Aiuto Biblico

Arrivando alla Croce: Pasqua 6 - Matteo 27:27-38

filename: pasqua06.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone sulle sofferenze di Cristo, mini-serie iniziando a Pasqua, 2003, predicato 12 ottobre, 2003 per RO>

Oggi, con l’aiuto dello Spirito di Dio, voglio riprendere la serie di sermoni in cui stiamo considerando le sofferenze di Cristo alla Pasqua. Però, come possiamo noi, semplici uomini nati nel peccato, considerare le sofferenze del Re dei re e Signore dei signori? Come possiamo noi considerare la morte di Colui che è la Vera Vita? Come possiamo comprendere il fatto che il Padre Eterno abbandoni il Figlio Eterno mentre è appeso sulla croce? Sarebbe come cercare in analizzare tutta l’acqua in tutti gli oceani del mondo usando solo un piccolo bicchiere.

Senza l’aiuto dello Spirito di Dio, nessun uomo è minimamente in grado di sondare le profondità di queste verità. Perciò, chiediamo a Dio di aiutarci mentre cerchiamo di contemplare quello che forse è il più profondo avvenimento in tutta l’eternità.

Nei primi sermoni di questa serie, abbiamo già considerato la sofferenza di Gesù iniziando all’ultima cena con i discepoli.

Abbiamo visto che Egli fu processato davanti a un tribunale di Giudei, e il tutto fu fatto in modo falso e contrario alla legge. Lo maltrattarono e Lo schiaffeggiarono. Poi, fu portato davanti a Pilato, che capì ben presto che Gesù non era colpevole di alcun reato, e cercò ripetutamente di liberarlo. Però, per non rischiare di perdere la sua posizione come governatore, accettò la richiesta dei Giudei, e condannò Gesù ad essere crocifisso. Oggi, vogliamo riprendere la storia da quel punto.

I soldati maltrattano Gesù

Dopo che Pilato diede l’ordine che Gesù fosse crocifisso, Egli fu dato in mano ai soldati che dovevano eseguire quel terribile ordine. Prima di crocifiggere Gesù, decisero di divertirsi, schernendoLo.

Prima di considerare quello che questi soldati fecero a Gesù, ricordiamo quale era già la sua condizione a quel punto. Gesù era stato sveglio tutta la notte. Dopo la grande lotta spirituale nel Giardino, in cui Gesù ebbe una tristezza mortale, era stato arrestato. Poi, fu abbandonato dai suoi discepoli. Fu portato dai capi dei Giudei, dove fu processato in modo ingiusto, disprezzato, e schiaffeggiato. Di mattina presto, fu portato da Pilato, che Lo aveva fatto flagellare: un terribile tormento, perché i romani usavano un frusta con pezzi di metallo intrecciati al cuoio, in modo da causare tagli profondi. Dopo le frustate, la sua schiena sarebbe stata coperta di sangue, ormai asciugato al punto che la sua tunica sarebbe rimasta attaccata ad ogni ferita con il sangue asciutto. Quindi, quando Gesù fu consegnato ai soldati per essere crocifisso, era già in un terribile dolore e fisicamente sfinito. Però, non aveva ancora sofferto il peggio.

Ora, riprendiamo il testo biblico. Siamo in Matteo 27. Iniziamo col v.26, che è dove abbiamo finito nell’ultimo sermone. Leggiamo dal v.26 al v.31

“Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 27 Allora i soldati del governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta la coorte. 28 E, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; 29 intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» 30 E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percotevano il capo. 31 E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.” (Matteo 27:26-31 NRV)

I soldati portarono Gesù nel Pretorio. Il versetto dice che si radunò intorno a lui tutta la coorte. Vuol dire che c’erano fino a 600 soldati là, tutti radunati per schernirLo e farLo soffrire. Gesù era già stato maltrattato dai Giudei, e flagellato dai soldati; ora, stava per essere maltrattato molto di più.

Mentre consideriamo il modo in cui disprezzarono Gesù e come Lo fecero soffrire, ricordiamo che Gesù aveva il potere di fermare questi uomini in un attimo, e liberarsi da tutta questa sofferenza. Nessuno costrinse Gesù a sottostare a tutte queste sofferenze. Gesù permetteva tutto questo, volontariamente, per poter compiere la nostra salvezza. Che Dio ci aiuti a comprendere questo di più ogni volta che consideriamo la sua sofferenza!

