Aiuto Biblico

L’Eccellenza di Cristo - Filippesi 3:8-16

filename:50-0308.a0 di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone di Marco deFelice, per RO, 14-gennaio-2001, venticinquesimo sermone in una serie su Filippesi; oggi Fil 3:8-16

la Cosa più Eccellente

Fratelli, noi siamo stati creati a immagine di Dio. Dio, l’infinito Creatore. Dio, che sa tutto di tutto, Dio, pieno di Maestà e gloria. Quando Dio compie qualcosa, quella cosa è buona. La Bibbia ci insegna che l’uomo è il capolavoro di Dio. La domanda da farci è: Perché Dio ha creato l’uomo? Sicuramente, è stato per uno scopo stupendo, qualcosa di veramente eccellente.

Sappiamo che l’uomo ha scelto di peccare. Cioè, l’uomo si è ribellato al piano di Dio. L’uomo si è allontanato dal piano di Dio per lui.

Lo scopo meraviglioso per cui Dio ha creato l’uomo è affinché l’uomo abbia comunione con Lui. La Bibbia usa la parola “conoscere Dio” per parlare di questo. In Giovanni 17:3

Gesù dichiara: Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. (Giovanni 17:3)

Conoscere Dio è la vera vita. Conoscere veramente Dio, ovvero, conoscere veramente Gesù Cristo, è la cosa più meravigliosa, la cosa più eccellente che esiste e che è possibile.

Essere trovato in Cristo

A questo punto, dobbiamo farci una domanda importante. Cosa bisogna fare per conoscere veramente Cristo, per avere veramente intima comunione con Cristo Gesù? La risposta è molto semplice: per conoscere Cristo, per avere i benefici eterni della conoscenza di Cristo, bisogna essere trovati in Cristo.

La Bibbia spesso usa il termine “in Cristo” per descrivere la posizione di chi è veramente perdonato e appartiene a Dio. Essere trovato in Cristo perciò vuol dire essere veramente salvato, essere veramente perdonato, avere la vera vita, avere la gioia di restare con Dio per tutta l’eternità.

Nulla nella vita è minimamente paragonabile a l’essere trovati in Cristo. Questo è ciò che era la cosa più importante per Paolo.

Allora, visto che la cosa più importante nella vita è di essere trovati in Cristo, dobbiamo chiederci: COME possiamo essere trovati in Cristo? In che modo possiamo essere trovati in Cristo?

Troviamo la risposta in Filippesi 3:8,9

8 Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. (Filippesi 3:8-9)

Per guadagnare Cristo e per essere trovato in Lui, Paolo aveva rinunciato a tutto, e considerava tutto come tanta spazzatura. Tutto questo per essere trovato in Cristo con la giustizia che si ha mediante la fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio.

Paolo sapeva che non poteva mai trovarsi in Cristo in base alla propria bontà. Egli sapeva che non poteva mai arrivare a conoscere Cristo ed essere trovato in Cristo per mezzo delle opere sue. Non poteva mai raggiungere una giustizia propria sufficiente a guadagnare Cristo. Per questo, Paolo aveva rinunciato a tutte quelle cose, perché prima egli aveva cercato di guadagnare la salvezza con una giustizia propria. Ora egli sapeva che ciò è impossibile, e perciò, considerava qualsiasi suo merito come spazzatura, per trovarsi in Cristo per mezzo della giustizia che si ha per la fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio.

Infatti, se consideriamo bene, rinunciare a tutto e considerare tutto come tanta spazzatura, è un modo di rinunciare alla fede che Paolo poneva in quelle cose prima della salvezza. Paolo sapeva che nel cuore umano, c’è spazio per un solo vero tesoro. Egli sapeva che Cristo superava ogni altra cosa. Per non rischiare di avere concorrenza in questo, Paolo considerava TUTTO il resto come tanta spazzatura. Egli sapeva che nulla ha valore in confronto con il valore di Cristo. Ora, Paolo poneva tutta la sua fede in Cristo.

Perciò, quando Paolo parla di rinunciare tutto per guadagnare Cristo, dobbiamo capire che non parla di guadagnare Cristo per merito, ma per fede. Paolo sta parlando di dove egli pone la sua fede. Solamente confidando interamente in Cristo possiamo essere salvati. La giustizia che ci serve è la giustizia che si ha per fede in Cristo.

