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Capire Bene la Tentazione - Giacomo 1:13-18

filename: 59-01c-a.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone su Giacomo. Parte di una serie di Sermoni. Per Rovigo, 25 aprile 1999, di Marco deFelice >Giacomo 1:13-18

Intro:

la settimana scorsa, abbiamo studiato Giacomo 1:2-12, e abbiamo visto che quando ci troviamo in svariate prove, possiamo gioire, non perché la prova è piacevole, ma per quello che la prova può produrre in noi.

Però, ciascuno di noi può facilmente riconoscere che a volte, quando siamo provati, anziché crescere nella nostra fede, cadiamo nel peccato. Allora oggi, vogliamo considerare Giacomo 1:13-18, per capire perché delle volte le prove ci portano a peccare.

v.13 Non accusare Dio

Il v.13 spiega qualcosa che dobbiamo evitare a tutti i costi.

Nessuno, quand’è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; (Giacomo 1:13)

Non dobbiamo mai accusare Dio di averci tentato a peccare.

Notiamo che la parola originale qui tradotta con “tentare” è la stessa parola usata nei versi 2 e 12.

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, Giacomo 1:2

Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano. Giacomo 1:12

In sé, la prova viene da Dio per fortificare la nostra fede e conformarci di più all’immagine di Cristo. Questo è il risultato che viene prodotto quando il credente continua a camminare in ubbidienza e si confida in Dio durante la prova. Perciò la prova, detta anche tentazione, non serve a farci peccare.

Invece, quando un credente sceglie di dubitare Dio e di non camminare in ubbidienza, allora, quella stessa prova che avrebbe potuto portare benedizioni diventa un inciampo, e il credente pecca.

Dobbiamo capire che la prova in sé non ci porta a peccare. Dio non manda mai le prove sbagliate. Dio è fedele, e non permette che siamo provati oltre le nostre forze. Con ogni prova, ci dà anche la via di uscirne, affinché la possiamo sopportare. La prova non ci porta a peccare. Anzi, le prove sono strumenti per far crescere la nostra fede. Dunque, le prove in sé stesse non ci tentano a peccare. Siamo tentati a peccare quando scegliamo di non credere in Dio e di non ubbidirGli.

Allora, quando siamo tentati a peccare, non dobbiamo mai dire, né pensare, che siamo tentati da Dio, cioè, non dobbiamo mai credere che è Dio che ci mette in condizione di dover peccare.

Tristemente, troppo spesso, l’uomo vuole accusare Dio per i propri peccati.

L’esempio di Adamo

Se pensiamo ad Adamo ed Eva, possiamo vedere questo nel modo in cui essi risposero dopo essere caduti nel peccato. Notiamo come risposero quando Dio chiese loro il motivo del loro peccato.

Leggiamo Genesi 3:9-13

9 Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» 10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». 11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» 12 L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». 13 Dio il SIGNORE disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».

Sia Adamo che Eva rifiutarono di riconoscere la colpa per il loro peccato. Adamo diede la colpa ad Eva, e indirettamente, a Dio, visto che era Dio che gli aveva dato Eva. Eva diede la colpa al serpente. Entrambi rifiutarono di accettare la propria colpa. Adamo cercò di dare la colpa a Dio.

Questa tendenza peccaminosa di non ammettere la propria colpa, e di accusare Dio di averci tentato a peccare, è molto legata al cuore dell’uomo. Però, Dio non ci tenta mai a peccare. Dio non può essere tentato, e perciò, non tenta nessuno. Consideriamo perché.

Dio è Santo, totalmente, assolutamente santo. Egli odia il peccato. Anche il più piccolo peccato è abominevole per Dio. Dio stabilì la sua legge per insegnare all’uomo come camminare in santità. Dio ha dato lo Spirito Santo al mondo per convincere il mondo del peccato e del giudizio.

Allora, è impossibile che Dio spinga l’uomo a peccare, in quanto ciò sarebbe totalmente contrario al suo carattere. Solo chi pecca può tentare a peccare. Dio non pecca mai, allora, è impossibile per Lui tentare altri, ed Egli stesso non può essere tentato, in quanto essendo totalmente santo, non è minimamente attirato dal peccato. In Dio non esiste alcun desiderio di peccare.

Allora, se Dio non tenta mai a peccare, perché l’uomo dice di essere tentato da Dio?

L’uomo fa questo per giustificare se stesso, e scaricare la colpa su Dio. Abbiamo visto questo con Adamo ed Eva. Quando Dio chiese ad Adamo perché non aveva ubbidito, Adamo rispose che era a causa della donna, la donna che Dio gli aveva data. In altre parole, Adamo, cercando di scusarsi, cercò di dare la colpa a Dio.

