Aiuto Biblico

Dio è al comando - Filippesi 1:12-26

filename:50-0112.h00 - sermone di Marco deFelice, per RO, 6-agosto-2000, undicesimo sermone in una serie su Filippesi; oggi Fil 1:12-26

intro

Stiamo considerando Filippesi capitolo 1. Nell’ultimo sermone, abbiamo visto come Paolo trovava grande gioia nella salvezza di questi credenti. Abbiamo anche considerato la preghiera di Paolo per loro, e come è un modello per le nostre preghiere. Oggi, vogliamo continuare a considerare capitolo 1.

vv.12-14

Finora, Paolo ha parlato dell’opera di Dio in questi credenti, e ha pregato perché essi crescano nella conoscenza per poter meglio investire il loro tempo sulla terra.

A questo punto, Paolo inizia un discorso in cui parla della sua situazione, per aiutare loro, e noi, a comprendere meglio come Dio opera.

Ricordiamo che Paolo si trovava in prigione, già da qualche anno, quando scrisse questa lettera. Prima era stato in prigione due anni in Israele, e poi, fu mandato a Roma dove rimase un prigioniero e da dove scrisse questa lettera. Probabilmente aveva passato tre o quattro anni in prigione.

La chiesa di Filippi aveva mandato persone da Paolo varie volte per avere sue notizie, e per essergli di aiuto. Sarebbe molto naturale per questa chiesa supporre che l’opera di Dio potesse essere ostacolata con Paolo in prigione. Sarebbe facile per loro essere scoraggiati pensando a questa situazione. Infatti, quando succedono cose che sono negative dal punto di vista umano, è facile diventare scoraggiati.

Allora, Dio guidò Paolo a scrivere le verità di questi versetti per aiutare loro e noi a capire meglio come Dio opera in ogni situazione.

Notiamo le prime parole di v.12.

“Desidero che voi sappiate, fratelli…”

Paolo sapeva che era importante per questi credenti, e per noi, tramite la Bibbia, capire le cose che sta per spiegare. La nostra tendenza è di vedere le cose dal punto di vista terreno. Dio si serve della Bibbia per aiutarci a capire le cose più dal punto di vista eterno. Paolo vuole che i lettori di questa lettera comprendano le cose che sta per dire.

Dio trasforma il male nel bene

Un principio che vediamo in questo brano, e in tutta la Bibbia, è che Dio trasforma il male in bene. Questo è un aspetto importante della sovranità di Dio. Solo Dio può trasformare quello che viene fatto contro di Lui in qualcosa che glorifica Lui e promuove il suo piano. Vediamo esempi di questo in tutta la Bibbia. Per esempio, la storia di Giuseppe in Egitto. Ricordiamo Israele alla riva del mare, con l’esercito del faraone dietro di loro.

L’esempio più grande è la crocifissione di Gesù Cristo. Gesù fu arrestato e messo a morte. Tutti i discepoli furono dispersi. Dal punto di vista umano, tutto era perduto. Invece, Dio trasformò quella situazione nella vittoria più grande possibile. La croce portò alla risurrezione! Il Cristo crocifisso diventò il Cristo risorto!

Oggi, Dio continua a operare come operava al tempo della Bibbia. Dio trasforma quello che sembra una sconfitta in una vittoria. Fratelli, è molto importante capire questo. Solo se conosciamo e ricordiamo questa verità possiamo avere la gioia di Dio in mezzo alle difficoltà.

Perciò, ascoltiamo attentamente ciò che Paolo ha da dirci in questo brano.

12 Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo; 13 al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; 14 e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio.

Quando Paolo dice: Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo il “quanto mi è accaduto” si riferisce al fatto che Paolo era stato ingiustamente arrestato, e ingiustamente tenuto già da vari anni in prigione. Umanamente, questo è un male. Umanamente, questa è un ingiustizia, è qualcosa che ostacola il bene. La passione di Paolo era predicare il Vangelo. Egli fu chiamato a questo. Ormai erano vari anni che egli si trovava in prigione. Non poteva più girare liberamente per predicare e per fortificare le chiese che egli aveva fondato. Umanamente, sembra una cosa molto negativa.

Tale esperienza avrebbe scoraggiato tanti uomini. Basterebbe guardare alle circostanze, e si diverrebbe scoraggiati e tristi. Invece Paolo continuava ad avere grande gioia. Non solo, ma Paolo usava la sua situazione per incoraggiare gli altri.

In questi versetti, Paolo ci dichiara che quanto gli era accaduto, cioè, le cose negative, che sembravano ostacolare l’opera di Dio, in realtà, ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo. In altre parole, Dio aveva trasformato il male in un bene.

