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Gesù sulla croce: Pasqua 7 - Matteo 27:38-50

filename: pasqua07.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone sulle sofferenze di Cristo, mini-serie per pasqua, 2003, per RO, di Marco deFelice, per domenica, 19 ottobre, 2003>

Nota ai lettori: questo sermone fa parte di una serie sulla Pasqua. Sarebbe utile leggere prima quelli precedenti, che si possono trovare su www.aiutobiblico.org

Con l’aiuto di Dio, stiamo considerando le sofferenze che Gesù ha subito per poterci salvare. Voglio riprendere dal sermone della settimana scorsa. Ricordiamo che Gesù subì terribilmente per mano dei soldati romani, sia fisicamente, sia per il grandissimo disprezzo che subì. Abbiamo considerato che probabilmente, la sua testa era terribilmente gonfia e piena di lividi da ogni parte, a causa di tutte le percosse che gli diedero, ed era anche coperto di sangue a causa della corona di spine che gli lacerava il capo. La sua schiena doveva essere come carne macinata, con profondi tagli prodotti dalla frusta. La condizione fisica di Gesù era tale che Egli non fu in grado di portare la pesante croce fino al luogo della crocifissione. Poi attaccarono Gesù alla croce con dei grandi chiodi. Il dolore doveva essere inconcepibile. Riprendiamo gli avvenimenti da quel punto. Siamo in Matteo 27, dal. v.38.

Gesù fra i due ladri

Voglio menzionare solo brevemente un altro aspetto della crocifissione, uno ben conosciuto. Gesù fu crocifisso in mezzo a due ladroni. Leggiamo Matteo 27:38.

“Allora furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra.” (Matteo 27:38 NRV)

Essendo stato crocifisso in mezzo a due ladroni, Gesù fu identificato con loro, come se fosse stato un malfattore, quando in realtà Gesù non aveva mai peccato e non c’era alcuna colpa in Lui. Fino all’ultimo momento, Gesù fu disprezzato, in ogni modo. Fu trattato in modo del tutto ingiusto. Nessuno subirà mai tante ingiustizie quanto Gesù.

Anche questo dettaglio era un adempimento di una profezia fatta su di Lui. Leggiamo in Isaia 53:12, quel famoso capitolo che è una profezia della croce e della risurrezione.

“Perciò io gli darò la sua parte fra i grandi, egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha dato sé stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli.” (Isaia 53:12 NRV)

Gesù, che era totalmente innocente, è stato contato fra i malfattori. Gesù fece anche questo per salvarci, affinché noi, che eravamo giustamente contati fra i malfattori, potessimo essere contati fra i giusti. Gesù si è identificato pienamente con i peccatori, per permetterci d’essere identificati pienamente con i giusti.

Il disprezzo delle persone

Quelli che passavano

Ora, passiamo ad un altro tipo di disprezzo che Gesù subì per poterci salvare. Il luogo della crocifissione era accanto a una via importante, e quindi, tante persone passavano di là, rendendo ancora peggiore la vergogna e il disprezzo per Gesù, perché tutto avveniva in luogo pubblico. Notiamo come le persone disprezzavano e oltraggiavano Gesù, mentre Egli era appeso sulla croce, nudo, soffrendo atrocemente nel fisico, abbandonato da tutti, separato dal suo Padre eterno. Leggiamo Matteo 27:39,40.

“39 E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: 40 «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!»” (Matteo 27:39-40 NRV)

Coloro che passavano, vedendo Cristo, lo ingiuriavano, disprezzandolo con le loro parole. Dicevano: “Salva te stesso, se tu sei il Figlio di Dio." Se ricordiamo, quando Satana aveva tentato Gesù, dopo il battesimo di Gesù, aveva detto: “E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».” (Matteo 4:3) Fra tutte le cose terribili che uno avrebbe potuto dire a Gesù, mettere in dubbio il suo rapporto con suo Padre era la cosa peggiore. Ed è proprio questo ciò che Gesù dovette subire mentre stava appeso alla croce.

