Leggiamo 2 Samuele 9 a 11 e guardiamo alcune lezioni dalla vita di Davide.
Prima di Davide era re Saul. I suoi figli, compreso l’amico di cuore di Davide Jonathan, furono uccisi in quella battaglia, e poi un figlio è rimasto. Abner ha cercato di farlo diventare re, però alla fine è andato male.
Adesso Davide è il re di tutto Israele. All’inizio lo era solo di Giuda e poi fu re di tutto Israele. Dio dava vittoria dopo vittoria a Davide.
2 Samuele 9
1 Davide disse: «E' rimasto ancora qualcuno della casa di Saul, a cui io possa usare bontà per amore di Gionathan?». 2 Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Tsiba, che fu fatto venire da Davide. Il re gli disse: «Sei tu Tsiba?». Egli rispose: «Servo tuo». 3 Il re poi domandò: «Non c'è piú nessuno della casa di Saul, a cui possa usare la bontà di DIO?». Tsiba rispose al re: «C'è ancora un figlio di Gionathan, che ha i piedi storpi». 4 Il re gli disse: «Dov'è?». Tsiba rispose al re: «E in casa di Makir, figlio di Ammiel, a Lodebar». 5 Allora il re Davide lo mandò a prendere dalla casa di Makir, figlio di Ammiel, a Lodebar. 6 Cosí Mefibosceth, figlio di Gionathan, figlio di Saul venne da Davide, si gettò con la faccia a terra e si prostrò Davide disse: «Mefibosceth!». Egli rispose: «Ecco il tuo servo!». 7 Davide gli disse: «Non temere, perché intendo usarti bontà per amore di Gionathan tuo padre; ti restituirò tutte le terre di Saul tuo antenato e tu mangerai sempre alla mia mensa» 8 Mefibosceth si prostrò e disse: «Che cos'è il tuo servo, perché tu tenga conto di un cane morto come me?». 9 Allora il re chiamò Tsiba, servo di Saul, e gli disse: «Tutto ciò che apparteneva a Saul e a tutta la sua casa, io do al figlio del tuo signore. 10 Tu dunque, assieme ai tuoi figli e ai tuoi servi, lavorerai per lui la terra e ne raccoglierai i prodotti, affinché il figlio del tuo signore abbia pane da mangiare ma Mefibosceth, figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia mensa». Or Tsiba aveva quindici figli e venti servi. 11 Tsiba disse al re: «Il tuo servo farà tutto ciò che il re mio signore comanda al suo servo». Cosí Mefibosceth mangiava alla mensa di Davide come uno dei figli del re. 12 Or Mefibosceth aveva un figlioletto di nome Mika; e tutti quelli che stavano In casa di Tsiba erano servi di Mefibosceth. 13 Mefibosceth risiedeva a Gerusalemme perché mangiava sempre alla mensa del re. Era storpio di ambedue i piedi.
Mefibosceth era storpio. In se stesso non aveva assolutamente alcun merito di stare alla presenza del re.
In più lui faceva parte della famiglia di Saul, era discendente di Jonathan, e quindi anche di Saul. Perciò questo fatto lo metteva nella posizione di poter essere considerato come un nemico, in quanto c’era il rischio che un domani le persone lo avrebbero potuto volere come re, oppure che alcune tribù avrebbero potuto seguirlo come capo.
Se lui non aveva merito, era storpio e non aveva nulla da offrire al re, allora perché Davide lo curava con così tanto amore? Non aveva alcun merito, quindi perché Davide lo curava con così tanto amore? Per merito di chi?
Per merito di Jonathan. Davide amava Jonathan, e per amore di Jonathan curava con grande amore, e dava anche onore, a Mefibosceth.
Ricordate la parola “un tipo”? L’Antico Testamento è pieno di “tipi”, tipi di Cristo, tipi dell’opera di Dio. Allora che “tipo” vediamo qui?
Davide è un tipo di chi?
Di Gesù Cristo. Il re Davide, come tipo di Gesù Cristo, prende persone che non hanno nessun merito di mangiare alla mensa del re. Prendeva Mefibosceth, un nemico, per amore.
Questo è un ottimo esempio di ciò che Dio fa: Dio prende e ama coloro che sono i Suoi nemici, che non hanno alcun valore, e che sono storpi (e davanti al re non si porta una persona storpia).
