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Isaia: introduzione e capitolo 1

di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per mercoledì, 2 dicembre, 2009 ---- cmd na -----
parole chiave: Isaia, come studiare la Bibbia, profezie

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Questo libro venne scritto da Isaia, un nome che in ebraico vuol dire “in Yahweh è la salvezza”.

E' anzitutto importante considerare il periodo in cui tale libo venne scritto in quanto ciò ci aiuta a capire il contesto dei fatti narrati: Isaia esercitò il suo ministero profetico dal 739 circa al 686 a.C., nel regno di Giuda, il regno a sud. In quel periodo, i re di Giuda erano Uzzia, Iotam, Acaz ed Ezechia.

Ricordate che il regno al nord, Israele, fu distrutto dagli Assiri nel 722 a.C., cioè proprio durante il tempo in cui Isaia esercitava il suo ministero in Giuda.

Il primo anno della profezia di Isaia fu il 739 a.C., che era l'anno della morte del re Uzzia, il quale fu re per circa cinquant'anni. Erano anni in cui Giuda aveva conosciuto un notevole sviluppo commerciale e militare. Perciò erano anni in cui il paese era potente e si sentiva sicuro. Però, mentre il paese diventava più forte, c'era un chiaro declino spirituale dei Giudei. Molto spesso vediamo che la prosperità materiale porta ad un declino spirituale. È così tutt'ora.

Vediamo questo fatto nella vita stessa di Uzzia. Egli viene elencato come uno dei re che fece ciò che è giusto agli occhi dell'Eterno. (2Re 15:1-3).

L'Eterno gli diede grande successo come re e Giuda fu grandemente fortificato sotto la sua guida. Però, andiamo a 2Cronache 26:16 e leggiamo ciò che gli successe verso la fine della sua vita:

“Ma, divenuto potente, il suo cuore si inorgoglì fino a corrompersi e peccò contro l’Eterno, il suo DIO, entrando nel tempio, dell’Eterno per bruciare incenso, sull’altare, dell’incenso.” (2Cronache 26:16 LND).

Molto spesso, quando un credente o un gruppo di credenti cominciano ad avere successo, i loro cuori si inorgogliscono. È successo così con Uzzia ed è successo così con la nazione di Giuda al tempo di Isaia.

Quindi, mentre leggiamo il libro di Isaia, tenete in mente che egli esercitava il suo ministero durante un periodo di declino spirituale. C'erano degli alti e bassi ma, in linea generale, le cose non andavano bene.

Ho accennato al fatto che l'Assiria stava diventando forte in quel periodo. Pertanto, Israele e la Siria si misero insieme per combattere contro l'Assiria. Giuda rifiutò di partecipare a questa battaglia con loro e perciò questi due paesi attaccarono Giuda, con il suo re Acaz. Acaz fece un'alleanza con l'Assiria che, a sua volta, attaccò la Siria ed Israele, distruggendo la capitale di Israele, la Samaria, nel 722 a.C.. Acaz, come ringraziamento per quello che aveva fatto l'Assiria, costruì un altare pagano a Gerusalemme, nel tempio, ringraziando perciò il falso dio degli Assiri, anziché il vero Dio, per la liberazione che aveva ottenuto.

Il figlio di Acaz, Ezechia, diventò re nel 715 a.C.. Egli era un vero uomo di Dio, come leggiamo in 2Re 18:1-6:

“1 Nel terzo anno di Hosea, figlio di Elah, re d’Israele, iniziò a regnare Ezechia, figlio di Achaz, re di Giuda. 2 Aveva venticinque anni quando iniziò a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria. 3 Egli fece ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno, secondo tutto ciò che aveva fatto Davide suo padre. 4 Rimosse gli alti luoghi, frantumò le colonne sacre, abbatté l’Ascerah e fece a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto, perché fino a quel tempo i figli d’Israele gli avevano offerto incenso e lo chiamò Nehushtan. 5 Egli ripose la sua fiducia nell’Eterno, il DIO d’Israele; e dopo di lui, fra tutti i re di Giuda, non ci fu alcuno come lui, né alcuno tra quelli che erano stati prima di lui. 6 Rimase attaccato all’Eterno, non cessò di seguirlo e osservò i comandamenti che l’Eterno aveva prescritto a Mosè.” (2Re 18:1-6 LND).

