa dei conti

Quindi, tornando alla parabola, il signore è partito per il suo viaggio affidando le mine ai suoi servi. Poi, dopo aver fatto il suo viaggio, il signore ritorna. Allora fa i conti con i suoi servi per vedere quanto avevano guadagnato con le mine che aveva affidato loro.

Seguite mentre leggo dal v15. Notate cosa succede quando i primi servi si presentano al loro signore.

“15 E avvenne che, quando fu ritornato dopo aver ricevuto l’investitura del regno, fece chiamare quei servi ai quali aveva dato il denaro per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato trafficando. 16 Allora si fece avanti il primo e disse: “Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine”; 17 ed egli disse: “Bene, servo buono, poiché sei stato fedele in cosa minima, ricevi la potestà su dieci città”. 18 Venne poi il secondo, dicendo: “Signore, la tua mina ha fruttato altre cinque mine”; 19 ed egli disse anche a costui: “Tu pure sii capo di cinque città”.” (Luca 19:15 LND)

Il signore voleva sapere quanto denaro avevano guadagnato con le mine che aveva dato loro.

Pensate: era per questo un signore cattivo? Certo che no! Era giusto che volesse sapere quanto avevano reso i suoi servi. Era il loro signore. Provvedeva tutto per loro. Perciò era giusto che i suoi servi vivessero investendo per lui. Lui aveva dato ad ognuno di loro la grazia di ricevere la mina da lui. Certamente era giusto che si impegnassero per trafficare con quella mina. Vediamo come è andata.

Il primo servo

Il primo servo ha guadagnato altre dieci mine. Si è dato da fare e ha guadagnato dieci volte più di quello che gli era stato affidato. Questo vuol dire che ha vissuto per trafficare con la mina. Si è dato da fare per capire quale poteva essere l’attività, o il settore, in cui conveniva investire la mina. Non sappiamo cos’ha fatto, ma magari si è messo a comprare e a rivendere. Oppure, ha usato la mina per comprare del materiale con cui ha prodotto qualcosa che poi poteva vendere. Non sappiamo come ha fatto, ma sappiamo che si è dato da fare. E quell’unica mina che aveva ricevuto dal suo signore è diventata dieci mine che poteva dare al suo signore.

Applichiamo a noi

Allora, pensiamo alla vita cristiana. Quel servo aveva ricevuto una mina, noi abbiamo ricevuto ciascuno l’Evangelo. Quel servo doveva trafficare con la mina per guadagnare altre mine per il suo signore. In altre parole, doveva vivere per il regno del suo signore, e non per se stesso.

E noi, davanti a Dio, abbiamo la responsabilità di vivere per il Regno di Dio. Abbiamo ricevuto la salvezza, per grazia, per mezzo dell’Evangelo di Gesù Cristo. Perciò, dobbiamo vivere per condividere l’Evangelo con altri. Questo certamente comprende andare fuori ad evangelizzare, ma riguarda molto più di quello.

Il trafficare con la mina, di cui parla questa parabola, è un simbolo di vivere per l’Evangelo. Se tu sei un figlio di Dio, Dio ti ha affidato l’Evangelo, affinché tu viva per l’Evangelo. Questo vuol dire darti da fare per l’Evangelo, per il Regno di Dio, con tutta la tua vita.

Questo riguarda ogni campo della vita. Riguarda ogni decisione che prendiamo. Riguarda come usiamo il nostro tempo, i nostri soldi, le nostre capacità. Deve essere il desiderio del nostro cuore, e la nostra passione.

Fratelli e sorelle, vivere per l’Evangelo è qualcosa di molto reale, che tocca la nostra vita di tutti i giorni. Le nostre scelte quotidiane, quelle piccole e quelle grandi, determinano se stiamo vivendo per il nostro Signore oppure no.

Il primo servo della parabola si è impegnato molto, e con quell’unica mina che gli era stata affidata ha guadagnato altre dieci mine. Il secondo servo ne ha guadagnate 5. Questo è quello che Dio vuole da ciascuno di noi. Vuole che ci diamo da fare per guadagnare tanto per il suo Regno. Vuole che le nostre vite siano interamente spese per Lui.

Spesso vediamo la vita come la “nostra” vita. Ma non è la “nostra” vita. Apparteniamo a Cristo. Egli ci ha comprati a carissimo prezzo. Ci ha dato il dono più grande in assoluto: la salvezza e di poter avere un rapporto personale, intimo, con il nostro Dio. Allora, è giusto che viviamo per il nostro Dio con tutta la nostra vita. Non come un dovere pesante, perché in realtà è un privilegio immenso, e l’unica vita che ha veramente senso vivere.

Prego che avremo sempre più una passione di vivere per il nostro Signore con TUTTA la nostra vita.

