Uno di voi ha mai sentito qualcuno lamentarsi per aver ricevuto troppe benedizioni? C'è qualcuno d voi che ha problemi ad accettare le benedizioni di Dio?
Dio è la fonte di ogni benedizione. La vita è piena di benedizioni, per i giusti e per i malvagi.
Non è un problema reagire male quando arrivano le benedizioni, il problema è riuscire a reagire bene quando arrivano le difficoltà e le sofferenze della vita.
Un libro che ci insegna molto per quanto riguarda le sofferenze e come rispondere quando arrivano è il libro di Giobbe.
La scena in cielo
Iniziamo leggendo i versetti 1-6. Questo passo è quasi identico a quello che abbiamo letto nel capitolo 1. Mentre leggiamo questo, ricordate che Giobbe non sapeva queste cose. Infatti, a
Giobbe non vengono mai dette queste cose. Similmente, Dio non rivela a noi la i retroscena della nostra vita. Fa parte delle cose nascoste di Dio.
“1 Un giorno avvenne che i figli di DIO, andarono a presentarsi davanti all’Eterno, e in mezzo a loro andò anche Satana a presentarsi davanti all’Eterno. 2 L’Eterno disse a Satana: "Da dove vieni?". Satana rispose all’Eterno: "Dall’andare avanti e indietro sulla terra e dal percorrerla su e giù". L’Eterno disse a Satana: 3 "Hai notato il mio servo Giobbe? Poiché sulla terra non c’è nessun altro come lui, che sia integro, retto, tema DIO e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, nonostante tu mi abbia istigato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo". 4 Allora Satana rispose all’Eterno e disse: "Pelle per pelle! Tutto ciò che possiede, l’uomo è disposto a darlo per la sua vita. 5 Ma stendi la tua mano e tocca le sue ossa e la sua carne e vedrai se non ti maledice in faccia". 6 L’Eterno disse a Satana: "Eccolo in tuo potere; risparmia però la sua vita".
Di nuovo riconosciamo che Satana si impersona come l'accusatore,. Satana odia Dio e odia i figli di Dio. Dio aveva permesso a Satana di rovinare la vita di Giobbe, ma non gli aveva permesso di toccare il corpo di Giobbe. Ora, quando Dio fece notare a Satana che Giobbe era rimasto integro, nonostante la sua vita fosse stata rovinata, Satana risponde che certamente Giobbe rimaneva integro, perché ancora la sua salute non era stato toccata.
Secondo la sua sovrana saggezza e il suo piano perfetto a questo punto Dio dà il permesso a Satana di rovinare la salute di Giobbe. È sempre Dio che stabilisce il limite di quello che Satana può fare. Come abbiamo già visto nell'ultima lezione, Satana non può fare nulla senza il permesso di Dio.
Abbiamo già visto questo in capitolo 1 ma è estremamente importante che ricordiamo questa verità. È facile credere che in qualche modo Satana può farci del male per scelta sua. Una delle verità più importante dal libro di Giobbe e è che Satana non può fare nulla senza il permesso di Dio. E' Dio che controlla totalmente quello che Satana può fare. Questo è il motivo per il quale è vero ciò che dichiara Romani 8:28, che tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio, perché Dio è sovranamente il in controllo su tutte le cose.
Perciò, ricordate che non esiste nulla nell'universo, fuori del controllo di Dio. Non dobbiamo temere Satana, dobbiamo temere solamente Dio.
Quando abbiamo studiato capitolo 1 di Giobbe, abbiamo visto che Satana non sa in anticipo quello che Dio farà. Anche in questo, vediamo l'assoluta sovranità di Dio su Satana, e su tutti gli avvenimenti dell'universo. Quello che Satana fa, lo fa per farci il più male possibile. Però Dio non permette a Satana di farci alcun male, se non fa parte del piano stesso di Dio di per completare la sua buona opera in noi.
Potremmo dire che senza saperlo e senza volerlo, Satana fa solamente quello che viene usato da Dio per portare Gloria a Dio stesso e bene al Suo. Satana intende farci del male, Dio usa tutto per il nostro bene.
arriva il male
Andando avanti nel nostro brano, Satana, avendo ricevuto da Dio il permesso di fare del male alla salute di Giobbe, gli fa il male peggiore che può. Leggiamo i vv. 7,8.
