Dio si serve di uomini, ma Dio non è limitato dagli uomini. Cioè, Dio porterà a compimento la Sua opera, con o senza la collaborazione degli uomini. Nessuno può ostacolare Dio. E quando Dio determina che un uomo farà una certa cosa, quell'uomo farà quella cosa.
A volte, gli uomini fanno la volontà di Dio di cuore, e in quel caso hanno una ricompensa. In altri momenti, gli uomini vengono usati da Dio, pur non volendo glorificare Dio. Dio gestisce tutto in modo che glorifichino Dio. Un esempio di questo è il Faraone d'Egitto al tempo di Mosè. Il Faraone non aveva alcun timore di Dio ed era pieno d'orgoglio. Eppure, Dio lo ha innalzato in modo che fosse potente, e poi ha indurito il suo cuore, tutto affinché Dio potesse mandare le piaghe e glorificarSi nel mondo. Vi leggo quello che l'Eterno ordina a Mosè di dire al Faraone in Esodo 9:13-16.
“13 Poi l’Eterno disse a Mosè: "Levati al mattino presto, presentati davanti al Faraone e digli: "Così dice l’Eterno, il DIO degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, perché mi possa servire. 14 Poiché questa volta manderò tutte le mie piaghe proprio su di te, sui tuoi servi e sul tuo popolo, affinché tu conosca che non c’è nessuno simile a me su tutta la terra. 15 Infatti se io ora avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato cancellato dalla terra. 16 Ma, proprio per questa ragione, ti ho risparmiato, per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra.” (Esodo 9:13-16 LND).
Il Faraone era un nemico di Dio, eppure fu usato da Dio per mostrare la gloria di Dio e proclamare il nome di Dio in tutto il mondo.
L’apostolo Paolo dichiara che doveva predicare, se voleva o se non voleva.
“16 Infatti, se io predico l’evangelo, non ho nulla da gloriarmi, poiché è una necessità che mi è imposta; e guai a me se non predico l’evangelo! 17 Se perciò lo faccio volontariamente, ne ho ricompensa; ma se lo faccio contro voglia, rimane sempre un incarico che mi è stato affidato.” (1Corinzi 9:16-17 LND)
Dio compirà sempre la Sua volontà, tramite gli uomini che vuole Lui. L’unico modo di essere benedetti è di arrenderci alla volontà di Dio. Se facciamo la volontà di Dio volontariamente, avremo una ricompensa. Se la facciamo contro voglia, non avremo la ricompensa. Ma essa sarà fatta ugualmente.
Al tempo di Gesù, i Giudei volevano far morire Gesù, ma volevano aspettare e non farlo durante la Pasqua. Però, nel piano di Dio, era necessario che Gesù fosse crocifisso durante la Pasqua. E perciò, Dio ha gestito tutto in modo che crocifiggessero Gesù proprio quando era stato stabilito da Dio. Il piano di Dio sarà sempre adempiuto.
Ricordare questo può darci grande pace, ricordare che niente e nessuno può ostacolare la buon opera di Dio nella nostra vita. Dall'altro lato, ricordate che possiamo trovarci a combattere contro Dio, se non siamo pronti a partecipare a quello che Dio sta facendo.
Oggi, vogliamo iniziare a considerare gli avvenimenti nella vita di un profeta scontento, uno che non voleva ubbidire a Dio, perché il suo cuore non era come il cuore di Dio. Sto parlando del profeta Giona. Mentre consideriamo Giona, consideriamo anche i nostri cuori nei confronti del cuore di Dio. Quanto spesso il nostro problema è che il nostro cuore non rispecchia il cuore di Dio. Questo è un grave peccato, che vediamo nella vita di Giona. Prego che studiando la sua vita possiamo riconoscere e confessare il nostro peccato quando il nostro cuore non rispecchia il cuore di Dio.
La storia di Giona non è una semplice storiella per bambini. È il racconto di un avvenimento storico, che serve a mostrarci quanto il nostro cuore può allontanarci da Dio, e serve anche per aiutarci a conoscere meglio il cuore di Dio.