Il cuore del signore

Tornando alla parabola, voglio notare poi il cuore del signore. Il servo che aveva fruttato dieci mine, in realtà, era stato fedele in cosa minima. Se ci pensate, in realtà, ha solo fatto il suo dovere di servo. Ma il signore lo ha premiato affidandogli qualcosa di molto più grande: l’ha messo a capo di dieci città. Qua vediamo il cuore del signore, che rispecchia il cuore di Cristo verso di noi. Cristo ha questo cuore verso di noi, un cuore pieno di amore e di bontà, nonostante che tutto quello che possiamo fare per lui è una minima cosa e solo il nostro dovere.

E notate un’altra cosa. Il secondo servo aveva fruttato meno del primo. Molto meno del primo servo. Aveva fruttato la metà. Ma anche lui si era dato da fare, e il suo signore ha premiato anche lui. Ha ricevuto un premio inferiore, proporzionato a quello che aveva prodotto.

A tutti era stata affidata la stessa quantità di denaro, e ciascuno ha fruttato di più o di meno. A chi ha fruttato di più è stato affidato di più, e a chi ha fruttato di meno, è stato affidato di meno.

Questo ci insegna che Dio tiene conto di quanto frutto portano i suoi figli. E a chi porta più frutto spetta una ricompensa maggiore. Viviamo per portare tanto frutto per la gloria del nostro Dio! Oh che questa sia la nostra passione, giorno per giorno!

Il servo malvagio

I primi due servi erano stati fedeli, e avevano prodotto uno dieci e l’altro cinque mine. Adesso si presenta davanti al signore un altro servo. Questo servo, NON si era dato da fare per il suo signore.

Seguite mentre leggo dal v20.

“20 Venne poi un altro, che disse: “Signore, ecco la tua mina che ho tenuta riposta in un fazzoletto, 21 perché ho avuto paura di te, che sei un uomo severo; tu prendi ciò che non hai depositato e mieti ciò che non hai seminato”. 22 E il suo signore gli disse: “Ti giudicherò dalle tue stesse parole, malvagio servo; tu sapevi che sono un uomo duro, che prendo ciò che non ho depositato e mieto ciò che non ho seminato; 23 perché non hai depositato il mio denaro in banca; così, al mio ritorno, lo avrei riscosso con l’interesse?”.” (Luca 19:20-23 LND)

Questo servo ha agito in modo tutto diverso dagli altri.

Il comandamento era di trafficare con la mina. Ma questo servo ha solo conservato la mina. Ha disubbidito al suo signore. Non si è dato da fare per adempiere il suo compito.

È chiaro che questo servo non aveva vissuto per il suo Signore, ma evidentemente solo per se stesso. Pensate: gli altri servi, per poter guadagnare, sicuramente hanno speso tanto tempo, fatica, impegno. Non era automatico trafficare con la mina. Dovevano impegnarsi molto. Questo altro servo, invece, non avendo trafficato con la mina, è ragionevole pensare che, invece di darsi da fare per il suo signore, si è dato da fare per se stesso, o per la sua famiglia. Ha vissuto per se stesso invece che per il suo signore.

Il servo si giustifica

Però, quando questo servo doveva rendere conto al suo signore, invece di riconoscere la sua colpa, ha usato una scusa. Ha cercato di scaricare la colpa sul suo signore. Come l’ha fatto? Notate che, effettivamente, ha accusato il suo signore di essere un uomo duro, che prende quello che non gli spetta. E perciò, ha detto di avere avuto paura del suo signore. E così si è giustificato, effettivamente, scaricando la colpa sul suo signore.

Fratelli, i ragionamenti di questo servo assomigliano ai nostri ragionamenti, a volte. Quante volte noi abbiamo ragionamenti falsi per giustificarci.

Notate una cosa importante qua. Il ragionamento di questo servo filava molto bene per lui. Poteva pensare: “Non voglio trafficare con la mina, perché potrei perderla, e poi mi causerà dei problemi, perché il mio signore è ingiusto, lui prende quello che non è suo”. Dal resto della parabola capiamo che le accuse che questo servo fa contro il suo signore erano false. Ma, pensate: anche se quelle accuse fossero state vere, avrebbe cambiato qualcosa per quel servo? Anche se il suo signore fosse stato veramente ingiusto, quello avrebbe esonerato il servo dal compiere il suo dovere? Era una giustificazione valida? No! Comunque doveva fare il suo dovere! Ma questo servo ha lanciato questa accusa per coprire la sua colpa.

