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Il nostro Mandato – parte 1 - Matteo 28:16-20

filename: pasqua16.g04 - sermone sulla Pasqua, la Risurrezione e l’Ascensione di Cristo, mini-serie per pasqua, 2003,2004, per RO, di Marco deFelice, per domenica, 11 luglio, 2004>

l’importanza di capire la missione

Nella vita, è molto importante imparare a distinguere fra quella che è la missione principale, e i dettagli che riguardano come bisogna compiere la missione.

Per esempio, durante l’Impero Romano, l’esercito romano poteva ricevere l’ordine dall’Imperatore di andare e conquistare un certo grande territorio. Quella era la sua missione. Riceveva vari ordini che riguardavano la paga di ogni soldato, e il modo di trattare i prigionieri. Ogni ordine era importante, però, c’è una grande differenza fra la missione in sé, e i dettagli su come portarla a compimento. È la stessa cosa nella vita. Se fissiamo gli occhi troppo sui dettagli, al punto da non tenere bene in mente qual è la missione, rischiamo di impegnarci tanto, e mancare il compito principale.

Il Nuovo Testamento è pieno di istruzioni che riguardano la vita cristiana. Visto che vengono da Dio, ognuna di esse è importante, e dobbiamo seguire tutto quello che Dio ci comanda.

Però, il Nuovo Testamento contiene anche quella che è la missione che Cristo ha dato alla Chiesa. È estremamente importante che comprendiamo bene qual è la nostra missione, in modo che possiamo adoperare tutto quello che abbiamo e tutto ciò che siamo per promuovere la missione che abbiamo ricevuto da Dio.

Solitamente, quando qualcuno sa di dover partire per l’ultima volta, o di morire, quello che dice alle persone che gli sono vicine è di grande importanza. Le ultime istruzioni sono le più importanti. In questi momenti, si parla della missione, non dei dettagli.

Per esempio, quando l’Apostolo Paolo stava per lasciare gli Anziani della chiesa di Efeso per l’ultima volta, egli fu attento a ricordare loro della missione principale a cui erano chiamati, come anziani. Vi leggo da Atti 20, in cui Paolo sta parlando con questi Anziani.

“25 E ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il regno, non vedrete più la mia faccia. 26 Perciò io dichiaro quest’oggi di essere puro del sangue di tutti; 27 perché non mi sono tirato indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio. 28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. 29 Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; 30 e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. 31 Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime. 32 E ora, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati.” (Atti 20:25-32 NRV)

Paolo avrebbe potuto parlare di tante cose, ma sapendo che sarebbe stata l’ultima volta che li avrebbe visti, ha parlato della loro missione come Anziani della chiesa, cioè la missione di pascere la chiesa locale che Dio aveva affidato a loro, e di vegliare in questo compito.

Similmente, quando Gesù stava per lasciare la terra e tornare in cielo, nei suoi ultimi incontri con i suoi apostoli, parlava della loro missione principale. Durante gli anni trascorsi con loro, aveva insegnato tante cose, ma alla fine, si concentrò su quella che sarebbe stata la responsabilità dei credenti finché Gesù non tornerà.

Oggi, vogliamo considerare la missione che Gesù ha dato a loro, e a noi, poco prima di tornare in cielo. Questo sermone fa parte della serie sulla Pasqua. Vogliamo considerare ciò che viene comunemente chiamato: il grande mandato. In quei pochi giorni fra la risurrezione di Gesù e la sua ascensione al cielo, nei pochi incontri che Gesù ebbe con i discepoli, Egli mise l’enfasi sul suo mandato per i suoi seguaci fino al suo ritorno. Anche noi siamo seguaci di Cristo, e quindi, questo è anche il nostro mandato.

Ricordiamo che la notte prima della croce, Gesù aveva dichiarato ai discepoli che dopo la risurrezione, li avrebbe incontrati in Galilea. Vi leggo Matteo 26:32.

“Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea».” (Matteo 26:32 NRV)

Sappiamo che Gesù ha scelto di incontrare i discepoli in altre occasioni prima della sua apparizione in Galilea. Però, l’ incontro in Galilea era, per così dire, l’incontro ufficiale che Gesù aveva preannunciato loro.

l’importanza di stare al nostro posto

Tenendo questo in mente, leggiamo Matteo 28:16.

“Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato.” (Matteo 28:16 NRV)

Gesù aveva designato ai discepoli un luogo dove dovevano aspettarlo. Avrebbe detto loro: aspettatemi su tale monte in Galilea. Quando i discepoli andarono a quel monte, Gesù non era già lì. Non avevano alcuna prova che Gesù sarebbe venuto, tranne la parola di Gesù. Però, la parola di Gesù, ovvero la parola di Dio, vale più di tutte le prove nel mondo.

