Aiuto Biblico

Pensare agli altri - Filippesi 2:19-30

filename:50-0219.k00 - sermone di Marco deFelice, per RO, 19-ottobre-2000, ventunesimo sermone in una serie su Filippesi; oggi Fil 2:19-30

intro

In Filippesi finora, abbiamo considerato quello che Dio fatto per noi, abbiamo visto l’incredibile umiliazione di Cristo, tutto per salvarci. In base a tutto questo, Dio ci chiama a vivere in un modo che è degno di un cittadino di cielo, perché tali siamo. Abbiamo visto che dobbiamo impegnarci con tutta la nostra forza, perché se no, non abbiamo un chiaro frutto della nostra salvezza. Però, dobbiamo anche ricordare che Dio è all’opera in noi.

Dov’è il tuo cuore

Oggi, vorrei incoraggiare ciascuno di noi ad esaminare lo stato dei nostri cuori. Come va il tuo cuore? Su cosa è fissato il tuo cuore? La cosa più importante nella vita è la condizione e i desideri del cuore.

Nella vita, possiamo fare la cosa giusta per tanti motivi diversi. Però, se la cosa non è il desiderio del nostro cuore, non porterà vero frutto. È importante che il desiderio del nostro cuore sia la cosa giusta. Se non abbiamo le cose di Dio come desiderio del nostro cuore, non perseveremo nel portare frutto per Cristo.

Per esempio, se un uomo cerca di avere un bel giardino, ma non è il desiderio del suo cuore, non sarà costante, si stancherà del lavoro. Invece, se il desiderio del suo cuore è di avere un giardino perfetto, prenderà l’impegno, anno dopo anno, per avere un bel giardino.

Una donna grassa potrebbe desiderare tanto di dimagrire, ma se il suo cuore è più attaccato a godere dei cibi, per quanto può trovare volta dopo volta nuove diete, non avrà un vero successo.

Questo stesso principio è anche vero per quanto riguarda la nostra crescita spirituale. Oggi, vogliamo considerare i cuori di tre uomini. Questi uomini sono per noi un esempio da conoscere e imitare. Abbiamo le cose di Dio come desiderio del nostro cuore?

Paolo

Vogliamo considerare il cuore di Paolo, di Timoteo, e di Epafròdita. Abbiamo molto da imparare da tutti e tre.

Consideriamo prima il cuore di Paolo. In questa lettera abbiamo già visto molto del cuore di Paolo. Dio vuole che abbiamo un cuore come quello di Paolo.

La gioia di Paolo

Leggiamo Fil. 1:4,5

Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi; 4 e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia 5 a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora. (Filippesi 1:3-5)

Avete notato? Paolo trovava gioia nella partecipazione al vangelo di questi credenti. La loro salvezza era un grande motivo di gioia per Paolo.

Notiamo Fil. 1:7

Ed è giusto che io senta così di tutti voi, perché io vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene quanto nella difesa e nella conferma del vangelo, siete partecipi con me della grazia.

Paolo aveva questi credenti nel suo cuore, cioè, erano speciali per lui.

Sappiamo tutti cosa vuol dire avere qualcuno nel cuore. È naturale per un genitore avere il proprio figlio nel cuore. Quello che porta bene al figlio crea gioia al genitore. È naturale per un giovane uomo avere la propria fidanzata nel suo cuore. Spesso, un allenatore che lavora per anni con un’atleta si identifica talmente tanto con l’atleta che lo ha nel cuore.

Pur essendo lontano da loro, Paolo aveva questi credenti nel suo cuore. Nonostante Paolo aveva viaggiato moltissimo, nonostante egli avesse predicato a tantissime persone in tanti luoghi, poteva dire sinceramente che aveva questi credenti nel suo cuore. Questo ci mostra qualcosa del cuore di Paolo.

Leggiamo Fil. 1:18

Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora;

Paolo si rallegrava quando Cristo veniva annunciato. Anche quando fu fatto per invidia contro di lui, anche quando lui personalmente non era coinvolto, il fatto stesso che Cristo veniva annunciato dava gioia a Paolo. Anche qui, vediamo il cuore di Paolo. Paolo aveva a cuore le cose di Cristo.

