Immaginate con me un direttore di una grande azienda che è stato ricoverato in ospedale, ed è vicino alla morte. Oltre a dirigere la sua azienda, quest'uomo era anche un padre, ed era sempre stato un padre eccezionale, essendosi molto spesso sacrificato per i suoi figli. Aveva sempre trascorso molto tempo con loro, cercando di insegnare loro l’altruismo e molti sani principi, sia con le sue parole che con il suo esempio.
Un giorno i figli andarono in ospedale a trovarlo, ed egli spiegò a loro che i medici gli avevano detto che probabilmente sarebbe morto entro poche settimane. Alla notizia, nessuno dei figli espresse dispiacere per la sofferenza del padre. Nessuno cercò di confortarlo. Invece, tutti uscirono subito dalla stanza. Appena fuori la porta, il padre li sentì discutere vivamente chi fra di loro sarebbe diventato il nuovo direttore dell’azienda, e chi avrebbe ricevuto più eredità.
Cosa pensate di questi figli? Vorreste voi avere dei figli così?
il contesto del brano di oggi
Oggi, vogliamo considerare Matteo 18:1-4, che inizia con una situazione simile a quella di questo esempio. Prima di leggere il brano, voglio ricordarvi il contesto.
Da poco Gesù aveva annunciato ai suoi amati discepoli che sarebbe stato maltrattato e poi ucciso, e che sarebbe poi risuscitato.
Dopo aver sentito un annuncio così drastico, l'annuncio della morte del loro Signore, i discepoli avevano un pensiero che primeggiava nel loro cuore, e di questo discutevano fra di loro. Di cosa discutevano i discepoli? Discutevano di quanto erano addolorati al pensiero delle sofferenze di Cristo? Parlavano del grande amore di Cristo che era disposto a soffrire e a morire per loro?
Leggiamo due brani, che parlano entrambi dello stesso avvenimento.
Marco 9:33-34 33 Giunsero a Capernaum; quando fu in casa, domandò loro: «Di che discorrevate per strada?» 34 Essi tacevano, perché per via avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande.
Matteo aggiunge un dettaglio a questo stesso avvenimento.
Matteo 18:1 In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?»
Dopo aver sentito delle sofferenze, della morte e della risurrezione di Gesù, i discepoli stavano discutendo chi fra di loro fosse il più grande, e chi avrebbe avuto il ruolo più importante nel regno di Dio. All'inizio, si vergognavano di dire questo a Gesù, ma poi, essendo talmente presi dall’argomento, Gli chiesero chi sarebbe stato il più grande nel regno.
Dalla loro domanda, sembra chiaro che stessero pensando al regno dei cieli nel senso temporale. Avevano in mente un regno politico, avente vari incarichi importanti. Forse il fatto che Gesù aveva portato solo Giovanni, Giacomo e Pietro ad assistere a qualche miracolo, aveva reso più visibile l’orgoglio e la gelosia nei discepoli. Ognuno dei discepoli stava pensando alla propria grandezza, anziché pensare alla grandezza di Dio. Ognuno voleva glorificare se stesso, anziché cercare la gloria del loro Signore, Gesù Cristo.
Sembra incredibile. Anziché pensare alla grandezza del sacrificio di Cristo per loro, anziché pensare alla sofferenza di Cristo e alla Sua morte, per poi pensare alla Sua risurrezione, ciascuno di loro pensava a come poteva essere il più grande. I discepoli stavano pensando ai loro propri interessi, anziché alle cose di Dio.
È facile riconoscere quanto è stato terribile il loro modo di pensare. Però, prima di criticarli, consideriamo quante volte noi abbiamo un comportamento simile. Quante volte anche noi cerchiamo la nostra gloria, e cerchiamo i nostri interessi, anziché pensare alle cose di Dio e a come possiamo glorificarLo.