Ma notate bene cosa dice il re Davide al versetto 11 al riguardo di Mefibosceth: “egli mangerà alla mia mensa come uno dei figli del re” . Questo è incredibile: non solo lo mantiene, ma lo fa mangiare alla sua mensa come uno dei figli del re! Che grande onore! Che grande privilegio!
Davide effettivamente lo sta prendendo come un figlio, con amore, tutto per merito di Jonathan, non per merito di Mefibosceth.
Allo stesso modo noi siamo stati accolti alla mensa di Dio, per merito di Gesù Cristo.
Quindi quando leggiamo, non dobbiamo pensare che è solo storia che stiamo leggendo. Dio ha gestito tutto. Davide qui è un “tipo” di Cristo.
2 Samuele 10
Ora andiamo avanti, e parliamo del regno in cui ci sono tanti nemici. Davide era un guerriero perché c’erano tanti nemici.
1 Dopo queste cose, avvenne che il re dei figli di Ammon morí e suo Figlio Hanun regnò al suo posto. 2 Davide disse: «lo voglio usare con Hanun, figlio di Nahash, la stessa benevolenza che suo padre usò con me». Cosí Davide mandò i suoi servi a consolarlo della perdita del padre. Ma quando i servi di Davide giunsero nel paese dei figli di Ammon, 3 i capi dei figli di Ammon dissero ad Hanun, loro signore: «Credi proprio che Davide ti abbia mandato dei consolatori per onorare tuo padre? Non ha piuttosto mandato da te i suoi servi per esplorare la città, per spiarla e distruggerla?». 4 Allora Hanun prese i servi di Davide, fece loro radere metà della barba e tagliare le loro vesti a metà fino alle natiche, poi li lasciò andare.
In quella cultura, tagliare la barba era vergognoso. E tagliare le vesti fino alle natiche era stra-vergognoso. Quindi, Hanun ha disprezzato grandemente Davide facendo quelle cose ai servi che Davide aveva mandato con benevolenza.
Ma perché ha agito in quel modo? Perché Hanun ha fatto questo? Perché ha pensato il male? Perché gli è venuto in mente questo pensiero così malvagio? Visto anche che suo padre aveva avuto un buon rapporto con Davide, perché Hanun ha creduto a quella menzogna invece di pensare: “Oh guardate! Davide! Il re Davide mi vuole consolare per la morte del mio papà!”?
La risposta è nel versetto 3: a causa dei suoi consiglieri! Hanun è stato consigliato male, e ha creduto a quelle insinuazioni. Hanun non stava pensando a quelle cose, ma è stato consigliato male da questi principi: «Credi proprio che Davide ti abbia mandato dei consolatori per onorare tuo padre? Non ha piuttosto mandato da te i suoi servi per esplorare la città, per spiarla e distruggerla?». E Hanun subito ha creduto loro. Ma se non avessero detto questo? Valutate bene da chi prendete i vostri consigli.
Così Hanun mandò via i servi di Davide in quelle condizioni disprezzabili.
Continuo la lettura dal versetto 5:
5 ora essi fecero sapere la cosa a Davide, che mandò alcuni ad incontrarli, perché quegli uomini erano pieni di vergogna. Il re fece dir loro: «Rimanete a Gerico finché vi ricresca la barba, poi ritornerete».restate lì qualche mese così non dovete ritornare a Gerusalemme in modo vergognoso, 6 Quando i figli di Ammon si accorsero di essersi resi odiosi a Davide, mandarono ad assoldare ventimila fanti dei Siri di Beth-Rehob e dei Siri di Tsoba, mille uomini del re di Maakah e dodicimila uomini della gente di Tob.
Quindi i figli di Ammon pagarono tutti questi uomini e, se notate la cosa all’inizio del versetto 6, lo fecero quando si accorsero di essersi resi odiosi a Davide.
Lezione per noi: quando pecchiamo, all’inizio non pensiamo sempre alle conseguenze.
Pensiamo: “Io farò questo, io farò quello, io gli faccio vedere...” Pecchiamo, soddisfiamo la carne e diciamo: “Ah, io gliel’ho fatto vedere. Ah, guarda come ha mandato a casa i suoi servi!”
E poi? Adesso pensavano temendo: “Oh, oh, adesso Davide potrebbe venire contro di noi con il suo esercito…”. E così dovettero spendere un patrimonio per assoldare quegli uomini, visto che i mercenari, essendo che potevano morire in battaglia, bisognava pagarli in anticipo.