Leggiamo ora Fil. 2:1-2, notando ancora ciò che dava gioia a Paolo.

1 Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.

Qui Paolo dichiara che se essi avranno queste qualità, qualità che rispecchiano Cristo, ciò renderà perfetta la sua gioia. Che cosa incredibile! Il cuore di Paolo era tale che la causa di Cristo, specificamente nella fede e nella crescita di altri credenti, era la passione del suo cuore!

Ancora un versetto: Fil. 2:12 “così miei cari, voi che fosti sempre ubbidiente…” Paolo poteva dire sinceramente: “miei cari”, perché questi credenti, pur essendo lontani, pur non avendoli visti per diversi anni, gli erano cari. È facile che il nostro successo, il nostro piacere, il nostro bene ci sia caro. Ma per Paolo, erano questi credenti ad essergli cari.

Ora, arriviamo al brano di oggi, e notiamo altre cose che ci mostrano il cuore di Paolo.

Fil 2:19 Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo per essere io pure incoraggiato nel ricevere vostre notizie.

Notiamo anche il v.23

Spero dunque di mandarvelo appena avrò visto come andrà a finire la mia situazione;

Cosa vediamo del cuore di Paolo in questi versetti? Cosa voleva Paolo per essere incoraggiato? Cioè, in cosa cercava incoraggiamento?

Paolo desiderava tanto il progresso spirituale di questi credenti. Egli cercava incoraggiamento nel ricevere le notizie del loro progresso spirituale. Cioè, quello che era più vicino al cuore di Paolo era la crescita di questi credenti. Il loro bene era quello che Paolo desiderava. Perciò, desiderava tanto mandare Timoteo da loro in modo che Timoteo potesse riferire a Paolo loro notizie.

Quello che Paolo sperava di sentire non era di qualche successo economico da parte loro, ma del loro progresso spirituale. Il cuore di Paolo era tanto desideroso della crescita spirituale di questi credenti. Egli sapeva che la cosa più importante per il loro bene era il loro progresso spirituale, e questo era il desiderio del suo cuore.

Paolo aveva in cuore le cose che riguardano Gesù Cristo. Egli aveva in cuore il bene spirituale degli altri.

Ricordiamo questo per seguire questo esempio. Per ora, consideriamo il cuore di Timoteo.

Timoteo

Possiamo leggere di Timoteo in varie parti del Nuovo Testamento. Per ora, vogliamo notare quello che troviamo in questo brano. Notiamo quello che questo brano ci mostra del cuore di Timoteo.

Fil. 2:19-22

Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo per essere io pure incoraggiato nel ricevere vostre notizie. 20 Infatti non ho nessuno di animo pari al suo che abbia sinceramente a cuore quel che vi concerne. 21 Poiché tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù. 22 Voi sapete che egli ha dato buona prova di sé, perché ha servito con me la causa del vangelo, come un figlio con il proprio padre.

Che cuore aveva Timoteo! Fra tutti coloro che Paolo conosceva, nessuno aveva un cuore, cioè, un animo, come quello di Timoteo. Timoteo aveva veramente, sinceramente, a cuore quello che concerneva loro. In altre parole, Timoteo aveva a cuore il bene di questi credenti. Non era un interesse professionale, ma proprio il desiderio del suo cuore.

Come dichiara Paolo, di solito, tutti cercano i loro propri interessi, non quello di Cristo Gesù. Non Timoteo. Egli cercava gli interessi di Cristo Gesù, cioè, quello che concerneva il loro progresso spirituale. Questa era la passione di Timoteo. Egli aveva a cuore la crescita spirituale degli altri. Egli cercava gli interessi di Cristo. Non era un interesse solo teorico. Timoteo non si limitava a dire di avere a cuore le cose di Cristo, e il bene spirituale di questi credenti. Timoteo cercava gli interessi di Cristo. Egli si impegnava in queste cose.

Infatti, egli aveva dato buona prova di sé, perché aveva servito con Paolo la causa del vangelo. Ascoltiamo mentre Paolo descrive questo:

22 Voi sapete che egli ha dato buona prova di sé, perché ha servito con me la causa del vangelo, come un figlio con il proprio padre.