Prima di leggere questo libro, vi do qualche cenno storico su chi era Giona e com'era la città di Ninive.
In 2 Re 14:25, leggiamo che Giona era un profeta. Ve lo leggo. Qui si parla di Geroboamo, figlio di Joas, re di Israele.
“Egli ristabilì i confini d’Israele dall’ingresso di Hamath al mare dell’Arabah, secondo la parola dell’Eterno, il DIO d’Israele, pronunciata per mezzo del profeta Giona figlio di Amittai, che era di Gath-Hefer.” (2Re 14:25 LND).
Qua, impariamo che Giona era un profeta, al tempo di Geroboamo II, ed era di Gath-Hefer, una città della tribù di Zebulon, che più tardi fu chiamata Galilea. Per questo, quando i farisei al tempo di Gesù dicevano che nessun profeta veniva dalla Galilea, sbagliavano, perché Giona era della Galilea.
Per capire Ninive, dobbiamo capire due fatti. Prima di tutto, Ninive era la città più grande del regno dell'Assiria. L'Assiria era una nazione pagana, un popolo crudele, lontanissimo da Dio. Erano grandi nemici di Israele. Per questo, era naturale per i Giudei avere grande negativismo nei confronti degli Assiri.
Però, più che altro, è importante capire che come popolo, i Giudei, e qui intendo sia la Giudea che Israele, avevano un grave peccato di orgoglio spirituale. Visto che erano il popolo di Dio, visto che erano stati scelti da Dio fra tutte le nazioni del mondo, anziché essere umili poiché la scelta di Dio non dipendeva da alcuna loro qualità, erano orgogliosi. Si vedevano superiori agli altri popoli. Anziché riconoscere che erano salvati per grazia, si credevano superiori agli altri popoli. Giona, nonostante fosse un profeta, e quindi un uomo di Dio, aveva questo peccato. Non riconosceva la grazia di Dio, si vedeva superiore agli uomini delle altre nazioni. In modo particolare, aveva grande negativismo verso l’Assiria, il grande nemico di Israele.
Visto che abbiamo letto in 2 Re 14 che Giona era un profeta al tempo di Geroboamo, evidentemente Giona era già profeta, prima di quest’ordine da Dio. Giona era alla presenza di Dio, perché come profeta era un portavoce di Dio.
Quindi, mentre iniziamo ora a leggere e considerare il libro di Giona, ricordate che Ninive era la capitale dell'Assiria, e quindi, era una grande città, molto pagana, e un grande nemico di Israele. Tenete a mente che Giona era un profeta, un uomo che Dio aveva scelto come Suo portavoce. Un profeta non poteva scegliere che cosa dire, quando doveva dirla, o a chi dirla. Il suo incarico era quello di essere una portavoce di Dio, fedele a quello che Dio gli dava da dire.
Con questa introduzione, cercate il libro di Giona. Per aiutarvi, ricordate che ci sono i profeti maggiori: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, e Daniele. Poi, troviamo i profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, e Giona. Ci sono sette altri profeti minori dopo Giona. Ma per oggi, cercate il libro di Giona.
Il cuore di Dio, il cuore di Giona
Leggiamo Giona 1:1-3. Questo brano ci aiuta a capire il cuore di Dio, e il cuore di Giona. Seguite mentre lo leggo.
“1 E la parola dell’Eterno fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, dicendo: 2 "Lèvati va’ a Ninive, la grande città e predica contro di lei, perché la loro malvagità è salita davanti a me". 3 Ma Giona si levò per fuggire a Tarshish, lontano dalla presenza dell’Eterno. Così scese a Giaffa, dove trovò una nave che andava a Tarshish. Pagò il prezzo stabilito e s’imbarcò per andare con loro a Tarshish, lontano dalla presenza dell’Eterno. (Giona 1:1-3)
Che cosa vediamo qua?
Quello che mi colpisce subito è il fatto che Dio comanda a Giona di andare e predicare a Ninive. Dio sta mandando Giona ad una nazione pagana, ad un popolo malvagio, nemici del popolo di Dio. Dio sta mandando Giona da loro per avvertirli del giudizio di Dio se rimangono nel loro peccato. In altre parole, Dio sta dando a questo popolo malvagio la possibilità di ravvedersi per essere perdonato.