Essendo sempre fedele alla sua Parola, Gesù è apparso come aveva detto, e quindi, i discepoli ricevettero la stupenda benedizione di vedere ancora Gesù Cristo risuscitato. Da cosa dipendeva questa benedizione? È molto importante che riconosciamo che i discepoli sono stati benedetti perché essi avevano ubbidito al comandamento di Gesù Cristo. I discepoli si trovavano al loro posto, al posto che Gesù aveva stabilito per loro. Il principio qua è chiaro: per essere benedetti da Dio, dobbiamo essere al nostro posto, in altre parole, dobbiamo essere sottomessi ai comandamenti del Signore.

Il brano parla degli undici discepoli, ma visto che questo era l’incontro che Gesù aveva annunciato in anticipo, è anche possibile che insieme a loro c’erano le 500 persone che Paolo menziona in 1 Corinzi 15.

"3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; 4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; 5 che apparve a Cefa, poi ai dodici. 6 Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti.” (1 Corinzi 15:3-6 NRV)

In ogni caso, gli undici discepoli, e forse anche altri seguaci di Cristo, stavano là, al posto designato da Cristo, aspettandoLo, in base al suo ordine.

Adorano Gesù

Ora, andiamo avanti nel brano, e vedremo l’unico modo giusto di presentarsi a Cristo. Leggiamo i vv. 16 e 17.

“16 Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. 17 E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono.” (Matteo 28:16-17 NRV)

I discepoli, forse insieme a tanti altri seguaci di Gesù, stavano lì in attesa di Gesù, come egli aveva loro ordinato. Ad un certo punto, vedono Gesù. Fanno l’unica cosa giusta da fare nei confronti di Gesù. Lo adorano.

La parola greca qui tradotta come “adorarono” è una parola che vuole dire “inginocchiarsi per adorare”. I discepoli si sono inginocchiati per adorare Cristo.

Ricordiamo che i discepoli erano Giudei. Come buoni Giudei, era totalmente inconcepibile per loro di adorare mai qualcuno all’infuori di Dio stesso. Infatti, non tanto tempo dopo questo fatto, Pietro fu guidato da Dio ad andare a predicare il vangelo ad un uomo Gentile di nome Cornelio. In quell’occasione, Cornelio si inginocchiò davanti a Pietro. La parola per inginocchiarsi è la stessa identica parola che qui viene tradotta come adorare. Vi leggo di quell’avvenimento con Pietro da Atti 10.

“23 Pietro allora li fece entrare e li ospitò. Il giorno seguente andò con loro; e alcuni fratelli di Ioppe l’accompagnarono. 24 L’indomani arrivarono a Cesarea. Cornelio li stava aspettando e aveva chiamato i suoi parenti e i suoi amici intimi. 25 Mentre Pietro entrava, Cornelio, andandogli incontro, si inginocchiò davanti a lui. 26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati, anch’io sono uomo!»” (Atti 10:23-26 NRV)

Per Pietro, come per gli altri discepoli, inginocchiarsi era un atto di adorazione, perciò, era inconcepibile inginocchiarsi davanti a un uomo. Sapevano che bisogna inginocchiarsi solamente davanti a Dio stesso. Solo Dio merita la nostra adorazione. Quindi, il fatto che i discepoli adorarono Gesù dimostra ancora che avevano riconosciuto che Gesù è pienamente divino. Gesù Cristo è veramente Dio.

I discepoli, riconoscendo che Gesù è Dio, si sono inginocchiati davanti a lui come segno di sottomissione totale a lui. La vera adorazione è strettamente legata alla vera sottomissione.

Allora, dovremmo chiederci, come rispondiamo noi a Gesù Cristo? Anche noi ci inginocchiamo davanti a lui, per così dire? In altre parole, ci sottomettiamo a Gesù Cristo come il Signore della nostra vita? Non c’è nessun altro modo per avere comunione con lui.

in che senso alcuni dubitarono?

A questo punto, troviamo un esempio di come è facile capire male la Bibbia per mancanza di cura nella lettura. Vi leggo ancora il v.17.

“E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono.” (Matteo 28:17 NRV)

Ci sono persone che leggono la Bibbia con poca attenzione, e credono che questo brano voglia dire che alcuni dei discepoli avessero ancora dei dubbi che Gesù fosse veramente risuscitato. Il brano non dice questo, e infatti, se viene letto attentamente nel suo contesto, può avere un senso molto più semplice.

Allora, che cosa dice questo brano? Dice che “alcuni dubitarono”. Nel contesto, sembra significare che dubitarono che fosse veramente Gesù. È ovvio che chi riconosceva Gesù, sapendo che era morto sulla croce, avrebbe capito che era risuscitato, e quindi degno di adorazione. Perciò, il dubitare menzionato qua è quasi sicuramente un dubitare che fosse Gesù.