Fratelli, vi esorto a esaminarvi attentamente, per essere sicuri che tutta la vostra fede è in Cristo Gesù.

i Benefici di essere in Cristo

Dal versetto 10, Paolo elenca alcuni dei benefici di essere trovati in Cristo. Cioè, egli ha già dichiarato l’eccellenza della conoscenza di Cristo. Ora, ne spiega alcuni dettagli.

Leggiamo questi versetti

10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, 11 per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. (Filippesi 3:10-11)

In questi versetti, Paolo parla di conoscere Cristo, di conoscere la potenza della sua risurrezione, di conoscere la comunione delle sue sofferenze. Questa conoscenza è una conoscenza di esperienza, non solo intellettuale. Cioè, spesso, nella Bibbia, si parla di conoscenza come qualcosa che si vive. Per esempio, più volte la Bibbia parla di un uomo che conosce sua moglie, per descrivere rapporti intimi. In Giovanni 17, Gesù, pregando al Padre, descrive la vita eterna come conoscere Dio e conoscere Gesù Cristo. Egli sta parlando di un rapporto vivente con Dio. L’idea di “conoscere” nella Bibbia quindi va oltre una conoscenza intellettuale, e descrive un’esperienza vissuta.

Perciò, quando Paolo parla di conoscere la potenza della risurrezione di Cristo, intende dire vivere quella potenza, sperimentare quella potenza nella sua vita.

Allora, consideriamo alcuni dei benefici che ci sono in Cristo.

conoscere Cristo

Il primo scopo di Paolo è conoscere Cristo. Paolo sapeva che conoscere veramente Cristo, cioè, nel senso di avere veramente un rapporto reale e vivente con Gesù Cristo, il Creatore e Signore di tutto, è la cosa più eccellente della vita. Nulla vale quanto questo beneficio. Conoscere veramente Cristo è quello che veramente soddisfa il nostro cuore, e glorifica Dio. Questo è un beneficio di abbandonare la fede in ogni altra cosa e confidare totalmente e solamente in Cristo Gesù.

la potenza della sua risurrezione

Un altro beneficio di essere in Cristo, con la giustizia che viene da Dio è di conoscere, cioè, sperimentare davvero, la potenza della sua risurrezione. La risurrezione di Cristo è stata un’incredibile manifestazione della potenza di Dio. Nella risurrezione, Cristo vinse la morte, Cristo vinse il peccato, vinse Satana. Quale potenza nella risurrezione di Cristo!

Paolo voleva conoscere questa potenza, cioè, voleva sperimentarla. Anche noi abbiamo bisogno di conoscere questa potenza. Consideriamo alcuni aspetti in cui abbiamo bisogno di sperimentarla nella nostra vita.

Per natura, siamo morti nei nostri peccati. Abbiamo bisogno di ricevere vera vita spirituale. Questo avviene tramite la potenza della risurrezione di Cristo che opera in noi in salvezza.

Romani 6:4 Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.
Romani 6:10 Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.
Efesini 1:20 Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo,
Efesini 2:5,6 anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù,

C’è un altro aspetto di conoscere la potenza della risurrezione di Cristo. Vivere veramente la vita cristiana vuol dire tenere gli occhi sul futuro, sull’eternità, e non sul momento. Infatti, il peccato è un risultato del guardare all’apparente guadagno del momento, anziché alla realtà futura che ci aspetta. Ogni scoraggiamento è un risultato del guardare alle difficoltà attuali, e non alle ricchezze dell’eredità eterna. Ogni paura è un risultato del guardare a qualche pericolo o problema reale o potenziale di questa vita, e non guardare verso la fine di ogni cosa, quando saremo eternamente con Cristo.

Quando veramente conosciamo, cioè, sperimentiamo, la potenza della risurrezione di Cristo, e sappiamo che la sua risurrezione è la prova che anche noi saremo risuscitati per vivere l’eternità nella sua presenza, allora, possiamo superare ogni peccato, e ogni paura, e ogni scoraggiamento, tramite la potenza di Cristo in noi.

O quanto è importante conoscere veramente la potenza della risurrezione di Cristo!

la comunione delle sue sofferenze

Un altro beneficio che abbiamo in Cristo è conoscere la comunione delle sue sofferenze. Cioè, Paolo vuole condividere le sofferenze di Cristo.

È facile capire perché Paolo voleva conoscere la potenza della risurrezione di Cristo. Ma, potremmo chiederci perché voleva conoscere la comunione delle sue sofferenze.