Il peccato e sue conseguenze
Poi versetto 7, un versetto molto importante.
“Come Davide udì questo, inviò contro di loro Joab con tutto l’esercito di uomini valorosi.” (2Samuele 10:7 LND)
Perché questo versetto è estremamente importante?
Confrontiamolo con 2 Samuele 8:6,14.
6 Poi Davide mise delle guarnigioni nella Siria di Damasco e i Siri divennero sudditi e tributari di Davide; l'Eterno proteggeva Davide dovunque egli andava.
14 Pose delle guarnigioni anche in Idumea; ne mise per tutta l'Idumea e tutti gli Edomiti divennero sudditi di Davide e l'Eterno proteggeva Davide dovunque egli andava.
Chi andava a capo dell’esercito nel capitolo 8? Davide, perché era il suo ruolo di guidare il suo popolo nelle guerre. Era il suo incarico, l’incarico del re.
E cosa leggiamo invece nel capitolo 10 al versetto 7?
7 Come Davide udí questo, inviò contro di loro Joab con tutto l'esercito di uomini valorosi.
Inviò! Davide inviò! Davide stava peccando non andando in battaglia alla guida del suo popolo.
Notiamo le conseguenze terribili che ci furono. Oppure non furono terribili?
8 I figli di Ammon uscirono e si schierarono in ordine di battaglia all'ingresso della porta della città, mentre i Siri di Tsoba e di Rehob, e la gente di Tob e di Maakah si disposero in aperta campagna. 9 Quando Joab si rese conto che aveva contro di se due fronti di battaglia, uno davanti e l'altro dietro, scelse alcuni fra gli uomini migliori d'Israele e li dispose in ordine di battaglia contro i Siri; 10 affidò quindi il resto del popolo agli ordini di suo fratello Abishai, per schierarsi contro i figli di Ammon. 11 Poi gli disse: «Se i Siri sono piú forti di me, tu mi verrai in aiuto; se invece i figli di Ammon sono piú forti di te, allora verrò io in tuo aiuto. 12 Sii coraggioso e mostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro DIO; e l'Eterno faccia ciò che a lui piacerà». 13 Poi Joab con la gente che aveva con sé avanzò per dar battaglia ai Siri; ma essi fuggirono davanti a lui. (2 Samuele 10:8-13 LND)
I Siri non furono sconfitti, ….fuggirono!
14 Quando i figli di Ammon videro che i Siri erano fuggiti, fuggirono anch'essi davanti ad Abishai e rientrarono nella città. Allora Joab se ne tornò dalla spedizione contro i figli di Ammon e venne a Gerusalemme.
Attenzione: Joab ha sconfitto gli eserciti? Da quello che si legge nessuno morì, non ci fu battaglia; i Siri fuggirono, tornarono nella loro città chiudendo le porte.
15 Quando i Siri videro che erano stati sconfitti da Israele si riunirono insieme. 16 Hadadezer mandò messaggeri per far venire i Siri che erano di là dal Fiume. Essi giunsero a Helam, con alla testa Shobak, capo dell'esercito di Hadadezer. 17 Quando Davide fu informato della cosa, radunò tutto Israele, passò il Giordano e giunse a Helam. I Siri si schierarono contro Davide e gli diedero battaglia. 18 Ma i Siri fuggirono davanti a Israele; e Davide uccise dei Siri gli uomini di settecento carri e quarantamila cavalieri e colpí Shobak, capo del loro esercito, che morí in quel luogo. 19 Quando tutti i re vassalli di Hadadezer si videro sconfitti da Israele, fecero pace con Israele e furono a lui sottoposti. Cosí i Siri ebbero paura di prestare ancora aiuto ai figli di Ammon.
C’è qualche lezione qua. Prima ho detto che Davide non era andato alla guida dell’esercito la prima volta, e cosa era successo?
Nulla di grave. Nulla di grave quella volta. È molto importante capire che non sempre la prima volta o la seconda volta un peccato porterà ad altri peccati, perché Satana è furbo e vuole intrappolarci.
Quindi, a volte, io reagisco in un certo modo che non è giusto, e non succede nulla. Nel caso di Davide, non ha avuto una vittoria, ma non ha neanche perso. Poi, dopo, è uscito e ha avuto una grande vittoria. Però, non ha detto: “Ho fatto male, ho fatto male!”. No! Piuttosto, era tranquillo.