Però, chi si ferma là può avere un concetto molto sbagliato. Potrebbe credere che dubitassero della risurrezione di Gesù. Per capire meglio questo brano, bisogna leggere anche il versetto seguente. Voglio leggere di nuovo questo versetto, aggiungendo quello seguente.

“17 E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. 18 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.” (Matteo 28:17-18 NRV)

Avete notato la prima parte del versetto 18? “E Gesù, avvicinatosi, parlò loro." In altre parole, quando hanno appena visto Gesù, Egli era lontano da loro. Poi, si è avvicinato. Se uno è lontano, non è sempre facile essere sicuri di chi è. Quindi, è molto probabile che appena visto Gesù, mentre Egli era ancora lontano, alcuni già riconoscevano che era Lui, e iniziarono subito ad adorarLo, mentre altri, non vedendoLo ancora bene, dubitarono che fosse davvero Lui. Prima di iniziare a parlare con loro, Gesù si avvicinò. In quel modo, tutti potevano vederlo bene.

Questo è un altro esempio di quanto è importante leggere un brano nel suo contesto e con molta attenzione. Molto spesso, un brano può sembrare dire qualcosa, mentre una lettura più attenta può dimostrare un senso diverso. Quanto è importante che ci impegniamo a studiare la Bibbia attentamente.

Ogni potere appartiene a Gesù

Ora, consideriamo la dichiarazione che Gesù fa nel v.18, una dichiarazione che è estremamente importante per noi, quanto era importante per loro. Gesù dichiara: “ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra!"

Carissimi, consideriamo come questa incredibile verità può cambiare la nostra vita.

Prima di tutto, consideriamo la grandezza di questa dichiarazione. Gesù dichiara che ogni potere gli è stato dato, sia in cielo sia sulla terra!

Ricordiamo che come Figlio di Dio, Gesù è il Creatore di tutto. Leggiamo di questo in Colossesi 1:

“15 Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; 16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.” (Colossesi 1:15-17 NRV)

Gesù è il Creatore di tutto, e non solo è il Creatore, ma tutte le cose sussistono in lui. Come Creatore, Gesù è sovrano su tutto. Però notiamo che questo brano in Colossesi dichiara anche che tutte le cose sono state create in vista di lui. In altre parole, sono state create per Gesù.

In Matteo, Gesù dichiara che ogni potere gli è stato dato. Come Creatore, Gesù già aveva ogni potere, autorità su tutta la creazione. Allora, in quale senso gli è stata data ogni autorità?

In Atti 2, Pietro sta predicando il vangelo. Spiega quello che Dio ha fatto come conseguenza della morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Leggiamo il versetto 36.

"Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso.” (Atti 2:36 NRV)

Con la sua morte e risurrezione, Gesù fu costituito Signore e Cristo. Era sempre il Cristo, ma dopo il suo sacrificio, e la sua risurrezione, fu costituito, ovvero, fu dichiarato pubblicamente Signore e Cristo.

Gesù non fu dichiarato solamente Cristo, ma anche Signore. Egli è il Signore davanti al quale ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che egli è il Signore. Il titolo Signore è riservato per Dio stesso.

Troviamo la stessa verità in Efesini 1:20-22. Leggiamo.

“20 Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo, 21 al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. 22 Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa,” (Efesini 1:20-22 NRV)

Come creatore, Gesù aveva sempre ogni autorità su tutto. Però dopo la croce e la risurrezione, Gesù fu dichiarato tale per mezzo dell’opera di Dio.

Tornando al nostro brano in Matteo 28, l’autorità che era già di Gesù come Creatore fu data a Gesù anche nel suo ruolo di Cristo come ricompensa dell’opera che aveva compiuto sulla croce.

Cosa cambia per noi

Allora, che c’entra con noi il fatto che Gesù ha ogni autorità? Che differenza fa nella nostra vita?

Il fatto che Gesù ha ogni autorità su tutto quello che c’è nell’universo, vuol dire che nulla può succedere nella nostra vita che sia fuori del controllo di Gesù Cristo. Nessuna sciagura può toccarci se non è permessa da Gesù Cristo perché fa parte del suo piano per noi. Nessun male può mai arrivare nella nostra vita se non è permesso da Gesù Cristo. Non subiremo mai alcuna ingiustizia se non le ingiustizie che fanno parte del piano di Gesù Cristo per noi, per il nostro bene, che Egli userà per conformarci sempre di più nella sua immagine.

Se noi ricordiamo sempre la verità che Gesù ha autorità su tutto quello che succede nel mondo, anche se noi non siamo in grado di capire tutto quello che ci succede, possiamo continuare ad avere pace in ogni prova. Possiamo avere pace sapendo che il nostro Signore ha il controllo di ogni cosa, e tutto quello che ci succede è soggetto alla sua autorità.