Quando portarono Gesù nel Pretorio, la prima cosa che fecero fu spogliarLo. Ricordiamo che Gesù era stato frustato, e quindi, la sua schiena era coperta di terribili ferite. Il sangue, asciugandosi, avrebbe attaccato la sua tunica ad ogni ferita. Quindi, quando lo spogliarono, avrebbe riaperto i tanti tagli che aveva sulla schiena, provocandogli un terribile dolore. Il solo fatto di spogliarLo, dunque, fu per Lui una terribile sofferenza.

Poi, Lo vestirono di un manto scarlatto. Il manto scarlatto assomigliava ad un manto reale, e serviva per prendere in giro Gesù, vestendoLo come un re.

Poi, questi soldati intrecciarono una corona di spine, e la misero sulla testa di Gesù. Possiamo immaginare che la spinsero giù con forza, in modo che Gesù fosse forato da quelle spine. Sicuramente, il suo sangue colava giù da tutti questi fori, e copriva la sua faccia e la sua testa.

Qui, è utile ricordare da dove vengono le spine. Quando Dio ha creato il mondo, non c’erano spine. Le spine sono state aggiunte nel mondo come punizione per il peccato, e quindi, rappresentano la maledizione a causa del peccato.

In Genesi 3:18, Dio spiega ad Adamo come la terra sarebbe stata condannata a causa del suo peccato. Leggiamo questo versetto:

“17 Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. 18 Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi;” (Genesi 3:16-18 NRV)

Perciò, le spine fanno parte della maledizione a causa del peccato dell’uomo. Gesù è stato coronato con una corona di spine, che rappresenta che Egli ha preso su di Sé la maledizione dell’umanità, la maledizione di coloro che avrebbe salvato.

Dopo che i soldati ebbero messo la corona di spine sulla testa di Gesù, misero una canna nella sua mano destra, per rappresentare lo scettro reale di un re. I soldati stavano schernendo Gesù. Gesù era seduto là, senza aprire bocca; era stato vestito di un manto scarlatto, con una corona di spine in testa, e una canna nella mano destra, come un re. La sua schiena era coperta di terribili ferite e sangue, e altro sangue scendeva giù dalla sua testa. Quale terribile disprezzo e sofferenza sarebbe stato per chiunque; ma Gesù non era uno qualunque. Gesù è il Creatore del mondo, Gesù meritava l’adorazione di questi soldati. Gesù era, ed è, il Re dei re, ma si è lasciato trattare e umiliare così, per salvare dei peccatori come noi.

A questo punto, ogni soldato veniva a Gesù, si inginocchiava davanti a Lui, e diceva qualcosa come “Salve, re dei Giudei!” Poi, alzandosi, gli sputava addosso, e prendendo la canna, gli percuoteva il capo. Ogni volta che fu percosso sulla testa con la canna, questo spingeva le spine ancora più profondamente nella sua testa.

Ricordiamo che tutta la coorte era là, probabilmente centinai di soldati. Possiamo presumere che Gesù abbia subito centinaia di percosse. Come doveva essere ridotto il suo corpo?

Isaia 52 è una profezia degli avvenimenti intorno alla croce, e delle sofferenze che Gesù avrebbe subito. Parla di quanto sarebbero state terribili le sofferenze, e poi, quanto dopo la risurrezione Gesù sarebbe esaltato da Dio. Leggiamo Isaia 52:13-16.

“13 Ecco, il mio servo prospererà, sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso. 14 Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d’uomo), 15 così molte saranno le nazioni, di cui egli desterà l’ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito.” (Isaia 52:13-15 NRV)

Avete notato la frase: Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d’uomo)?

La sofferenza fisica di Gesù: la frustata, le innumerevoli botte dai soldati, la corona di spine, erano tali che Gesù venne sfigurato a tal punto, il volto così gonfio e pieno di lividi, che non assomigliava più un uomo. Spesso, quando pensiamo alle sofferenze di Gesù, pensiamo alla croce in sé per sé. Infatti, la croce in sé fu una morte di una sofferenza atroce. Però, prima ancora di arrivare alla croce, Gesù soffrì a tal punto che non era più riconoscibile come essere umano. Che Dio ci aiuti a capire quello che Gesù ha sofferto per poterci salvare!