Mentre consideriamo i dettagli di come questa situazione ha contribuito al progresso del vangelo, notiamo principalmente il principio che Dio riesce a ottenere del bene dal male.

la situazione di Paolo

Ora, consideriamo la situazione di Paolo, e vediamo come la sua esperienza difficile contribuiva al progresso del vangelo.

Leggiamo ancora vv. 12-14

Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo; 13 al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; 14 e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio.

Qui vediamo principalmente due grandi beni che Dio aveva creato dalla situazione di Paolo. Uno è la testimonianza davanti ai non credenti. L’altro è l’incoraggiamento per tanti credenti.

Prima, consideriamo la testimonianza davanti a tanti non credenti. Notiamo che tutti quelli del pretorio e tutti gli altri sapevano che Paolo era in catene per Cristo. Il pretorio era costituito dai soldati imperiali che lavoravano direttamente per l’Imperatore. Paolo era custodito da loro.

Allora il pretorio, e anche gli altri a Roma che sapevano di Paolo, avevano notato che Paolo era in prigione per Cristo. In altre parole, queste persone avevano capito che Paolo non era colpevole di alcun reato, ma che era in prigione ingiustamente, a causa della sua fede in Cristo. Questa era un chiara testimonianza per loro della posizione giusta di Paolo. Questo contribuiva al progresso del vangelo, perché le persone vedevano che Paolo non meritava di essere in prigione, ma che aveva fede in Cristo. Nonostante che Paolo fosse in prigione, il suo comportamento era tale che le persone vedevano che egli camminava nella giustizia, e questo testimoniava ancor più la veracità del vangelo.

Un brano in 1 Pietro spiega che anche noi dovremmo avere una vita che glorifica Dio così. Leggiamo 1 Pietro 2:11,12

Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima, 12 avendo una buona condotta fra gli stranieri, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.

Dovremmo avere una condotta talmente buona, che anche quando le persone sparlano di noi, osservando le nostre opere buone potranno dare gloria a Dio nel giorno che Dio li visiterà.

Un altro brano che parla di questo è 1 Pietro 3:15,16

Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.

Quando la nostra condotta è veramente retta e pura, quando il nostro comportamento rispecchia Cristo, allora, quando le persone sparleranno di noi, rimarranno svergognate. La verità vincerà la menzogna. Anche noi saremo di buona testimonianza, come lo era Paolo. Se dovessimo soffrire per il vangelo, sarà noto a tutti che soffriamo per il vangelo. Questo viene usato da Dio per convincere altri della verità del vangelo. Dio usa questo per salvare altri.

Evidentemente, varie persone erano state salvate per mezzo di Paolo quando egli era in prigione. Vediamo questo in Filippesi 4:22, quando Paolo sta dando i saluti finali di questa lettera:

I fratelli che sono con me vi salutano. Tutti i santi vi salutano e specialmente quelli della casa di Cesare.

La sofferenza di Paolo aveva aperto porte per la salvezza di varie persone. Il buon comportamento di Paolo aveva contribuito al progresso del vangelo.

Le persone intorno a te sanno e vedono, non tanto dalle tue parole, ma dal tuo comportamento, che cammini nella verità? È facile parlare delle cose di Dio, ma dobbiamo domandarci se il nostro comportamento è talmente puro che le persone possono anche vedere Dio in noi. Paolo poteva dire questo, e il suo comportamento contribuiva al progresso del vangelo.

Notiamo anche come tanti credenti sono stati incoraggiati tramite la situazione di Paolo. Leggiamo v.14

14 e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio.

La maggioranza del fratelli, avendo sentito della situazione di Paolo, avevano più ardire, cioè, più coraggio, nell’annunciare senza paura la Parola di Dio.

Qual è il senso di questa dichiarazione? Era naturale che i credenti, riconoscendo la possibilità di essere arrestati e messi in prigione, avrebbero avuto paura di predicare il vangelo. Vedevano il pericolo di parlare di Cristo.

Invece, avevano visto che nonostante che Paolo era in prigione a causa del vangelo, Dio aveva operato sovranamente per promuovere il vangelo tramite Paolo, anche mentre era in prigione. Cioè, vedevano la sovrana potenza di Dio nel mezzo della situazione in cui Paolo si trovava. Allora, vedere la potenza di Dio li aiutava ad avere più coraggio, perché sapevano che qualsiasi cosa succedeva loro, Dio rimaneva al comando.