Gesù aveva parlato della Sua umiliazione, i discepoli parlavano della loro grandezza. Che contrasto!
la loro presunzione
I discepoli volevano sapere chi sarebbe stato il più grande nel regno dei cieli. Attenzione!Quale presupposizione stava dietro a questa loro domanda? Quasi sempre, tutti noi abbiamo qualche presupposizione che sta alla base di quello che diciamo, anche se molto spesso, non ce ne rendiamo conto. In realtà, è importante capire su quale base stiamo edificando i nostri ragionamenti. Se le basi sono sbagliate, allora, tutto il resto del ragionamento sarà sbagliato.
Quindi, quale era la presupposizione dei discepoli, avendo chiesto a Cristo chi fosse stato il più grande nel regno? La riconoscete?
I discepoli, avendo posto la domanda “chi è il più grande nel regno”, stavano prendendo per scontato che loro avrebbero fatto parte del regno, ovvero, che sarebbero andati in cielo. Il fatto che discutevano chi fosse il più grande dimostra che non avevano alcuna preoccupazione di non poter entrare in cielo.
Vedremo che la risposta di Gesù dimostra l’orgoglio della loro presupposizione.
La necessità della Conversione
Notiamo attentamente quello che Gesù dichiarò a questi discepoli così sicuri di andare in cielo: Vi leggo il v.3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Gesù dichiarò che i discepoli, nella loro condizione attuale, non solo non avrebbero avuto una posizione d’importanza nel regno dei cieli, ma che nemmeno vi sarebbero potuti entrare! Dovevano avere un drastico cambiamento di cuore per poter entrare in cielo.
Il cuore dei discepoli era talmente l’opposto di quello che era necessario per entrare nel regno, che dovevano cambiare e diventare come bambini prima di poter entrare in cielo.
Notiamo le parole cambiare e diventare. Nel Nuovo Testamento, la maggior parte delle volte la parola Greca, che in questo brano è stata tradotta con “cambiare”, solitamente viene tradotta con le parole italiane“voltare” o “rivoltare”, spesso come verbo riflessivo “voltarsi” o “rivoltarsi”. Significa cambiare direzione a 180° gradi.
Allora, nel contesto di oggi, i discepoli stavano andando nella direzione di cercare di innalzarsi. Gesù dichiarò che dovevano cambiare direzione, ed abbassarsi.
La parola “diventare” significa proprio acquistare una proprietà o un ruolo diversi dai precedenti. Quindi, riguarda la persona, e non solo quello che fa.
Quindi, Gesù dichiarò che i discepoli dovevano cambiare direzione, e diventare come bambini, per poter entrare in cielo. Se questo cambiamento serviva ai discepoli, serve anche a noi.
il senso di diventare come bambini
Avendo capito la necessità di un cambiamento radicale, un cambiamento di direzione, vogliamo capire meglio il significato delle parole di Gesù quando disse ai discepoli che dovevano diventare come bambini per entrare in cielo. Cosa significa che “ bisogna diventare come bambini”?
Prima di tutto, ci aiuterà sapere che la parola che viene tradotta con “bambino” è la parola Greca “paidion”, che è un diminutivo della parola “pais”. “Pais” vuol dire un bambino molto giovane, quindi “paidion”, come diminutivo, indica un bambino ancora più piccolo. Quindi, probabilmente il bimbo che Gesù chiamò a Sé aveva da uno a cinque anni, e le qualità nei bambini che Gesù intendeva erano quelle che hanno i bambini di questa piccola età.
Quali sono le qualità di un bambino di questa età, quelle stesse qualità che dovevano avere i discepoli, e che dobbiamo avere noi, per poter entrare nel regno dei cieli?
Il contesto ci aiuta a capire il senso delle parole di Gesù. Gesù aveva detto che i discepoli dovevano cambiare direzione, e diventare come bambini. Quindi, dobbiamo notare quelle qualità che i bambini di questa età hanno e che sono contrarie alle mancanze (oppure difetti; Marco, non sono qualità quelle dei discepoli, ma peccati) che i discepoli manifestavano.
