Aiuto Biblico

Storia 4: Caino e Abele
Genesi 4:1-15

Questa storia (4) è una traduzione dal libro: The Bible Story Told to our Children, di John Vreugdenhil, che racconta la Bibbia in forma di storie per bambini, da Genesi ad Apocalisse, Volume 1. Per sabato, 17 ottobre, 2009.
Questa storia viene da www.aiutobiblico.org. -- cmd av –

Un giovane si siede sull'erba in mezzo ad un grande prato. Un gregge di pecore sta mangiando lì vicino. Lui deve stare attento che non si allontanino troppo. Quando una pecora si allontana troppo, il giovane deve andare a riprenderla per farla avvicinare all'ovile. Le pecore non devono allontanarsi troppo, perché un leone potrebbe avvicinarle e divorarle.

Poco più avanti, vediamo un altro giovane, che è molto impegnato nel suo lavoro. Ha piantato alcuni semi, probabilmente frumento o avena, e forse una vigna.

Si sta impegnando nel togliere le erbacce e le spine dalla terra. Di tanto in tanto si ferma per togliere il sudore dalla fronte. A volte, si riposa un po'. Dà uno sguardo intorno e resta meravigliato del cielo azzurro con le nuvolette che si spostano, degli alberi che sono vicini e delle pecore più lontane. Poi, si mette di nuovo a lavorare. Chi sono questi due uomini? Chi è il pastore che si impegna così bene a curare le sue pecore? E chi è questo contadino che si affatica così tanto? Prima parliamo un po' dei loro genitori.

Certamente vi ricordate di Adamo ed Eva, che sono stati mandati via dal giardino bellissimo di Eden come punizione per il loro peccato di disubbidienza. Se solo avessero rifiutato di ascoltare Satana nella forma del serpente!! Se solo non avessero mangiato il frutto dell'albero proibito, e avessero invece ascoltato il Signore...Se, se, se!

Ma è troppo tardi per cambiare la loro situazione. Avevano trasgredito il comandamento del Signore, e adesso devono soffrire le conseguenze delle loro scelte. bambini, ricordatevi che anche voi dovete subire le conseguenze per le vostre scelte!

Sicuramente Adamo ed Eva erano molto rattristati per i loro peccati e di sicuro sapevano che il Signore aveva perdonato i loro peccati. Sapevano e credevano che un giorno futuro Dio avrebbe mandato il Salvatore che avrebbe subito la loro punizione, al posto loro. Tuttavia, quando pensavano a come prima avevano comunione giornaliera con Dio e a come adesso soffrivano la conseguenza della loro disubbidienza, ne restavano tanto rattristati.

Da quel giorno, Adamo doveva lavorare tutto il giorno dal mattino presto fino a sera tardi. Quando veniva a casa la sera, era molto stanco. Gli faceva male la schiena per essersi chinato a lungo per estirpare tutte quelle erbacce a volte molto dure da togliere. Le sue mani erano piene di graffi che si era procurato toccando le spine. In questi momenti, Adamo si ricordava il tempo quando ancora lui ed Eva vivevano nel giardino di Eden non stancandosi mai e non soffrendo alcun dolore, anzi neanche sapeva cosa fosse il dolore. Ma sapete cos'era la cosa peggiore di tutto? In quei momenti riconosceva che era tutta colpa sua e che come conseguenza del suo peccato ora doveva lavorare con tanta fatica.

Non tanto tempo dopo che furono scacciati dal giardino Adamo ed Eva ebbero dei figli. Chiamarono il loro primo figlio Caino e poi, quando nacque suo fratello, gli diedero il nome Abele.

Anche per Eva, non era facile. Si trovava troppo occupata per riuscire a curare bene i figli. Una volta che avevano imparato a camminare, lei doveva stare sempre attenta che non scappassero e che non si facessero male.

Quando alla fine della giornata li mettevano a letto e si addormentavano, anche Eva era stanchissima e anche lei, allora, si ricordava del tempo in cui abitava ancora nel Paradiso e lo rimpiangeva. Eva parlava con Adamo ricordando i bei tempi, mentre erano seduti assieme all’aperto prima di coricarsi per la notte e tutti e due erano tristi perché avevano peccato davanti al Signore. Solo quando si ricordavano che Egli aveva promesso un Salvatore che li avrebbe salvati, solo allora potevano avere di nuovo la gioia.

I bambini Caino e Abele crescevano e cominciavano a parlare. Adamo ed Eva raccontavano loro tutti gli avvenimenti del loro passato. Gli spiegarono anche che era stata colpa loro se non potevano più vivere nel giardino di Eden. Gli spiegarono anche della promessa del Salvatore, e spiegarono anche quanto fosse importante chiedere sempre perdono al Signore per il loro peccato quando avrebbero disobbedito.

Abele, il fratello più piccolo, ascoltava attentamente mentre Caino aveva i pensieri da un'altra parte e pensava di più al piacere di giocare. Quando i bambini erano più cresciuti, anche loro dovevano lavorare. Non esisteva la scuola, perciò imparavano dai loro genitori.