Spesso, è molto più facile vedere la potenza di Dio in mezzo ai problemi che quando tutto va bene. Quando sembra che le nostre forze bastano, non vediamo la mano di Dio. Invece, quando la situazione diventa impossibile per noi, e Dio interviene in modo chiaro, ci aiuta a capire di più la sua potenza. Allora, la situazione di Paolo mostrava palesemente che Dio operava nonostante che Paolo era in carcere. Dio voleva salvare certe persone della guardia imperiale, e aveva portato Paolo a Roma, come prigioniero, per poter evangelizzare costoro. Quanto è potente Dio! Questo fatto era visibile e noto da tanti credenti.

Questo fatto dava coraggio a tanti altri credenti. L’esempio di Paolo, ovvero, vedere la sovrana opera di Dio, aiutava tanti altri credenti a capire che anche quando succedevano cose che sembravano non buone, come ad esempio la persecuzione e perfino essere messi in prigione a causa del vangelo, Dio è potente da trasformare il male in bene. Perciò avevano più coraggio di annunciare Cristo!

Quindi, tutto quello che era accaduto a Paolo, l’arresto a Gerusalemme, la prigione a Cesarea, e ora essere in prigione a Roma, sempre ingiustamente, tutto questo contribuiva al progresso del vangelo, sia tramite le persone che erano state salvate, sia perché incoraggiava tanti altri credenti a proclamare Cristo con più coraggio e senza paura.

Fratelli, il Dio di Paolo è anche il nostro Dio. Il Dio che poteva usare le sue catene per il progresso del vangelo può anche usare i nostri problemi per il progresso del vangelo. Non dobbiamo avere paura. Dobbiamo comportarci in modo tale che sarà noto a tutti che apparteniamo a Dio. Dobbiamo parlare di Cristo senza paura. Dio opererà alla sua gloria. Fratelli, impegniamoci a predicare Cristo, senza paura.

vv.15-18 Due motivi per predicare Cristo

Ora, vogliamo leggere dal v.15 al v.18. È importante predicare Cristo. Però, dobbiamo anche esaminare il motivo per cui predichiamo Cristo. In questi versetti, vediamo due gruppi di persone: quelle che predicano per un motivo buono, e quelle che predicano per un motivo sbagliato.

15 Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. 16 Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; 17 ma quelli annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. 18 Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora;

coloro che predicano Cristo per rivalità

Notiamo prima quelli che predicano Cristo per rivalità. Paolo dice che questi annunciano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente. Pensano di provocare a Paolo qualche afflizione. Predicano con ipocrisia.

È importante capire che queste persone predicavano la verità riguardo a Cristo. Il loro messaggio era la verità. Se no, Paolo non avrebbe potuto rallegrarsi per la loro predicazione.

Questi uomini cercavano onore e gloria. Nel loro modo di pensare, volevano successo nel predicare il vangelo, in modo che sarebbero stati visti come persone importanti. Avevano veduto quanto Paolo era conosciuto nelle chiese, ed erano gelosi. Avevano uno spirito di rivalità. Volevano essere conosciuti come lo era Paolo. Volevano essere visti come importanti, come lo era Paolo. Quello che cercavano era la gloria umana.

La loro motivazione era sbagliata. Peccavano, perché non predicavano per motivi buoni. Predicavano per motivi egoistici. Ma Dio guarda il cuore. Fare la cosa giusta, per motivi sbagliati, vuol dire peccare, non per quello che fai, ma per la ragione per cui lo fai.

Queste persone credevano di provocare qualche afflizione a Paolo, predicando il vangelo. Cioè, questi uomini presumevano che Paolo fosse come loro, cioè, desideroso di gloria personale. Perciò, immaginavano che Paolo sarebbe stato frustrato e triste sentendo che altri predicavano liberamente mentre egli era in prigione. Pensavano di poter suscitare in lui molta gelosia.

Questi uomini non conoscevano Paolo. Non capivano che Paolo non faceva nulla per ricevere gloria per se stesso. Egli cercava solo la gloria di Dio. Perciò, quando Paolo sentiva che il vangelo veniva predicato, ne riceveva gioia. A lui non importava chi era che predicava, purché il vangelo fosse annunciato fedelmente.

Fratelli, dobbiamo imparare una lezione importante dall’esempio di queste persone. Loro si impegnavano nella predicazione del vangelo. Cosa potrebbe essere più buono e più importante di ciò? Però, peccavano, perché facevano la cosa giusta per motivi sbagliati. Quanto è importante che non solo esaminiamo se stiamo facendo le cose giuste, ma che esaminiamo anche la motivazione per cui stiamo facendo quello che facciamo.

coloro che predicavano Cristo per amore

Consideriamo gli altri, cioè, coloro che predicavano Cristo per amore. Leggiamo ancora questi versetti.