Quali peccati manifestavano i discepoli? I discepoli stavano pensando a come sarebbero potuti diventare i più grandi, i più importanti. Stavano mirando ad essere visti bene dagli altri. Volevano potere. In altre parole, volevano essere glorificati.
Considerando questo, quali sono le qualità opposte che troviamo nei bambini piccoli?
I bambini piccoli, quando sono in presenza di adulti che sanno farsi rispettare, non sanno nemmeno cosa vuol dire desiderare di essere grandi. Non vogliono dominare sugli altri nella famiglia. Loro sono quelli che sono soggetti alla guida e alla cura dei genitori in ogni cosa. Però, sono contenti del loro ruolo, e non cercano un ruolo importante di guida e autorità. Sono contenti di essere i piccoli.
Un bambino piccolo, anziché cercare di essere il più grande, è umile. Quando un piccolo bambino ha da mangiare, e da coprirsi dal freddo, gli basta stare nella presenza dei genitori, ed è contento. Infatti, è molto bello vedere quanto un bambino può essere contento quando si trova in braccio ai suoi genitori. Anche se ci sono dei pericoli o delle situazioni difficili per i genitori, il bimbo è tranquillo se sta con loro. Quindi, è umile. Non mira ad ottenere grandi cose.
I bambini hanno questa umiltà, questa contentezza e questa tranquillitàperchè hanno una grande fede nei genitori. Un bambino piccolocrede a qualsiasi cosa che i genitori gli dicono, senza fare ragionamenti fra sè per valutare se quella cosa gli sembra fattibile. Chiaramente, questa fede cieca può essere di enorme beneficio per i genitori nel loro arduo compito di educare ed allevare il figlio. Allo stesso tempo, può essere malamente usata per ingannare il bimbo. Comunque, notiamo che un piccolo bambino ha una grande fede. Se il genitore gli promette che farà una certa cosa, il bimbo non si preoccupa di come il genitore sarà capace a farla. Gli basta la parola del genitore.
Un' ultima considerazione: un piccolo bambino non ha alcun desiderio di avere soldi. Nello stesso modo in cui non gli interessa essere il grande, cioè, un bambino piccolo vuole ricevere cura, e protezione da chi è più grande. Gli interessa essere amato e curato, non gli interessa nemmeno avere i soldi. È contento con poche cose.
Quindi, un bambino piccolo è umile, si accontenta con poco, gli basta stare con i suoi genitori. Sa chiaramente di non poter farcela da solo. Ad un bambino basta il minimo spavento, che subito corre dal genitore. Sa di essere debole e bisognoso. In tutto questo, vediamo la sua umiltà.
Confrontiamo questi atteggiamenti con quelli dei discepoli in quella situazione. Essi si trovavano nella presenza di Gesù, che avevano riconosciuto essere il Cristo. Tramite Lui, avevano tutto quello che poteva servire a loro. Perciò, avrebbero dovuto essere umili ed essere contenti con le grandi benedizioni che avevano in Cristo.
Invece, volevano di più. Volevano essere grandi ed importanti. Volevano avere potere sugli altri. A loro serviva l’umiltà, invece desideravano essere grandi. Dovevano diventare come i bambini, perché solo così potevano entrare nel regno dei cieli. Infatti, nessuno può entrare in cielo se non diventa umile.
il confronto con Matteo 5
L’insegnamento della necessità di ognuno di noi di diventare umile per poter essere salvato è fondamentale. Come esempio, notiamo le qualità che Gesù ci dà di coloro che vengono salvati in Matteo 5:3-7 nel “Sermone sulla monte”. Notiamo che un aspetto fondamentale di queste qualità è l’umiltà.
3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. 6 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.
Le qualità in questo brano sono quelle qualità che avranno tutti coloro che ricevono la salvezza. In questo brano, Gesù usa la parola “mansueto”, che non è altro che l’umiltà di un piccolo bambino. Queste qualità sono l’opposto di quelle dei discepoli. Chi viene salvato è tanto cosciente dei suoi peccati che è umile, mansueto, e misericordioso verso gli altri, considerando il suo grande bisogno di misericordia e di giustizia da parte di Cristo.