7 Così Satana si ritirò dalla presenza dell’Eterno e colpì Giobbe di un’ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. 8 Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.
Satana colpì Giobbe con un male terribile, che non provocava la morte, ma avrebbe fatto desiderare la morte. Giobbe fu colpito da un'ulcera che lo copriva totalmente, da sotto i piedi a sopra la testa. Così afflitto, sarebbe stato per lui estremamente doloroso stare in piedi e anche stare seduto, probabilmente ancora peggio stare sdraiato. Infatti, l'unica cosa che Giobbe poteva fare era grattarsi con un coccio di terracotta. Si sedeva in mezzo alle cenere che era una posizione di umiliazione e cordoglio, oltre a una posizione di sofferenza.
Per noi, leggere delle afflizioni di Giobbe è questione di leggere due righe in pochi secondi. Però, per iniziare a trarre beneficio da questo libro, per poter comprendere la vera situazione di Giobbe, dobbiamo fermarci e pensare come è stato per lui. È estremamente raro che qualcuno venga colpito da qualche male che copra totalmente, tutto quanto il corpo. Di solito una parte o più parti fanno male, ma ci sono anche delle parti che stanno bene. In quel questo modo c'è un certo sollievo nonostante un male grande.
Invece Giobbe non aveva questo sollievo. Egli stava male totalmente, letteralmente dalla testa ai piedi. Qualunque posizione, qualunque movimento Giobbe facesse stava molto, molto male. Però, essendo un male che veniva da Satana, non era qualcosa che guariva naturalmente. Non era qualcosa che sarebbe passato dopo qualche giorno. Stava solo terribilmente male, senza la speranza di migliorare.
Tenete in mente che Giobbe aveva perso i suoi beni, molto peggio, aveva perso i suoi servi e peggio ancora i suoi figli.
Quindi, non solo Giobbe stava malissimo fisicamente, ma il suo mondo era crollato, e avevo aveva un cuore rattristato. Tenete questo in mente mentre leggiamo di una ulteriore prova che Satana mandò a Giobbe, quella della moglie stolta.
tentazione, ma Giobbe rimane integro
Leggo i versetti 9,10. Tenete in mente la condizione di Giobbe mentre leggo questi versetti.
9 Allora sua moglie gli disse: "Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici DIO e muori!". 10 Ma egli disse a lei: "Tu parli come parlerebbe una donna insensata. Se da DIO accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?". In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
La prima cosa che mi colpisce è il fatto che quando Satana aveva ricevuto da Dio il permesso di fare del male a Giobbe, compreso quello di far morire la sua famiglia, sempre secondo il piano di Dio, fece morire tutti i figli di Giobbe, ma non fece morire la moglie di Giobbe. Evidentemente, Satana capiva che tipo di donna era, e sapeva che lei sarebbe stata una tentazione per Giobbe.
Infatti, qua vediamo questa donna che stuzzica Giobbe, spingendolo a maledire Dio. Che donna terribilmente insensata. Che donna stolta!
Chiaramente, in un momento di così grande sofferenza, con un cuore già spezzato dalla perdita dei figli, sentire un commento così da chiunque sarebbe molto doloroso, e una grande tentazione. Però, in un momento così terribile, sentire questo commento dal proprio coniuge, sarebbe una immensa tentazione. Inoltre, era un immenso peso per il cuore di Giobbe. La persona da cui si cercherebbe sollievo, e qualche parola di incoraggiamento, qualche appoggio nelle sofferenze, proprio in quella persona Giobbe trovava un cuore duro, che lo disprezza per la sua integrità, e lo spinge a maledire Dio e morire!
In un certo senso, questa è per Giobbe la sofferenza peggiore. Proprio dalla moglie, l'unica rimasta della sua famiglia, Giobbe si sarebbe aspettato qualche appoggio, qualche incoraggiamento. Invece Giobbe, da sua moglie, ricevette il male, e non il bene.
Alla luce di questo, tenendo in mente quanto era abbattuto il cuore di Giobbe, quanto si trovava isolato nelle sue sofferenze, la sua reazione è ancora più incredibile. La moglie disprezza Giobbe per la sua integrità, lo incoraggia a maledire Dio, e invece, Giobbe risponde in un modo che solamente uno che guarda a Dio con fede potrebbe rispondere. Leggo ancora il v.10.