Questa sua fedeltà portò la benedizione dell'Eterno, come leggiamo nel versetto seguente:

“Così l’Eterno fu con lui, ed egli riusciva in tutte le sue imprese. Si ribellò al re di Assiria e non gli fu più soggetto;” (2Re 18:7 LND).

Ezechia si ribellò al re dell'Assiria perché, nonostante che suo nonno Acaz avesse un'alleanza con l'Assiro, ben presto l'Assiria si era mossa per conquistare Giuda. Ezechia, fidandosi di Dio, rifiutò di pagare il tributo e perciò, durante il suo regno, il re Assiro Sennacherib attaccò Gerusalemme. Dio diede una vittoria miracolosa ad Ezechia, che aveva chiesto ad Isaia di pregare per lui e per la nazione.

È utile tenere in mente la base storica di un libro di profezia, perché ci aiuta a comprendere meglio le profezie in esso contenute.

Varie delle profezie di Isaia furono adempiute precisamente durante la sua vita e questa è una conferma che le sue profezie future saranno adempiute.

Come esempio di questo, egli aveva profetizzato che il re Assiro, Sennacherib, avrebbe fallito il suo tentativo di impossessarsi di Gerusalemme. Umanamente, sembrava che fosse impossibile fermare Sennacherib, ma ciò che Dio dichiara succede sempre. Ed è successo proprio come Isaia aveva profetizzato (cioè, come è scritto in Isaia 37:6,7,36-38).

Quando Ezechia doveva morire a causa di una grave malattia, Isaia profetizzò che sarebbe guarito e che sarebbe vissuto per altri 15 anni. Così infatti avvenne (proprio come riportato in Isaia 38:5 ed anche in 2Re 20:7).

Più di 100 anni prima dell'avvento del re di Persia Ciro, Isaia profetizzò che egli avrebbe liberato i Giudei dalla cattività babilonese, quando non esisteva nemmeno ancora la cattività babilonese. Tutto è accaduto esattamente come Isaia aveva profetizzato. (possiamo leggere di ciò in Isaia 44:28 e 45:1).

Le sue profezie più famose sono quelle che riguardano la venuta, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Tutte si adempirono perfettamente circa 700 anni dopo che Isaia le fece.

Per capire le profezie di Isaia, è importante capire che le sue profezie spesso non facevano riferimento a tempi precisi. Per esempio, egli ha parlato della prima e della seconda venuta di Gesù Cristo senza specificare che fra le due sarebbe trascorso molto tempo. Questo fa parte del fatto che, nella Bibbia, la profezia che Dio rivela è progressiva. In altre parole, quello che Dio rivela all'inizio è molto generale e, man mano che passavano i secoli, le Sue rivelazioni erano sempre più dettagliate e precise.

Teniamo tutto questo in mente mentre leggiamo il libro di Isaia.

Quindi, gran parte del contenuto del libro profetico di Isaia è una condanna contro i peccati dei Giudei, il popolo di Dio. In Isaia vediamo moltissimo del carattere di Dio. Inoltre, Isaia è il libro profetico più citato nel Nuovo Testamento.

Il capitolo 1

Consideriamo il capitolo 1. Lo leggo e faccio man mano i dovuti commenti:

“1 La visione d’Isaia, figlio di Amots, che egli ebbe riguardo a Giuda, e a Gerusalemme ai giorni di Uzziah, di Jotham, di Achaz e di Ezechia re di Giuda.