Prima di proseguire con la vita di Davide, leggiamo in Giudici 16 della caduta di Sansone per applicare le stesse lezioni alla vita di Davide.
Giudici 16:1
Leggiamo di una grave caduta e notiamo i tre verbi usati.
“Poi Sansone andò a Gaza e là vide una prostituta, ed entrò da lei.” (Giudici 16:1 LND)
Qual’è il primo verbo in quel versetto? Andò
I Giudei dovevano evitare i pagani, ma Sansone andò dove non avrebbe dovuto andare.
Consideriamo la caduta di Sansone.
1) Il posto sbagliato: andò
Sansone andò a Gath, una città pagana. Non doveva andare là. I Giudei dovevano evitare i pagani, ma lui andò dove non doveva andare.
Noi possiamo metterci nel posto sbagliato davanti ad uno schermo da soli, con la compagnia sbagliata, oppure restando a casa quando invece dovremmo essere con dei credenti. Posso mettermi nel posto sbagliato, che non è necessariamente fisico o geografico, pensando: “Non ho voglia, sono stanco!” quando invece dovrei avere comunione (una telefonata con un credente, un incontro, ecc.). Se penso che sono stanco e non ci vado, mi ritrovo nel posto sbagliato.
Sansone andò nel posto sbagliato. Non era il posto giusto per lui. Così se io manco un incontro in chiesa e sto a casa, quello non è il posto giusto che Dio vuole per me. Similmente, se ho un appuntamento per avere comunione con un fratello, ma decido di stare a casa, disdicendo quell’incontro, perché non me la sento, allora non sono nel posto giusto.
Sansone era nel posto sbagliato.
2) La tentazione: vide
Poi, Sansone vide una prostituta, una donna che non avrebbe dovuto vedere. Se fosse stato nella sua città, fra i Giudei, non avrebbe visto quella donna.
Quando siamo nel posto sbagliato, ci arrivano tentazioni che non avremmo dovuto subire.
Dio ci permette di avere tentazioni, per esempio al lavoro. Le situazioni pesanti sono da Dio. Dio vuole che al lavoro, in qualunque lavoro che hai, ci siano delle situazioni pesanti. Ma Dio ti darà la grazia di sopportarle se LO cerchi.
Ma Sansone si trovava davanti una tentazione e Dio non gli aveva dato la grazia di sopportarla perché Sansone era nel peccato. Sansone non doveva stare lì.
Quindi se io scelgo di essere nel posto sbagliato con persone, con colleghi di lavoro, o con amici non credenti quando mi servirebbe avere comunione, io sarò tentato in modo che non dovevo essere tentato, perché mi sono messo io con loro, messaggiando, ascoltando o parlando, mentre avrei dovuto cibarmi di Cristo.
Quindi Sansone ebbe una tentazione che non avrebbe dovuto avere, e non ebbe la grazia di Dio di poterla superare.
Infatti Dio ci dà sempre la grazia di superare ogni tentazione, ma non ci dà la grazia di superare la tentazione che siamo andati noi a cercare, perché siamo già nel peccato.
Sansone quando stava andando a Gaza avrebbe dovuto riflettere e rendersi conto che stava peccando e avrebbe dovuto scappare via.
In quel caso, essendosi ravveduto, Dio gli avrebbe dato la grazia di superare quella tentazione.
Ma Sansone non si è ravveduto di essere là; perciò vide ciò che non avrebbe dovuto vedere.
3) La caduta: entrò.
Così Sansone entrò da lei. A quel punto la caduta era inevitabile: lui aveva peccato precedentemente andando in quella città, e non essendosi ravveduto, vide la tentazione. A quel punto era già nel peccato, quindi questo successivo passo era quasi automatico e ha danneggiato la sua vita.
Quando ti riconosci di essere nel peccato, ravvediti e scappa!
Per esempio: “oh sono stanco. Non voglio leggere la parola. Vado un po’ in internet per svagarmi.”
Scappa! E ravvediti!
“Signore perdonami: sono nel posto sbagliato, avrei dovuto essere dove potevo essere cibato.”
Scappa, torna al posto giusto!
Con quella base….. andò, vide, entrò.