Chi è veramente salvato conosce il dolore di essere accusato di non appartenere a Dio. Però, non è assolutamente paragonabile al disprezzo che subì Gesù. Innanzi tutto, finché Dio non ci ha salvato, noi NON eravamo figli di Dio. Poi, spesso, ci comportiamo in un modo che non rispecchia un figlio di Dio. Invece Gesù è sempre stato IL Figlio di Dio, uguale al Padre, pieno di gloria, perfetto e santo. Il suo comportamento era sempre totalmente santo. Quindi, questo disprezzo rivolto a Lui, mentre era appeso sulla croce, era terribile.

Anche questo era l’adempimento delle profezie, per esempio, di quelle del Salmo 22:7 e di Isaia 37:22.

“Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo, dicendo: «Egli si affida al SIGNORE; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!»” (Salmi 22:7,8 NRV)
“Questa è la parola che il SIGNORE ha pronunziata contro di lui: «La vergine, figlia di Sion, ti disprezza e si fa beffe di te; la figlia di Gerusalemme scrolla il capo dietro a te.” (Isaia 37:22 NRV)

Gesù soffriva tutto questo per salvarci.

i Capi

Leggiamo anche Matteo 27:41-43, che descrive come i capi dei Giudei Lo disprezzavano.

“41 Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: 42 «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Se lui è il re d’Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. 43 Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: “Sono Figlio di Dio”».” (Matteo 27:41-43 NRV)

I capi ammettevano che Gesù aveva fatto miracoli, sapevano che Egli aveva le qualifiche del Messia, ma Lo odiavano, senza motivo, e perciò, Lo disprezzavano. Notiamo che le persone che passavano parlavano direttamente A Gesù, mentre i Capi parlavano solamente DI Gesù, tanto grande era il loro odio verso di Lui. Anche i capi dicevano che il fatto che Dio lasciava Gesù sulla croce era la prova che Gesù non era il Figlio di Dio, negando così il rapporto fra Gesù e suo Padre. Grande era la sofferenza che Gesù subiva per salvarci.

i ladroni

Il v.44 ci fa sapere che perfino i ladroni schernivano Gesù.

“E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.” (Matteo 27:44 NRV)

Gesù fu disprezzato da tutte le parti. Luca ci fa sapere che anche i soldati sotto la croce Lo disprezzavano. Tutto questo era assolutamente ingiusto, perché Gesù non aveva mai peccato, né aveva mai fatto nulla per meritare disprezzo. Se pensiamo a noi stessi, ognuno di noi ha fatto innumerevoli cose che meritano il disprezzo. Pure, spesso, la nostra reazione alla più piccola provocazione è di arrabbiarci. Invece, Gesù, disprezzato da tutte le parte, in modo totalmente ingiusto e falso, non rispondeva con cattiveria. Leggiamo di questo in 1 Pietro 2.

“23 Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; 24 egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati sanati.” (1 Pietro 2:23-24 NRV)

Nel Vangelo di Luca, impariamo che Gesù pregava perfino per coloro che Lo avevano trattato così male.

“Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.” (Luca 23:34 NRV)

Dico una parola per quanto riguarda i ladroni. Sappiamo dal Vangelo di Luca che mentre entrambi i ladroni Lo insultavano all’inizio, ad un certo punto, uno di loro fu convinto del proprio peccato e della Giustizia di Gesù, e credette in Lui quale Messia, e quindi, fu salvato. Anche in mezzo alla sua sofferenza, Gesù aveva un cuore pronto ad accogliere un peccatore ravveduto che veniva a Lui con fede. Quanto di più Gesù è pronto ora ad accogliere chiunque viene a Lui con fede e vero ravvedimento!

Quindi, mentre Gesù era là, appeso sulla croce, veniva disprezzato in modo terribile dalle persone intorno a Lui. Pure, Egli non rispondeva, non rendeva oltraggio per l’oltraggio che riceveva. Subiva tutto senza lamentarsi, per poterci salvare.

Tenebre sulla terra

Tutti gli avvenimenti della crocifissione che abbiamo considerato finora avvennero da circa le nove al mezzogiorno, secondo il nostro modo di contare le ore. Poi, da circa mezzogiorno, che per loro era l’ora sesta della giornata, successe un avvenimento straordinario. Leggiamo Matteo 27:45.