La parola “visione” viene usata per descrivere una diretta rivelazione da parte di Dio. Tutto quello che Isaia ha scritto, non proviene in alcuna misura da Isaia stesso, ma gli è stato rivelato direttamente da Dio. Ricordate le parole di Pietro, in 1Pietro 1:20,21:

“20 sapendo prima questo: che nessuna profezia della Scrittura è soggetta a particolare interpretazione. 21 Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d’uomo, ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo.” (2Pietro 1:20-21).

Quello che hanno scritto i profeti di Dio, non era per volontà loro, ma sono stati spinti a scriverlo, ovvero guidati, dallo Spirito Santo.

Quindi, quando leggiamo Isaia, riconosciamo che stiamo leggendo parole che Dio stesso ha guidato Isaia a scrivere. Continuiamo nella nostra lettura:

2 Udite, o cieli, e ascolta, o terra, perché l’Eterno ha parlato: "Ho allevato dei figli e li ho fatti crescere, ma essi si sono ribellati contro di me. 3 Il bue riconosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non ha conoscenza e il mio popolo non ha intendimento".

Ciò che Isaia ha da dire è così profondo che egli chiama la natura come testimone (i cieli e la terra). Gli uomini erano così stolti che Dio chiamò la natura per testimoniare quello che aveva da dire contro il Suo popolo.

Dio parlava contro il SUO popolo, il popolo più benedetto del mondo, l'unico popolo che Dio aveva scelto come Suo possesso particolare.

Dio aveva scelto il Suo popolo non per merito loro, ma per amore Suo; Egli aveva benedetto loro con la Sua presenza e la Sua cura, aveva dato loro la Sua Parola, le promesse, la terra promessa e tante altre benedizioni.

Nonostante questo, anziché amare e seguire Dio, il Suo popolo si era ribellato, andando dietro ad idoli e diventando orgoglioso.

Neppure una bestia, come l'asino o il bue, era così stolto come Israele agli occhi di Dio.

Egli infatti dice in questo verso che il Suo popolo era più stolto di una bestia. Perfino un animale riconosce chi lo cura, ma il popolo di Dio non riconosceva la perfetta cura di Dio per lui.

Questa è una forte riprensione da parte di Dio ed Isaia inizia a parlare proprio in questo modo, manifestando lo sdegno dell'Eterno nei confronti del Suo popolo per il suo mancato intendimento.

Prima di andare avanti con questo discorso, vi invito ad osservare come, in questi versi, vediamo un esempio della veracità della Bibbia. L'Antico Testamento è il libro sacro che Dio ha dato ai Giudei. Se fosse stato scritto da uomini, per certo i Giudei non avrebbero scritto in modo così duro contro loro stessi.

Leggiamo ora il v.4 e notiamo quanto severamente Dio condanna il Suo popolo:

4 Guai, nazione peccatrice, popolo carico di iniquità, razza di malfattori, figli che operano perversamente! Hanno abbandonato l’Eterno, hanno disprezzato il Santo d’Israele, si sono sviati e voltati indietro.

Quando leggiamo di Israele e del rimprovero che Dio muove contro il Suo popolo, è importante fermarci e chiederci: noi abbiamo abbandonato l'Eterno, noi abbiamo tolto gli occhi da Lui per cercare benedizioni altrove? Se la risposta è un sì, consideriamo quanto grave è questo peccato agli occhi di Dio, confessiamolo e ravvediamoci da esso.

Possiamo ora al v.5, in cui vediamo qualcosa del cuore di Dio. Egli parla della dura disciplina che aveva mandato già sul Suo popolo e Lo vediamo esortare Israele a lasciare il suo peccato per non dover subire ancora dell'altra disciplina e mancare così le Sue benedizioni. Leggo i vv.5-8:

5 Perché volete essere ulteriormente colpiti? Vi ribellereste ancor di più. Tutto il capo è malato, tutto il cuore langue. 6 Dalla pianta del piede fino alla testa non vi è nulla di sano: solo ferite, lividure e piaghe aperte, che non sono state pulite né fasciate né lenite con olio. 7 Il vostro paese è desolato, le vostre città arse dal fuoco, il vostro suolo lo divorano gli stranieri sotto i vostri occhi; è una desolazione come se fosse distrutto da stranieri. 8 Così la figlia di Sion è rimasta come un capanno in una vigna, come una capanna in un campo di cocomeri, come una città assediata.