Pensiamo a 1 Pietro 5:

“6 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; 7 gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.” (1 Pietro 5:6-7 NRV)

Ricordiamo che Gesù Cristo è Dio. Questo brano in Pietro ci insegna che non dobbiamo preoccuparci di nulla, perché Dio ha cura di noi. Attenzione, se Gesù non avesse piena autorità su ogni cosa, questo comandamento non sarebbe vero. Non potremmo essere tranquilli se fosse possibile che qualche prova sia più grande di Gesù Cristo.

Però, non esiste alcuna prova, né alcuna autorità, né alcuna cosa, che non è sotto l’autorità di Gesù Cristo, il Signore. Perciò, quando lui dichiara che le cose saranno in un certo modo, possiamo essere tranquilli che saranno proprio così.

Che Dio ci aiuti a ricordare che non esiste nulla in cielo o sulla terra che non è sotto il controllo di Gesù Cristo. Egli ha autorità su tutto. Perciò, possiamo essere tranquilli in ogni situazione.

Perché è importante per Gesù dichiarare questo ai suoi apostoli a questo punto? Egli sta per comandare loro di fare qualcosa di impossibile. Sta per comandargli di evangelizzare tutto il mondo. È un’impresa impossibile per l’uomo. L’unico modo per avere il coraggio di affrontare veramente un’opera così grande è ricordare che Gesù Cristo ha ogni autorità.

Il fatto che Gesù ha ogni autorità vuol dire che egli è veramente degno della nostra lode e fede. Leggiamo quello che dice Paolo in 2 Timoteo 1:12

“9 Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità, 10 ma che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo, 11 in vista del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e dottore. 12 É anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno." (2 Timoteo 1:8-12 NRV)

Notiamo quell’ultima frase: sono in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno. Paolo sapeva di aver creduto in Gesù Cristo. Sapeva che Gesù ha il potere, ovvero l’autorità, su ogni avvenimento della vita, in modo che non sarebbe mai potuto succedere nulla che avrebbe provocato la perdita del deposito della fede di Paolo. Questo è perché l’autorità di Gesù è un’autorità totale.

Quindi cari amici, è estremamente importante per noi ricordare che Gesù ha ogni autorità. Non possono succedere cose fuori della sua autorità. Quindi, qualunque ordine che egli ci dà va ubbidito, fidandoci di Lui, perché Gesù è Signore di tutto.

Applicazione per noi

Dobbiamo ancora considerare il mandato stesso, ma lo faremo la prossima volta. Per ora, vogliamo ricordare alcune delle verità che abbiamo visto oggi.

Ricordiamo la differenza fra la nostra missione, e i comandamenti che ci guidano giorno per giorno. Certamente è importante pensare ad ogni comandamento, perché tutto quello che Dio ci insegna è importante. Però, non dobbiamo mai dimenticare qual è la missione principale della Chiesa. Siamo chiamati a far diventare discepoli persone da ogni popolo.

Ricordiamo che il grande mandato è per tutta la Chiesa. I tanti membri della chiesa possono avere tanti ruoli diversi. Quello che è importante è che tutta la chiesa tenga ben presente qual è la missione a cui siamo chiamati.

Ricordiamo che i discepoli hanno ricevuto la benedizione di veder Gesù perché erano al loro posto, ovvero, stavano dove Gesù aveva comandato loro di stare. Se vogliamo le benedizioni di Dio, dobbiamo imparare a stare al nostro posto. Non cerchiamo ruoli a cui Dio non ci ha chiamati. Non cerchiamo quello che è più visibile, ma cerchiamo i ruoli umili, come ci insegna Romani 12:16

“Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.” (Romani 12:16 NRV)

Quando i discepoli videro Gesù, Lo adorarono. Lo adorarono inginocchiandosi davanti a Lui, come segno della loro sottomissione a Lui. L’unica adorazione che Dio accetta è un’adorazione che è legata alla sottomissione. Se non siamo sottomessi a Dio, è inutile cercare di offrirGli la nostra adorazione. Dio accetterà la nostra adorazione solamente se siamo sottomessi a Lui. Quando è così, possiamo avere la gioia di entrare nella presenza di Dio, per mezzo di Cristo, con la nostra adorazione.

Infine, ricordiamo la meravigliosa verità che Gesù Cristo ha ogni autorità, in cielo e sulla terra. Non c’è nulla nel mondo che possa fermare la volontà di Cristo. Quindi, quando camminiamo sotto la sua bandiera, in ubbidienza, possiamo avere pace che Egli ci darà la vittoria, secondo il suo piano perfetto.

Ringraziamo Dio per un Salvatore e Signore così!