Il Faraone, il nuovo re dell’Egitto, è nel suo palazzo e sta guardando fuori dalla finestra. I suoi servi gli stanno attorno, aspettando con riverenza i suoi ordini. Egli è molto ricco e molto potente. È il re di tutta la terra d’Egitto. Guai a quei nemici che avrebbero provato ad attaccare la sua terra! Il suo enorme esercito con centinaia di carri e migliaia di uomini a cavallo sconfiggerebbe qualsiasi aggressore. Ovunque nel paese ci sono palazzi e templi bellissimi. Lui stesso è onorato come un dio. In oltre, governa su una grande moltitudine di schiavi. Questi schiavi sono i disprezzati Israeliti. Sotto i suoi ordini questi schiavi devono lavorare duramente dalla mattina presto fino a tardi la sera. Questi schiavi lavorano per lui e, così facendo, gli permettono di diventare ancora più potente e ricco di quanto non lo è già.
Essi cuociono i mattoni e con quelli costruiscono palazzi e templi nuovi. Quando il Faraone pensa a tutta la sua grandezza, gli viene da fare un sorriso. Ah, tutto va molto bene. Egli sa di essere il re più potente di tutta la terra.
Ma guardate a quei due uomini vestiti normalmente che improvvisamente entrano camminando nel palazzo. Camminano finché arrivano vicino al grande re e continuano a stare in piedi.
Il re si gira e li guarda indagatore. Vede subito che sono due Israeliti. Quindi sono due dei suoi schiavi.
Chi sono e perché sono venuti? Sono Mosè e suo fratello Aaronne.
Nel capitolo precedente abbiamo visto Mosè che, sotto comando del Signore, era ritornato in Egitto, dal quale era fuggito quarant’anni prima.
Sulla via del ritorno aveva incontrato suo fratello Aaronne. Insieme erano andati nella terra di Goshen, dove vivevano i loro fratelli. Avevano chiamato gli anziani e i governanti degli Israeliti insieme.
Aaronne aveva detto agli anziani cos’era successo. Aveva detto loro che Dio era apparso a Mosè nel roveto ardente. Aveva detto loro che Dio non li aveva dimenticati, ma che aveva sentito le loro preghiere. Li aveva inoltre informati che Mosè sarebbe dovuto andare dal Faraone sotto comando di Dio. Dopo ciò, Aaronne aveva mostrato il segno che Dio aveva detto di fare a Mosè nel roveto ardente, il segno con il bastone e quello con la sua mano. Gli anziani avevano visto il serpente sibilante e la mano lebbrosa.
I governanti israeliti avevano ascoltato in silenzio e i loro cuori erano pieni di riverenza. Nella Bibbia leggiamo: “Essi credettero.” Avevano pensato tante volte che le loro preghiere erano state invano, ma ora credettero che il Signore aveva sentito le loro preghiere e che li avrebbe liberati.
Essi ringraziarono Dio per questo. Oh, com’erano felici! Sarebbero stati velocemente liberati e non avrebbero dovuto attendere molto. I loro occhi scintillavano dalla gioia.
Poi Mosè e Aaronne andarono dal Faraone, ecco come mai ora li vediamo davanti al grande re.
“Perché siete venuti?” egli chiede loro duramente.
“Re, siamo venuti sotto comando del nostro Dio,” gli rispondono arditamente. “Il Signore, il Dio d’Israele dice: “Devi dare al mio popolo dei giorni di riposo. Noi andremo nel deserto e celebreremo una festa in onore del nostro Dio.”
Il Faraone diventa rosso per la rabbia. Cosa?... Aveva sentito bene? Doveva dare a quel popolo la libertà per pochi giorni così che potessero celebrare una festa?... Non ha parole e scuote la sua testa.
Risponde beffardamente: “Chi è il Signore, che dovrei obbedire alla sua voce e lasciar andare Israele? Non conosco il Signore e non lascerò andare Israele!”
Per un momento c’è un silenzio di tomba. Tutti trattengono il fiato.
Ascoltate, questi due uomini parlano ancora.
“Re,” dicono, “il Dio che noi serviamo, ci ha parlato. Te lo chiediamo per favore, lasciaci andare, altrimenti temiamo che il nostro Dio ci punirà con una malattia oppure ci succederà qualcosa. Probabilmente Egli ci ucciderà con la sua spada.”
