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L’umiltà di Cristo - Filippesi 2:5-8

filename:50-0205.j00 - sermone di Marco deFelice, per RO, 22-ottobre-2000, diciassettesimo sermone in una serie su Filippesi; oggi Fil 2:5-11

intro

Finora, nel nostro studio della lettera ai Filippesi, abbiamo visto l’enorme privilegio che abbiamo di partecipare al vangelo. Dio ha iniziato la buona opera della salvezza in noi, ed Egli la porterà a compimento. Nel capitolo uno, Dio ci ha spiegato, tramite Paolo, che anche in mezzo alle situazioni difficili che sembrano di sconfitta, Dio è al comando, ed Egli può convertire il male in bene.

Alla fine del capitolo uno, Paolo ci ha esortato a comportarci in modo degno di un cittadino del cielo, cioè, degno del vangelo di Cristo, durante il tempo che abbiamo qui sulla terra.

Ora, nel capitolo 2, Paolo ci esorta in modo più dettagliato ad avere un comportamento degno e giusto per uno che ha ricevuto la grazia di Dio. Questo capitolo è molto ricco, perché non solo ci parla di come dovremmo vivere, ma ci spiega più in profondità dell’incarnazione e del sacrificio di Gesù Cristo.

Leggiamo Filippesi 2:1-4

1 Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. 3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2:1-4 NRV)
5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, 7 ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. 9 Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre. (Filippesi 2:5-11 NRV)

siamo chiamati ad essere Umili

Ricordiamo, da Fil 2:1-4, che siamo chiamati ad essere umili. Paolo ci parla dell’umiltà di Cristo, per mostrarci qual è l’umiltà che Dio ci chiama ad avere.

Siamo chiamati ad avere lo Spirito di Cristo.

Infatti, se non abbiamo lo stesso spirito che aveva Cristo, non apparteniamo a Cristo. Romani 8:9

Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui. (Romani 8:9 NRV)

Avere lo Spirito di Cristo non è solo qualche cosa che Dio fa, come avere un passaporto italiano. Avere lo Spirito di Cristo vuol dire avere in noi lo stesso spirito che aveva Cristo. Vuol dire veramente rispecchiare Cristo.

Ascoltiamo Matteo 11:28,29.

28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. 29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; (Matteo 11:28-29 NRV)

Gesù è umile e mansueto di cuore. Egli ci chiama a venire a Lui, e a portare il suo giogo, e ad imparare da Lui. Chi non si mette addosso il giogo di Cristo, non appartiene a Cristo.

Perciò, imitare Cristo non è solo il modo migliore di vivere la vita cristiana. È l’unico modo di avere veramente Cristo.

Per questo, Dio guidò Paolo a scrivere questo brano, per aiutarci a capire meglio la persona di Cristo, affinché possiamo imitarLo di più.

Gesù Cristo: pienamente Dio

Per capire l’umiltà di Cristo, dobbiamo iniziare considerando la gloria di Cristo. Solo quando comprendiamo la gloria di Cristo Gesù dall’eternità passata possiamo iniziare a comprendere l’umiltà di Cristo quando è venuto nel mondo.

Allora, leggiamo vv.5,6.

5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente. (Filippesi 2:5-6)

Questo brano è uno dei più chiari in tutta la Bibbia come dichiarazione della piena deità di Cristo Gesù. Consideriamo le parole.

Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente.

“pur essendo in forma di Dio”: La parola “essendo” è una parola che parla dello stato continuo. È più potente della parola normale per “essere”. Vuol dire “esistere veramente.”

La parola “forma” è la parola “morphe”(morfe). Vuol dire la forma intrinseca, la forma essenziale, cioè, non solo una forma che assomiglia, ma la vera forma di qualcuno. Guardando a Gesù si vede la vera forma di Dio. Gesù Cristo è veramente l’esatta forma di Dio.