“Dall’ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all’ora nona.” (Matteo 27:45 NRV)

Da circa mezzogiorno, fino a circa le tre di pomeriggio, si fecero tenebre su tutto il paese. Per ben tre ore, in pieno giorno, si fece buio.

È ovvio che questo era un atto miracoloso. Non era una semplice eclissi del sole, primo, perché era Pasqua, e quindi, la luna era piena, e nella posizione sbagliata per una eclissi. Inoltre, un’eclissi dura qualche minuto, non tre ore. Non produce una tenebra così estesa. Si trattava di un atto miracoloso, voluto da Dio. Si estese su tutto il paese. Fu visto da tutti, anzi, sarebbe stato di grande spavento.

Però, guardando oltre all’avvenimento in sé, la cosa importante è considerare il suo senso. Che cosa significavano questa tenebre? Perché si fecero tenebre? Perché questo miracolo? È importante fermarci per considerare attentamente questo, perché ci aiuta a capire meglio il senso della croce, e quello che Gesù ha compiuto per noi.

La tenebre erano un simbolo potente del giudizio di Dio su Gesù Cristo, in quanto Sostituto per gli uomini peccatori. Voglio ripetere questo, perché è molto importante. Le tenebre rappresentavano il giudizio di Dio sui nostri peccati. Rappresentano l’ira di Dio contro il nostro peccato, riversata sulla persona di Gesù Cristo, nostro Sostituto.

Nella Bibbia, è molto chiaro che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. In Amos 8, Dio annuncia il suo giudizio su Israele, e ne descrive vari aspetti. Vi leggo Amos 8:9

“Quel giorno», dice il Signore, DIO, «io farò tramontare il sole a mezzogiorno e farò oscurare la terra in pieno giorno.” (Amos 8:9 NRV)

Questa è anche una profezia di quello che è successo quando Gesù era sulla croce. In quel giorno Gesù soffriva un’incredibile agonia, abbandonato da tutti. Essendosi caricato con il nostro peccato, fu separato dalla perfetta comunione con il Padre che aveva goduto dall’eternità passata.

Leggiamo qualche altro versetto che dimostra che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. È da tenere presente che quando la Bibbia parla del “giorno del SIGNORE,” o di “quel giorno,” si riferisce al giorno di giudizio.

“In quel giorno, egli muggirà contro Giuda, come mugge il mare; e a guardare il paese, ecco tenebre, angoscia, e la luce che si oscura mediante le sue nuvole.” (Isaia 5:30 NRV)
“Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su di te sorge il SIGNORE e la sua gloria appare su di te.” (Isaia 60:2 NRV)
“30 Farò prodigi nei cieli e sulla terra: sangue, fuoco, e colonne di fumo. 31 Il sole sarà cambiato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del SIGNORE.” (Gioele 2:30-31 NRV)
“Guai a voi che desiderate il giorno del SIGNORE! Che vi aspettate dal giorno del SIGNORE? Sarà un giorno di tenebre, non di luce.” (Amos 5:18 NRV)
“Il giorno del SIGNORE non è forse tenebre e non luce? oscurissimo e senza splendore?” (Amos 5:20 NRV)
“14 «Il gran giorno del SIGNORE è vicino; è vicino e viene in gran fretta; si sente venire il giorno del SIGNORE e il più valoroso grida amaramente. 15 Quel giorno è un giorno d’ira, un giorno di sventura e d’angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità, 16 un giorno di squilli di tromba e di allarme contro le città fortificate e le alte torri. 17 Io metterò gli uomini nell’angoscia ed essi brancoleranno come ciechi, perché hanno peccato contro il SIGNORE; il loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi. 18 Né il loro argento né il loro oro potrà liberarli nel giorno dell’ira del SIGNORE; ma tutto il paese sarà divorato dal fuoco della sua gelosia; poiché egli farà una distruzione improvvisa e totale di tutti gli abitanti del paese».” (Sofonia 1:14-18 NRV)

Questi brani evidenziano molto chiaramente che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. Appeso alla croce, Gesù stava subendo il Giudizio di Dio contro il peccato, per riscattare coloro che Dio voleva salvare.