Adamo non fu l’unico ad accusare Dio. Ogni volta che cerchiamo di scusare il nostro peccato, scaricando la colpa sulle circostanze della nostra vita, stiamo accusando Dio. Per esempio, se diciamo che abbiamo peccato perché non ce la facevamo più, stiamo dicendo che la prova ci ha fatto peccare. Visto che è Dio che permette le nostre prove, stiamo accusando Dio, indirettamente, del nostro peccato.

Fu Dio a dare Eva ad Adamo. È stato Dio a permettere che noi passassimo per le nostre situazioni. Quando cerchiamo di attribuire i nostri peccati alle nostre circostanze, allora, come Adamo, stiamo indirettamente accusando Dio di averci fatto peccare. Questo è sbagliato!

Non è mai Dio che ci tenta a peccare. Accusare Dio di essere anche solo minimamente responsabile per i nostri peccati è un grave peccato.

Da dove vengono i peccati.

Allora, se Dio non ci tenta mai a peccare, da dove vengono i nostri peccati?

Leggiamo i vv.14,15

13 Nessuno, quand’è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno 14 invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. 15 Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.

Qui vediamo in che modo la tentazione porta al peccato, e qual è il suo risultato finale.

Il versetto dichiara che “ognuno è tentato dalla propria concupiscenza." Allora, anziché Dio, è la nostra concupiscenza che ci induce a peccare. Questa verità è molto importante. Quello che ci porta a peccare non è fuori di noi, ma è dentro di noi.

Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza, che lo attrae e lo seduce.

la concupiscenza

Cos’è la concupiscenza? La concupiscenza è quello che ci porta tanti dolori nella vita. È quello che cerca di allontanarci da Dio. È quello che ci promette tanto di buono, e ci dà solamente il male.

La concupiscenza è quel forte desiderio in noi verso qualcosa che promette di soddisfare la carne. La concupiscenza ci fa desiderare cose che non possiamo avere senza peccare. Per esempio, Dio non dà le stesse benedizioni ad ogni credente. Uno uomo è alto e di bell’aspetto, mentre un altro è basso e non attraente. Uno gode di buona salute, l’altro ha molte malattie. Uno nasce in una famiglia benestante, l’altro in una famiglia povera.

Naturalmente, nascere belli, o con tanti soldi, in sé, non è un peccato. Invece, desiderare di essere più belli di ciò che si è, o desiderare più soldi di quello che si può avere onestamente, oppure, amare i soldi, questo è peccato, perché vuol dire credere alle menzogne della nostra concupiscenza.

La concupiscenza ci promette felicità. La concupiscenza ci offre di stare bene, e soddisfatti, se solo riusciamo ad avere ciò che la concupiscenza ci offre.

Si tratta di false promesse, ma quanto ci attirano!

Per esempio, diversi di noi hanno comprato una casa o una macchina. Quando si firma davanti al notaio, bisogna dichiarare il valore pagato. Di solito, la gente dichiara un valore più basso di quello reale, per poter pagare meno tasse. In questo caso, qual è la falsa promessa che la concupiscenza offre, che spinge la persona a peccare?

In questo caso, la concupiscenza cerca di far credere che i soldi in più che uno avrà possono aiutare a rendere la vita più bella o più soddisfacente. Questa è una menzogna, in quanto, non è una certa quantità di soldi in più, né qualcosa che quei soldi possono comprare, che può rendere una persona più contenta. Ma la concupiscenza promette quello che non può veramente dare, e tante persone accettano la sua promessa falsa.

Se pensiamo alla bellezza e alla moda, la concupiscenza fa credere ad una donna che se viene reputata bella, sarà più accettata dagli altri, e così sarà più felice e più soddisfatta nella vita. Allora, per essere più bella, ella comincia a desiderare e ad impegnarsi a raggiungere una maggiore bellezza esteriore, anziché impegnarsi ad avere la bellezza interiore, come Dio insegna nella sua parola. Così, quella donna crede e vive secondo una promessa falsa.

Un altro esempio di menzogna: la concupiscenza ci promette che se non dovessimo subire le prove, staremmo molto meglio. Anche questa è una falsa promessa.

Ci sono tanti altri esempi di concupiscenza. La cosa importante da ricordare è che la concupiscenza ci promette la felicità o la soddisfazione mediante qualcosa che non è da Dio.