I Giudei credevano che Dio non avesse cuore per le altre nazioni, ma solo per loro. Certamente, Dio ha scelto i Giudei come Suo popolo particolare. Dio aveva un amore per i Giudei che non aveva per gli altri. Ma questo non era in alcun modo per merito dei Giudei. Infatti, questo era nonostante i tanti peccati dei Giudei. Inoltre, se consideriamo questo comandamento a Giona nel suo contesto storico, ormai da secoli Dio aveva mandato profeti al Suo popolo, chiamandoli a ravvedersi e tornare a Dio. Invece, essi continuavano nel peccato. Per esempio, Israele, presso cui Giona era un profeta, non aveva mai abbandonato il peccato dei vitelli che il primo Geroboamo aveva stabilito quando il regno fu diviso da Giuda. Volta dopo volta Dio aveva comandato al Suo popolo di ravvedersi, ed essi avevano rifiutato.
E quindi adesso, per la prima volta, Dio manda un profeta non ad Israele, ma ad una nazione pagana, che oltre ad essere una nazione pagana, era un nemico di Israele. Dio stava mostrando il Suo cuore di salvare popoli di tutto il mondo, e stava anche mostrando ad Israele la gravità del suo peccato.
Quindi, il fatto che Dio comandasse a Giona di andare a Ninive ci mostra il cuore di Dio, un cuore che è pronto a salvare i peggior peccatori.
Questo brano ci mostra anche il cuore di Giona. Ricordate che Giona era un profeta, quindi, era abituato ad ubbidire a Dio. Ma in questo caso, ricevendo quest'ordine, anziché ubbidire a Dio, Giona fuggì nella direzione opposta, mettendosi in una nave per andare il più lontano possibile da Ninive. Non voleva assolutamente ubbidire a Dio.
Come mai un uomo di Dio, un profeta, disubbidì a Dio in modo così diretto? La risposta diventa chiara in capitolo 4, quando Ninive si ravvede, e Dio non la distrugge. Vi leggo il commento di Giona a quel punto, che spiega perché Giona fugge da Dio qua, anziché ubbidire, andando a Ninive a predicare. Leggo Giona 4:1-3.
“1 Ma questo dispiacque molto a Giona, che si adirò. 2 Così egli pregò l’Eterno, dicendo: "Deh, o Eterno, non era forse questo che dicevo quand’ero ancora nel mio paese? Per questo sono fuggito in precedenza a Tarshish, perché sapevo che sei un Dio misericordioso e pieno di compassione lento all’ira e di gran benignità, e che ti penti del male minacciato. 3 Or dunque, o Eterno, ti prego, toglimi la vita, perché per me è meglio morire che vivere". (Giona 4:1-3)
Giona non voleva che la città di Ninive fosse salvata, piuttosto voleva che fosse distrutta da Dio. E perciò, quando nel capitolo 1 Dio ordina a Giona di andare e predicare là, non voleva andare, sapendo che c’era la possibilità che si sarebbero ravveduti.
Per evitare di poter ubbidire a Dio, Giona si mise in viaggio per andare lontano. Certamente, Giona sapeva benissimo che Dio si trova ovunque. Davide, che viveva qualche secolo prima di Giona, aveva scritto il Salmo 139, che dichiara che Dio è ovunque, che non c'è alcun posto dove possiamo fuggire dalla presenza di Dio. Perciò, il viaggio di Giona non era per allontanarsi fisicamente da Dio, era per allontanarsi dalla volontà di Dio. Però, facendo così, si allontanava anche dalla comunione con Dio.
Tenete a mente che si stava allontanando da tutto quello che apparteneva al popolo di Dio. Si stava allontanando dal paese che Dio aveva dato ai Giudei, si stava allontanando dalla sua famiglia, si stava allontanando dal tempio, si stava allontanando dagli altri Giudei. Giona capiva che non c'era via di mezzo. Rifiutare di ubbidire a Dio lo rendeva un nemico di Dio, un ribelle.