Dopo che i soldati ebbero schernito e dato tante percosse a Gesù, Lo spogliarono del manto, causandogli così nuovamente un male terribile alle tantissime feriti sulla sua schiena, e Lo rivestirono dei suoi abiti.

Non possiamo comprendere veramente le sofferenze di Gesù. Prima di tutto, non abbiamo mai sofferto nulla di simile. La sua sofferenza era sia fisica, che mentale. Dobbiamo ricordare che Gesù è Dio, il Creatore di tutto. Gesù avrebbe potuto fermare questi soldati in qualsiasi momento. Avrebbe potuto distruggerli pronunciando una sola parola. Egli meritava totale onore e adorazione da loro. Quindi, non solo questa sofferenza era incredibilmente terribile, ma era anche il contrario dell’onore che era dovuto a Gesù in quanto Dio.

il cammino al luogo della crocifissione

Avendo finito di schernire Gesù, i soldati Lo portarono al luogo della crocifissione. Era usanza dei Romani che un condannato doveva portare la propria croce in questo cammino. Infatti, all’inizio, Gesù portava la sua croce, come leggiamo in Giovanni 19:16,17.

“16 Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. 17 Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota,” (Giovanni 19:16-17 NRV)

Ricordiamo che la croce sarebbe stata molto pesante. Sarebbe stata molto difficile da portare anche per un uomo in buona condizioni fisiche. Però, già prima di iniziare, Gesù era già terribilmente ferito a causa delle tante botte e frustate che aveva ricevuto.

Ovviamente, Gesù portò la sua croce per la prima parte del cammino verso il luogo della crocifissione. Poi, però, gli fu fisicamente impossibile andare oltre. Cadde perciò sotto il peso della croce, e non fu più capace di rialzarsi sotto il peso della croce.

I soldati romani di allora avevano il diritto di requisire qualsiasi persona. Perciò, quando Gesù cadde, e letteralmente non poteva più alzarsi sotto il peso della croce, i soldati fermarono un uomo che stava passando di lì, un certo Simone di Cirene, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù fino al luogo della crocifissione.

Leggiamo Matteo 27:32.

“Mentre uscivano, trovarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù.” (Matteo 27:32 NRV)

È interessante notare che Matteo ci dà sia il nome che la provenienza di questo Simone, che era di Cirene. Poi, nel Vangelo di Marco, Marco aggiunge il fatto che questo Simone era padre di un certo Alessandro e di Rufo, dettaglio che ovviamente aveva un’importanza per i primi lettori. Leggiamo dal Vangelo di Marco.

“Costrinsero a portar la croce di lui un certo Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo, che passava di là, tornando dai campi.” (Marco 15:21 NRV)

Sarebbe strano dare tutti questi dettagli, se Simone e la sua famiglia non fossero stati già conosciuti dai primi credenti. Infatti, la tradizione dei primi credenti racconta che quest’uomo divenne un credente, insieme alla sua famiglia. Infatti, Paolo, scrivendo ai Romani, dice, in Romani 16:13:

“Salutate Rufo, l’eletto nel Signore e sua madre, che è anche mia.” (Romani 16:13 NRV)

La tradizione dice che questo Rufo è il figlio di questo Simone. Possiamo immaginare che Simone, avendo portato la croce, rimase vicino a Gesù per capire meglio chi era quest’uomo, sopra la testa del quale fu scritto “il Re dei Giudei”. Fu talmente colpito dal comportamento di Gesù, che credette nell’identità di Gesù quale Cristo, e così, fu salvato.

Se questo è il modo in cui sono andate le cose, allora, quella che sembrava una cosa negativa, cioè dover portare la pesante croce di un uomo sconosciuto, tornò a beneficio di Simone come grandissima benedizione. Anche nelle nostre vite, molto spesso Dio gestisce le cose in modo che ciò che ci sembra negativo diventi un mezzo mediante il quale Dio può benedirci grandemente. Che possiamo fidarci di come Dio guida la nostra vita, anche quando non capiamo quello che sta facendo.

il Luogo della Crocifissione

A questo punto negli avvenimenti, siamo arrivati al luogo della crocifissione. Leggiamo dal v.33-38.