La concupiscenza ci mette davanti l’esca, e cerca di farci credere che quello che desideriamo ci farà stare bene, e che ci darà molto piacere.

Infatti, la frase in Giacomo dichiara: ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce.

La parola usata qua è la stessa parola che si usa per indicare quando si attrae un pesce o un altro animale mediante un’esca. Per esempio, un pesce è nascosto in un buco di una roccia. Lì è al riparo dai pescatori. Arriva un pescatore con una bella esca. Questa esca, così attraente, dà al pesce l’idea di un cibo saporito, e la promessa di uno stomaco pieno. Allora, seppure all’inizio il pesce non vuole lasciare la sicurezza della sua tana perché sa che fuori è pericoloso, man mano però, guardando sempre di più l’esca, comincia a pensare a quanto saporita dev’essere quell’esca, e pensa sempre di meno a quanto pericoloso sia lasciare la tana. Finalmente il pesce arriva ad un punto in cui preferisce il sapore dell’esca anziché la sicurezza della tana. Così, mentre prima era impossibile per il pescatore farlo uscire dalla tana, ora è il pesce stesso a decidere di venire allo scoperto, credendo alla falsa promessa dell’esca.

Questo è un esempio di come la concupiscenza ci tenta, cercando di portarci a peccare. Ci promette felicità in qualcosa che non ci darà la felicità, e che anzi ci farà del male.

Quando cominciamo ad annusare l’esca, già siamo vicini ad essere sedotti. A quel punto, la concupiscenza ha concepito, e partorisce il peccato. Cioè, all’inizio, la concupiscenza opera nei nostri pensieri. Per esempio, per un credente tipico, un dato peccato potrebbe essere inconcepibile. Però, se permette alla concupiscenza di continuare a lasciare quell’esca davanti ai suoi occhi, ovvero, se il credente si permette di pensare all’esca, e di giocare con questo pensiero, prima o poi, quello che sarebbe stato inconcepibile per lui diventerà una realtà.

Questa è la triste realtà nella vita di tanti credenti. Tanti credenti hanno commesso terribili peccati, peccati che hanno fatto tanto male a loro e alle persone intorno a loro. Non avrebbero mai pensato di poter arrivare a commettere quei peccati. Però, quando la concupiscenza cominciò a mettere l’esca davanti a loro, anziché rifiutarla categoricamente, rifiutavano il peccato in sé, ma permettevano all’esca di rimanere. In altre parole, rifiutavano il peccato in sé, come azione, ma tenevano l’esca, nascosta nella mente, e ogni tanto giocavano con questa esca. Ogni tanto permettevano a questa esca di promettere soddisfazione, e tanto piacere, e contentezza. Poi, pensando al peccato, chiudevano l’esca di nuovo sotto chiave nella loro mente. Però, non la rifiutavano completamente. Non la mandavano via. All’inizio, osavano solo raramente tirarla fuori, là nell’intimità dei pensieri. Poi man mano, cominciavano a tirarla fuori più spesso, per giocare con quell’esca, per ammirarla, per sognare quanto sarebbe stato piacevole averla. Quello che era raro all’inizio, diventava sempre più comune, fino al punto in cui non riuscivano più a non pensare all’esca. A quel punto, il gioco era quasi fatto. Quello che era stato solo un pensiero, era arrivato al punto di concepire l’azione. Allora, vediamo che quello che era un peccato solo di pensiero, partorisce, e nasce il peccato di azione.

Questa descrizione è molto familiare per chi pesca. Spesso, il pesce non vuole avvicinarsi all’esca. Se prende una decisione netta, e se ne va completamente, sarà salvo. Invece, se rifiuta di prendere l’esca, ma anziché allontanarsi, continua a guardare l’esca, e a pensare ad essa, prima o poi il pesce abboccherà all’amo, e a quel punto diventerà cena per la famiglia del pescatore.

Quanto è triste quando un credente, che riconosce il pericolo del peccato, si lascia attirare e sedurre. Rifiuta il peccato, ma permette l’esca. Così funziona la tentazione. Abbiamo nella nostra carne la concupiscenza, cioè, il desiderio di ciò che Dio non ci ha dato. Allora, quando arriva la tentazione con l’esca, che ci promette soddisfazione, dobbiamo prendere una posizione chiara e decisa. Dobbiamo rifiutare completamente l’esca. Dobbiamo rifiutare di permettere ai pensieri di sedurci su quanto può essere bello quello che la concupiscenza offre. Non lasciamoci sedurre.

Quando il peccato è compiuto, produce la morte.