Gesù aveva già detto che stava per morire come riscatto, ossia, per prendere la punizione di quelli che Dio avrebbe salvato.

“appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».” (Matteo 20:28 NRV)
“perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.” (Matteo 26:28 NRV)
“Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».” (Marco 10:45 NRV)

In che senso Gesù è stato il prezzo di riscatto? Egli ha subito l’ira di Dio al posto di coloro che egli ha riscattato. Gesù si è caricato dei peccati degli uomini, per subire il giudizio di Dio al loro posto. Leggiamo un brano che rende chiaro questo fatto.

“Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»),” (Galati 3:13 NRV)

Gesù Cristo è stato maledetto al posto nostro, affinché noi potessimo essere benedetti in Lui.

Essendosi caricato con il nostro peccato, Gesù fu separato dalla perfetta comunione con il Padre che aveva goduto dall’eternità passata. Gesù è Dio, ed è sempre stato in perfetta comunione con il Padre. La Bibbia descrive Dio come luce, e quindi potremo dire che Gesù è sempre stato totalmente e pienamente inondato dalla luce del Padre. Però, là sulla croce, Gesù fu allontanato dalla luce del Padre, era nelle tenebre della condanna contro il peccato. Perciò, Dio fece sì che perfino il sole non risplendeva su Gesù in quelle ore di tormento totale, un tormento che nessun uomo ha mai conosciuto.

Carissimi, se voi appartenete a Dio per mezzo di Gesù Cristo, quell’inconcepibile sofferenze di Gesù Cristo era per voi. Egli doveva soffrire nelle tenebre, abbandonato da Dio al posto nostro, per poterci salvare! Che Dio ci aiuti a comprendere la profondità di questa verità.

il grido di Gesù

Leggiamo ancora da Matteo 27, per capire il prossimo avvenimento.

“45 Dall’ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all’ora nona. 46 E, verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»” (Matteo 27:45-46 NRV)

L’ora nona corrisponde alle tre del nostro pomeriggio. Per tre ore, Gesù è rimasto in silenzio, in una agonia troppo terribile da poter essere descritta. In quelle ore, abbandonato da tutti, e abbandonato da Dio, Gesù subiva la terribile ira di Dio contro il nostro peccato. Poi, verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Dal profondo della sua anima, Gesù gridò per esprimere la sua totale agonia, una agonia infinitamente peggiore di qualsiasi agonia umana.

Però, nonostante la sua agonia, Gesù gridò: Dio mio, Dio mio. Anche in mezzo alla sofferenza, anche mentre subiva l’ira di Dio, Gesù continuava a guardare a Dio con fede. Poneva tutta la sua speranza in Dio, anche nel momento più buio.

Per poter pagare la condanna per i nostri peccati, Gesù doveva essere separato dal Padre, al posto nostro. Doveva subire la piena forza dell’ira di Dio al posto nostro. E quindi, in quelle ore sulla croce, Gesù fu totalmente separato dalla comunione con il Padre. In quel senso, fu veramente abbandonato da Dio. Nonostante che questo momento fosse infinitamente terribile, Gesù sapeva che era ancora amato dal Padre. Gesù era ancora pienamente Dio, e la pienezza delle deità continuava a dimorare in Lui. Però, aveva dovuto subire perfino l’abbandono da parte del Padre.