Con quella base…. andò, vide, entrò, continuiamo la nostra lettura e leggiamo 2 Samuele 11:1-4.
2 Samuele 11:1-4
Piccola parentesi: le guerre di allora si facevano in primavera, all’inizio dell’anno veramente, nella stagione in cui si poteva andare a combattere per qualche mese, per poi riuscire a tornare a casa per seminare nei campi.
1 Con l'inizio del nuovo anno, nel tempo in cui i re vanno a combattere, Davide mandò Joab con i suoi servi e con tutto Israele a devastare il paese dei figli di Ammon e ad assediare Rabbah; ma Davide rimase a Gerusalemme. 2 Una sera Davide si alzò dal suo letto e si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno; e la donna era bellissima. 3 Cosí Davide mandò a chiedere informazioni sulla donna; e gli fu detto: «E' Bath-Sceba, figlia di Eliam, moglie di Uriah, lo Hitteo». 4 Davide mandò messaggeri a prenderla, cosí essa venne da lui ed egli si coricò con lei; poi ella si purificò della sua impurità e ritornò a casa sua.
Qui troviamo in Davide gli stessi passi che abbiamo visto in Sansone.
1) Il posto sbagliato
v.1 Davide rimase a Gerusalemme. La prima volta che lui era rimasto a Gerusalemme non era successo nulla di grave. Spesso succede così anche nelle nostre vite.
Notiamo: lui era rimasto a Gerusalemme, non doveva restare là, perché tutti gli altri uomini di guerra erano fuori in campo di battaglia, e le loro mogli erano tutte a casa da sole. Lui non doveva passeggiare e vedere Bath-Sceba là. Lei doveva stare con suo marito, ma Davide si trovava nel posto sbagliato.
In quell’epoca, la guerra durava varie settimane, o anche mesi. I soldati facevano un accampamento e vivevano là durante la guerra. Davide, come re, doveva stare là, nell’accampamento con i suoi soldati. Invece è rimasto a Gerusalemme, con tutte le mogli dei soldati. Era nel posto sbagliato. Era già un peccato.
Come Sansone a Gath, Davide a Gerusalemme: non doveva stare a Gerusalemme!
2) La tentazione: vide
v.2 Una sera dalla terrazza, VIDE una donna che faceva il bagno. Se fosse stato fuori in guerra con i soldati, non avrebbe visto questa donna.
Ha visto ciò che non avrebbe dovuto vedere.
3) La caduta: entrò
vv.3,4 Davide mandò a chiamarla, e Davide si coricò con lei. Come Sansone entrò con la prostituta.
I passi sono gli stessi, e spesso, noi facciamo gli stessi passi!
Davide nel peccato
A questo punto, Davide è gravemente colpevole. Come reagisce?
Pecca ancora, per nascondere il peccato. Un peccato, non ravveduto, porta a commettere altri peccati. Chi pecca è schiavo del peccato.
Leggo vv. 5-27.
5 La donna rimase incinta e lo mandò a dire a Davide, dicendo: «Sono incinta». 6 Allora Davide mandò a dire a Joab: «Mandami Uriah, lo Hitteo». E Joab mandò Uriah da Davide. 7 Quando Uriah giunse da lui, Davide gli chiese sullo stato di salute di Joab e del popolo, e come andasse la guerra. 8 Poi Davide disse a Uriah: «Scendi a casa tua e lavati i piedi». Uriah uscí dalla casa del re seguito da un dono da parte del re. 9 Ma Uriah dormí alla porta della casa del re con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. 10 Quando informarono Davide della cosa e gli dissero: «Uriah non è sceso a casa sua», Davide disse a Uriah: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». 11 Uriah rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda abitano in tende, il mio signore Joab e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna. Come potrei io entrare in casa mia per mangiare e bere e per coricarmi con mia moglie? Com'è vero che tu vivi e che vive l'anima tua, io non farò questa cosa!» 12 Allora Davide disse a Uriah: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Cosí Uriah rimase a Gerusalemme quel giorno e il giorno seguente. 13 Davide lo invitò quindi a mangiare e a bere insieme a lui e lo fece ubriacare. Ma la sera Uriah uscí per andare sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. 14 La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Joab e gliela mandò per mano di Uriah. 15 Nella lettera aveva scritto cosí: «Ponete Uriah in prima linea, dove la battaglia è piú aspra, poi ritiratevi da lui, perché resti colpito e muoia». 16 Mentre assediava la città, Joab pose Uriah nel luogo dove sapeva che vi erano uomini valorosi. 