Aiuto Biblico

Non restare nel peccato

Sermoni di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per domenica, 19 dicembre, 2010 ---- cmd na-----
Parole chiave: peccato, restare nel peccato, orgoglio, ravvedimento, gioia del perdono, grazia di Dio

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Chi lavora molto con il legno sa bene quanto dolore può procurare una piccola scheggia quando essa penetra sotto la pelle. Mi succede di prenderne una varie volte a settimana e, finché essa resta nella pelle, fa male, talvolta molto male. Quando però la si toglie, il sollievo è molto, molto grande. A volte togliere una scheggia crea qualche dolore, però, il frutto dell'averla tolta è meraviglioso! Allora, quanto senso ha lasciare una scheggia quando si hanno i mezzi per toglierla? Perché soffrire inutilmente? La scheggia è una cosa brutta che sta dentro di te, sotto la pelle. Finché non la togli, ti fa del male. Ma, dopo che l'hai tolta, il fastidio dovuto alla sua precedente presenza piano piano svanisce completamente.

Stiamo nella stagione dell'influenza. Quando hai tanto male allo stomaco, non stai bene finché non vomiterai. Il vomitare non è una sensazione piacevole, anzi è piuttosto brutta. Però, quando si vomita e si libera del marcio che si ha nello stomaco, si sta molto meglio.

Nella vita cristiana accade qualcosa di simile a quello che succede nei due esempi da noi citati. A volte pecchiamo. Quando abbiamo il peccato dentro, non possiamo stare veramente bene. Infatti, finché esso non viene tolto, non staremo mai veramente bene. Il peccato ostacola il nostro cammino con Dio e la nostra comunione con Lui. È come un veleno dentro di noi. Non è piacevole toglierlo, ma è l'unico modo di tornare a stare bene. Il peccato non va via da solo.

Oggi voglio vedere con voi alcuni brani che ci aiutano a capire la stoltezza di lasciare una qualche forma di peccato nella nostra vita. La mia preghiera è che ognuno di noi possa capire che non conviene rimandare il ravvedimento. Prego che ciascuno di noi possa desiderare di essere perdonato e purificato.

1Croniche 13

Iniziamo con un brano contenuto in 1Cronache 13. In questo brano Davide era re e stava seguendo Dio. L'arca si trovava lontana da Gerusalemme e pertanto Davide aveva deciso che sarebbe stato bello portarvela. In effetti quella di Davide era una buon'idea, era da Dio.

Però, nel farlo, Davide non aveva consultato la Parola di Dio, cioè non si era preso l'impegno di informarsi di quello che Dio aveva detto per quanto riguardava come bisognava trasportare l'arca. E perciò il modo in cui il popolo di Israele trasportò l'arca non era conforme a ciò che Dio aveva comandato.

Eppure, leggendo questo brano, vediamo Davide che faceva grande festa davanti a DIO. Leggiamo esattamente quello che è successo in1Croniche 13, dal v.1:

“1 Davide tenne consiglio con i capi di migliaia e di centinaia e con tutti i principi. 2 Poi Davide disse a tutta l’assemblea d’Israele: "Se sembra bene e se è da parte dell’Eterno, il nostro DIO, mandiamo a dire ai nostri fratelli che sono rimasti in tutte le regioni d’Israele, e con loro anche ai sacerdoti e ai Leviti nelle loro città e terreni da pascolo di radunarsi presso di noi 3 e riportiamo da noi l’arca del nostro DIO, perché non l’abbiamo ricercata ai tempi di Saul". 4 Tutta l’assemblea acconsentì a fare così, perché la cosa parve giusta agli occhi di tutto il popolo. 5 Allora Davide radunò tutto Israele, da Scihor d’Egitto fino all’ingresso di Hamath, per riportare l’arca di DIO da Kirjath-Jearim. 6 Quindi Davide con tutto Israele salì verso Baalah, cioè verso Kirjath-Jearim che apparteneva a Giuda, per trasportare di là l’arca di DIO, l’Eterno, che siede sopra i cherubini, dove è invocato il suo nome. 7 Dalla casa di Abinadab trasportarono l’arca di DIO sopra un carro nuovo: Uzza e Ah guidavano il carro. 8 Davide e tutto Israele facevano festa davanti a DIO con tutte le loro forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, cembali e trombe. 9 Quando giunsero all’aia di Kidon, Uzza stese la mano per sostenere l’arca, perché i buoi inciamparono. 10 Allora l’ira dell’Eterno si accese contro Uzza e lo colpì, perché aveva steso la sua mano sull’arca; egli morì là davanti a DIO. 11 Davide fu grandemente amareggiato perché l’Eterno aveva aperto una breccia nel popolo colpendo Uzza. Così quel luogo è stato chiamato la Breccia di Uzza fino ad oggi. 12 Davide in quel giorno ebbe paura di DIO e disse: "Come posso trasportare l’arca di DIO a casa mia?". 13 Così Davide non volle trasportare l’arca presso di sé nella città di Davide, ma la fece trasferire in casa di Obed-Edom di Gath. 14 L’arca di DIO rimase tre mesi con la famiglia di Obed-Edom in casa sua; e l’Eterno benedisse la casa di Obed-Edom e tutto ciò che gli apparteneva.” (1Cronache 13:1-14).

