Aiuto Biblico

Introduzione alla lettera - 1 Tessalonicesi 1:1

filename: 50-0101a.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - studio su 1 Tess 1:1, parte A, di Marco deFelice, per Rovigo, 26/3/1995, revisione principale 4 aprile, 2001, per Rovigo

Oggi, vogliamo iniziare lo studio di un’Epistola importante: la prima lettera ai Tessalonicesi. Questa lettera fu scritta da Paolo alla chiesa di Tessalonica. Come in ciascuna delle sue lettere che sono nella Bibbia, nello scrivere questa, Paolo fu guidato dallo Spirito Santo; pertanto pur venendo da Paolo, questa lettera in realtà viene da Dio, ed è per noi.

Paolo

Prima di considerare la lettera stessa, vorrei considerare Paolo. Paolo è così conosciuto che delle volte, non ci fermiamo a considerare la sua vita e come è stato preparato da Dio.

Paolo era cresciuto come Giudeo fra giudei. Filippesi 3:3-7 ci spiega quanto egli fosse un Giudeo zelante.

…i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne; 4 benché io avessi motivo di confidarmi anche nella carne. Se qualcun altro pensa di aver motivo di confidarsi nella carne, io posso farlo molto di più; 5 io, circonciso l’ottavo giorno, della razza d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio d’Ebrei; quanto alla legge, fariseo; 6 quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. 7 Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. (Filippesi 3:1-7)

In Atti 22, Paolo spiega la sua vita prima della sua conversione.

1 «Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa». 2 Quand’ebbero udito che egli parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. Poi disse: 3 «Io sono un giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; 4 perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, 5 come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani; avute da loro delle lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti. (Atti 22:1-5)

In un certo senso, Paolo era più Giudeo di tutti gli altri Apostoli. Paolo era molto più istruito di loro nella religione Giudaica. Quando era necessario difendere la fede Cristiana contro gli attacchi dei Giudei, Paolo era il più preparato. In Galati 2, leggiamo di come è stato Paolo a riprendere Pietro davanti a tutti quando Pietro cominciava a piegarsi sotto l’influenza dei Giudei che erano venuti da Gerusalemme ad Antiochia.

In Colossesi 2, Paolo difende la fede contro l’insegnamento di certi Giudei che si dichiaravano cristiani ma il loro insegnamento non era veramente da Dio.

Oltre ad essere un Giudeo tra i Giudei, Paolo era anche molto ben istruito nella cultura greca. Nacque a Tarso di Cilicia, che era una delle tre città più colte e più greche del mondo, insieme ad Alessandria e Atene. Paolo aveva una profonda conoscenza della cultura greca. In diverse occasioni egli citò i poeti e i filosofi greci.

Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto:

“Poiché siamo anche sua discendenza”. (Atti 17:28)

Uno dei loro, proprio un loro profeta, disse:

«I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri». (Tito 1:12)

Paolo non solo conosceva la cultura greca, ma conosceva più lingue: di certo sappiamo che conosceva il greco e l’ebraico. (Atti 21:37-40)

Oltre all’istruzione che Paolo aveva ricevuto, nel piano sovrano di Dio, era nato cittadino romano. Non era come tanti cittadini che avevano dovuto comprare la loro cittadinanza; egli era nato già cittadino romano. Questo gli fu molto utile durante i suoi anni di ministerio. Ascoltiamo qualche brano che ci mostra questo.

Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano loro stessi a condurci fuori». (Atti 16:37)
25 Quando lo ebbero disteso e legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: «Vi è lecito flagellare un cittadino romano, che non è stato ancora condannato?» 26 Il centurione, udito questo, andò a riferirlo al tribuno, dicendo: «Che stai per fare? Quest’uomo è romano!» 27 Il tribuno andò da Paolo, e gli chiese: «Dimmi, sei romano?» Ed egli rispose: «Sì». 28 Il tribuno replicò: «Io ho acquistato questa cittadinanza per una grande somma di denaro». E Paolo disse: «Io, invece, l’ho di nascita». (Atti 22:25-28)
Quest’uomo era stato preso dai Giudei, e stava per essere ucciso da loro, quando sono intervenuto con i soldati e l’ho liberato dalle loro mani, avendo saputo che era cittadino romano. (Atti 23:27)