Quindi, le qualità necessarie per ricevere la salvezza sono l’umiltà e la fede. Chi non diventa così, non entrerà in cielo, cioè, non è veramente salvato.
Gesù con i bambini
Prima di lasciare questo brano, voglio notare qualcosa di importante.
In questo brano, Gesù chiamò a sé un bambino. Più volte, vediamo Gesù con i bambini, e con gli ammalati, e con altre persone che secondo gli occhi del mondo, non hanno importanza. Gesù, il Creatore di tutto, l’uomo infinitamente più importante di qualsiasi re o presidente o generale, Gesù prendeva tempo per i piccoli.
Che contrasto troviamo nell'atteggiamento di Gesù rispetto a quello che vediamo solitamente nel mondo. Solitamente, le persone che si considerano importanti non hanno tempo per i bambini e per le persone deboli o povere. E solitamente questo tipo di comportamento è frutto del peccato di orgoglio, proprio come abbiamo visto nei discepoli in questo brano.
Perciò, vi chiedo: nella vostra vita, prendete tempo per le persone povere, e deboli, e bisognose? Seguite l’esempio di Gesù, oppure, vi credete troppo importanti? Attenzione, perché tale comportamento potrebbe indicare un cuore che non è veramente umile.
Se vi comportate così, allora, anche a voi servono le parole di Gesù: “«In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” (Mat 18:3 NRV)
v.4 Come essere un grande nel regno di Dio
Torniamo al brano, perché c’è ancora una verità importante da considerare. I discepoli avevano chiesto a Gesù chi fosse il più grande nel regno dei cieli. Dopo aver mostrato a loro la necessità di un cambiamento radicale per poter entrare nel regno, Gesù rispose alla loro domanda, spiegando chi sarebbe stato il più grande. Quello che Gesù disse serve a noi, come servì ai discepoli.
Vi leggo il v.4. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli.
In Marco, impariamo che a questo punto, Gesù aveva già preso questo piccolo bambino in braccio. Immaginiamo la scena. I dodici discepoli erano tutti intorno a Gesù. Gesù, davanti a loro, aveva un piccolissimo bambino in braccio. I discepoli sapevano ormai che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Quindi, sapendo di essere i suoi dodici apostoli, scelti personalmente da Lui, e sapendo che il Cristo avrebbe regnato su tutto il mondo, immaginavano se stessi come uomini molto importanti. Per loro, un bambino così piccolo non aveva importanza.
I discepoli avevano discusso fra di loro chi sarebbe diventato il più grande. Notiamo la parola “grande”. A questo punto, Gesù, mostrando a loro questo piccolo bambino, dichiarò che chi si fosse fatto piccolo, come quel bambino, saràebbe statoil più grande nel regno dei cieli.
Notiamo il contrasto fra piccolo e grande.
I discepoli erano tutti impegnati a discutere di come sarebbero potuti diventare i più grandi. Gesù insegnò che dovevano impegnarsi piuttosto ad essere i più piccoli.
Considerando il contesto, è chiaro che il senso della parola piccolo è umile. Chi vuole essere il più grande nel regno di Dio deve essere il più umile.
Troviamo un esempio di come essere piccolo, cioè essere umile, in Romani 12.
“Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.” (Rom 12:10 NRV) Fate la gara nel rendere onore agli altri. Questo è il contrario dell’atteggiamento dei discepoli, che facevano a gara per ottenere gloria, non per rendere gloria.
Vi leggo anche Romani 12.16.
“Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.” (Rom 12:16 NRV)
Anziché aspirare alle cose alte, proprio quello che avevano fatto i discepoli, dobbiamo lasciarci attrarre dalle cose umili. Questo è un frutto della vera salvezza.
Leggiamo anche Filippesi 2:3-5.