Non considerò “l’essere uguale a Dio” qualcosa a cui aggrapparsi. Cioè, Gesù è uguale a Dio. La parola “uguale” vuol dire proprio uguale. Gesù non solo ha tante delle qualità di Dio, Gesù è veramente uguale a Dio in tutto.

Brevemente, vorrei notare la parte della frase tradotta come “qualcosa a cui aggrapparsi.” Questa è una frase difficile da tradurre. In greco, la parola “aggrapparsi” è la parola che vuol dire “un furto.” Allora, la traduzione che abbiamo potrebbe essere giusta. Però, credo che una traduzione migliore sarebbe: “Non considerò l’essere uguale a Dio un furto.” Cioè, Gesù sapeva che il suo essere uguale a Dio non era un furto, ovvero, non era rubare gloria, perché Egli è veramente Dio, perciò, la gloria che Egli riceve è la gloria che gli è dovuta. Questo ci aiuta a capire ancora di più la gloria di Cristo per capire la grandezza della sua umiliazione.

Allora fratelli, questi versetti sono una chiara e forte dichiarazione che Gesù Cristo è pienamente Dio. Non esiste alcuna creatura che assomiglia a Dio minimamente. Non esiste alcuna creatura che è simile a Dio, né che è uguale a Dio. Dio dichiara in Isaia 43:10

I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno, insieme al servo che ho scelto, affinché voi mi conosciate e crediate in me, e comprendiate che sono io. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno.
Isaia 45:6 perché dall’est all’ovest si riconosca che non c’è nessun Dio fuori di me. Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro.

Allora, quello che abbiamo in questo brano in Filippesi è una chiara dichiarazione che Gesù Cristo è realmente Dio stesso. Qui, abbiamo il mistero della Trinità, mistero non nel senso che non è rivelato, ma mistero nel senso che è impossibile per l’uomo mortale capire a fondo questa verità.

Gesù Cristo è pienamente Dio. Perciò, Gesù Cristo è eterno, non ebbe un inizio, Gesù Cristo è il Creatore di tutto. Prima che ci fosse qualsiasi cosa, prima che ci fosse il mondo, o l’universo, prima che ci fossero gli angeli, c’era Dio. Gli angeli Lo adorarono, e tuttora, Gesù Cristo riceve la gloria e l’onore in cielo.

Come Creatore, Egli è al di sopra di tutte le sue creature. Non è solamente più potente, o più sapiente, come se si potessero paragonare altri a Lui. Dio è infinitamente superiore a ogni creatura, in ogni sua qualità. Dio è infinitamente glorioso, e infinitamente potente, e infinitamente saggio. In ogni sua qualità, è glorioso e maestoso. Questa è sempre stata la gloria di Cristo.

Allora, fratelli. Questa era la realtà per Cristo Gesù prima che diventasse uomo. Egli è stato da sempre il grande Dio sovrano e Creatore. Fu adorato e glorificato. Quando pensiamo all’umiliazione di Cristo, dobbiamo sempre ricordare da dove si è abbassato!

l’umiltà di Cristo

Ora, consideriamo l’umiltà di Cristo. Ricordiamo che lo scopo per cui vogliamo considerare l’umiltà di Cristo è per capire in che modo Dio ci comanda di essere umili. Cioè, come tutto il resto della Bibbia, lo scopo di conoscere Cristo di più non è solo accademico, cioè, non è solamente per sapere più cose. La conoscenza che Dio ci dà nella Bibbia è per trasformarci, e renderci più simili all’immagine di Cristo. In questo caso, capire di più l’umiltà di Cristo serve ad aiutarci a riconoscere il nostro peccato quando non siamo umili, per poter essere più umili e assomigliare di più a Cristo.

Leggiamo vv.6-8, che parla prima della gloria di Cristo, e poi della sua umiltà.