È importante per noi capire che quando noi non vogliamo ubbidire a Dio, possiamo fingere di seguire Dio, ma non vale nulla. Quando rifiutiamo di ubbidire a Dio, tutte le pratiche religiose esterne non hanno valore. Possiamo pregare, possiamo leggere la Bibbia, possiamo cantare, possiamo evangelizzare, ma è tutto inutile, perché in realtà siamo lontani da Dio.
Così, troviamo Giona su una nave, in viaggio per Tarshish, una città in quella che oggi è la Spagna, e quindi, lontanissima da Ninive. Giona voleva rendere impossibile l'ubbidire a Dio.
Dio ferma Giona
Però, non ci si può beffare di Dio. Se Dio decide così, l’uomo non può ribellarsi a Dio. Dio è pienamente in controllo di ogni situazione. Andiamo avanti nel brano, leggendo quello che succede mentre Giona viaggia sulla nave. Leggiamo Giona 1:4-9.
“4 Ma l’Eterno scatenò un forte vento sul mare e si levò una grande tempesta sul mare, sicché la nave minacciava di sfasciarsi. 5 I marinai spaventati, gridarono ciascuno al proprio dio e gettarono in mare il carico che era sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona era sceso nelle parti più recondite della nave, si era coricato e dormiva profondamente. 6 Il capitano gli si avvicinò e gli disse: "Che fai così profondamente addormentato? Alzati, invoca il tuo DIO! Forse DIO si darà pensiero di noi e non periremo". 7 Poi si dissero l’un l’altro: "Venite gettiamo le sorti per sapere a causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura". Così gettarono le sorti e la sorte cadde su Giona. 8 Allora gli chiesero: "Spiegaci dunque per causa di chi ci è venuta addosso questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?". 9 Egli rispose loro: "Io sono un Ebreo e temo l’Eterno il DIO del cielo, che ha fatto il mare e la terra ferma". 10 Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli dissero: "Perché hai fatto questo?". Essi infatti si erano resi conto che egli fuggiva lontano dalla presenza dell’Eterno perché lo aveva loro detto.” (Giona 1:4-10)
In questi versetti, la verità più importante da vedere e riconoscere è che Dio è pienamente in controllo degli avvenimenti della vita. Qua, come ripetutamente nella Bibbia, vediamo che Dio è pienamente in controllo della natura. In questo caso, Dio ha deciso che Giona doveva andare a Ninive. E perciò, non permette a lui di proseguire con la sua fuga a Tarshish. L'Eterno scatenò un forte vento sul mare e si levò una grande tempesta. Questa tempesta, come ogni tempesta, venne da Dio. Dio controlla il vento, controlla il sole, controlla tutto.
Vediamo che questa tempesta era molto peggio di una tempesta normale. Questi marinai erano abituati al mare. Eppure, vedendo questa grande tempesta, furono spaventati, terrorizzati. Capivano che era qualcosa di straordinario, capivano che rischiavano la morte. E infatti, Dio aveva mandato una tempesta così forte che furono costretti a cercare aiuto in Dio.
Infatti, questa è un'altra verità da notare. Questi marinai, pur essendo pagani, capivano che avevano bisogno dell'aiuto di Dio. Non conoscevano ancora Dio, ma capivano che serviva un intervento divino per aver salva la vita. E così, ognuno pregava il proprio dio. Quando il capitano scoprì che Giona non stavo pregando, lo sgridò, ordinandogli di pregare il suo Dio.
Capendo che questa tempesta era sovrannaturale, gettarono le sorti per cercare di capire per colpa di chi era arrivata. Dio guidò la sorte in modo che arrivasse su Giona. Così, chiesero a Giona spiegazioni.
Nei versetti 9,10, vediamo che Giona capì subito che la tempesta era arrivata per colpa sua. Aveva già detto loro che fuggiva da Dio. Adesso, Giona capiva che è impossibile fuggire veramente da Dio. Giona riconosceva la sua colpa.