Aspettano la risposta con ansia.
Ma il Faraone scuote ancora la sua testa furioso: “Vi ho detto che non potete andare e non cambierò idea. Non capisco come avete avuto il coraggio di venire a presentarvi qui. Dovete lavorare, non celebrare una festa. Gli Israeliti sono ancora troppo potenti, e se dessi loro anche la minima libertà, diventerebbero ancora più potenti. Non ci penso neanche. Tornate velocemente al vostro lavoro!”
Mosè e Aaronne lasciarono silenziosamente la stanza. Il Signore li aveva avvertiti in anticipo che il Faraone non avrebbe voluto ascoltarli. Il Faraone li guarda arrabbiato andarsene. Ma chi credono di essere questi uomini? È certo che questi gentiluomini vorrebbero fare una festa. Ma io rimedierò a tutto questo. Insegnerò loro a dimenticare questi scherzi.
Egli dà ordini che i sorveglianti egiziani vengano immediatamente da lui. Essi vengono velocemente.
“Due Israeliti sono appena venuti davanti a me,” dice il Faraone in tono sprezzante, “e mi hanno chiesto di poter avere una piccola festa. Naturalmente, io ho detto 'no'. Ma ora io vi comando di non dare più a quegli Israeliti neanche un filo di paglia. Lasciate che vadano a raccogliere le stoppie che stanno per terra. Ma dovranno continuare a produrre la stessa quantità di mattoni che producevano prima, ricordate questo! Li faremo lavorare ancora più duramente!”
Ora dovete sapere, bambini, che quei mattoni erano cotti con l'argilla. Ma per far diventare l'argilla più forte, la si mischiava con pezzetti di paglia. Ogni mattina gli Israeliti ricevevano alcuni fasci di paglia che venivano poi ben tagliati e mischiati all'argilla. Quello era un lavoro pesante e difficile. Sotto il comando del Faraone, ciò non sarebbe più successo. Il giorno seguente non avrebbero ricevuto nessun filo di paglia, ma avrebbero dovuto tagliare da sé le corte stoppie e in questo modo raccoglierne quanto loro serviva. (Le stoppie erano ciò che rimaneva dei gambi del grano tagliato.)
Naturalmente per fare questo serviva loro più tempo e, quando arrivò la sera, avevano cotto meno mattoni del solito. Perciò gli Egiziani erano arrabbiati.
Vennero chiamati gli ufficiali degli Israeliti, che i sorveglianti egiziani avevano eletti a loro aiutanti. Questi sorveglianti parlarono loro in modo brusco e li bastonarono.
Senza pietà, gli Egiziani li batterono con pesanti bastoni. Gli Israeliti urlarono e gemettero, ma non servì a niente.
Comunque, questo era malvagio e disonesto. Prima di questo essi avevano già lavorato duramente e avevano potuto finire con difficoltà il numero di mattoni e ora non ricevevano più paglia. Raccogliere la paglia occupava loro delle ore, ma era loro imposto di cuocere la stessa quantità di mattoni di prima. Non potevano farlo; era impossibile. Andarono dal Faraone a lamentarsi dell'ingiustizia loro fatta.
Ma il Faraone rise beffardamente e disse sarcasticamente: “Cosa?... Siete venuti per lamentarvi?... Riguardo a che cosa?... Mi era sembrato che foste annoiati e che non avevate niente da fare. Per questo volevate andare a celebrare una festa. Rimarrà come ho detto. Non riceverete nessun filo di paglia ma il numero dei mattoni da cuocere rimarrà lo stesso. Avete capito?... E non rispondete più. Andate a lavorare!”
Guardate, se ne vanno con le teste chine. Gli Israeliti si erano aspettati che le cose sarebbero andate meglio piuttosto che peggio, ora che Mosè aveva chiesto al faraone di lasciare andare per una festa al Signore.
Fuori incontrano Mosè e Aaronne. Sono pieni di amarezza. Vanno dai due uomini e dicono loro arrabbiati: “È a causa vostra se il Faraone è così arrabbiato con noi. Non avreste dovuto mai parlato.”
Questo non era gentile da parte degli Israeliti perché Mosè non l'aveva fatto per sua iniziativa, ma perché il Signore l'aveva mandato.
Sarebbe stato meglio se avessero invocato Dio nella loro angoscia.