17 Gli abitanti della città fecero una sortita e attaccarono Joab, alcuni dei servi di Davide caddero, e morí anche Uriah lo Hitteo. 18 Allora Joab mandò a riferire a Davide tutti gli avvenimenti della guerra. 19 e diede al messaggero quest'ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re tutti gli avvenimenti della guerra, 20 se il re andasse in collera e ti dicesse "Perché vi siete avvicinati alla città per combattere? Non sapevate che avrebbero tirato dall'alto delle mura? 21 Chi uccise Abimelek, figlio di Jerub-besceth? Non fu una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, e cosí egli morí a Thebets? Perché vi siete avvicinati alle mura?", allora tu dirai: "E morto anche il tuo servo Uriah lo Hitteo"». 22 Il messaggero dunque partí e, quando giunse, riferí a Davide tutto ciò che Joab lo aveva mandato a dire. 23 Il messaggero disse a Davide: «I nemici ebbero la meglio su di noi e fecero una sortita contro di noi in campo aperto, ma noi li respingemmo fino all'ingresso della porta; 24 allora gli arcieri tirarono sui tuoi servi dall'alto delle mura e alcuni dei servi del re sono morti, ed è morto anche il tuo servo Uriah lo Hitteo». 25 Allora Davide disse al messaggero: «Dirai cosí a Joab: "Non ti addolori questa cosa, perché la spada divora or l'uno or l'altro; combatti con maggior forza contro la città e distruggila". E tu fagli coraggio». 26 Quando la moglie di Uriah udí che Uriah suo marito era morto, fece cordoglio per suo marito. 27 Terminato il lutto, Davide la mandò a prendere e l'accolse in casa sua. Ella divenne sua moglie e gli partorí un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto dispiacque all'Eterno.
Terribile! Terribile! Davide non ha fatto morire solo Uria, ma vari soldati innocenti, perché Uria non poteva andare da solo. Quindi Uria è stato mandato con un gruppo di buoni soldati in una posizione pericolosa. Lo scopo di Joab, ordinato da Davide, era di far morire Uria e purtroppo anche gli altri soldati che erano con lui, con una mossa militare controproducente e dannosa, ma lo ha fatto perché il re gli aveva comandato di farlo morire.
E Davide cosa ha risposto? “Non ti preoccupare, a volte si muore in battaglia.” Davide, invece di riconoscere il suo peccato, prima commette adulterio e poi fa morire il marito onorevole, e non solo lui, ma anche altri soldati.
NO, no, è chiaro che chi pecca e non si ravvede, Giovanni 8, chi pecca è schiavo del peccato! Tu pecchi già andando a Gath, andando nel posto sbagliato, e se tu non ti ravvedi, tu non resterai lì solo come turista, tu peccherai ancora.
Troviamo mille scuse, che stoltezza! Siamo stolti, credendo che noi possiamo avere potere sul nostro peccato. Il grande Davide, uomo di Dio, non ha avuto potere sul suo peccato.
Qual è stato il primo peccato in questa rovinosa discesa?
Restare a Gerusalemme.
Lì, nella sua reggia, Davide avrebbe dovuto dire: “Cosa sto facendo, Signore?”. Avrebbe dovuto chiamare i suoi servi e dir loro di preparare il suo cavallo e andare, lasciare Gerusalemme per stare con i suoi soldati nell’accampamento. Invece resta lì.
Notate inoltre quando ha commesso adulterio.
Leggiamo: “Una sera avvenne…”: quella non era la prima sera.
“Una sera avvenne…”: gli uomini valorosi erano tutti fuori nel campo di battaglia, lui invece era lì e una sera, un po’ annoiato… fece quel che fece!
Che possiamo imparare e capire da questo brutto esempio fino a che punto siamo capaci a cadere!
Se Davide è potuto cadere fino a quel punto, noi possiamo molto di più! Possiamo scusarci dicendo che non abbiamo commesso adulterio, che non abbiamo ucciso nessuno. Davide aveva potere che noi non abbiamo, di poter mettere a morte qualcuno. Ma raffreddarsi, amare il mondo e le cose del mondo, la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne, la superbia della vita? Cioè, magari non ho commesso lo stesso peccato di Davide, ma, se mi metto nel posto sbagliato…io cado e il mio cuore si raffredda! Il cuore di Davide, Davide …..che ha scritto tanti Salmi, si era raffreddato! Il punto semplice è che non siamo meglio di Davide: se noi non siamo nel posto giusto cadremo nel peccato.