“3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,” (Fil 2:3-5 NRV)
Anche qua, vediamo che la vera salvezza è una vita di umiltà, servendo gli altri, e cercando il loro bene.
Se vogliamo capire cosa vuol dire farsi piccoli in maniera pratica, basta guardare l’esempio di Gesù Cristo.
Pur avendo ogni diritto, pur essendo già il più grande di qualsiasi uomo, Gesù non cercò di innalzarsi, ma si impegnò a servire, per compiere la nostra salvezza. Gesù si è fatto il più piccolo, cioè si è fatto il servo di tutti, e così, Dio Padre Lo ha innalzato al posto più grande.
Ricordiamo le parole di Gesù, mentre stava dando Sé stesso come esempio.
Matteo 20:26-28 26 Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; 27 e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; 28 appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».
Luca 22:26,27 26 Ma per voi non dev’essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. 27 Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.
Il motivo per il quale in cielo sarà il più grande colui che si farà il più piccolo qui sulla terra è che sarà Dio stesso ad innalzare chi si fa piccolo, chi si umilia. Troviamo questa verità ripetutamente nella Bibbia. Vi leggo solo due esempi.
Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà. (Giacomo 4:10)
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; (1 Pietro 5:6)
Chiaramente, Dio guarda il cuore. Avere solamente l'apparenza di umiltà, mentre in realtà il cuore è pieno di orgoglio, non serve a nulla. Gesù parla qui di un vero atteggiamento di cuore, un atteggiamento di umiltà fondato sulla fede in Dio. Le qualità che ha un bambino piccolo,cioè l'umiltà e la fede, scaturiscono (o derivano) genuinamente dal cuore. Così pureanche noi dobbiamo essere umili di cuore.
Applicazione nella vita quotidiana
Veramente seguire Gesù vuol dire avere dei veri cambiamenti nella nostra vita di ogni giorno. Allora, se viviamo come Gesù ci ha insegnato oggi, cosa cambierà nei nostri rapporti in casa, e fra parenti, e al lavoro, e in generale?
Nei nostri rapporti, se abbiamo la fede in Dio che un bambino ha nei suoi genitori, allora, possiamo rischiare di farci piccoli, perché sappiamo che sarà Dio ad innalzarci al momento giusto. Avendo questa fede, e cercando l’approvazione di Dio, possiamo avere pace, anche se gli altri ci stanno sfruttando, perché sappiamo che sarà Dio a provvedere ad ogni nostro bisogno nel modo perfetto. Possiamo rispondere alla cattiveria con amore, perché sappiamo che Dio ha avuto amore per noi mentre eravamo ancora peccatori, perchè sappiamo che il nostro Signore ci ama tuttora, e che nulla può separarci dall’amore di Dio per noi in Cristo Gesù.
A livello pratico, farci piccoli vuol dire pensare agli altri, e non solo a noi stessi.
Un esempio di come uno potrebbe cercare di farsi grande è quello di un marito che stanco dal lavoro, torna a casa e, vedendo tutto quello che c'è da fare, lo ignora e si siede sulla poltrona per rilassarsi. Facendo così, quel marito crede di essere più importante, più grande della moglie, e quindi crede che è lei che deve sacrificarsi per lui. Se invece quel marito seguisse l’insegnamento di Gesù, allora si farebbe piccolo, e si metterebbe subito ad aiutare, per onorare la moglie.
Chiaramente, questo stesso esempio vale per la moglie, e per voi figli. Chi pensa ai propri interessi, crede di essere grande.
Ci sono tanti modi in cui uno può cercare di farsi grande. A volte, ci si innalza non tanto con ciò che si fa, ma con il motivo per cui lo si fa. Cioè, una data azione, fatta con un cuore giusto, può essere un atto di umiltà e di servizio. Ma se quella stessa azione viene fatta con un cuore pieno di orgoglio, è un peccato, non l’azione in se stessa, ma la motivazione con cui viene fatta.