Non dobbiamo mai dimenticare il motivo per cui Gesù fu disposto a soffrire volontariamente una tale angoscia. La ragione per cui Gesù fu disposto ad essere separato da Dio era per poter avvicinare noi a Dio. Gesù ha subito l’ira di Dio per permettere a noi di ricevere la grazia di Dio. Gesù si è caricato dai nostri peccati per poterci coprire con la sua giustizia. Le incomprensibili sofferenze di Gesù Cristo furono il prezzo necessario per poterci salvare eternamente.

l’aceto

Quando Gesù gridò, alcuni dicevano che chiamava Elia. Per capire il senso di questo, dobbiamo ricordare che i Giudei credevano che Elia sarebbe tornato appena prima della venuta del Messia, e sarebbe stato l’assistente del Messia. Gesù aveva gridato «Elì, Elì, lamà sabactàni?», che le persone lì avrebbero capito correttamente come: Dio mio, Dio mio. Però, per disprezzare Gesù ancora di più, dicevano gli uni agli altri che Gesù chiamava Elia. Stavano ancora prendendo in giro Gesù, come se fosse falso il fatto che aveva cercato di presentarsi come il Cristo, chiamando Elia ad aiutarlo. Gesù subì l’oltraggio delle persone fino alla fine.

In Giovanni 19:28, leggiamo:

“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».” (Giovanni 19:28 NRV)

Questo, come quasi ogni dettaglio della crocifissione, era un ulteriore adempimento di una profezia, questa volta del Salmo 22:15

“Il mio vigore s’inaridisce come terra cotta, e la lingua mi si attacca al palato; tu m’hai posto nella polvere della morte.” (Salmi 22:15 NRV)

Ormai, Gesù aveva compiuto la sua missione. Aveva subito l’ira di Dio. E così, chiese da bere.

Mentre la maggioranza delle persone lo prendeva in giro, il Padre sentì il grido del suo Figlio, e toccò il cuore di un uomo che poi venne per dare a Gesù da bere. Quasi sicuramente si trattava di un soldato, sotto l’ordine del centurione. Prese una spugna, la inzuppò di aceto, la pose in cima ad una canna, e diede da bere a Gesù. Mentre questo uomo dimostrò un atto di gentilezza, gli altri continuarono a beffarsi di Gesù.

è compiuto

A questo punto, Matteo dice semplicemente:

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.” (Matteo 27:50 NRV)

Il Vangelo di Giovanni invece racconta un dettaglio molto importante che voglio notare. Leggiamo quello che Gesù dichiarò a questo punto, in Giovanni 19:30.

“Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «É compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.” (Giovanni 19:30 NRV)

È estremamente importante fermarsi e considerare le parole: è compiuto. La parola greca che viene così tradotta vuol dire: compiuto, portato a termine. Vuol dire anche: pienamente pagato, nel senso di una multa o un debito che viene totalmente saldato.

La stessa parola viene usata in Giovanni 19:28

“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».” (Giovanni 19:28 NRV)

A questo punto, Gesù aveva compiuto tutto quello per cui era venuto alla terra. Aveva completato tutto quello che il Padre gli aveva dato da fare. Aveva predicato il Vangelo, compiuto i miracoli, e ora, aveva compiuto la sua opera principale: Gesù aveva appena finito di subire l’ira di Dio contro il peccato degli uomini. Ormai, Gesù aveva pagato il prezzo della salvezza.

Dio rende chiaro nella Bibbia che la condanna del peccato è la morte, la separazione da Dio. Dio non chiude mai gli occhi sul peccato. La sua Giustizia richiede che la condanna sia pagata in pieno. Perciò, è impossibile per l’uomo peccatore liberarsi dalla sua condanna. Gesù Cristo, morendo sulla croce, subendo l’ira di Dio, ha pagato il prezzo del peccato. Ha reso possibile la salvezza. Quindi, questa dichiarazione: “è compiuto”, che vuol dire “è pagato”, era una dichiarazione di vittoria. Gesù aveva pagato il prezzo, la sua missione era completa.

Visto che Matteo dichiara che si fece tenebre da mezzogiorno fino a circa le tre, e che Gesù dichiarò questo verso le tre, possiamo capire che ormai, l’ira di Dio era placata. La luce del sole brillò di nuovo sulla terra, e su Gesù. Gesù poteva riprendere la comunione con il Padre.

A ciascuno di voi che è stato salvato, i cui peccati sono stati perdonati, la condanna tolta, questa dichiarazione di Gesù non è un semplice fatto storico. Questa è la dichiarazione che riguarda i TUOI peccati. Gesù qui dichiara che i TUOI peccati, e grazie a Dio, anche i miei, sono stati pagati. Quello che ci teneva lontano da Dio, e sotto condanna, è stato tolto di mezzo.