6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, 7 ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. (Filippesi 2:6-8 NRV)

Come abbiamo visto, il v.6 ci parla dell’assoluta gloria di Cristo Gesù. Egli è Dio, Egli aveva tutta la gloria. Egli aveva ogni diritto di continuare a manifestare e godere la sua gloria. Non era rapina per Lui continuare ad aggrapparsi alla sua gloria.

Invece, Gesù NON si è aggrappato alla sua gloria. L’Iddio Creatore, pieno di gloria, si spogliò della sua gloria. La parola tradotta qui con “spogliarsi” è tradotta nella Nuova Diodati con “svuotò se stesso”. La parola greca usata qui vuol dire “rendere vuoto”, perciò, qui, l’idea è che Cristo ha messo da parte la sua gloria, si è vuotato della gloria che era così evidente. Per poter diventare uomo, doveva vuotarsi della sua gloria. Dobbiamo capire che questo non vuol dire che Cristo era meno glorioso. Vuol dire che Cristo si è spogliato della gloria visibile ed esteriore. Quando il sole si nasconde dietro una nuvola, vediamo meno della luce del sole, ma esso non perde il suo splendore. Similmente, Cristo Gesù si è vuotato della sua gloria palesemente visibile. Cristo si è realmente umiliato. Si è vuotato della sua gloria, quella gloria che era giustamente sua.

Non solo si è svuotato della sua gloria, ma ha preso forma di servo. Già il pensiero che il glorioso creatore Dio sia diventato un uomo è troppo da comprendere. Se Cristo fosse diventato l’uomo più glorioso e onorato nella storia del mondo, sarebbe stato comunque una grandissima umiliazione. Cioè, se Cristo fosse diventato imperatore dell’impero più grande, onorato dai re e dai principi di tutto il mondo, in confronto con la gloria che gli era sempre appartenuta in cielo, sarebbe stata comunque una grande umiliazione. I politici più grandi, i re più potenti, sono nulla quando si paragonano con Dio. Perciò, solo il fatto di diventare uomo era già una grande umiliazione per Cristo.

Però, Cristo non è diventato un grande imperatore. Leggiamo in questo versetto che Cristo ha preso forma di servo! Il Sovrano Dio non solo è diventato uomo, ma ha preso forma di servo!

Cosa vuol dire questo? Quella del servo era la posizione più bassa che esisteva. Il servo era considerato meno importante di tutti gli altri. Era colui che doveva pensare sempre agli altri, e nessuno pensava a lui.

Gesù stesso dichiara questo in Matteo 20:

E Gesù, chiamatili a sé, disse: “Voi sapete che i sovrani delle nazioni le signoreggiano e che i grandi esercitano il potere su di esse, 26 ma tra di voi non sarà così; anzi chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo; 27 e chiunque tra di voi vorrà essere primo a sia vostro schiavo. 28 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”. (Matteo 20:25-28)

Gesù Cristo, che tutti gli angeli servivano, è venuto in terra come uomo, e non solo come uomo, ma come servo. È venuto per servire, non per essere servito.

Vorrei notare un altro dettaglio importante. Qui dice: Gesù ha preso la forma di un servo. Cioè, Gesù Cristo era già Dio. Gesù era già nella forma di Dio. Oltre ad essere nella forma di Dio, essendo Dio, Gesù ha preso la forma di un servo. Gesù è diventato un servo, senza smettere di essere Dio. È importante ricordare anche questo.

Nel prossimo sermone, Dio volendo, ricordiamo questo quando considereremo come siamo chiamati a seguire l’esempio di Cristo.

Cristo è diventato veramente uomo

Gesù ha preso forma di Servo. La prossima frase, nel greco, spiega più specificamente come Egli ha preso forma di un servo. Dichiara: 7 ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo.

Gesù Cristo ha preso forma di un servo, divenendo simile agli uomini. È stato trovato esteriormente simile a un uomo.

Quando il verso dichiara che Cristo è diventato simile agli uomini, vuol dire che Egli è diventato realmente un uomo. Questo era necessario, in modo che Cristo potesse morire per il peccato dell’uomo.

Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. (Ebrei 2:17 NRV)

Un altro brano che descrive questo è Romani 8:3.

Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, (Romani 8:3 NRV)

Questo verso dichiara che Cristo è stato mandato in carne simile a carne di peccato. Cioè, Cristo è diventato veramente uomo, solo che non ha mai peccato.

Poi, c’è Giovanni 1:14.

E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

La Parola, come Giovanni aveva già spiegato, è Dio stesso, diventato carne. Dio è realmente diventato anche uomo.

Allora, il nostro brano in Filippesi è una chiara dichiarazione che Gesù Cristo è veramente Dio, ed è diventato anche veramente uomo.

Come abbiamo letto in Ebrei 2:17,

Egli è diventato simile ai suoi fratelli in ogni cosa.

Questa è la ragione che Gesù può capirci in ogni cosa. Gesù Cristo è diventato, ed è anche rimasto, pienamente uomo, senza però mai lasciare la sua natura di essere pienamente Dio.

v.8

Seguiamo la descrizione di Cristo. Leggiamo v.8

trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Trovato esteriormente come un uomo: Gesù era veramente come un uomo. Gesù era soggetto a tutte le debolezze degli altri uomini. Per esempio, leggiamo nei Vangeli che Gesù aveva fame, che Gesù era stanco, che Gesù dormiva. Nel giardino di Getsemani, la sua anima era oppressa da una tristezza mortale. Gesù non era solo Dio in forma di uomo, Gesù è diventato, e rimane tuttora, veramente uomo. Solo così poteva essere veramente tentato come noi. Solo così poteva morire al posto nostro per subire l’ira di Dio come nostro sostituto. Solo così poteva realmente capire ogni nostra tentazione per intercedere per noi davanti al Padre. Non dobbiamo mai dimenticare cosa vuol dire per noi che Gesù Cristo è diventato e rimane tuttora vero uomo.

Seguendo il versetto, leggiamo: “umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.”

Allora, prima di considerare questo, ricordiamo lo scopo di questa profonda verità. Questo brano serve, non soltanto per informarci più di Cristo, ma a mostrarci come Dio ci comanda di vivere. Dio ci comanda di essere umili, e ci dimostra Gesù Cristo come l’esempio perfetto di umiltà.

Allora, abbiamo visto che Gesù Cristo è pienamente Dio, pieno di gloria. Però, per compiere la salvezza, spogliò se stesso, ed è diventato un uomo, e non solo un uomo qualsiasi, ma un servo. In tutto questo, Gesù umiliò se stesso.

Cristo fu umile non solamente sulla croce, ma per tutta la sua vita sulla terra. Si è umiliato in ogni cosa. Per tutta la sua vita, Cristo è stato umile, proprio come ci comanda di essere.

L’umiltà di Cristo era visibile nella sua ubbidienza. Leggiamo ancora v.8

“umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.”

Forse la più chiara prova o dimostrazione dell’umiltà di Cristo è stata la sua ubbidienza. Cosa potrebbe dimostrare la vera umiltà meglio del Sovrano Creatore che si sottomette in ubbidienza a Dio Padre? Colui che aveva comandato gli angeli, e creato l’universo con una parola, ora, volontariamente ubbidiva, in ogni minimo dettaglio, al Padre.

Una parte dell’ubbidienza di Cristo consisteva nell’essere sottomesso alla Legge di Dio. Se consideriamo che Gesù Cristo è Dio stesso, per lui ubbidire alla legge di Dio vuol dire sottomettersi alla sua legge. Nulla potrebbe mostrarci più chiaramente l’importanza della Legge di Dio che il fatto che Gesù stesso si era sottomesso alla Legge di Dio. In ogni cosa, Gesù Cristo era ubbidiente al Padre.