È facile voler condividere la gloria con Cristo, ma non la sua persecuzione. È facile voler condividere la gloria della redenzione, ma non le sofferenze.

Invece, Paolo capiva che la più grande benedizione per un credente è di essere il più possibile simile a Cristo. Perciò, Paolo voleva conoscere, cioè, sperimentare, ogni aspetto della vita di Cristo. Voleva sperimentare la potenza della risurrezione, ma anche la comunione delle sofferenze di Cristo.

Nella lettera ai Colossesi, Paolo parla del suo modo di vedere le sofferenze di Cristo che fanno parte della vita cristiana:

Colossesi 1:24 Ora sono lieto di soffrire per voi, e le tribolazioni che Cristo ha ancora da soffrire, io le completo nella mia carne a favore del suo corpo che è la chiesa.

Questo concetto non è solo per Paolo. Ogni vero credente dovrebbe essere pronto e gioioso nel soffrire per Cristo. Ascoltiamo 1 Pietro 4:13:

Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

Bisogna chiarire a questo punto che quando parliamo di partecipare alle sofferenze di Cristo, NON intendiamo, in alcun senso, le sofferenze di Cristo per pagare la condanna per il peccato. Quella condanna è stata pagata completamente da Cristo, e non c’è più da soffrire per i peccati. La salvezza è stata comprata a caro prezzo, da Cristo, e non ci sono più pagamenti da fare.

Invece, ciò che rimane sono le sofferenze del corpo di Cristo, cioè, della chiesa, sia nei credenti individualmente, che come chiese. Finché Cristo non ritornerà, ci saranno ancora sofferenze per portare avanti l’opera di Cristo. Noi siamo chiamati a partecipare in queste sofferenze.

Ascoltiamo vari versetti che parlano di questa realtà.

Romani 8:17 Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.
2 Corinzi 1:7 La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.
2 Corinzi 4:10,11 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.
Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. (2 Timoteo 3:12)

Come figli di Dio, ci sono sofferenze da sopportare per Cristo. Ci sono le sofferenze da subire da un mondo che odia Cristo e il popolo di Cristo. Ci sono le sofferenze derivanti dalle persecuzioni. Ci sono le sofferenze di avere l’anima rattristata dal peccato intorno a noi, e anche ancora dentro di noi.

Essere veramente identificati con Cristo vuol dire essere identificati anche con le sofferenze di Cristo, e non solamente con la sua gloria. Infatti, ora, ci sono sofferenze. Quando Cristo ritornerà, allora, non ci sarà più sofferenza, e allora ci sarà la gloria di Cristo.

divenendo conforme a lui nella sua morte

Paolo continua, e parla di un altro beneficio che abbiamo in Cristo. Uno scopo di Paolo nel conoscere veramente Cristo era di diventare conforme a Cristo nella sua morte. Chi è in Cristo deve mettere a morte ciò che in sé è carnale. Chi è in Cristo è morto al peccato, nel senso che non è più sotto il peccato, ora ha la possibilità di essere libero dal peccato.

Ascoltiamo qualche versetto che parla di questo.

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. (Colossesi 3:5)
Galati 2:20 Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me.
Romani 6:4 Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.
Galati 5:24 Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.

Quando consideriamo questi versetti, e tanti altri, vediamo che la vita in questo corpo è una vita in cui bisogna mettere a morte, giorno per giorno, ciò che in noi è carnale. Dobbiamo morire al peccato, e vivere a Cristo. Dobbiamo essere conformi a Cristo nella sua morte, come dovremmo diventare conformi a Cristo nella sua santità.

La morta fisica non è una cosa bella, né piacevole. La morte di Cristo sulla croce fu una sofferenza terribile. Però, Cristo accettò volontariamente quella morte, tenendo fissi i suoi occhi sulla gioia che la seguiva.

Similmente, morire al peccato ogni giorno, e ai desideri della carne, non è facile, né piacevole. Il peccato fa veramente parte di noi, perciò, morire al peccato è difficile. Però, come faceva Cristo, il segreto è di non guardare alla sofferenza, ma di alzare gli occhi e guardare alla gioia che sta dinanzi a noi.

Infatti, se abbiamo il nostro sguardo sulla gioia che sta dinanzi a noi, quando teniamo i nostri occhi fissi su Cristo, e sulla gioia che avremo di passare l’eternità con Lui, allora, diventare conforme alla sua morte diventa un enorme privilegio.