Anche Mosè non sapeva cosa pensare di questo. Egli cercò un posto in solitudine e pregò Dio.
“Signore,” disse, “Tu mi hai comandato di andare dal Faraone e, da quando sono andato, la situazione è peggiorata. Perché mi hai mandato? Tu avevi promesso che avresti liberato il tuo popolo, ma questo non è successo.”
Bambini, ancora una volta Mosè non ha il desiderio di adempiere questo compito. Avete sentito quello che ha detto, vero?
Ma il Signore comandò a Mosè di andare ancora una volta dal re dell'Egitto e di chiedergli: “Lascia andare i figli d'Israele.” Ma il Signore spiegò in anticipo a Mosè che il Faraone non avrebbe ascoltato.
Mosè e Aaronne appaiono per la seconda volta davanti al Faraone nel palazzo reale.
Il Faraone li riconosce immediatamente.
“Siete ancora qui,” risuona la sua voce arrabbiata, “per che cosa siete qui? Non vi avevo comandato di andare a lavorare?”
“Re, così dice il Signore, il Dio d’Israele, ‘Lascia andare il mio popolo’.”
Il Faraone rimane in silenzio per un momento. È attonito che questi due uomini abbiano osato apparire ancora davanti a lui. Questo avrebbe potuto costare loro la vita. Basta che egli dia un ordine, e sarebbe terribile per loro. Potrebbe ordinare alle guardie di batterli fino alla morte. In ogni caso, non sono dei codardi.
“Così!” risponde il re lentamente, “Così, è questo che dice il Dio degli Israeliti? Io non conosco chi sia questo Dio. Fate un miracolo. Fatemi vedere se questo Dio è davvero così potente.”
Egli guarda Mosè e Aaronne con un sorriso sarcastico. Pensa che saranno imbarazzati perché non sono capaci di soddisfare la sua richiesta. Ma si sta sbagliando.
Mosè e Aaronne non sono imbarazzati, ma calmi, e continuano a stare lì in piedi.
Sotto comando di Mosè, Aaronne lancia il suo bastone per terra e... gli Egiziani spalancano gli occhi dallo stupore. Improvvisamente il bastone diventa un serpente che si rotola e sibila. Faraone, guarda, ecco un segno, una prova del potere del Dio d'Israele!
Ma il Faraone fa chiamare i saggi e i maghi d'Egitto. Racconta loro ciò che è successo e dice loro: “Fate quello che hanno fatto loro.”
I maghi egiziani lanciano i loro bastoni per terra allo stesso modo e... anche essi si trasformano in serpenti.
Probabilmente starete pensando: “Com'è possibile? I maghi egiziani sono potenti come il Signore?”
No, per niente. Guardate cosa sta succedendo. Il serpente che era il bastone di Aaronne va subito verso gli altri e li inghiottisce. Con questo il Signore fa vedere che è Lui il più potente. Il Signore permise che i bastoni dai maghi diventassero serpenti, ma poi fa vedere loro che Egli è più potente dei maghi e degli idoli d'Egitto.
Guarda, Faraone, vedi che c'è qualcosa diverso dal solito? Perché gli altri serpenti non hanno mangiato il serpente di Aaronne?
Sai perché non è successo? Perché non potevano.
Comunque, il Faraone non ci fa caso. Non ascolta. Noi leggiamo nella Bibbia che il cuore del Faraone era indurito.
Bambini, questo è terribile. Egli non ascolta la voce del Signore. Egli manda via Mosè e Aaronne. Il Signore l'ha avvisato, ma il Faraone non presta attenzione agli avvisi. Quindi dovrai subire le conseguenze, Faraone.
E voi cosa fate, bambini? La voce del Signore avverte anche noi. Ci dice di abbandonare il peccato e di temerLo. Lo fate? Volete veramente servire il Signore? Non vi chiedo se volete andare in cielo, perché ognuno lo vuole. No, ma è il vostro desiderio temere Dio in verità? Se il pastore vi dice ogni domenica che dovete essere convertiti, che avete bisogno di ricevere un nuovo cuore e che dovete chiedere spesso questo, fate così? Siete indifferenti a questo? Se è così, è terribile, bambini! State facendo lo stesso del Faraone, il quale non voleva ascoltare. Quindi anche il vostro cuore è indurito.
Avete bisogno di Dio, avete bisogno che Dio cambi il vostro cuore.