Nonostante il fatto che Davide stesse facendo tutto questo per Dio, il non essersi informato sul modo di trasportare l'arca era un grave peccato per Dio e fu per tale ragione che Egli punì Davide, uccidendo Uzza. Per questo Davide stette male, fu amareggiato ed ebbe paura di Dio.

In realtà, però, Davide non doveva essere amareggiato e non doveva aver paura. Piuttosto, doveva ravvedersi.

Infatti, non si era ancora ravveduto e per tale ragione perse le grandi benedizioni che Dio aveva preparato. Davide perse le benedizioni che avrebbe potuto avere e, anziché lui, fu benedetto Obed-Edom.

Qual è allora la lezione che possiamo trarre noi da questo episodio che ha visto protagonista Davide? Da questo brano comprendiamo che, anche se sembra che stiamo servendo il Signore, possiamo avere del peccato nel nostro cuore. Finché non riconosciamo e confessiamo quel peccato, mancheremo le benedizioni di Dio, saremo amareggiati e non potremo godere di una vera comunione con Lui.

Dopo quanto abbiamo detto, Davide finalmente si ravvede e trasporta l'arca nel modo che Dio aveva comandato. Leggiamo di questo in 1Cronache 15:1,2:

“1 Davide si costruì delle case nella città di Davide, preparò un posto per l’arca di DIO ed eresse una tenda per essa. 2 Allora Davide disse: "Nessuno deve portare l’arca di DIO all’infuori dei Leviti perché l’Eterno ha scelto loro per portare l’arca di DIO e per servirlo per sempre". 3 Davide radunò tutto Israele a Gerusalemme, per trasportare l’arca dell’Eterno nel luogo che le aveva preparato.” (1Cronache 15:1-3).

Impariamo da questo esempio: non facciamo quello che vogliamo fare noi ma facciamo quello che Dio comanda. Non spetta a noi decidere come vogliamo fare le cose ma a Dio e solo a Dio.

In un certo senso, possiamo dire che Dio è pignolo, perché Dio è Dio! Egli è sovrano ed esige ubbidienza in ogni aspetto della vita. Non possiamo vivere come vogliamo noi, in nessun campo della vita. Se siamo in Cristo, siamo i Suoi e dobbiamo camminare in santità!

Davide stava festeggiando Dio con grande gioia, però, in realtà, stava peccando. Fratelli, a volte possiamo pensare di dare piacere a Dio, mentre in realtà stiamo peccando contro di Lui. Non dimenticate che Davide non era innocente perché avrebbe dovuto informarsi bene riguardo a ciò che stava per compiere ed invece non lo ha fatto. Quindi, il suo peccato principale fu quello di fare di testa sua, anziché informarsi su quale fosse la volontà di Dio. Fare in questo modo è costato la vita di Uzza.

Soffermiamoci ancora un attimo sulla reazione di Davide; quando Dio uccise Uzza, anziché umiliarsi, Davide reagì male e, anziché ravvedersi, ne fu grandemente amareggiato. Per questa ragione, egli aveva paura di Dio. Badiamo bene al fatto che la Bibbia ci dice che Davide non aveva timore, ma paura. Inoltre, egli non voleva più l'arca a Gerusalemme.

In questo vediamo l'orgoglio di Davide. E questo orgoglio lo ha portato a perdere delle benedizioni che Dio aveva preparato per lui.

Quando Dio ci disciplina, la soluzione non è di essere amareggiato, ma di umiliarci e ravvederci.

Tu, o credente, cosa fai quando Dio ti mostra un peccato? Come reagisci? Spesso Dio ci mostra il nostro peccato tramite altri. Come rispondi quando uno ti parla del peccato o quando lo vedi per conto tuo, magari tramite un insegnamento o la tua lettura?