“33 E giunti a un luogo detto Golgota, che vuol dire «luogo del teschio», 34 gli diedero da bere del vino mescolato con fiele; ma Gesù, assaggiatolo, non volle berne. 35 Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte; 36 e, postisi a sedere, gli facevano la guardia. 37 Al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: Questo è Gesù, il re dei Giudei. 38 Allora furono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra.” (Matteo 27:33-38 NRV)

Questo luogo, detto Golgota, era il posto che i romani usavano per crocifiggere le persone.

Giovanni 19:17 ci fa sapere che questo era un luogo fuori delle mura della città. In italiano, ciò non è chiaro, a causa di come è stato tradotto il brano. Leggiamo il brano.

“Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota,” (Giovanni 19:17 NRV)

Il testo greco di questo versetto dice, letteralmente: “Ed Egli andò fuori, portando la sua croce, ad un luogo detto del Teschio.” Gesù andò fuori, cioè fuori dalla città. Così adempì l’insegnamento biblico secondo il quale chi era maledetto doveva soffrire fuori la città. Gesù non era maledetto, però, soffriva come un malfattore, un maledetto, al posto delle persone che doveva salvare.

Leggiamo di questo in Galati. “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scrit to: «Maledetto chiunque è appeso al legno»),” (Galati 3:13 NRV)

Leggiamo del fatto che doveva soffrire fuori la città per salvarci in Ebrei 13.

“Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, soffrì fuori della porta della città.” (Ebrei 13:12 NRV)

Quindi, anche il luogo della crocifissione dimostrava il ruolo di Gesù quale Salvatore.

Prima di crociffiggerLo, i soldati gli diedero da bere del vino mescolato con fiele. Con la parola “fiele” si intende un qualche cosa di amaro. Marco 15.23 ci spiega più in dettaglio quello che c’era nel vino:

“Gli diedero da bere del vino mescolato con mirra; ma non ne prese.” (Marco 15:23 NRV)

La mirra era una sostanza che serviva per ridurre la percezione del dolore. Cioè, era una sostanza che avrebbe aiutato Gesù a sentire meno dolore. Ma Gesù rifiutò di berla, probabilmente perché voleva subire pienamente ogni aspetto della punizione per i nostri peccati, senza risparmiarsi.

Anche il fatto che offrissero questo a Gesù era un adempimento di una profezia, la prima parte del Salmo 69:21:

“Hanno messo fiele nel mio cibo....” (Salmi 69:21 NRV)

la Crocifissione

A questo punto, con sole due parole in greco, Matteo menziona la crocifissione. Egli dice semplicemente, nel v.35:

“poi, dopo averlo crocifisso..."

Matteo non spiega la crocifissione in dettaglio. Non spiega che avevano forato le mani e i piedi con i chiodi. Non parla della terribile sofferenza fisica. Dice semplicemente, “dopo averLo crocifisso”.

La crocifissione era una morte terribile, che i Romani usavano solo nei casi più gravi. Per crocifiggere qualcuno, conficcavano dei grandi chiodi attraverso le mani e i piedi della vittima, per attaccarlo poi alla croce. Il corpo era appeso dalle braccia, e perciò, la vittima cercava di tirarsi in su in continuazione per poter respirare. Man mano che la persona perdeva la forza per tirarsi su, cominciava a soffocare. Le ferite dei chiodi si infiammavano e causavano dei dolori atroci. I tendini lacerati dai chiodi producevano un dolore insopportabile. La posizione del corpo era orribilmente dolorosa. Questa morte causava una terribile emicrania, e inoltre, la gola ardeva per la forte sete.