Giov. 4:34 Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e di compiere l’opera sua.
Giov 6:38 perché io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Fratelli, la vera umiltà ci porta a ubbidire a Dio in ogni cosa. L’orgoglio ci spinge a trovare scuse per non ubbidire totalmente a Dio. Non inganniamoci. È impossibile essere umili se non siamo ubbidienti a Dio in tutto. Rifiutare di ubbidire dimostra un cuore duro e orgoglioso. Gesù dimostrava perfetta ubbidienza, perché aveva perfetta umiltà.

L’ubbidienza di Gesù era totale, non solo durante la sua vita sulla terra, ma fino alla morte. Quando Gesù affrontava la morte, sapeva che sarebbe stata peggiore di ogni altra morte nella storia. La sua morte non era una semplice sofferenza fisica. Era molto peggio di chi muore sapendo di andare all’inferno. Gesù sapeva che avrebbe subito la terribile ira di Dio che era destinata a punire tutti i peccati di tutti quelli che Dio avrebbe salvato in tutta la storia del mondo. Ascoltiamo la preghiera di Gesù nel giardino di Getsemani; prima di essere arrestato e poi crocifisso, Gesù pregava:

Matteo 26:42 Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: “Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva sia fatta la tua volontà!”.

Gesù voleva che fosse fatta la volontà di Dio. Gesù era totalmente ubbidiente in ogni cosa. Tale era la sua umiliazione. Perciò, tale era la sua ubbidienza. Come dichiara il nostro brano in Filippesi: v.8 “umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” Gesù è stato ubbidiente per tutta la sua vita, in ogni minima cosa, fino alla morte, e alla morte della croce.

la morte della croce

Gesù Cristo si è umiliato al punto di ubbidire in ogni cosa, fino alla morte, fino alla morte della croce.

La croce era una morte terribile e umiliante. Innanzitutto, era umiliante perché la persona doveva essere appesa in alto, pienamente in vista di tutti. Infatti, leggiamo nel vangelo di Matteo 27:39-44

E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: 40 «Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!» 41 Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: 42 «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Se lui è il re d’Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. 43 Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: “Sono Figlio di Dio”». 44 E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.

Inoltre, come morte, era una morte lenta, dolorosa, e pubblica, estremamente umiliante.

Però, era ancora più umiliante per un altro motivo. In Galati, leggiamo una citazione dalla legge in Deut.

Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»). (Galati 3:13)

La croce era umiliante, perché morire sulla croce voleva dire essere maledetto da Dio. Essere appeso al legno della croce era una maledizione, la morte più umiliante per un Giudeo, perché Dio stesso aveva dichiarato maledetto chiunque morisse così. Ed è stato questa la morte che Gesù doveva subire, anzi, che Gesù si è offerto di subire, per salvarci. Era la cosa più umiliante possibile, e Gesù Cristo, che era abituato alla gloria del cielo, si è umiliato fino a questo punto. Questo è l’esempio che Gesù ci dà di vera umiltà.

applicazione

Fratelli, abbiamo iniziato a considerare l’umiltà di Cristo. Prego che possiamo meditare molto sull’umiltà di Cristo questa settimana. Ricordiamo che Egli ha scelto di umiliarsi, per poter salvarci, per poter comprenderci, per poter esserci d’esempio. Suggerisco che ciascuno di noi contempli l’incredibile umiltà di Cristo. Per capire questo dobbiamo ricordare che Gesù Cristo è Dio. Egli è veramente il Creatore di tutto. Perciò, questo mette in tutta un’altra luce la grandezza della sua umiliazione volontaria.

Questa settimana, e non solo questa settimana, ricordiamo che Cristo Gesù è diventato veramente uomo. Egli è stato veramente tentato in ogni cosa. Egli è stato soggetto veramente ai nostri limiti. Egli ci comprende sempre.

O fratelli, vogliamo arrivare all’applicazione di questo brano, però, per ora, credo che la cosa più importante è proprio meditare molto su Cristo. Dio volendo, la prossima settimana riprenderemo dove lasciamo oggi.