Fratelli, sorelle, quante volte anche noi facciamo la stessa cosa! E quanto è malvagio! Per coprire i nostri peccati, lanciamo accuse agli altri, per cercare di scaricare la colpa sugli altri. Quanto è malvagio, e quanto Dio odia questo! È una forma di mentire. Non viviamo così, fratelli. Piuttosto, siamo pronti a riconoscere umilmente i nostri peccati, perché c’è perdono, ma solo per chi si umilia e confessa i suoi peccati. Non c’è perdono per chi vuole nascondere i propri peccati, o per chi vuole scaricarli sugli altri.

Allora, il signore come risponde a questo servo malvagio? Gli mostra che il suo ragionamento era falso. Quel servo avrebbe dovuto guadagnare per il suo signore. Se non altro, avrebbe potuto dare il denaro alla banca per poterlo poi ritirare con gli interessi. Ma non ha fatto neanche quello. Quel servo non aveva scuse valide davanti al suo signore. Non ha vissuto per il suo signore. Non aveva a cuore il bene del suo signore. Il suo cuore non era per la gloria del suo signore. Ecco il vero motivo per cui non si è dato da fare trafficando con la mina.

Notate qual era il suo peccato. NON ha combattuto contro il suo signore. Non ha vissuto palesemente come nemico. Non si opponeva al suo signore. Ha solo vissuto per se stesso, e non per il signore.

Le conseguenze per il servo malvagio

Gli altri due servi si sono dati da fare per il signore e hanno ricevuto un premio meraviglioso. Ma questo servo malvagio? Cos’ha ricevuto lui?

Leggo dal v24.

“24 Disse poi ai presenti: “Toglietegli la mina e datela a colui che ha le dieci mine”. 25 Ed essi gli dissero: “Signore, egli ha dieci mine”. 26 “Poiché io vi dico che a chi ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.” (Luca 19:24-26 LND)

Quel servo malvagio ha perso la mina che gli era stata affidata.

Ma in Matteo 25:30, nella parabola dei talenti, alla fine, Gesù aggiunge una parte importante. Gesù sta parlando del servo che aveva ricevuto un talento e non l’aveva investito, e dice:

“29 Poiché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà; ma a chi non ha gli sarà tolto anche quello che ha. 30 E gettate questo servo inutile nelle tenebre di fuori. Lì sarà pianto e stridor di denti".” (Matteo 25:29-30 LND)

Questa parabola rappresenta il giudizio finale. Ciascuno di noi sarà giudicato. Saremo giudicati per vedere se abbiamo veramente vissuto per il nostro Signore. In 2Corinzi 5:10 leggiamo:

“10 Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male. ” (2Corinzi 5:10 LND)

Ciascuno di noi comparirà davanti al tribunale di Cristo per essere giudicato in base a come abbiamo vissuto.

Un altro brano che ci parla di questo è 1Corinzi 3:9-15, ed è un parallelo alla parabola che stiamo studiando. Il signore aveva affidato a ciascun servo una mina. In 1Corinzi 3 leggiamo di come ciascuno di noi è fondato sullo stesso fondamento, che è Cristo. E saremo giudicati in base a come costruiamo sopra al fondamento. Ve lo leggo.

“9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed un altro vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra, 11 perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Gesù Cristo. 12 Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, 13 l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, 15 ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco. ” (1Corinzi 3:9-15 LND)

Saremo giudicati in base a come abbiamo vissuto. Avremo trafficato con la nostra mina? Avremo costruito sul fondamento di Cristo, edificando con materiali preziosi? O saremo trovati a mani vuote? In altre parole, avremo vissuto per il nostro Signore?

Vivere per il Signore è un frutto della vera salvezza. Perciò, se uno arriva al giudizio non avendo vissuto per il suo Signore, questo rivela che non era veramente salvato. Non è vivere per Cristo che ci salva. Non è impegnarci per il Regno di Dio che ci salva. Ma questi sono frutti che ogni vero credente ha, e la mancanza di questi frutti rivela che non c’era vera salvezza.

Applichiamo a noi

Allora, fratelli, come possiamo applicare a noi l’insegnamento di questa parabola?

Dio dà a ciascuno dei suoi figli una mina. Dà la stessa mina a ciascuno. Quindi, questi non sono i doni spirituali, come in Romani 12, ma è avere l’Evangelo, che ogni credente ha.

E Cristo ci ha lasciato il comandamento: “Trafficate fino al mio ritorno”. Dio ci ha affidato il compito di investire quello che abbiamo ricevuto, tutta la nostra vita, per portare frutto per il nostro Signore, per l’avanzamento del suo Regno. Non dobbiamo tenere per noi quello che abbiamo ricevuto. Non dobbiamo nascondere in un fazzoletto quello che abbiamo ricevuto. Dobbiamo usarlo per portare frutto per il nostro Signore.

Questo riguarda come viviamo in ogni campo della vita. Pensiamo ad alcuni campi.