10 Ma egli disse a lei: "Tu parli come parlerebbe una donna insensata. Se da DIO accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?". In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
Nonostante quanto terribile fosse il peccato della moglie di Giobbe, nonostante che lei stesse disprezzando l'integrità di Giobbe, nonostante che lei stesse cercando di farlo peccare, Giobbe non si scatenò contro di lei. Avrebbe potuto maledirla, dicendo tanto male di lei. Ma non lo fece. Piuttosto, le disse solamente che lei parlava come parlerebbe una donna insensata. Non arriva nemmeno a dire che le lei era insensata, parla solamente delle sue parole. In realtà, le parole vengono dal cuore, e perciò Giobbe avrebbe potuto dire che lei era una donna insensata. Nonostante la sua sofferenza, nonostante il disprezzo che le gli aveva fatto, Giobbe continuava ad essere un uomo integro e non voleva disprezzare sua moglie, quindi le dichiara che il suo modo di parlare era quello di una donna insensata.
In realtà, per Giobbe dire questo a sua moglie era un modo per aiutarla a riconoscere la sua stoltezza, affinché avesse potuto ravvedersi. Giobbe presume il bene, presume che la moglie non sta pensando bene a quello che dice, presume che non viene veramente dal suo cuore, e così Giobbe non condanna lei ma solamente le cose di cui stava parlando)
Anche in questo, Giobbe è un ottimo esempio per noi. Quanto spesso arriviamo ad offendere e disprezzare qualcuno con le nostre parole. Spesso ci giustifichiamo nella nostra mente perché secondo noi la persona merita il disprezzo per come si è comportata. Però, non spetta a noi disprezzare. Lasciamo quello a Dio. Non attacchiamo la persona, ma come faceva Giobbe, attacchiamo il comportamento sbagliato.
Accettiamo sia il bene che il male
Poi, nonostante la sua sofferenza, nonostante il disprezzo da parte della moglie, Giobbe cerca di aiutarla a capire che è importante accettare quello che Dio ci dà. Egli dichiara: se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?
Questa è una verità importantissima! Carissimi, a noi serve questa verità! Quindi, valutiamo attentamene quello che Giobbe dichiara qua!
Qual' è quella persona che non accetta il bene da Dio senza problemi? Giobbe capiva, come anche noi dobbiamo capire e ricordare, che ogni bene viene da Dio, eppure non abbiamo fatto nulla per meritare alcun bene da Dio. Perciò noi non meritiamo i numerosi beni che riceviamo. Se Dio dovessi trattarci solo con giustizia, non riceveremmo alcun bene. Però Dio non ci tratta solo con giustizia, ma piuttosto fa abbondare su tutti gli uomini la sua grazia naturale. Manda il sole e la pioggia su tutta la terra, non solo sui buoni, non solo su quelle persone che hanno fede in Lui ma su tutti.
Quindi, se volessimo agire in modo da voler solo la giustizia di Dio, non dovremmo accettare i beni da lui. Quindi, con la sua domanda Giobbe, egli fa notare alla moglie che nessuno rifiuta il bene da Dio. Accettiamo ben volentieri quello che Dio decide di darci in bene, fidandoci di Lui.
Allora, se ci fidiamo di Dio quando ci manda del bene, perché non dovremmo fidarci di Dio quando ci manda del male?
In realtà, non solo non meritiamo il bene da Dio, ma meriteremmo il male. Quindi, se pensassimo solamente nei termini di quello che meritiamo, dovremo accettare il male e non il bene. Ma nessuno fa questo.
Quindi, quando tu ti trovi in una situazione difficile, che sia una sciocchezza, un po' di traffico che ti rallenta, o che sia qualcosa di molto più pesante per esempio problemi pesanti sul lavoro, che durano da tempo, o qualche grave malattia, perché non dovresti accettare il male come hai accettato il bene?
Infatti, Dio ha guidato l'autore di questo libro a raccontarci quello che Giobbe disse in modo che possiamo riconoscere la nostra stoltezza e il nostro peccato quando ci lamentiamo delle cose negative che arrivano nella nostra vita.