Caino divenne un contadino; per prima cosa zappò la terra, forse servendosi solo di un pezzo di legno perché non aveva nè vanga nè aratro, poi una volta che il terreno fu ben smosso cominciò a seminare e a piantare.

Abele, il fratello più giovane, divenne un pastore; tutto il giorno si occupava di un gregge di pecore e sorvegliava che non si avvicinassero leoni o tigri per divorare le pecore.

Pensate: il peccato dei loro genitori aveva cambiato tutto!

Probabilmente tutti e due i bambini avevano imparato a pregare dai genitori. Abele parlava sul serio col Signore e chiedeva a Dio di perdonare tutti i suoi peccati. Invece, probabilmente, Caino finiva per primo la sua preghiera perché gli importava poco. Gli importava di più dei suoi campi e dei loro frutti.

Adamo ed Eva insegnarono anche ai loro figli che un giorno il Salvatore sarebbe venuto per portare il peso della punizione per i peccati di tutto il suo popolo, che avrebbe perdonato i peccati dei suoi e che li avrebbe liberati dalla loro colpa. Allora Abele desiderava ardentemente che venisse presto quel giorno in cui sarebbe stato liberato dal peccato che gli causava tanto rimorso perché si accorgeva che faceva sempre qualche cosa di sbagliato. Non era questo che voleva tuttavia continuava a peccare. Abele sentiva che con i suoi peccati offendeva Dio e così Gli chiedeva sempre di dargli un NUOVO cuore; al contrario il peccato non preoccupava Caino.

Le pecore di Abele partorivano i piccoli, che crescevano. Il suo gregge diventava sempre più numeroso. Dalle pecore aveva latte, formaggio, lana e carne. Caino, faceva il contadino, probabilmente faceva crescere grano, e forse anche frutti e uva. Mangiava queste cose. Probabilmente lui e Abele si scambiavano delle cose da mangiare.

Un giorno Caino e Abele portarono un’offerta al Signore. Avevano capito dai genitori che quando peccavano, era necessario portare un sacrificio di sangue come simbolo della loro purificazione dal peccato perché Dio lo richiedeva. Cioè, portare un sacrificio era il modo di riconoscere la loro colpa davanti a Dio e che avevano bisogno di un Salvatore.

Così, quel giorno che portarono un sacrificio, per prima cosa si recarono nei campi per cercare delle grosse pietre che sistemarono ordinatamente una accanto all’altra e una sopra l’altra costruendo una specie di tavola che chiamarono “altare”. Poi raccolsero dei rami secchi, li posero sopra l’altare e quindi Caino prese del raccolto dei suoi campi e lo dispose per bene sui rami. Abele intanto corse al suo gregge e trovò la più bella pecorella che aveva per offrirla al Signore. La sacrificò uccidendola e la mise sopra l’altare. Infine Caino e Abele accesero il fuoco sotto le loro offerte.

Il Signore accettò le offerte di Abele ma non quelle di Caino, e di questo se ne accorsero ambedue. Abele sentì nel suo cuore che Dio aveva gradito quello che Gli aveva offerto ma Caino capì che la sua offerta era stata rifiutata. Ma perché il Signore accettò l'offerta di Abele e non quella di Caino? Beh, il Signore sapeva che Abele aveva agito con giustizia perché gli aveva donato un nuovo cuore, lo aveva tolto dalla morte e lo aveva fatto vivere. Anche se spesso peccava, Adamo ne era sempre pentito e chiedeva a Dio di perdonarlo credendo che Gesù avrebbe pagato il prezzo per i suoi peccati, consapevole del fatto che veramente avrebbe dovuto morire lui per quei peccati. Così pensando Abele aveva preso una pecora e l’aveva uccisa, volendo dire con quel gesto: “Signore, avrei dovuto davvero morire io ma adesso questo animale muore al posto mio”. Quella pecorella stava ad indicare Gesù che sarebbe un giorno morto affinché Abele potesse vivere in eterno in paradiso con il Signore.

Anche Caino portò la sua offerta. Chiaramente, anche Caino peccava, ma non se ne preoccupava e non chiedeva al Signore di perdonarlo. Caino non credeva che un giorno Gesù sarebbe venuto a morire per i suoi peccati; non riconosceva il bisogno del Signore, non ammetteva che avrebbe veramente meritato di morire e quindi non offrì una pecora, che poteva morire al suo posto, come ricordo del bisogno del Salvatore che Dio aveva promesso. Diede a Dio solo un po’ di frutti pensando che sarebbero bastati e che con quelli Dio avrebbe dovuto esser soddisfatto.

No, invece! Il Signore ha accettato l'offerta di Abele, ma non quella di Caino.