Prima di proseguire con la storia, chiedo a ciascuno di noi: tu, riconosci la tua colpa? Troppo spesso evitiamo di riconoscere la nostra colpa. Cerchiamo di scusarci, cerchiamo di giustificarci. La nostra tendenza carnale è di sfuggire alla riprensione. Ma è solo quando riconosciamo veramente la nostra colpa, senza scusarci, che possiamo trovare il perdono che ci serve.
Disperazione
Andiamo avanti, e leggiamo i versetti da 11 a 16. In questi versetti, vediamo che quando Dio decide di portare una situazione in una certa direzione, gli uomini non possono ostacolarLo. Dio è sovrano, e compie tutto la Sua volontà. Leggo dal versetto 11.
“11 Essi gli dissero: "Cosa dobbiamo farti perché il mare si calmi per noi?". Il mare infatti si faceva sempre più tempestoso. 12 Egli rispose loro: "Prendetemi e gettatemi in mare e il mare si calmerà per voi, perché io so che questa grande tempesta vi è venuta addosso per causa mia". 13 Tuttavia quegli uomini remavano con forza per riportare la nave a terra, ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre più tempestoso contro di loro. 14 Perciò gridarono all’Eterno e dissero: "Deh, o Eterno, non lasciare che periamo per la vita di questo uomo e non renderci colpevoli di sangue innocente, perché tu, o Eterno, hai fatto come hai voluto". 15 Quindi presero Giona e lo gettarono in mare, e la furia del mare si calmò. 16 Quegli uomini allora, presi da un gran timore dell’Eterno, offrirono un sacrificio all’Eterno e fecero voti.” (Giona 1:11-16 LND)
Consideriamo alcune verità importanti in questi versetti. Prima di tutto, Giona sapeva che la tempesta era la disciplina di Dio per lui. Cioè, sapeva di essere in ribellione contro Dio, e che questa tempesta era stata mandata da Dio a causa sua.
È importante per noi riconoscere la disciplina di Dio nella nostra vita. Cioè, Dio disciplina ogni vero credente. Infatti, la disciplina è un atto d'amore, per farci lasciare il peccato e tornare a Dio. Quindi, per quanto la disciplina possa essere dura e dolorosa, in realtà, è un grande bene. È importante per ciascuno di noi avere un cuore tenero nel riconoscere la disciplina di Dio.
Un’altra verità importante da notare è che la disciplina era per Giona, ma la disciplina stava portando del male a tutti quelli che erano sulla nave. Avevano già gettato in mare tutto il carico della nave. Quindi, nonostante il fatto che alla fine furono salvati, avevano perso tutto. C'è una lezione importante qua. Quando Dio ci disciplina, spesso porta problemi anche agli altri. Le nostre vite sono legate le une con le altre. Quello che fa male a me spesso fa male anche agli altri. Ricordate che i vostri peccati spesso portano brutte conseguenze che fanno soffrire anche altre persone.
Spesso, la disciplina di Dio porta del male anche ad altre persone, come ad esempio, nell'Antico Testamento, quando il popolo d'Israele peccava, e dopo tanti avvertimenti, Dio mandava la Sua disciplina. Per esempio, mandava nemici ad assoggettare Israele. Questo rendeva la vita molto difficile, con grandi sofferenze. Ma questa sofferenza cadeva non solo sui tanti che adoravano gli idoli, ma anche su quei Giudei che erano timorati di Dio.
Nel Nuovo Testamento, la disciplina di Dio viene descritta in termini di malattie, debolezze, e anche di morte fisica. Queste conseguenze portavano problemi, non solo alla persona, ma anche alle loro famiglie. Se qualcuno continuava nel peccato e veniva colpito con la morte fisica, certamente questo era un grande peso per la famiglia di quella persona.
Tantissimi tipi di disciplina gravano anche sulle altre persone nella vita di colui che viene disciplinato. E quindi, nello stesso modo in cui questi marinai soffrivano a causa della disciplina su Giona, quando Dio disciplina noi, porta sofferenza anche agli altri nella nostra vita. Tenete questo a mente.
I marinai chiesero a Giona quello che dovevano fare per far sì che il mare si calmasse. Giona, capendo benissimo che era tutta colpa sua, spiegò loro che dovevano gettarlo nel mare.