O che possiamo ravvederci di cuore quando Dio ci mostra un nostro peccato!

Giobbe 5:2

Passiamo ora al capitolo 5 del libro di Giobbe. A volte, quando ci troviamo nel peccato, non ci vogliamo fermare dal commetterlo. Questo succede in modo particolare quando commettiamo un peccato come l'ira o ci macchiamo di gelosia, peccati che sono forti. Quando diamo spazio alla nostra ira o alla nostra gelosia, ne riceviamo tanto ma tanto male. Quando lasciamo spazio alla nostra ira, siamo veramente degli stolti, siamo dei sciocchi. Leggo un versetto tratto da Giobbe 5:

“L’ira infatti uccide lo stolto, e la gelosia fa morire lo sciocco.” (Giobbe 5:2 LND).

Il peccato d'ira non è necessariamente un peccato che deve manifestarsi esternamente, ma può restare celato nel cuore, proprio come un fuoco che rimane dentro e produce tanta amarezza. Ciò rende il cuore simile a quello che aveva il re Davide quando era amareggiato.

Se tu sei amareggiato con qualcuno, non lasciare questo peccato nel tuo cuore. Piuttosto ravvediti e non vivere da stolto continuando a coltivarlo perché esso ti ucciderà, ti farà tanto, ma tanto male.

Isaia 1:10-20

Un altro brano da guardare è Isaia 1:10-20. Israele aveva tanti peccati che non voleva lasciare, però continuava a praticare la sua religione, ovvero continuava a fare sacrifici a Dio come Egli aveva comandato tramite Mosè.

Quando ci sono peccati non confessati, si crea una barriera fra l'umo e Dio, per quanto l'uomo può impegnarsi grandemente nel servizio a Lui. In questa condizione l'uomo non avrà mai la gioia della sua salvezza. Infatti, al quel punto nella storia di Israele, l'intero popolo non stava bene perché Dio non lo stava benedicendo. Ascoltiamo le parole che Dio ha annunciato ad Israele in quella occasione, parole che valgono anche per noi quando abbiamo qualche peccato non confessato. In questo brano Dio chiama il suo popolo Sodoma e Gomorra. Leggo da Isaia 1:10:

“10 Ascoltate la parola dell’Eterno, o capi di Sodoma, prestate orecchio alla legge del nostro DIO, o popolo di Gomorra! 11 "Che m’importa la moltitudine dei vostri sacrifici, dice l’Eterno. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri non lo gradisco. 12 Quando venite a presentarvi davanti a me, chi ha richiesto questo da voi, che calpestiate i miei cortili? 13 Smettete di portare oblazioni inutili; l’incenso è per me un abominio; non posso sopportare i noviluni e i sabati, il convocare assemblee e l’iniquità assieme alle riunioni sacre. 14 Io odio i vostri noviluni e le vostre feste solenni; sono un peso per me, sono stanco di sopportarle. 15 Quando stendete le vostre mani, io nascondo i miei occhi da voi; anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. 16 Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. 17 Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. 18 Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. 19 Se siete disposti a ubbidire, mangerete le cose migliori del paese; 20 ma se rifiutate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada," perché la bocca dell’Eterno ha parlato.” (Isaia 1:10-20 LND).

Tutto il nostro impegno per Dio non vale nulla se abbiamo del peccato non confessato.

Infatti non staremo mai veramente bene finché lasciamo spazio al nostro peccato.

Una cosa importante da notare in questo brano, nonostante la gravità del loro peccato, è il cuore di Dio. Dio desidera benedire, perciò, nonostante i loro peccati, Dio li invita a tornare a Lui. Leggo ancora le parole del v.18:

“Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.” (Isaia 1:18 LND).

O credente che hai del peccato nel cuore, perché continui a coltivarlo? Dio è pronto a perdonare i nostri peccati quando ci ravvediamo!

Perché allora continuare nel peccato? Perché non godere dei meravigliosi benefici che abbiamo quando Dio ci ha perdonato e ci ha purificato? Perché non godere di nuovo del frutto dello Spirito: l'amore, la gioia, la pace, la bontà e tutto il resto? Impariamo dall'esempio di Israele: confessiamo i nostri peccati!

Giacomo 4: umiliatevi davanti al Signore

Passiamo ora ad un brano molto importante, un brano che ci insegna un principio che troviamo ripetutamente nella Bibbia.