Consideriamo per qualche minuto cosa vuol dire: quando il peccato è compiuto, produce la morte.

Noi sappiamo da Genesi che Dio aveva dichiarato ad Adamo ed Eva che se avessero mangiato il frutto dell’albero indicato da Dio, sarebbero morti. Quando essi, disubbidendo, mangiarono da quell’albero, la morte entrò nell’uomo. Sappiamo che la morte consiste nella separazione da Dio, nella morte fisica, e infine, nella separazione eterna da Dio nel lago di fuoco.

Quando una persona vive nel peccato, subirà l’eterna separazione da Dio.

Un vero credente non vive per sempre nel peccato. Cioè, un vero credente può cadere nel peccato, ma è una posizione molto pericolosa, perché finché uno vive nel peccato, la sua condizione davanti a Dio non è sicura. Il ravvedimento è ciò che mostra la presenza di Dio in un credente.

In certe occasioni, quando un credente cade nel peccato, Dio manda una disciplina dura, certe volte anche la morte fisica. Vediamo questo in 1 Corinzi 11:30Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono.

v.16,17 la verità riguardo Dio

Per continuare questo insegnamento, leggiamo i vv.16,17

16 Non v’ingannate, fratelli miei carissimi; 17 ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento. (Giacomo 1:16-17 NRV)

Non dobbiamo accusare Dio di essere responsabile di tentarci a peccare. Qualsiasi pensiero del genere ci inganna. Se pecchiamo, la responsabilità è pienamente nostra. È del tutto sbagliato accusare Dio in qualsiasi modo.

Non dobbiamo ingannarci, accusando Dio del male. Al contrario, dobbiamo riconoscere che ogni cosa buona, e ogni dono perfetto, vengono da Dio.

Il titolo usato qui per Dio, “il Padre degli astri luminosi”, è fondato sul fatto che Dio creò tutto, compresi gli astri del cielo. Dio qui viene descritto con un titolo giudaico: “il Padre degli astri luminosi”, che si riferisce al fatto che Egli creò tutto, compreso il sole, la luna e le stelle.

Leggiamo di questo in Genesi 1:14-19

14 Poi Dio disse: «Vi siano delle luci nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni; 15 facciano luce nella distesa dei cieli per illuminare la terra». E così fu. 16 Dio fece le due grandi luci: la luce maggiore per presiedere al giorno e la luce minore per presiedere alla notte; e fece pure le stelle. 17 Dio le mise nella distesa dei cieli per illuminare la terra, 18 per presiedere al giorno e alla notte e separare la luce dalle tenebre. Dio vide che questo era buono. 19 Fu sera, poi fu mattina: quarto giorno.

La cosa importante da notare in questo versetto è che ogni cosa buona viene da Dio. Tutto ciò che è buono nella vita di ciascuno di noi viene da Dio.

Atti 14:15-17 «Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo esseri umani come voi; e vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. 16 Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, 17 senza però lasciare sé stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori».
Salmi 145:9 Il SIGNORE è buono verso tutti, pieno di compassioni per tutte le sue opere.
Salmi 145:16 Tu apri la tua mano, e dai cibo a volontà a tutti i viventi.
Salmi 147:7 Cantate al SIGNORE inni di lode, salmeggiate con la cetra al nostro Dio, 8 che copre il cielo di nuvole, prepara la pioggia per la terra e fa germogliare l’erba sui monti.

Fra le cose buone che Dio fa per l’uomo, c’è il mostrare all’uomo la via giusta. Dio non spinge mai l’uomo a peccare. Dio corona l’uomo con bontà. Egli mostra bontà a tutti, ai buoni e ai malvagi. È impossibile che il Dio santo tenti l’uomo a peccare, infatti, Dio mostra bontà verso gli uomini, per indurli ad adorarLo e ringraziarLo.

Questa caratteristica di Dio, come ogni altra, non può cambiare. Dio non cambia mai. Ascoltiamo ciò che è dichiarato nella seconda parte di questo versetto.

“…(il) Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento

Non c’è mutamento in Dio. Egli non cambia mai. Come era Dio secoli fa, così è Dio adesso, e così sarà sempre.

Malachia 3:6 «Poiché io, il SIGNORE, non cambio; perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete ancora consumati.
Ebrei 13:8 Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.