Al v.9 Dio parla della Sua misericordia:

9 Se l’Eterno degli eserciti non ci avesse lasciato un piccolo residuo, saremmo come Sodoma, assomiglieremmo a Gomorra.

Guai all'uomo che prende la misericordia di Dio come una cosa scontata e dovuta!

Se siamo ancora in vita, lo siamo per la misericordia di Dio. Questa è la stessa verità che Geremia scrisse in Lamentazioni 3:22:

“È una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti, perché le sue compassioni non sono esaurite.” (Lamentazione 3:22 LND).

Applicazione:

Se Dio ha punito così severamente il Suo popolo diletto, al punto che pochi sono rimasti in vita, e lo ha fatto per la Sua misericordia, non dobbiamo credere che Dio non potrebbe far cadere su di noi una dura disciplina. Infatti, in 1Corinzi 11, parlando della disciplina, leggiamo:

“28 Ora ognuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva del calice, 29 poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro se stesso, non discernendo il corpo del Signore. 30 Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono.” (1Corinzi 11:28-30 LND).

Torniamo ad Isaia. Il punto importante consiste nel leggere tenendo ben presente che Dio è sempre lo stesso, ieri, oggi e domani. Non stiamo leggendo di un Dio diverso, ma del nostro stesso Dio, dell'unico e vero Dio.

Leggiamo il v.10:

10 Ascoltate la parola dell’Eterno, o capi di Sodoma, prestate orecchio alla legge del nostro DIO, o popolo di Gomorra!

Dio sta parlando con Giuda e Gerusalemme, appellandole con i titoli di Sodoma e Gomorra. Questi sono i titoli più offensivi che Dio potesse usare per loro!

Leggo i v.11-14:

11 "Che m’importa la moltitudine dei vostri sacrifici, dice l’Eterno. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri non lo gradisco. 12 Quando venite a presentarvi davanti a me, chi ha richiesto questo da voi, che calpestiate i miei cortili? 13 Smettete di portare oblazioni inutili; l’incenso, è per me un abominio; non posso sopportare i noviluni e i sabati, il convocare assemblee e l’iniquità assieme alle riunioni sacre. 14 Io odio i vostri noviluni e le vostre feste solenni; sono un peso per me, sono stanco di sopportarle.

Osserviamo che tutti questi sacrifici,riti e feste religiose di cui si parla in questi versi erano stati comandati da Dio! È stato Dio ad ordinare al Suo popolo di portare olocausti a Lui ed anche incenso, ma adesso sembra non gradire tutto questo.

Il problema vero è che Dio odia tutto ciò perché il Suo popolo non era a Lui fedele.

Leggere tutto questo senza applicarlo a noi stessi è stoltezza. Quindi, dobbiamo domandarci:

---- noi adoriamo Dio, facciamo parte del culto e facciamo le cose che un buon cristiano dovrebbe fare? E, se la risposta è affermativa, le facciamo con un cuore lontano da Dio?

O cari, non dobbiamo leggere mai un brano così senza valutare noi stessi, per riconoscere se c'è da cambiare qualcosa o più di qualcosa nella nostra vita.

Nel v.15, si arriva alla preghiera. Certamente pregare è importante, ma è inutile pregare se abbiamo peccato non confessato nella vita. Leggo questo verso:

15 Quando stendete le vostre mani, io nascondo i miei occhi da voi; anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue.

Avere mani piene di sangue rappresenta aver commesso del peccato. In questo caso, si parlava della morte degli innocenti. Però, questa espressione non si limita a questo peccato, ma comprende qualsiasi peccato non confessato. Può essere per esempio l'orgoglio, che viene condannato più avanti in Isaia. Può essere l'immoralità, può essere la pigrizia, può essere l'amore per i beni materiali, può essere il volere l'approvazione da parte degli uomini.