Spesso rimaniamo nel peccato a causa del nostro orgoglio. Non vogliamo ravvederci, non vogliamo umiliarci, non vogliamo ammettere di aver sbagliato, di aver peccato. Non vogliamo perdere la nostra faccia davanti gli altri e davanti a noi stessi. E così perseveriamo nel nostro peccato perdendo le benedizioni e la comunione con Dio.

Vivere così è dare spazio al nostro orgoglio. Chi vive così vive stoltamente perché rifiuta le vere benedizioni per aggrapparsi alle false promesse del peccato.

Trovate con me Giacomo 4:6-10. Ascoltiamo le parole di Dio per noi quando abbiamo il collo duro e non vogliamo umiliarci:

“6 Ma egli dà una grazia ancor più grande; perciò dice: "Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili". 7 Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. 8 Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio! 9 Affliggetevi, fate cordoglio e piangete; il vostro riso si cambi in duolo e la vostra gioia in tristezza. 10 Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà.” (Giacomo 4:6-10 LND).

Dio resiste ai superbi. Pensate a cosa vuol dire questa affermazione: resistere vuol dire “combattere contro” o anche “opporsi contro”. Ascoltate ora questa cosa che ho da domandarvi: cosa vuol dire avere il Sovrano Signore dell'Universo contro di te?

Tutto il nostro impegno cristiano non vale nulla se restiamo nella nostra superbia. O credente, non restare con un cuore pieno di superbia perché ti troverai con Dio stesso contro di te!

Invece, se ti ravvedi, c'è una bellissima notizia. Il v.6 dichiara che Dio dà grazia agli umili. La grazia, la meravigliosa grazia. Dio dà grazia agli umili. Non c'è nulla di paragonabile alla grazia di Dio e questa grazia la possiamo avere in abbondanza se ci umiliamo davanti a Lui.

Dio continua questa esortazione nel v.7 dicendo:

“7 Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. 8 Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio! 9 Affliggetevi, fate cordoglio e piangete; il vostro riso si cambi in duolo e la vostra gioia in tristezza. 10 Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà.” (Giacomo 4:7-10 LND).

Sottomettiti a Dio! Confessa i tuoi peccati! Combatti il tuo orgoglio! Umiliati e chiedi perdono, sia a Dio che agli uomini. Questo è il modo di resistere al diavolo. Infatti, se NON fai così, se non ti sottometti a Dio, allora stai lasciando spazio al diavolo di farti tanto, ma tanto male.

Quando il brano dice: “nettate le vostre mani, o peccatori”, vuol dire di confessare ed abbandonare i propri peccati. Non possiamo avere le benedizioni di Dio se non confessiamo veramente i nostri peccati.

Non solo dobbiamo abbandonare i nostri peccati, ma dobbiamo pure purificare i nostri cuori. I nostri peccati hanno origine nel nostro cuore. Quando Dio ci mostra un peccato, dobbiamo affliggerci, dobbiamo essere afflitti a causa di esso.

Ricordate Matteo 5 quando Gesù dichiara beati i poveri in spirito e coloro che fanno cordoglio? Qui in Giacomo troviamo lo stesso concetto. Non basta abbandonare un peccato, piuttosto il nostro peccato dovrebbe affliggere il nostro cuore, dovrebbe spingerci a fare cordoglio e piangere.

Quando abbiamo questo cuore, allora ci umiliamo veramente davanti a Dio.

Vi faccio una domanda importante. Che cosa fa Dio quando ci umiliamo davanti a Lui? Che cosa meravigliosa succede quando ci umiliamo, confessando il nostro peccato, e di nuovo accettiamo la guida di Dio nella nostra vita, sottomettendoci a Lui in ogni campo della vita?

Leggiamo la risposta nel v.10: Dio ci innalzerà! Dio, il sovrano, onnipotente Dio, ci innalzerà. Ci innalzerà per stare vicini a Lui, per essere benedetti da Lui. Non c'è nulla nell'universo paragonabile ad essere innalzati da Dio stesso. Questo TU lo puoi avere se ti umili davanti a Dio, confessando veramente i tuoi peccati.

Genesi 4: l'esempio di Caino

Ora passiamo all'ultimo brano di oggi, un brano in cui Dio fa un appello ad un uomo che è anche un appello a ciascuno di noi.