Quando noi ci lamentiamo a causa dei mali che riceviamo, sia che si tratta di lamentarci in modo visibile con gli altri, o che si tratti di lamentarci solamente nella mente e nel cuore, siamo insensati e stolti, come la moglie di Giobbe. Lamentarci è un grave peccato contro Dio, perché è ipocrisia, perché vuol dire accettare i beni che non meritiamo per poi lamentarci del male che arriva quando in realtà meritiamo infinitamente peggio di questo. Cristo ha preso il male eterno che meritavamo in modo che non ci arrivasse mai. Come possiamo lamentarci quando arrivano dei leggeri e brevi mali, che non sono paragonabili al peso eterno di gloria che Dio ha riservato per noi?
Questo versetto è uno delle verità più importante nel libro di Giobbe! Oh che Dio possa farci riconoscere quanto il lamentarci o non accettare con un buon cuore il male è un grave peccato.
Nel Nuovo Testamento, l'atteggiamento di Giobbe che vediamo qua viene chiamato mansuetudine. Essere mansueto vuol dire accettare con pace e umiltà quello che la provvidenza di Dio manda nella tua vita. In questo capitolo Giobbe è un esempio chiarissimo di che cos'è la mansuetudine. Non essere mansueto è un grave peccato, essere mansueto ti porta più vicino a Dio.
Tu sei mansueto? Altrimenti, riconosci il fatto di non essere mansueto come un peccato! Ravvediti ogni volta che capisci che non se sei mansueto, e con l'aiuto di Dio, cresci in questo attributo importante nella vita di ogni vero credente.
la grandezza della sofferenza
Negli ultimi tre versetti di questo capitolo, tre amici vengono a trovare Giobbe per fargli le condoglianze e consolarlo. Andando avanti in Giobbe, scopriremo che non sono stati un incoraggiamento per lui. Però erano venuti con quello scopo. Voglio notare la loro reazione quando videro la profondità della sofferenza di Giobbe.
Una cosa è sentir parlare delle sofferenze di qualcuno, un altro vederle per conto nostro. Spesso, noi vediamo o sentiamo parlare nelle notizie di sofferenze nel mondo. Però, è tutta un'altra cosa quando la sofferenza ti sta proprio davanti. Vi leggo i vv. 11-13.
11 Quando tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte queste sciagure che si erano abbattute su di lui, vennero ciascuno dal suo paese, Elifaz di Teman, Bildad di Shuah e Tsofar di Naamath; essi infatti si erano messi d’accordo per venire a fargli le condoglianze e a consolarlo. 12 Alzarono gli occhi da lontano ma non lo poterono riconoscere; allora si misero a piangere a gran voce, e ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere gettandola verso il cielo. 13 Poi si sedettero accanto a lui per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una sola parola, perché vedevano che il suo dolore era molto grande.” (Giobbe 2:1-13 LND)
Questi tre amici venivano da diversi paesi. Avendo sentito delle sciagure che avevano colpito Giobbe. Perciò, si misero d'accordo per venire a fargli le condoglianze e a consolarlo. Infatti, la vera amicizia non è solo qualcosa per i tempi buoni, ma anche e soprattutto, per i tempi difficili. Infatti, nei momenti più difficili si può scoprire chi sono i veri amici. Tu sei un vero amico?
Una cosa che mi colpisce è che quando hanno visto Giobbe, ancora da lontano non lo hanno riconosciuto. La condizione di Giobbe era così terribile che questi suoi amici non lo riconoscevano. Vedendo la sua sofferenza colpì loro così tanto che si misero seduti accanto a lui per sette giorni e sette notti senza dire una parola.
Anche qua, dobbiamo fermarci per valutare la profondità di queste parole. Quanto spesso manchiamo di trarre beneficio dalla nostra lettura, perché leggiamo con fretta, senza veramente fermarci per pensare e meditare su quello che abbiamo letto.
Allora, pensiamo a quello che abbiamo appena letto. Che cosa vuol dire sedersi per terra accanto ad un sofferente per sette giorni e notti senza dire una parola? Chi di voi ha mai passato una giornata intera, solo un giorno, non sette seduto accanto ad una persona in sofferenza senza dire parola, perché non c'erano parole adeguate?
Anzi, chi di voi ha mai passato soltanto quattro ore accanto una persona che soffriva senza dire parola?