Il punto di quanto stiamo dicendo è dunque il seguente: quando abbiamo peccati non confessati, è inutile pregare per altre cose, dobbiamo prima di tutto confessare e abbandonare i nostri peccati.

Un altro brano che insegna questo principio è il seguente:

“Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla donna, come al vaso più debole, e onoratele perché sono coeredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.” (1Pietro 3:7 LND).

Se un marito non onora sua moglie, le sue preghiere saranno impedite. Questo è lo stesso principio che vediamo in Isaia.

La cura di Dio

Alla luce del loro peccato, peccato che si portavano dietro negli anni, Giuda e Gerusalemme meritavano di essere totalmente distrutti dal Signore. Eppure, proprio qui vediamo il cuore di Dio che esorta loro, così come è scritto nei prossimi versetti, a ravvedersi e a tornare a Lui. Dio ama benedire, ama perdonare e, perciò, ci esorta di ravvederci:

Leggo dal v.16:

16 Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male.

Nel ravvedimento, si lascia il male, lo si confessa e lo si abbandona. Però, questo non è tutto; nel vero ravvedimento c'è anche l'aspetto del riempire la vita con il bene al posto del male. Leggo il v.17:

17 Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova.

Ciò che Dio richiede al Suo popolo non è complicato. Non riguarda certe opere da compiere, ma riguarda l'avere un cuore che assomiglia al cuore di Dio. Notiamo quello che questo versetto comanda:

---- fare il bene, ovvero avere un cuore che pensa agli altri;

---- cercate la giustizia, ovvero pensare agli altri, trattare gli altri in modo giusto, in ogni tipo di rapporto;

---- soccorrete l'oppresso, ovvero, avere un cuore per chi sta male, come lo ha Dio;

---- rendete giustizia all'orfano;

---- difendete la causa della vedova, poiché, in quella società, essendo in una condizione in cui era difficile difendersi, la vedova rappresentava un facile bersaglio di chi voleva opprimerla o frodarla.

Notiamo quanto è pure scritto in Giacomo 1:27:

“La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo.” (Giacomo 1:27 LND).

Passiamo ora ai vv. 18-20 e leggiamoli assieme:

18 Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. 19 Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese; 20 ma se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada," perché la bocca dell’Eterno ha parlato.

Dio fa appello al loro cuore, non volendo punirli, ma dimostrando un grande cuore che vuole benedire. Loro avevano peccato contro Dio ripetutamente e lo facevano da anni. Meritavano a tutti gli effetti e come frutto del loro operato una terribile punizione. Eppure, Dio li invita a riflettere sulla loro condotta e a ravvedersi per poterli benedire. Dio offre loro pieno perdono:

anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.” (Isaia 1:18 LND).

Dio offre loro non solo il perdono e di essere purificati dai loro peccati, ma di ritornare ad essere benedetti da Lui:

Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese;(Isaia 1:19 LND).

E Dio li avverte pure della dura punizione che li attende se dovessero decidersi a non ravvedersi:

… “ma se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada," perché la bocca dell’Eterno ha parlato.” (Isaia 1:20 LND).

Dio fa conoscere loro una profezia, in base alla quale, se non si fossero sinceramente ravveduti, sarebbero stati divorati dalla spada. Infatti, Giuda e Gerusalemme sono stati divorati, ovvero distrutti, dall'esercito Babilonese con tanta terribile sofferenza.

Anche oggi Dio invita l'uomo peccatore a ravvedersi per trovare il pieno perdono e godere delle benedizioni in Cristo.

Pietro, annunciando il Vangelo in casa di Cornelio, il primo gentile ad essere salvato tramite la predicazione del Vangelo nel Nuovo Testamento, dice queste parole:

“42 Or egli ci ha comandato di predicare al popolo e di testimoniare che egli è colui che Dio ha costituito giudice dei vivi e dei morti, 43 A lui rendono testimonianza tutti i profeti, che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome".” (Atti 10:42-43 LND).