Questi marinai non volevano assolutamente gettarlo e lasciarlo morire. Cercarono con tutte le loro forze di salvare la nave, e così salvare anche Giona. Ma vedevano che era impossibile liberarsi da questa tempesta. Capivano che la tempesta avrebbe distrutto la nave, uccidendo tutti, compreso Giona.
E perciò, angosciati per quello che dovevano fare, e pregando Dio di non punirli, gettarono Giona in mare.
Con cuore angosciato, gettarono Giona in mare. E poi, succede l'impossibile. La furia del mare si calmò. Evidentemente si calmò subito, perché furono presi da un gran timore dell'Eterno, capendo che la tempesta, e adesso la calma, erano miracoli di Dio.
Tramite questo miracolo, questi marinai capirono che il Dio di Israele, il Dio di Giona, è il vero Dio. Tutte le loro preghiere ai loro falsi dei non avevano ottenuto nulla. Invece, il Dio di Giona aveva mandato la tempesta, e aveva tolto la tempesta.
Questi uomini, con grande timore dell'Eterno, offrirono un sacrificio all'Eterno e fecero voti a Lui. Il primo passo dalla salvezza è di riconoscere che Dio è Dio, e di avere timore di Lui. Questi pagani avevano riconosciuto l'unico vero Dio.
Dio aveva preparato il pesce
Prima di chiudere, voglio leggere capitolo 2:1. Dio aveva mandato la tempesta, ma aveva anche preparato un grosso pesce. Leggo Giona 2:1.
“2:1 Ora l’Eterno aveva preparato un grosso pesce perché inghiottisse Giona; e Giona fu nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.” (Giona 2:1 LND)
Il piano di Dio non era di uccidere Giona, eppure avrebbe potuto farlo. Dio avrebbe potuto uccidere Giona per la sua disubbidienza, e scegliere un altro profeta. Però, il cuore di Dio era di servirsi di Giona, e soprattutto, di cambiare il cuore di Giona.
Lo scopo della disciplina di Dio non è di punire. È di cambiare i nostri cuori. È di farci abbandonare il nostro peccato, e tornare a Dio. Avremo altro da dire su questo la prossima volta. Tenete a mente che la disciplina può essere molto severa, però lo scopo non è di fare del male, lo scopo è di riportare a Dio, per essere benedetti.
Ripasso
Che cosa abbiamo imparato da questo capitolo di Giona?
Ricordate che Dio si serve di uomini, ma non è mai ostacolato dagli uomini. Dio fa tutto quello che determina di fare. Come leggiamo in Efesini 1:11.
“In lui siamo anche stati scelti per un’eredità, essendo predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà,” (Efesini 1:11 LND)
Dio fa tutte le cose secondo il consiglio della Sua volontà. Quindi, l’unico modo saggio di vivere è camminare per fede, in ubbidienza. Che stoltezza quando scegliamo di disubbidire a Dio!
Ricordate che quando disubbidiamo a Dio, è perché il nostro cuore non rispecchia il cuore di Dio. Cioè, la disubbidienza è la manifestazione di un cuore che è lontano dal cuore di Dio. Il cuore di Giona non voleva che le persone di Ninive fossero salvate, nonostante lui fosse stato salvato dal suo peccato. Prego che vedremo sempre di più la vera condizione del nostro cuore.
Anche in questo brano, abbiamo visto che Dio è in controllo delle circostanze. Quando ci sono tempeste nella tua vita, non agitarti. Dio controlla il vento e le onde. Dio è in controllo di ogni tempesta che ti arriva, e quando è il momento stabilito da Dio, Egli può calmare la tempesta così come l’ha portata. Guarda a Dio.
Infine, ricordati che quando serve, se continuiamo nel nostro peccato, Dio manda la Sua disciplina. Può essere severa. Spesso, porta sofferenza anche agli altri. Ma lo scopo non è quello di farci del male, è quello di farci tornare a Dio. La vera saggezza è scegliere la via dell’ubbidienza.
Grazie a Dio per le lezioni che ci insegna tramite altri, come Giona. Prego che avremo cuori pronti ad imparare.