Tempo

Pensiamo al tempo che ciascuno di noi ha. Il tempo che Dio mi dà non è per me. Non è da spendere per fare quello che mi piace, o per i miei hobby, o per i miei traguardi personali. Il tempo che Dio mi dà appartiene a Lui, e me l’ha dato per usarlo per portare frutto per Lui. Le mie scelte di come usare il tempo che ho, determinano se investo per il Regno del mio Signore, oppure no.

Per esempio, se nel tempo libero scelgo di avere un hobby che mi prende tanto tempo, ma è qualcosa che faccio solo per me, questo mi ostacola dall’investire per il Regno di Dio. Se scelgo di usare il tempo per me stesso invece di cercare comunione con i fratelli, o invece di curare fratelli bisognosi, o invece di investire nei rapporti che Dio mi ha dato, sto vivendo per il Regno di Dio?

Un altro esempio: se Dio mi ha dato figli, da allevare, curare e amare, ma io trascuro il mio ruolo di genitore, e poi i miei figli crescono male, sto investendo per il Regno di Dio? Poi, i figli cresciuti male, e il disastro che ho creato in famiglia, per esempio, mi ostacolano da poter aprire la mia casa e accogliere chi vuole sentire di Dio. Quindi, anche come allevo i miei figli ha a che fare con vivere per il Regno di Dio.

Capacità

Pensiamo alle capacità che Dio dà a ciascuno di noi. Dio ci dà capacità diverse, chi è bravo a lavorare con le mani, chi ha un dono di insegnamento, chi ha un dono di consolare, ecc… Le nostre capacità vengono da Dio e sono da mettere al servizio del Regno di Dio. Se io sono bravo in un certo campo, magari sono un bravo fai-da-te, o so cucinare bene, o so gestire bene la casa, ma se non metto le mie capacità al servizio del Regno di Dio, non sto vivendo per il Regno di Dio.

Soldi

Oppure, pensiamo ai soldi. Anche i soldi che abbiamo vengono da Dio. Di natura, tendiamo a vedere i soldi come i NOSTRI soldi, che abbiamo guadagnato con fatica. E tendiamo a spenderli per noi stessi, per la nostra famiglia, oppure, NON li spendiamo, risparmiamo e li accumuliamo. Ma anche i soldi che abbiamo vengono da Dio, e sono da usare per il Regno di Dio.

Questo non vuol dire che dobbiamo dare via tutto quello che abbiamo. Piuttosto, vuol dire che dobbiamo essere generosi, di cuore, nel dare. E anche, vuol dire che dobbiamo anche vedere i soldi come un mezzo, per poter vivere per il Regno di Dio.

Per esempio, posso pagare qualcuno che fa certi lavori per me, invece di fare tutto da solo, e quello mi compra il tempo che mi serve per curare le persone nella mia vita.

Quindi, vedete come il “trafficare con la mina”, vivere per il Regno di Dio, tocca ogni campo della vita.

La fine dei nemici

Se vi ricordate, all’inizio abbiamo visto che in questa parabola ci sono due gruppi di persone: i servi e i cittadini.

Adesso Gesù ci spiega cosa succede con i cittadini che non volevano avere il signore sopra di loro. Leggo il v27.

“27 Inoltre, conducete qui quei miei nemici, che non hanno voluto che io regnassi su di loro e uccideteli alla mia presenza”.” (Luca 19:27 LND)

I cittadini, che odiavano il signore e non volevano che regnasse sopra di loro, sono stati uccisi.

Questo è un parallelo con il ritorno di Cristo. Quando Cristo ritornerà, tutti quelli che non l’hanno voluto come loro Signore, saranno gettati nello stagno di fuoco per tutta l’eternità. E sarà giusto, perché hanno disprezzato e rigettato il loro Creatore e Signore. Sarà terribile. Anche vari dei nostri cari saranno tra quelli che verranno gettati nel lago di fuoco.

Se tu non hai Cristo, ravvediti finché c’è tempo. Umiliati davanti a Dio, ravvediti dal tuo peccato, e corri a Cristo prima che sia troppo tardi.

Cristo sta per ritornare

Anche per te, che sei in Cristo, ricordati che Cristo sta per ritornare. Il giudizio sta per arrivare. Sta per arrivare il momento di fare i conti con il nostro Signore. Come ti troverà? Sei pronto a rendere conto per come hai vissuto? Stai trafficando con la tua mina, per essere trovato con tante mine da presentare al tuo Signore?

Per cosa stai vivendo? E come ti troverà il tuo Signore quando vorrà fare i conti con te?

Viviamo aspettando il ritorno di Cristo. Traffichiamo con la nostra mina, viviamo per l’Evangelo con tutta la nostra vita, e non avremo da vergognarci quando Cristo ritornerà.

Oh che privilegio che possiamo vivere per qualcosa che dura oltre questa vita, per la gloria del nostro Signore!