Nulla nella vita è sempre uguale, tranne Dio. Nella vita, non possiamo contare con certezza su nulla, tranne che su Dio. Le persone possono agire per molto tempo nello stesso modo, ma poi possono cambiare per tanti motivi. Ogni persona affronta situazioni fuori del proprio controllo, non può rimanere sempre uguale. Una persona non sa tutto, e allora, imparando nuove cose, può facilmente cambiare idea. Dio sa tutto, è onnisciente, dunque non può esserci nulla di nuovo che potrebbe farGli cambiare idea. Le persone possono acquistare più forze, o perdere forza o autorità. Dio è onnipotente, e le sue forze non possono né aumentare, né diminuire, essendo Dio onnipotente. Dio non cambia nei suoi pensieri. Dio non cambia la sua volontà.

Leggiamo in Efesini 1:11

In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà,

È molto importante che comprendiamo bene che Dio non cambia mai. Questa verità è fondamentale per aiutarci a confidare in Dio. Cioè, se Dio potesse cambiare, non potremmo fidarci totalmente di Lui. Se potesse cambiare, potremmo essere delusi. Invece, visto che Dio non cambia mai, possiamo fidarci totalmente, e non ci saranno mai sorprese. Possiamo fidarci di un Dio giusto, e non troveremo mai un momento in cui Egli è ingiusto. Dio è sempre e totalmente giusto in ogni occasione. Certamente, ci possono essere momenti in cui non comprendiamo la giustizia di Dio, come per esempio Giobbe non capiva quello che Dio faceva. Ma possiamo essere certi che Dio è sempre giusto. Dio è sempre fedele. Noi possiamo non essere fedeli, ma Dio mantiene sempre la sua parola. È così con ogni attributo di Dio. Allora, è importante che ricordiamo che Dio è sempre lo stesso, perché così possiamo avere una fede stabile in Dio.

v.18 la salvezza

Leggiamo il v.18. Anziché tentarci a peccare, Dio ci ha salvato.

Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature.

Ecco un’altra traduzione di questo versetto: secondo la sua propria volontà, Egli ci ha generati mediante la Parola della Verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature.

La nostra salvezza è un atto della volontà di Dio. Abbiamo letto prima Efesini 1:11, dove è detto di Dio “colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà” La volontà di Dio non è solamente un volere, come spesso accade negli uomini. Quante volte vorremmo fare questa o quell’altra cosa, ma non ci riusciamo. Quante volte vogliamo compiere qualcosa, ma è oltre le nostre capacità. Non è così con Dio. Dio compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà. Tutto quello che Dio vuole, Egli lo fa. Allora, secondo la sua volontà, Dio ha ci ha generati come figli suoi. Cioè, la nostra salvezza è stata un’opera di Dio, secondo la sovrana volontà di Dio.

Dio ci ha generati, come figli a Lui amati, tramite la Parola della Verità. Dio si serve della Bibbia per salvare le persone. Il messaggio del Vangelo è semplice, ma è la potenza di Dio.

Romani 1:16 Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco;
1 Corinzi 1:18 Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio;

le primizie

Quando Dio porterà tutto a termine, e giudicherà il mondo, e la salvezza dei figli di Dio sarà manifesta a tutto il mondo, allora, saremo manifestati come le primizie delle sue creature.

Nell’AT, quando un uomo raccoglieva le prime spighe del frumento, al tempo della mietitura, portava quel grano al tempio per offrirlo a Dio, come primizia. Ciò serviva a mostrare di avere fede che Dio provvedesse il resto della raccolta.

Adesso, la nostra salvezza è la primizia che serve a mostrare che Dio porterà a termine tutto il suo piano. Adesso, la nostra salvezza è spirituale, non è ancora manifestata del tutto. Quando Cristo ritornerà, allora, il mondo sarà trasformato, e la piena salvezza sarà rivelata. Per adesso, siamo la primizia dell’opera di Dio. Grazie a Dio.

conclusione

Allora, cosa dobbiamo pensare quando siamo tentati a peccare? Cioè, quando sentiamo una tentazione a peccare, a chi dobbiamo dare la colpa?

Non dobbiamo mai credere che Dio sia minimamente responsabile di tentarci a peccare. Quando siamo tentati a peccare, è la nostra concupiscenza che ci tenta.

Riconoscere questo ci permette di rifiutare l’esca, riconoscendo nella volontà di Dio qualcosa di più meraviglioso, e così vincere la tentazione.

Dobbiamo ricordare perciò che Dio non ci tenta mai a peccare. Invece, Dio è la fonte di ogni bene e bontà che abbiamo mai avuto. Ricordiamo che siamo stati rigenerati per mezzo della parola della verità, secondo la volontà di Dio. Che motivazione per ringraziare Dio e rallegrarci in Lui.