È un po’ come una donna che desidera per anni di avere dei figli, ma non arrivano. Finalmente, un grande medico le offre gratuitamente una cura medica molto costosa, che lei non avrebbe mai potuto pagare. Dopo l’intervento, lei rimane incinta, dopo tutti quegli anni. Quando arriva il giorno del parto, certo, deve soffrire le doglie. Però, conoscendo il risultato delle doglie, lei le considera un privilegio.

Anche noi dovremmo considerare un privilegio diventare conformi a Cristo nella sua morte.

la risurrezione dei morti

Paolo desidera e cerca tutte queste cose per un traguardo ben chiaro. Ascoltiamo il v.11.

per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. (Filippesi 3:11)

Paolo desidera e aspetta di giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.

Cosa intende Paolo con “la risurrezione dei morti”? Egli sta parlando della risurrezione finale, quando i corpi dei morti in Cristo saranno risuscitati e trasformati. Al momento della morte fisica le anime dei credenti vanno per essere con Cristo. I loro corpi restano nella tomba. Al ritorno di Cristo, quei corpi saranno risuscitati e riuniti con le loro anime. Poi, nei loro corpi trasformati, i credenti saranno sempre con Cristo.

Quindi, giungere alla risurrezione dei morti è un altro modo per dire passare l’eternità con Cristo in cielo.

Questo è il desiderio di Paolo. Paolo mirava al cielo, sapendo che nulla è paragonabile all’eternità con Cristo.

Quando Paolo dice: “per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti”, la frase “in qualche modo” non vuol dire che Paolo non crede nella certezza della salvezza per i salvati. Invece, egli sta sottolineando la difficoltà della vita cristiana, e come dobbiamo lottare contro il peccato. Ricordiamo la dichiarazione di Paolo in Fil. 2:12,13

12 Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand’ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; 13 infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo.

Anche noi dovremmo desiderare, sopra ogni altra cosa, la comunione eterna con Cristo.

Proseguendo

A questo punto, Paolo continua il suo discorso, insegnandoci che finché siamo in questo corpo, dobbiamo spingerci sempre in avanti. Non si arriva alla perfezione in questa vita. Ascoltiamo i vv.12-14.

12 Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. 13 Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14 corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. (Filippesi 3:12-14)

Paolo è stato un credente eccezionale. Egli è stato scelto da Cristo come uno degli Apostoli. Cristo Gesù stesso è apparso a Paolo più volte, e gli insegnamenti di Paolo venivano direttamente da Dio, non tramite qualche uomo. Paolo aveva più zelo di tutti gli altri Apostoli. Perciò, se ci fosse mai stato un uomo in grado di arrivare alla perfezione, sarebbe stato Paolo. Invece, Paolo dichiara in modo chiaro che egli NON aveva già ottenuto il traguardo finale, ed egli NON era giunto alla perfezione.

Nessuno di noi è arrivato al traguardo. Abbiamo tutti della strada da fare. Questo non dovrebbe scoraggiarci. Invece, dobbiamo ascoltare e seguire l’esempio che Paolo ci dà qui:

Ascoltiamo quello che fa Paolo, e quello che dovremmo fare anche noi:

proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. 13 Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14 corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.

Paolo prosegue il cammino: continua a camminare. Egli già sta camminando nella via, e continua a camminare in quella via, senza fermarsi, senza lasciarla.

Egli prosegue per la via, per cercare di afferrare ciò per cui era stato afferrato da Cristo Gesù. Per cosa era stato afferrato? Era stato afferrato, ovvero, salvato, da Cristo Gesù per avere comunione eterna con Dio. Paolo teneva sempre gli occhi sul pieno adempimento della sua salvezza.

Quando dice: “per cercare di afferrare,” non vuol dire che la salvezza dipende da lui, ma che ogni vero credente deve vivere come se dipendesse dal modo di vivere.

Non solo Paolo proseguiva il cammino. Paolo dimenticava le cose che stavano dietro: Prima della sua salvezza, c’erano tante cose importanti per lui. Ogni persona ha delle cose che sembrano importanti. Quando Cristo ci salva, dobbiamo capire che molto spesso, le cose di questa vita possono ostacolarci nella corsa verso Cristo.

Certamente, ogni peccato è un ostacolo. Però, non lo sono solo i peccati. Ascoltiamo Ebrei 12:1,2

1 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, 2 fissando lo sguardo su Gesù…. (Ebrei 12:1-2)

Questo versetto dichiara che dovremmo deporre non solamente il peccato, ma ogni peso. Cioè, ci sono cose nella vita che non sono peccati in sé, però, diventano pesi che ci ostacolano nella corsa per Cristo.