Timoteo ha dato buona prova di sé, servendo la causa del vangelo, come un figlio con il proprio padre. Cioè, quello che ha fatto, lo ha fatto di tutto cuore.

Fratelli, fermiamoci a considerare quello che questi versetti dimostrano di Timoteo. Timoteo non cercava i suoi propri interessi. Voglio ripeterlo, perché è importante che comprendiamo la grandezza di questa dichiarazione. Timoteo non cercava i suoi propri interessi. Egli cercava gli interessi di Cristo, e quello che concerneva gli altri.

Potremmo dire, in parole di oggi, che Timoteo trascurava se stesso, egli trascurava quello che serviva a lui, per impegnarsi in quello che interessava a Cristo. Egli si spendeva per la gloria di Cristo e per il bene spirituale degli altri.

Vogliamo approfondire questo un po’ di più. È una cosa troppo importante per non fermarci e non considerare cosa vuol dire in pratica. Cosa vuol dire in pratica che Timoteo non cercava i suoi propri interessi, ma quelli di Cristo? Ricordiamo che gli interessi di Cristo erano il progresso spirituale di questi credenti.

Ci sono varie verità che dobbiamo riconoscere qui. Prima, notiamo che gli interessi di Cristo sono legati a quello che concerneva questi credenti. Quello che porta gloria a Dio è che il vangelo venga proclamato e che i credenti vengano edificati. Perciò, per impegnarci in quello che interessa a Cristo, dobbiamo impegnarci nella crescita dei credenti. Dobbiamo investire il nostro tempo e il nostro impegno e la nostra energia in ciò che promuove il regno di Dio.

Fratelli, vivere così è tanto costoso. Non possiamo impegnarci seriamente nelle cose che concernono la crescita di altri credenti e allo stesso tempo dedicare tanto tempo alle nostre cose. L’uno esclude l’altro. Il tempo e la forza che abbiamo è limitato. Paolo fa un confronto fra Timoteo, che aveva sinceramente a cuore quello che concerneva questi credenti, e gli altri, che cercavano i loro propri interessi. Perciò, è ovvio che per poter avere a cuore quello che concerneva loro, Timoteo non aveva a cuore quello che concerneva se stesso. Non cercava i suoi propri interessi.

In altre parole, Timoteo non aveva come priorità il curare i propri interessi, ma piuttosto l’impegnarsi in ciò che portava gloria a Cristo ed edificava questi credenti.

Infatti, quando abbiamo qualcosa a cuore, quella cosa diventa una nostra priorità. Timoteo aveva a cuore il bene di questi credenti, e gli interessi di Cristo Gesù.

Vorrei notare un altro dettaglio di Timoteo. Leggiamo ancora il v.22

Voi sapete che egli ha dato buona prova di sé, perché ha servito con me la causa del vangelo, come un figlio con il proprio padre.

Notiamo la frase “ha servito con me la causa del vangelo.” La parola “servire” è la parola che nel sostantivo vuol dire “servo”. La parola vuol dire rendersi un servo, o anche uno schiavo. Timoteo aveva servito la causa del vangelo. Era un vero impegno, era veramente mettersi a servire, come un servo servirebbe il suo signore.

Poi, cosa ha servito Timoteo? Ha servito la causa del vangelo. Non aveva un impegno saltuario quando trovava il tempo. Quello non è servire. Non faceva solamente quello che gli piaceva. Timoteo si dedicava interamente a servire la causa del vangelo, perché questo era il suo cuore.

Poi, notiamo che in questi tre versetti, Paolo menziona: quel che vi concerne, poi gli interessi di Cristo, poi la causa del vangelo. Queste tre cose sono uguali. Timoteo aveva a cuore la crescita spirituale di questi credenti. È quello l’interesse principale di Cristo. La crescita dei credenti, insieme alla proclamazione del vangelo, è la causa di Cristo. Timoteo aveva a cuore la causa di Cristo, la causa del vangelo, e perciò vi si dedicava con la sua vita.

Timoteo, come Paolo, è un esempio per noi. Ora, vogliamo considerare un altro esempio che Dio ci dà.