Io dico che non è buona cosa stare su fino a tardi la notte. La Bibbia, in Efesini 5 fra i tanti brani che posso citare, ci parla delle tenebre: si pecca molto più di notte. Infatti tanti locali malvagi sono aperti di notte. Anche se c’è luce dentro il locale, c’è qualcosa di notte che porta più peccati.
Dio ci ha creati per alzarci di buon’ora, passare tempo con il Signore, come il Salmo 5 dice:
“O Eterno al mattino Tu dai ascolto alla mia voce, al mattino eleverò la mia preghiera a Te e aspetterò.” (Salmo 5:3 LND)
Il salmista dice: “Al mattino, io mi alzo. La mattina io mi alzo presto, perché io voglio del tempo con Te prima di iniziare la giornata. Voglio tempo con Te”.
Mi alzo presto, il che vuol dire che vado a letto presto: io non riuscirei ad alzarmi presto tutti i giorni se vado a letto tardi. No, io scelgo di chiudere la serata presto perché io devo avere tempo con il mio Signore al mattino.
Mettiamoci nel posto giusto. Abbiamo bisogno del Signore. Abbiamo bisogno del popolo di Dio. Abbiamo bisogno di rapporti. Abbiamo bisogno di prendere tempo, ma è costoso. È molto più facile dire che non me la sento, che sono stanco! Ma NO! Ho bisogno di combattere la mia carne, lascia stare se me la sento o no: ho bisogno e mi impegno per cercare comunione perché ho un grande bisogno. Bisogno di avere tempo con il Signore, bisogno di riflettere sulle cose, bisogno di comunione, e bisogno di evitare la compagnia sbagliata. Abbiamo letto di come quel re, Hanun, a causa di consiglieri sbagliati, ha fatto una cosa stolta, proprio perché aveva intorno a lui le persone sbagliate!
Conclusione
Davide è stato un grande uomo di Dio, ed è caduto gravemente. Leggeremo la prossima volta le conseguenze nella vita di Davide, e i risultati terribili della sua caduta.
Per quanto tempo durarono le conseguenze terrene di quei peccati? Tutta la vita! Tutta la sua vita terrena! Davide ebbe una vita terribile dovuto a quella caduta.
Quindi quando ti trovi nel peccato, non rimandare il ravvedimento, e non lasciare che l’orgoglio prenda il sopravvento! Di solito vogliamo fare tutt’altro che umiliarci. Vogliamo negare il nostro peccato o vogliamo non pensarci. No, umiliamoci al più presto, chiediamo perdono al Signore e ai fratelli. Non lasciamo spazio all’orgoglio!
E se hai lasciato spazio per mesi o anni, tronca quel peccato con il ravvedimento, perché c’é il perdono: Gesù Cristo è venuto per comprarci il perdono, e dove il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda, per quelli che si umiliano.
Magari tu dici: “No, ormai è anni che vivo così!”. La grazia di Gesù Cristo è sufficiente a perdonarti, se tu confessi il tuo peccato che hai portato avanti per anni.
Quindi non dobbiamo essere così stolti da pensare che non ci saranno conseguenze: Davide la prima volta avrebbe potuto dire che non era successo niente restando a Gerusalemme, ma era già nel peccato.
La seconda volta invece Satana ha detto: “Adesso, adesso è il momento giusto di colpire e fare tanto male!”.
Quindi questo è un ottimo brano con buone lezioni per noi. Teniamo gli occhi su Gesù Cristo, corriamo lontano dal peccato, confessiamo il peccato e chiediamo perdono a Gesù Cristo.
La cosa meravigliosa è che non importa quanto tempo ho peccato, può essere solo da oggi, può essere da mesi, può essere da anni, ma io posso chiedere perdono. E se io confesso di cuore il mio peccato, Dio mi perdona. Così grande è il sacrificio di Gesù Cristo!
Lodo Dio per un Salvatore così, e ringrazio Dio per la Sua Parola.
Questo è un esempio che Dio ci ha dato da non seguire, e grazie anche per questi esempi.