Questi uomini non sono rimasti seduti là solo per un giorno intero, bensì sette giorni e sette notti! Quanto terribile era la sofferenza di Giobbe, da provocare questa reazione in loro. Sono venuti per consolarlo ma la sofferenza di Giobbe era così terribile che furono così colpiti che ci sono voluti sette giorni prima di poter dire alcuna parola.
Delle volte, prima di poter trovare parole giuste da dire, abbiamo bisogno di sentire la sofferenza della persona. Quando uno soffre, spesso il vero bisogno non è soprattutto di tante parole, ma è di avere qualcuno che ti rimane accanto per portare il peso insieme.
Infatti, in momenti di grande sofferenze, spesso se le parole vengono dette senza un vero appoggio, valgono poco o nulla. Ricordate il comandamento in Efesini 4:15, in cui leggiamo che dobbiamo dire la verità nell'amore. Quando uno soffre, l'amore è di condividere le sue sofferenze con lui. Questo è l'amore e per dire le parole di verità, serve anche l'amore.
applicazione
A questo punto, avendo considerato le verità di questo capitolo di Giobbe, ci resta la domanda importante: che cosa ne faremo? Quando leggiamo la Bibbia, cosa facciamo con le verità che troviamo, leggiamo come dovere? Leggiamo con una semplice curiosità intellettuale, o perché ci piace imparare?
Se leggiamo così ci giova pochissimo. La Bibbia serve per capire, in modo da conoscere di più Dio e per cambiare la nostra vita.
Allora, quali sono le verità in questo passo di Giobbe che possono aiutarci a conoscere meglio Dio e a vivere più per fede?
Prima di tutto, come abbiamo visto anche nel capitolo uno, ricordiamo che c'è uno retroscena in cielo, Dio ha i suoi scopi per quello che fa ma solitamente queste cose non vengono rivelate a noi. Questo è proprio un punto centrale di Giobbe. Dio non ci rivela il motivo per cui fa quello che fa e permette quello che permette, ma ha sempre il suo motivo perfetto. Quindi, per avere pace, dobbiamo vivere per fede, non per visione. Viviamo per la fede che Dio sa quello che sta facendo.
Ricordiamo anche la verità che abbiamo già visto, che Satana non può fare nulla se non permesso da Dio. Il male non può accaderci se non è secondo il piano perfetto di Dio. Quindi, possiamo dormire tranquilli, non perché non può arrivarci qualche male ma perché nessun male sbagliato ci arriverà mai.
Pensando all'esempio della moglie di Giobbe ricordiamo che possiamo essere strumenti di Satana, se non siamo attenti. In questo caso Giobbe non è caduto, ma sua moglie ha fatto tanto male cercando di farlo peccare. Lei vedeva i suoi problemi come ingiusti e in base a quel modo sbagliato di vedere le cose, spronava lui a peccare contro Dio.
State in guardia contro il grave peccato di tentare altri a peccare. Quando qualcuno subisce qualche male, anziché parlare come se fosse un'ingiustizia, dobbiamo aiutarlo a ricordare che non meritiamo alcun bene da Dio, e perciò è da accettare ogni male, come abbiamo accettato anche il bene da Dio.
Pensate anche al grave peccato di lamentarsi
Infatti, se abbiamo accettato il bene da Dio, non dobbiamo accettare anche il male?
Visto che per natura meritiamo solo il male e invece Dio ci ha ricolmato di beni, non dobbiamo cadere nel grave peccato di lamentarvi lamentarci quando arrivano dei mali. Piuttosto impariamo ad essere mansueti seguendo l'esempio di Giobbe, accettando tutto quello che la mano amorevole e saggia di Dio ci dà. Dio ha sempre il suo scopo per quello che fa, anche se spesso per aiutarci ad avere più fede non ci rivela il motivo per cui ci manda una data prova. Accettiamo tutto quello che Dio ci dà, pregando di non venire meno nella fede in Lui.
Infine, preghiamo di crescere nel saper soffrire con quelli che soffrono e gioire con quelli che gioiscono. Quando uno soffre, certamente possono servire parole di verità, ma quanto è importante che quelle parole vengano dette e coperte con amore. Oh! Che Dio ci aiuti ad amare di più coloro che soffrono.
Ringrazio Dio per questo libro ricco. Prego che possiamo imparare quello che Dio ha per noi qui. Impariamo dall'esempio di Giobbe!