15 Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. 16 Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; 17 ma quelli annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. 18 Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora;

Notiamo quello che viene detto di queste persone: ce ne sono altri che predicano (Cristo) di buon animo, lo fanno per amore, sapendo che sono incaricati della difesa del vangelo. Predicano con sincerità.

Queste persone predicavano Cristo di buon animo, cioè, con motivazioni pure. Lo facevano per amore, amore di Dio, amore per coloro che erano perduti, e anche per amore di Paolo. La motivazione giusta per predicare è l’amore. Non solo, ma queste persone sapevano che Paolo era in prigione per difendere il vangelo. Infatti, nella frase “sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo”, la parola “incaricato” indica che Paolo era stato incaricato da Dio per questo ruolo, cioè, era incaricato di essere in prigione per la difesa del vangelo. Non si trovava in prigione per caso. Dio aveva pienamente il controllo della situazione di Paolo. Dio aveva permesso a Paolo di essere in prigione. O fratelli, quanto è importante per noi capire che Dio rimane al comando, anche quando ci troviamo nelle difficoltà. La cosa importante da ricordare è che siamo incaricati di essere luce nel mondo. Dobbiamo vedere ogni nostra situazione come un’opportunità di glorificare Dio.

Questi credenti predicavano per amore. Predicavano con sincerità, cioè, la loro motivazione era pura e sincera. Non cercavano la propria gloria, ma predicavano per glorificare Dio. Si impegnavano per la gloria di Dio. Amavano Dio, e amavano le persone a cui annunciavano il vangelo.

il cuore di Paolo

Vorrei notare qui il cuore di Paolo. Leggiamo v.18

18 Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora;

Paolo desiderava una cosa: la gloria di Dio. A lui non importava la propria gloria. A lui non importava quello che le persone pensavano di Lui. Egli non cercava l’approvazione degli uomini. Non cercava fama o riconoscimento. Egli voleva vedere Dio glorificato tramite la predicazione del vangelo.

Avendo questo desiderio, Paolo potè rallegrarsi ogni volta che Cristo fu annunciato in modo biblico. A lui non importava chi riceveva il riconoscimento. Egli non desiderava nulla per se stesso. Desiderava il progresso del vangelo.

Quindi, Paolo è un esempio di come dovremmo essere. Ma c’erano anche alcuni che sono un esempio di come non dovremmo essere.

applicazione: Oggi, è possibile cadere nello stesso peccato delle persone che predicavano per rivalità nel confronti di Paolo. Per esempio, conosciamo una chiesa dove vari anni fa, Dio ha salvato una giovane donna, e poi, nel giro di meno di due anni, tramite la sua testimonianza, Dio ha salvato più di 30 altre persone. Tristemente, certe persone nella sua chiesa erano gelose. Non avevano mai portato tanto frutto come lei. Anziché rallegrarsi con tutte le nuove persone che erano state salvate, provavano gelosia.

Oggi, succede delle volte che una chiesa si senta in concorrenza con altre chiese. Quando Dio benedice l’opera di una chiesa, delle volte, un'altra chiesa ha qualche senso di rivalità, anziché di gioia.

O fratelli, non deve essere così. Non stiamo lavorando per la nostra gloria, ma per la gloria di Dio. Qualunque vittoria per Dio è una vittoria per tutta la famiglia di Dio.

Tristemente, non tutto che viene fatto nel nome di Dio glorifica Dio come potrebbe. Ci sono tanti credenti che si impegnano nel nome di Dio, ma non seguono le Sue verità. Ciò non porta molta gloria a Dio, e può anche essere un’offesa verso di Lui. Però, quando le cose vengono fatte secondo le verità di Dio, e Dio benedice facendo produrre frutto, dovremmo rallegrarci, come Paolo provava gioia quando il vangelo era predicato.

conclusione

Fratelli, la lezione che dobbiamo imparare da questo brano è che il nostro Dio è sovrano. Quello che potrebbe sembrare un’ostacolo all’opera di Dio, Dio può trasformarlo in qualcosa che contribuisce al progresso del vangelo. Non perdiamoci d’animo quando sembra che qualche porta ci è chiusa. Dio è al comando.

Ricordiamo anche quanto è importante che il nostro comportamento sia tale che le persone non possano accusarci di fare il male. In questo modo, quando sparlano di noi, o perfino se dovessimo essere messi in prigione, sarà noto a tutti che siamo innocenti, che soffriamo per il vangelo.

Finalmente, ricordiamo che mentre è importante fare la cosa giusta, è anche importante farla per il motivo giusto. Esaminiamoci, per vedere se stiamo cercando gloria per noi stessi, o solamente per Dio.

Grazie a Dio per la Sua parola.