Però, infinitamente peggio del dolore fisico che Gesù soffriva, era la sofferenza spirituale. Alcuni hanno detto che solamente coloro che saranno nei tormenti eterni del lago di fuoco potranno comprendere le sofferenze di Cristo. Però, se consideriamo i fatti, nemmeno loro potranno mai comprenderlo, perché, innanzi tutto, ognuno di loro soffre solamente per i propri peccati, mentre Gesù soffriva per i peccati di tutti coloro che Dio ha salvato e salverà nel corso di tutti i secoli. Poi, nessuno di loro è mai stato in cielo. Una parte della sofferenza è il contrasto con quello che si godeva prima. Gesù, fin dall’eternità passata, aveva goduto una perfetta, totale comunione con il Padre. Perciò, molto peggiore della sofferenza fisica era la sofferenza spirituale d’essere separato dal Padre. Questa sofferenza è inconcepibile per noi uomini. Ricordiamo che Gesù soffriva tutto questo volontariamente, per salvarci. Sapeva fin dall’inizio che avrebbe dovuto subire tutta questa sofferenza, e comunque andò avanti alla croce, per compiere la nostra salvezza.

Comunque, Matteo non entra nei dettagli della crocifissione, perché le sofferenze fisiche non erano neanche la cosa peggiore. La cosa peggiore per Gesù furono le sofferenze spirituali.

Quello che era scritto di Lui

A questo punto, Matteo ci racconta che attaccarono qualcosa con delle parole scritte sopra la testa di Gesù. È probabile che i dettagli citati in Matteo non seguono un preciso ordine cronologico. Probabilmente, i soldati avevano attaccato un pezzo di legno sopra la testa di Gesù con le parole scritte prima di aver alzato la croce.

Nessuno dei quattro Vangeli racconta tutto quello che era scritto sopra la testa di Gesù. Ognuno ne racconta solo una parte. Mettendo i quattro racconti insieme, sappiamo che più o meno era scritto: “Questo è Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei”. Questa frase fu scritta in greco, latino, ed ebraico, che probabilmente indica l’aramaico. Il latino era la lingua ufficiale dell’Impero Romano. Il greco era la lingua usata per il commercio e la cultura, ed era in voga in tutto l’Impero. L’aramaico era la lingua locale. Perciò, quello che era scritto era comprensibile a più o meno tutte le persone che passavano di là. I capi dei Giudei volevano che Pilato cambiasse quella scritta in modo da dire che Gesù aveva solo detto di essere il Re dei Giudei, non che Egli era veramente il re. Però, Pilato rifiutò, e così, nella provvidenza di Dio, la verità di Gesù Cristo rimase scritta sopra la sua testa.

Gesù è il Salvatore del mondo, e nella provvidenza di Dio, era importante che il suo titolo fosse comprensibile per chiunque passava. Ricordiamo che ogni dettaglio della morte di Gesù seguì il piano prestabilito da Dio.

i soldati dividono i suoi vestiti

Quando i soldati crocifissero Gesù, lo spogliarono dei suoi vestiti. Questo è un dettaglio che leggiamo, ma spesso, non ci fermiamo a considerare veramente quello che era successo. Leggiamo Matteo 27:35, e poi, Giovanni 19:23,24

“Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte;” (Matteo 27:35 NRV)
“23 I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall’alto in basso. 24 Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». Questo fecero dunque i soldati.” (Giovanni 19:23-24 NRV)

I soldati che crocifissero Gesù erano in quattro. Divisero le sue vesti in quattro parti, una parte per ciascun soldato. Sapendo come ci si vestiva all’epoca, possiamo presumere che questi quattro pezzi erano i sandali, la cintura, il copricapo, e il vestito esterno. Visto che questi quattro articoli non erano di pari valore, i soldati tirarono a sorte, per dividerli fra di loro. Poi, c’era la tunica, quella che copriva la pelle. Essendo senza cuciture, decisero di tirare a sorte, anziché strapparla, e così uno di loro ebbe la tunica intera. Questa divisione dei suoi vestiti fu l’adempimento preciso della profezia del Salmo 22:18:

“spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.” (Salmi 22:18 NRV)

Quante profezie dell’Antico Testamento sono state adempiute in Gesù Cristo! Un studioso ha contato 332 profezie distinte nell’Antico Testamento che sono state adempiute letteralmente in Cristo. Statisticamente, questo sarebbe da non credere, se non fosse che Dio è il vero autore dell’Antico Testamento (come Lo è del Nuovo Testamento) e guidava gli scrittori umani a scrivere quello che sarebbe successo a Gesù Cristo.