Epafròdito

Vogliamo considerare ora la vita di Epafròdito. Se ricordiamo, Epafròdito era un membro della chiesa di Filippi. La chiesa l’aveva mandato a Roma per portare un aiuto economico a Paolo, e per assisterlo. Epafròdito era già stato con Paolo da qualche tempo. In questo tempo, si era ammalato gravemente. Durante quel tempo di malattia, qualcuno aveva portato notizia ai Filippesi della sua malattia. Paolo, sapendo che i Filippesi sarebbero molto preoccupati per Epafròdito, aveva deciso di mandarlo a casa ora. Infatti, sarebbe stato Epafròdito a portare loro questa lettera.

Leggiamo quello che Paolo scrive riguardo a Epafròdito, e notiamo il cuore di Epafròdito. Leggiamo i vv.25-30

Però ho ritenuto necessario mandarvi Epafròdito, mio fratello, mio compagno di lavoro e di lotta, inviatomi da voi per provvedere alle mie necessità; 26 egli aveva un gran desiderio di vedervi tutti ed era preoccupato perché avevate saputo della sua malattia. 27 É stato ammalato, infatti, e ben vicino alla morte; ma Dio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore. 28 Perciò ve l’ho mandato con gran premura, affinché vedendolo di nuovo vi rallegriate, e anch’io sia meno afflitto. 29 Accoglietelo dunque nel Signore con ogni gioia e abbiate stima di uomini simili; perché è per l’opera di Cristo che egli è stato molto vicino alla morte, avendo rischiato la propria vita per supplire ai servizi che non potevate rendermi voi stessi.

Cosa vediamo del cuore di Epafròdito in questi versetti?

Primo, notiamo come Paolo lo descrive: “mio compagno di lavoro e di lotta.” Di solito oggi, si parla di compagni nel divertimento. Invece, Epafròdito era il compagno di Paolo di lavoro e di lotta. Sappiamo da tanti brani che Paolo si dedicava totalmente all’opera di Cristo, ovvero, alla guerra spirituale. Perciò, quando dichiara che Epafròdito era il suo compagno di lavoro e di lotta, sta mostrando che Epafròdito era stato accanto a lui, lavorando e lottando con Paolo. Conoscendo l’impegno di Paolo, ci fa capire che Epafròdito aveva avuto un grandissimo impegno. Anche lui, come Timoteo, aveva scelto di dedicarsi alla causa del vangelo, anziché alle sue cose.

Continuiamo per capire ancora di più di Epafròdito.

26 egli aveva un gran desiderio di vedervi tutti ed era preoccupato perché avevate saputo della sua malattia. 27 É stato ammalato, infatti, e ben vicino alla morte; ma Dio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore.

Epafròdito era preoccupato per questi credenti. Sapeva che erano preoccupati per lui, e li voleva tranquillizzare. Epafròdito aveva a cuore questi credenti, non se stesso.

Credo che sia utile notare quanto Paolo apprezzava Epafròdito. La guarigione di Epafròdito era stato un esempio della pietà di Dio verso Paolo, tanto era Epafròdito utile ed un incoraggiamento per lui. Sapendo come Paolo aveva un cuore totalmente radicato sulle cose di Dio, questo ci rivela che tipo di cuore aveva Epafròdito. Qui desidero fare un piccolo commento. All’inizio del suo ministerio, Paolo aveva compiuto miracoli di guarigione molte volte. Però notiamo che verso la fine del suo ministerio, in più occasioni, non lo fece più. Il miracolo di guarigione era uno dei doni temporanei che Dio usava per confermare la testimonianza degli Apostoli finché non ci fosse il Nuovo Testamento.

Tornando a Epafròdito, notiamo il commento di Paolo al v.30.

perché è per l’opera di Cristo che egli è stato molto vicino alla morte, avendo rischiato la propria vita per supplire ai servizi che non potevate rendermi voi stessi.

Cosa vediamo qui? Perché Epafròdito era stato molto vicino alla morte, con la sua malattia? Egli era stato ammalato per l’opera di Cristo. Egli aveva letteralmente rischiato la propria vita, per supplire ai servizi per Paolo che questi credenti non potevano rendere.