Trovate con me Genesi 4:1. Qui vediamo quello che è successo con Caino:

“1 Ora Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: "Ho acquistato un uomo, dall’Eterno". 2 Poi partorì ancora Abele, suo fratello. E Abele divenne pastore di greggi; mentre Caino divenne lavoratore della terra. 3 Col passare del tempo, avvenne che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; 4 Ora Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e il loro grasso. E l’Eterno riguardò Abele e la sua offerta, 5 ma non riguardò Caino e la sua offerta. Così Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. 6 Allora l’Eterno disse a Caino: "Perché sei tu irritato e perché è il tuo volto abbattuto? 7 Se fai bene non sarai tu accettato? Ma se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri sono volti a te; ma tu lo devi dominare". 8 E Caino parlò con suo fratello Abele; quando furono nei campi, Caino si levò contro suo fratello Abele e lo uccise. 9 Allora l’Eterno disse a Caino: Dov’è tuo fratello Abele?". Egli rispose: Non lo so; sono io forse il custode di mio fratello?".” (Genesi 4:1-9 LND).

Caino sapeva quello che avrebbe dovuto fare, cioè l'offerta di un animale. Sappiamo questo perché Dio gli dice quanto è scritto nel v.7:

“se fai bene, non sarai tu accettato?” (Genesi 4:7).

Questo ha senso solo se Caino sapeva cos'era il bene. Quindi è chiaro che Dio aveva comunicato con Caino ed Abele, forse tramite Adamo, e che sapevano entrambi quello che Dio richiedeva da loro.

Nonostante che Caino sapesse quello che Dio richiedeva, egli voleva fare di testa sua. Quante volte anche noi vogliamo fare di testa nostra, anche se sappiamo qual è la cosa giusta.

Però, non facendo per fede come Dio aveva comandato, Caino stava male e non aveva la gioia di Dio. Leggo i vv.4,5:

“4 Ora Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e il loro grasso. E l’Eterno riguardò Abele e la sua offerta, 5 ma non riguardò Caino e la sua offerta. Così Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto.” (Genesi 4:4-5 LND).

Applicazione per noi

A questo punto, prendendo spunto da questo brano, pensiamo a noi stessi.

A volte anche noi facciamo la cosa sbagliata e lasciamo qualche peccato nella nostra vita. In pratica, rifiutiamo di riconoscere un peccato, usiamo falsi ragionamenti, neghiamo che ci sia quel peccato anche se altri cercano magari di farcelo vedere.

Oppure lo riconosciamo come tale, ma non vogliamo liberarcene e ravvederci. Può essere uno scontro fra due persone, può essere egoismo o orgoglio, può essere l'autocommiserazione che è una forma forte di orgoglio. Il fatto è che, spesso, non vogliamo confessare ed abbandonare un peccato.

In questi casi, come Caino, il nostro volto è abbattuto e siamo irritati. In altre parole, trovandoci in questa condizione, stiamo male, non abbiamo gioia, non abbiamo pace, siamo miserabili e siamo pure un peso per tutti coloro che si trovano intorno a noi.

Continuare nel peccato soddisfa solamente la carne, ma porta solo male, soprattutto perché ci fa perdere la comunione con Dio.

Il cuore di Dio

Dio ci esorta: non rimanere in quella condizione!

La soluzione è semplice e consiste nel ravvederci e nel fare il bene. Dio avverte Caino del pericolo se NON dovesse ravvedersi. Leggo ancora i vv.6,7:

“6 Allora l’Eterno disse a Caino: "Perché sei tu irritato e perché è il tuo volto abbattuto? 7 Se fai bene non sarai tu accettato? Ma se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri sono volti a te; ma tu lo devi dominare".” (Genesi 4:6-7 LND).

Tu, o credente, che non stai bene a causa del tuo peccato, ascolta l'avvertimento di Dio! Perché non ti ravvedi?

Perché dai spazio alla tua carne? Perché perdi così stoltamente la gioia della salvezza? Perché?

Conclusione:

Qual è la tua condizione oggi?

Come vanno le cose in casa e nel tuo matrimonio?

Come vanno le cose nella tua vita?

Qualcuno ti ha parlato del tuo peccato? Come hai risposto?

Perché lasciare il peccato nel tuo cuore? Perché restare con un cuore amareggiato?

Accogli l'invito di Dio! Fa' il bene e ravvediti del male. Non giustificare il tuo peccato. Non scusarti, non fare tanti ragionamenti.

Semplicemente, umiliati davanti a Dio, di cuore, ed Egli ti innalzerà!

Questo è possibile perché abbiamo un Avvocato presso Dio, Gesù Cristo. Per mezzo di Cristo possiamo essere perdonati ed avere vera comunione con Dio!