Torniamo al fatto che questi soldati spogliarono Gesù, prima di attaccarLo alla croce. Lo spogliarono veramente, ed è quasi certo che Gesù dovette subire anche la vergogna e la maledizione della nudità, per liberarci dalla maledizione del peccato.

La nudità diventò una vergogna a causa del peccato di Adamo, e rappresenta la separazione dell’uomo da Dio, e come l’uomo, nel suo peccato, deve nascondersi da Dio, come leggiamo in Genesi 3, che racconta gli avvenimenti poco dopo che Adamo aveva peccato.

“9 Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» 10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». 11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?»” (Genesi 3:9-11 NRV)

La nudità come vergogna è legata al fatto che l’uomo deve nascondersi da Dio a causa del peccato, ed ha bisogno di un modo per coprire i suoi peccati. Però, l’uomo non può coprire i suoi peccati da sé. Infatti, per coprire la nudità di Adamo ed Eva, Dio dovette sacrificare un animale al posto loro, per ricavarne la pelle. Questo primo sacrificio nella storia, era il primo Tipo del sacrificio di Gesù Cristo.

“Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì.” (Genesi 3:21 NRV)

Infatti, là, appeso sulla croce, Gesù era totalmente nudo, coperto con il nostro peccato, non aveva nulla per nascondersi dall’ira di Dio. Perciò, fu colpito con la piena ira di Dio contro il peccato, non il suo, perché non ne aveva, ma il nostro peccato.

Finché siamo in questo corpo, desideriamo essere rivestiti di un nuovo corpo, non spogliati. Gesù Cristo è stato spogliato per noi, per poterci rivestire di un nuovo corpo glorificato.

“Poiché noi che siamo in questa tenda, gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita.” (2 Corinzi 5:4 NRV)

Una parte della salvezza è di essere rivestiti con la giustizia di Cristo. Gesù è stato spogliato, ha preso la nostra nudità, per poterci coprire con la sua giustizia. In Apocalisse 7, leggiamo delle persone che erano coperte della giustizia di Cristo.

“13 Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono venute?» 14 Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello.” (Apocalisse 7:13-14 NRV)

In Genesi 9, leggiamo di come Cam, un figlio di Noè, vide la nudità del suo padre, e tale atto viene considerato degno di condanna. Allora, il fatto che i soldati hanno spogliato Gesù, lasciandolo nudo sulla croce, davanti a tutti, dovrebbe stupirci. Infatti, Giovanni, dopo aver raccontato quello che facevano i soldati, per farci capire che era proprio così, dichiara: “Questo fecero dunque i soldati." È tanto terribile che è difficile da credere, ma Gesù soffrì anche questo, per poterci salvare. Veramente, Gesù ha conosciuto ogni tipo di sofferenza, e ogni tipo di disprezzo, per poterci salvare. Quale amore infinito!

Tutto per salvarci

Infatti, quando consideriamo tutto questo, e quanto fu terribile la croce, dovremmo fermarci a pensare: questa morte terribile, e non siamo ancora arrivati alla parte peggiore, questa sofferenza impossibile da riuscire veramente a concepire, era indispensabile, tanto è abominevole il nostro peccato agli occhi di Dio. Che Dio ci aiuti a capire quanto è terribile il peccato, per aver richiesto questa punizione inconcepibile.

Così abominevole è il peccato agli occhi di Dio che nulla meno della sofferenza e della morte di Gesù poteva placare l’ira di Dio contro di noi, e così salvarci.

Il peccato è così abominevole perché la santità di Dio è così grande.

Che Dio ci aiuti a vedere quanto è piccola la nostra sofferenza, e quanto poco dura, in confronto con l’infinita sofferenza di Cristo Gesù.

Che possiamo ricordare che la terribile sofferenza di Cristo doveva essere la NOSTRA sofferenza. È per i NOSTRI peccati che Gesù ha sofferto tutto questo. Egli avrebbe potuto liberarsi in qualsiasi momento, ma voleva salvarci, e così, fu pronto a subire tutto questo per noi.

Qualsiasi difficoltà o sofferenza che abbiamo da subire in questa vita è nulla, in confronto con la sofferenza eterna, che noi credenti NON soffriremo, perché Cristo ha già pagato per noi!

Perciò, prostriamoci davanti a quel Dio che ha pagato un prezzo così alto per salvarci.