Il messaggio di Dio al tempo di Isaia e il messaggio di Dio oggi è lo stesso: Dio offre il perdono dei peccati a chi si ravvede e crede in Cristo. Vivere una vita di giustizia, come Isaia la descriveva, è un frutto di una vera vita di fede.

La cosa importante da notare in questi versi è sempre la stessa: il grande cuore di Dio!!

Perché il popolo è divenuto così malvagio?

Passiamo ora al v.21 e leggiamolo:

21 Come mai la città fedele è divenuta una prostituta? Era piena di rettitudine, la giustizia vi dimorava, ma ora vi abitano gli assassini.

Per capire questo versetto, occorre ricordare a chi Dio sta parlando. Egli sta parlando a Giuda, al Suo popolo, e alla città di Gerusalemme, alla Sua città, in cui si trovava il Tempio di Dio, la dimora di Dio. Quello con cui Dio sta parlando era il Suo popolo, quello che Egli amava.

Ricordiamo quello che Dio aveva detto del Suo popolo, tramite Mosè, tanti anni prima. Vi leggo Esodo 19:6, in cui Dio parla al Suo popolo:

“E sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d’Israele"".” (Esodo 19:6 LND).

Quando leggiamo questi versetti in Isaia, dobbiamo fermarci a pensare e non solo leggere le parole che si trovano davanti a noi. Dobbiamo fermarci a pensare a chi sta parlando Dio e che cosa aveva ricevuto da Lui il Suo popolo secoli prima. Il popolo di Dio era il popolo più benedetto del mondo. Dio dimorava in mezzo a loro ed esso rappresentava per Lui un sacerdozio reale.

Alla luce di questo, come mai Israele aveva lasciato quel posto di immenso onore per diventare una prostituta spirituale? Tutto ciò era davvero inconcepibile!

Però, visto che anche noi che siamo salvati siamo un sacerdozio reale, un popolo santo, non è meno incredibile il fatto che pure noi spesso ci allontaniamo da Dio e torniamo al peccato.

I vv.22,23 parlano della disciplina di Israele e, ancora di più, del loro peccato:

22 Il tuo argento è diventato scorie, il tuo vino è stato diluito con acqua. 23 I tuoi principi sono ribelli e compagni di ladri; tutti amano regali e corrono dietro alle ricompense. Non fanno giustizia all’orfano, e la causa della vedova non giunge davanti a loro.

Nonostante le tante benedizioni ricevute, Israele viveva nel peccato. Dio aveva chiamato loro al ravvedimento, volta dopo volta, ma Israele lo aveva sistematicamente rifiutato.

La punizione di Dio

Questa condizione porta alle conseguenze terribili di cui leggiamo nel v.24:

24 Perciò il Signore, l’Eterno degli eserciti, il Potente d’Israele dice: "Ah, mi vendicherò dei miei avversari e farò vendetta dei miei nemici.

Perciò, ovvero, alla luce di questo, l'Eterno si rivolge al popolo di Israele, cioè alle persone di Giuda e Gerusalemme, e lo chiama: “i miei avversari, i miei nemici”. Per i Giudei, questa sembrava essere una cosa impossibile. Essi si vantavano di essere il popolo di Dio e quindi, per loro, Dio era nemico dei loro nemici, non di loro.

Eppure, a causa del loro peccato e del loro rifiuto di ravvedersi, Dio li chiama i Suoi nemici. Non c'è nulla di peggiore al mondo che essere visti come nemici di Dio.

Questo era un modo, da parte dell'Eterno, di avvertire il Suo popolo di quanto terribile sarebbe stata la disciplina che stava per cadergli addosso.