Per esempio, possiamo avere piacere di fare certe cose, non come atto di amore fraterno, ma perché ci piace essere visti dagli altri bravi. Questo èun modo per cercare di farsi grandi.
Certe persone possono avere piacere di condividere al culto perché vogliono avere qualcosa da dire davanti gli altri e non per glorificare Dio.
A volte, quando in casa, o in chiesa, ci sono dei lavori da fare, uno potrebbe cercare il lavoro più piacevole, o meno difficile. Facendo così, si sta considerando grande, come se fosse più importante degli altri. Avere il cuore di cui Gesù parla nel brano di oggi vuol dire scegliere il lavoro più difficile o meno piacevole.
In tutti i nostri rapporti, quelli in casa, quelli al lavoro, con parenti ed altri, quale atteggiamento abbiamo? Vogliamo essere grandi, oppure, siamo pronti a farci piccoli?
Solamente chi diventa come un piccolo bambino, quindi, chi ha umiltà e fede, entrerà nel regno dei cieli.
Che Dio ci aiuti a riconoscere se il nostro cuore vuole farsi grande. Prego che possiamo godere la gioia di farci piccoli, ogni giorno, lasciando a Dio il compito di innalzarci.
In tutto questo, possiamo mostrare la luce di Cristo.
A volte, è molto difficile essere umili. Quando ci sentiamo accusati falsamente, o giudicati ingiustamente, ci è difficile essere mansueti ed umili. Abbiamo la tendenza di volerci difendere. La mia preghiera è che possiamo fidarci della cura di Dio sempre di più, e che lasciamo a Dio il compito di innalzarci. Infatti, quando cerchiamo di innalzare noi stessi, stiamo mancando fede in Dio, stiamo peccando, e non possiamo fare altro che combinare dei guai. Invece, quando con umiltà accettiamo una posizione umile, sarà Dio stesso ad innalzarci.
Allora, prego che possiamo esaminarci, per riconoscere se siamo umili, per riconoscere in quali situazioni abbiamo bisogno di più umiltà, per poi poterci fidare di Dio, e camminare umilmente.
Conclusione
Anche oggi, il Signore ci ha portato del buon cibo spirituale da masticare e digerire. Ripassiamo alcune delle verità che abbiamo scavato nel brano di oggi.
Abbiamo visto che i discepoli prendevano per scontato che sarebbero andati in cielo. Non erano loro seguaci del Cristo? Però, come abbiamo visto, la loro presunzione di andare in cielo era molto pericolosa. Dobbiamo chiederci se anche noi prendiamo certe cose per scontato!
Anziché prendere per scontato che siamo salvati, dobbiamo seguire l’insegnamento di Pietro, in 2Pietro 1:10,11
“10 Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. 11 In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.” (2Piet. 1:10-11 NRV)
Un frutto della vera salvezza è un impegno sempre più grande a camminare in umiltà e con fede, e quindi, è un cammino di ubbidienza, cercando la gloria di Dio, e il bene del nostro prossimo. Un impegno così aiuta a rendere sicura la nostra vocazione ed elezione, ovvero, la rende più visibile a noi.
Infine, invito ciascuno ad esaminarsi, per riconoscere in che cosa stai mancando, in che cosa non sei umile, in che cosa vuoi essere grande, in quali campi della vita vuoi spingere per i Tuoi interessi. Quando riconosci uno di queste cose nella tua vita, confessalo a Dio come peccato, e abbandonalo.
Infine, vi invito a guardare ancora più attentamente a Gesù Cristo.
Se Gesù Cristo non fosse stato disposto ad umiliarsi, a diventare uomo ed a caricarsi del nostro peccato, dove saremmo oggi? Che speranza avremmo?
Viviamo una vita di ringraziamento a Cristo per quello che Egli ha fatto per salvarci, e seguiamo le Sue orme, nella potenza di Dio. Diventiamo sempre più come piccoli bambini, pieno di umiltà, e pieni di fede, contenti di stare nella presenza del nostro Padre celeste.