Fratelli: che cuore aveva Epafròdito! Quanto facile sarebbe stato per lui rinunciare al servizio per curare se stesso. Chi avrebbe potuto criticarlo se avesse fatto così? Allora, perché Epafròdito continuò a impegnarsi nel progresso del vangelo, nonostante il rischio? Perché Epafròdito cercava gli interessi di Cristo, non i propri interessi.

Applicazione a noi

Allora fratelli, abbiamo brevemente considerato il cuore di Paolo, il cuore di Timoteo, e il cuore di Epafròdito. Abbiamo visto che avevano cuori molto simili. Tutti e tre non cercavano i loro propri interessi, ma gli interessi di Cristo. Perciò, tutti e tre si dedicavano con grande impegno al progresso della fede degli altri.

Come può aiutarci considerare la vita e il cuore di questi tre uomini? O meglio, perché Dio scelse di includere questi dettagli nella Bibbia? Se ricordiamo che ogni Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare e per correggere, allora, ci aiuta a capire che i dettagli che abbiamo che riguardano questi uomini hanno uno scopo ben chiaro. Dio ci sta mostrando quel cuore che Egli chiama ciascuno di noi ad avere.

Cioè, Dio vuole che ciascuno di noi abbia un cuore che non cerchi soprattutto i propri interesse, ma gli interessi di Cristo. Dio vuole che ciascuno di noi abbia a cuore quello che concerne gli altri.

O, detto in un altro modo, Dio vuole che NON cerchiamo soprattutto i nostri interessi. Un buon soldato che va alla guerra, non cerca i propri interessi, ma gli interessi del generale. Dio ci chiama a fare la stessa cosa.

Chi penserà a noi

Ovviamente, questo fa sorgere la domanda: se non cerchiamo i nostri interessi, allora, chi si curerà di noi? Non avremo tanti problemi inutili?

Qui, dobbiamo ricordare l’importante verità che Gesù Cristo dichiara in Matteo 6:33

Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.

Quando noi cerchiamo per primo il regno di Dio, come facevano Paolo, Timoteo e Epafròdito, sarà Dio stesso a pensare alle nostre necessità. Quando abbiamo veramente a cuore la causa di Cristo, e la sua gloria, e quello che serve per la crescita dei credenti, allora, Dio provvederà per i nostri bisogni. Anzi, Dio è infinitamente più in grado di provvedere per i nostri bisogni di quanto lo siamo noi.

Devo chiarire un punto importante qui. Avere la gloria di Dio come desiderio centrale del nostro cuore non vuol dire che non facciamo più le cose di ogni giorno. Paolo, Timoteo e Epafròdito mangiavano, dormivano, si curavano. Sappiamo che per un periodo, Paolo faceva tende, cioè, lavorava per poter mangiare. Quindi, avere le cose di Dio come desiderio del cuore non vuol dire non pensare più alle cose neccessarie. Però, in realtà, il desiderio del nostro cuore cambia molto il modo in cui viviamo. La cosa importante è che la nostra passione sia per la gloria di Dio, e perciò, per la crescita del popolo di Dio. Comunque dobbiamo ancora vivere in questo mondo.

Certamente, se noi ci impegniamo nella causa di Cristo, non avremo tutto ciò che questo mondo ci offre. Se noi ci spendiamo per la gloria di Dio e per la crescita degli altri credenti, non avremo tutte quelle cose che avremmo potuto avere dal mondo. Avremo meno divertimenti. Probabilmente avremo meno cose materiali. Avremo meno tempo da dedicare a noi stessi.

Fratelli, tutto questo è costoso. Però, vivendo così, la nostra vita porterà più gloria al nostro Signore Gesù Cristo. Grazie a Dio che Cristo aveva il nostro bene a cuore, anziché il suo. Grazie a Dio che Cristo pensava a quello che concerneva noi. Seguiamo il suo esempio, come Paolo, Timoteo e Epafròdito hanno seguito il suo esempio. Dedichiamoci alla gloria di Dio e al bene spirituale del popolo di Dio.