Paolo, avendo capito l’eccellenza di Cristo, dimenticava le cose che stavano dietro. Egli dimenticava le cose che una volta erano molto importanti per lui. Quando dice che le “dimenticava”, egli intende che lo faceva volontariamente, cioè, che egli sceglieva di dimenticare queste cose, per fissare il suo sguardo completamente su Cristo.

Se Paolo dimenticava le cose che gli stavano dietro, dove fissava lo sguardo, come camminava?

Ascoltiamo ancora i v.13 e 14:

13 Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14 corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.

Paolo dimenticava le cose che stavano dietro, e correva in avanti, verso le cose che erano davanti, le cose eterne, le cose di Dio.

Questa non era soltanto una scelta di Paolo, ma è la vita che Dio vuole per ciascuno di noi.

Non dobbiamo camminare verso la mèta, dobbiamo correre verso la mèta, per ottenere il premio della celeste vocazione in Dio in Cristo Gesù.

In questa vita, il mondo ci offre tante mete, e tante vocazioni. Però, se fissiamo lo sguardo su un premio terreno, perdiamo strada nel raggiungere la mèta celeste. Non si può correre in due gare allo stesso tempo. Solo chi ha un chiaro traguardo e corre verso di esso ci arriva. Paolo sapeva che nessun traguardo umano è paragonabile al premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. Perciò, egli correva sempre in quella direzione.

Dobbiamo chiederci: Quali sono le cose nella nostra vita che ci rallentano nel nostro cammino verso la mèta? In che senso potremmo correre in modo più deciso, più efficace? In che modo potremmo dimenticare meglio cose che prima erano importanti per noi, e che sono rimaste ancora importanti, ma in realtà, ci rallentano nel corso verso il nostro premio celeste?

l’esortazione per noi

Infatti, Paolo ci esorta a fare esattamente questo. Ascoltiamo i v.15,16.

15 Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella. 16 Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via. (Filippesi 3:15-16)

“Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi.” Cioè, la maturità cristiana consiste nel vivere come Paolo ha appena spiegato. Ogni credente dovrebbe dimenticare le cose che stanno dietro, e fissare lo sguardo fermamente in avanti, e correre sempre in avanti. Ogni credente dovrebbe desiderare, sopra ogni altra cosa, di crescere nella conoscenza di Cristo.

Chi non è così, è immaturo, non sta camminando bene. Paolo parla a chi non è maturo, a chi non capisce l’importanza di fissare lo sguardo totalmente in avanti. Egli dichiara:

“se in qualche cosa voi pensate diversamente, Dio vi rivelerà anche quella.” Cioè, se un credente non capisce che ciò che Paolo dichiara in questo brano riguarda ogni credente, se egli è un vero credente, Dio lo aiuterà a capire questa verità. Dio rivelerà questa verità anche a lui.

Poi, consideriamo il v.16:

“Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via.”

Cioè, c’è solamente una strada per i figli di Dio. Al punto in cui sei arrivato in quella strada, devi continuare ad andare sempre avanti. Non ci sono altre vie. Non ci sono tanti modi di vivere la vita cristiana, ognuno valido come gli altri. Esiste una sola via, che Paolo ha descritto in questo capitolo. Ogni credente si trova in qualche punto di quella via. Ognuno dovrebbe camminare sempre in avanti sulla stessa via.

Più andiamo avanti come Dio vuole, più ci fa stare uniti in Cristo. Infatti, la vera unità in Cristo non è qualcosa che si raggiunge cercando l’unità, ma è qualcosa che arriva quando più credenti stanno percorrendo la stessa via, la via che Paolo descrive in questo capitolo.

Perciò, esaminiamo bene la nostra vita, e contempliamo l’eccellenza di Gesù Cristo. Meditiamo sulla benedizione eterna che ci aspetta con Cristo in cielo. Meditiamo sulla comunione che possiamo avere ora, mentre camminiamo verso il cielo. Impegniamoci a godere la ricchezza della nostra salvezza ora, in attesa di quel gran giorno in cui vedremo Cristo faccia a faccia. Viviamo ora in modo da non avere di che vergognarci, quando Cristo aprirà i libri per giudicare il nostro cammino su questa terra.