E, per non pensare che questa disciplina rappresenti un qualcosa di relativo al solo Antico Testamento e al solo popolo di Israele, notiamo come l'Apostolo Paolo parla, in 1Corinzi 5,riguardo ad un uomo nella Chiesa che aveva scelto di peccare gravemente e si non era ravveduto. Leggo 1Corinzi ai vv.3-5:

“3 Ora io, assente nel corpo ma presente nello spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso ciò. 4 Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, essendo riuniti assieme voi e il mio spirito, con il potere del Signor nostro Gesù Cristo 5 ho deciso che quel tale sia dato in mano di Satana a perdizione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signor Gesù.” (1Corinzi 5:3-5 LND).

In questo brano, sembra che si parli di un credente perché Paolo parla della perdizione della carne affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signore. Si trattava di togliere a costui la protezione di Dio e lasciare Satana in potere di fare tutto il male che voleva a quest'uomo. O quanto può essere terribile la disciplina di Dio quando uno rifiuta di ravvedersi ripetutamente!

Dio ristabilirà

Però, questo capitolo non si conclude così. Esso prosegue e parla di nuovo del cuore di Dio che porterà il Suo popolo al ravvedimento. O quanto è meraviglioso il cuore di Dio! La Sua disciplina su Giuda era terribile, più terribile di quanto possiamo veramente immaginare. Eppure Dio non ha abbandonato il Suo popolo, così come meritava. Leggiamo dal v.25 alla fine:

25 Metterò nuovamente la mia mano su di te, ti purificherò delle tue scorie come con la soda e rimuoverò tutto il tuo piombo. 26 Ristabilirò i tuoi giudici come erano all’inizio, e i tuoi consiglieri come erano al principio. Dopo questo, sarai chiamata "la città della giustizia," "la città fedele". 27 Sion sarà redenta mediante la rettitudine, e i suoi convertiti mediante la giustizia. 28 Ma i ribelli e i peccatori saranno distrutti assieme, e quelli che abbandonano l’Eterno saranno sterminati. 29 Allora avrete vergogna delle querce che avete amato e arrossirete dei giardini che avete scelto. 30 Poiché sarete come una quercia dalle foglie appassite e come un giardino senz’acqua. 31 L’uomo forte sarà come stoppia e la sua opera come una favilla; bruceranno insieme tutte e due e nessuno li spegnerà".”

Questi che abbiamo letti sono versetti che parlano della futura redenzione dei Giudei. Essi non sono amati per qualche merito esistente in loro, ma per scelta di Dio.

Infatti, in Romani 9,10 e 11, Paolo parla di come Dio salverà il popolo di Israele. Visto che avevano rifiutato Gesù Cristo, il Salvatore, si potrebbe pensare che non c'era alcuna speranza per loro di essere salvati. Invece, ciò sarebbe avvenuto ma non per merito loro, bensì per la scelta di Dio. Leggiamo assieme Romani 11:25-29:

“25 Perché non voglio, fratelli, che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi in voi stessi, che ad Israele è avvenuto un indurimento parziale finché sarà entrata la pienezza dei gentili, 26 e così tutto Israele sarà salvato come sta scritto: "Il liberatore verrà da Sion, e rimuoverà l’empietà da Giacobbe. 27 E questo sarà il mio patto con loro quando io avrò tolto via i loro peccati". 28 Quanto all’evangelo, essi sono nemici per causa vostra, ma quanto all’elezione, sono amati a causa dei padri 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento.” (Romani 11:25-29 LND).

Il popolo di Israele è amato, non per qualche merito proprio, ma a causa dei padri, a causa della libera scelta di Dio di salvare Abrahamo, Isacco, Giacobbe e la loro discendenza.

Detto questo, concludiamo la nostra lettura di Isaia 1. Spero che questo studio sia stato un valido aiuto per mostrare come possiamo leggere la Bibbia in modo da trarre più beneficio quando consideriamo il contesto del brano che stiamo leggendo e quando ci fermiamo a pensare attentamente a quello che stiamo leggendo. Che Dio posso aiutarci a conoscerLo sempre di più dalla nostra lettura della Sua Santa Parola!