E quando Caino capì che Dio non aveva accettato la sua offerta, si arrabbiò moltissimo con suo fratello Abele. Era così forte la sua rabbia che addirittura non dormiva la notte. Aveva il volto furioso e ne era ossessionato.

Il Signore, vedendo la sua rabbia, venne ad avvisarlo del suo comportamento peccaminoso, dicendo che aveva accettato l'offerta di Abele ma non la sua perché non l'aveva fatta con tutto il suo cuore. Leggo le parole di Dio a Caino:

“6 Allora l’Eterno disse a Caino: "Perché sei tu irritato e perché è il tuo volto abbattuto? 7 Se fai bene non sarai tu accettato? Ma se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri sono volti a te; ma tu lo devi dominare".” (Genesi 4:6-7 LND)

Ma Caino non voleva umiliarsi e ammettere che non l'aveva fatto di cuore, perciò, Caino era arrabbiato anche col Signore e non voleva ascoltarLo.

Un giorno, quando Caino e Abele erano nel campo, Caino iniziò a litigare con suo fratello. Era arrabbiato talmente tanto che lo colpì così forte che Abele morì. Lì, steso immobile per terra c'era Abele che sanguinava, macchiando la terra di rosso con il suo sangue. Caino fuggì, lasciando suo fratello per terra.

Il Signore vedendo tutto questo chiese a Caino: “Dov’è tuo fratello?”

“Non lo so,” rispose Caino. “Forse che mi devo occupare anche di lui?”. Era una risposta arrogante questa di Caino e inoltre egli mentì al Signore, dato che sapeva bene dove si trovava Abele perché lo aveva ucciso.

Anche voi qualche volta dite delle bugie? Non vi è permesso di farlo, il Signore le sente e così facendo voi peccate verso di Lui che sa sempre la verità. Anche in questo caso il Signore sapeva che Caino stava dicendo una bugia. Ascoltate quello che Dio disse a Caino: “No, Caino,” disse Dio, “tu sai dove si trova tuo fratello, perché lo hai ucciso. Ti ho visto. Il sangue di tuo fratello ha tinto di rosso la terra.”

Allora Caino fu severamente punito perché da quel giorno in poi sarebbe stato un fuggitivo, vagabondando sulla terra dove avrebbe dovuto lavorare duro senza riceverne i frutti. Sì, adesso Caino capì che il Signore sa tutto, anche quello che lui aveva fatto, cioè che aveva ucciso Abele. Però, Caino non si pentì di quello che aveva fatto. No, lui aveva solo paura del castigo eterno.

Quando TU fai una cosa brutta e cattiva, ci sono le volte che hai paura?...Paura che vieni mandato a letto presto?...Oppure che riceverai una forte punizione? Ma ti senti triste a causa della tua cattiveria, o sei triste solo perché non vuoi essere punito? Qual'è la differenza fra te e Caino? Infatti, la paura di Caino era che Dio lo avrebbe ucciso.

Dio non lo ha fatto durante la sua vita sulla terra, ma la sua punizione sarebbe avvenuta quando finiva la sua vita su questa terra e sarebbe stata una punizione per tutta l'eternità.

Poi, Caino, pieno di paura, scappò via lontano dalla sua famiglia per non tornare. Non osava tornare più a casa.

Immaginate quanto Adamo ed Eva potevano essere stati preoccupati dei figli quella sera! Indubbiamente, saranno andati in cerca dei figli e avranno trovato Abele morto nel campo, e nessun traccia di Caino. Che notte triste e dolorosa!

Loro si saranno consolati con il fatto che l'anima di Abele, avendo creduto nel Salvatore, sarebbe stata accolta dal Signore. Infatti, anche oggi Abele è nella presenza del Signore. E chiunque ha un cuore cambiato dal Signore può essere accolto un giorno nel cielo. Ma tutti quelli che non hanno ricevuto il Salvatore e il perdono per il proprio peccato saranno perduti eternamente.

E tu? Riconosci che hai peccato nella tua vita? Riconosci che questo peccato è una cosa grave davanti a Dio, perché Dio è santo? Finché non confessi e abbandoni il tuo peccato, questo ti tiene lontano da Dio. Abele spesso confessava il suo peccato a Dio. Probabilmente in mezzo al campo, curando le pecore, riconosceva quando aveva peccato davanti a Dio con una disubbidienza o un pensiero brutto e chiedeva perdono a Dio. Tante volte, l'unica persona che ha visto Abele nel campo era Dio. Anche quando noi pensiamo di essere soli, Dio ci vede! Meditate seriamente su questa cosa!

Anche ognuno di voi morirà, forse giovane come Abele, forse nella vecchiaia. Se hai ricevuto il perdono in Gesù Cristo, allora, sarà un momento meraviglioso, di entrare nella presenza di Dio per sempre, con grande gioia.

Invece, se muori senza il perdono in Cristo, sarai punito per tutta l'eternità.

Tu, chiedi perdono a Dio di cuore, tutti i giorni, come faceva Abele?

Pensate seriamente a questo.