Quindi, la morte di Gesù non fu affatto una sconfitta. Fu la vittoria, la vittoria di Gesù Cristo, e in Lui la vittoria di ogni persona che Dio salva! Leggiamo Colossesi 2:13-15.

“13 Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; 14 egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; 15 ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce.” (Colossesi 2:13-15 NRV)

In 2 Corinzi, troviamo una spiegazione di quello che è accaduto quel giorno sulla croce.

“Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” (2 Cor 5:21)

Dio Padre ha fatto diventare il suo Figlio innocente Gesù Cristo, peccato per noi, affinché noi diventassimo, per mezzo della fede, giustizia di Dio in Lui.

Quindi, avendo pagato la condanna per il peccato, Gesù dichiarò: è compiuto. Ora, poteva rendere lo spirito. La vittoria era sua.

Gesù rende il suo spirito

A questo punto, Matteo dice semplicemente:

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.” (Matteo 27:50 NRV)

Luca aggiunge un altro dettaglio:

“Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.” (Luca 23:46 NRV)

Gesù rese il suo spirito. La morte non Lo ha toccato, nel modo in cui tocca le altre persone. Nessuno ha preso la sua vita. Avendo completato l’opera della salvezza, Gesù, pienamente in controllo, rese il suo spirito. Rimetteva il suo spirito nelle mani di Dio Padre.

Ricordiamo le parole di Gesù ai suoi discepoli, non molto tempo prima, quando aveva detto loro:

“17 Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. 18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio».” (Giovanni 10:17-18 NRV)

La morte di Gesù era un sacrificio, che Egli ha dato volontariamente. Quando ebbe completata la sua opera, depose la propria vita. Perciò, in realtà, nessuno Gli ha tolto la vita. Ha dato la sua vita, come sacrificio, per salvarci.

Quando Gesù disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio», è un ulteriore adempimento di una profezia, in questo caso, del Salmo 31:5, con due differenze importanti. Leggo quel versetto dai Salmi.

“Nelle tue mani rimetto il mio spirito; tu m’hai riscattato, o SIGNORE, Dio di verità.” (Salmi 31:5 NRV)

Gesù aggiunge la parola “Padre”, perché aveva quel rapporto intimo ed eterno con Dio Padre. Ora che aveva pagato il prezzo per il peccato, godeva di nuovo quella comunione che aveva conosciuto dall’eternità.

Poi, oltre ad aggiungere la parola “Padre”, Gesù non ha detto “tu m’hai riscattato”, perché Gesù non aveva mai peccato, e quindi non aveva bisogno di essere riscattato. Anzi, era Gesù a riscattare coloro che Dio avrebbe salvato.

conclusione

C’è ancora altro da considerare, ma per ora, fermiamoci qui. Oggi, con l’aiuto di Dio, abbiamo considerato altri aspetti della croce, e di quello che Gesù soffrì per poterci salvare. La sofferenza fisica che Gesù subì è troppo terribile da comprendere, però, infinitamente peggio fu l’ira di Dio che Gesù dovette soffrire, al nostro posto, per poterci salvare.

Quello che vogliamo sempre ricordare è che noi eravamo giustamente separati da Dio. Eravamo sotto condanna, senza speranza, perché meritavamo la condanna eterna. Meritavamo solamente male e tormento, durante tutti gli anni di vita sulla terra, e poi per tutta l’eternità. Gesù invece era pieno di gloria, eppure lasciò la sua gloria, lasciò tutto, per subire la nostra condanna.

Per chi è salvato, nessuna prova, nessuna difficoltà della vita può essere minimamente paragonata alla sofferenza che Gesù ha subito al nostro posto. Quanto è detestabile lamentarci per qualsiasi difficoltà, quando Gesù ha preso la vera sofferenza al posto nostro.

Che Dio ci aiuti a meditare spesso sulle sofferenze di Cristo Gesù per noi, e a capire di più la profondità dall’amore infinito che Lo ha spinto a salvarci.