Quindi, l’istruzione e l’educazione che Paolo ricevette crescendo, gli furono molto utili durante il suo ministerio. Egli fu preparato da Dio prima della sua conversione.

il messaggio di Paolo venuto direttamente da Cristo

Consideriamo un altro aspetto molto importante della vita di Paolo, per quanto riguarda il suo ministerio come Apostolo. Paolo, come gli altri Apostoli, aveva ricevuto il suo vangelo direttamente da Cristo Gesù. In altre parole, nessun uomo aveva insegnato il vangelo a Paolo. Cristo Gesù stesso aveva rivelato il vangelo direttamente a Paolo, come agli altri apostoli. Infatti, questa era una delle qualifiche che rendeva Paolo un vero Apostolo. Egli menziona questo fatto ripetutamente nelle sue lettere, perché era molto importante. Ed è importante anche per noi, perché così possiamo essere certi che l’insegnamento che riceviamo tramite Paolo, non è un insegnamento suo. È un insegnamento che viene da Gesù Cristo. È importante che ci ricordiamo che solamente chi aveva ricevuto il suo messaggio direttamente da Cristo poteva essere un Apostolo. La Bibbia parla degli insegnamenti degli Apostoli. Dobbiamo ricordare che questo vuol dire l’insegnamento di Cristo, che Egli ha dato tramite gli Apostoli. Oggi, ci sono ancora tante voci che parlano come se fossero autorevoli. Dobbiamo confrontare ogni voce che sentiamo con l’insegnamento degli Apostoli, ovvero, con coloro che avevano ricevuto il loro messaggio direttamente da Cristo.

Ascoltiamo mentre Paolo dichiara di aver ricevuto il suo messaggio e la sua chiamata apostolica direttamente da Cristo.

Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio. (Atti 20:24)
Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, (Romani 1:1)
Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, (1 Corinzi 11:23)
Paolo, apostolo non da parte di uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, (Galati 1:1)
11 Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è opera d’uomo; 12 perché io stesso non l’ho ricevuto né l’ho imparato da un uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo. 13 Infatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato, quand’ero nel giudaismo; come perseguitavo a oltranza la chiesa di Dio, e la devastavo; 14 e mi distinguevo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, perché ero estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri. 15 Ma Dio che m’aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque 16 di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunziassi fra gli stranieri. Allora io non mi consigliai con nessun uomo, (Galati 1:11-16)
6 Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m’imposero nulla; 7 anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi 8 colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), (Galati 2:6-8)
2 Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; 3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; 4 leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 5 Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; 6 vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo, 7 di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza. 8 A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo (Efesini 3:2-8)
11 secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che egli mi ha affidato. 12 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, 13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità; 14 e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù. 15 Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. (1 Timoteo 1:11-15)

Fratelli, è importante ricordare che quello che leggiamo nelle lettere di Paolo, come quello che leggiamo nelle altre Scritture, non è il parere di Paolo, o degli altri Apostoli. È il messaggio che essi hanno ricevuto direttamente da Cristo, e che hanno trasmesso fedelmente, guidati dallo Spirito Santo. Possiamo fidarci completamente dalla Parola di Dio.

Perciò, quello che leggiamo in questa lettera, scritta da Paolo, è il messaggio da Cristo Gesù per noi.

Perciò

La vita di Paolo ci insegna qualcosa di molto importante.

Notiamo Gal. 1:15

Ma Dio che m’aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacque 16 di rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunziassi fra gli stranieri. (Galati 1:15-16)

Dio aveva scelto Paolo dal seno di sua madre per diventare un Apostolo. Ciò significa che Dio diresse anche le circostanze della sua vita, per prepararlo per il ministerio che avrebbe ricevuto anni più tardi. Fu Dio a fare in modo che Paolo nascesse cittadino romano. Fu Dio a provvedere in modo che Paolo ricevesse l’istruzione giudaica più profonda possibile. Dio operò in modo che Paolo imparasse anche molto della cultura greca, affinché potesse essere idoneo a viaggiare in tutto l’impero romano.

Dio si servì di tutte queste capacità di Paolo durante il suo ministerio. Certamente, quando Paolo fu salvato, ricevè tanti doni spirituali, che usò per il progresso del vangelo. Ma Dio si servì anche delle capacità e delle esperienze che Paolo aveva fin da prima di essere stato salvato. Cosa impariamo da questo?

Impariamo che l’opera di Dio in una persona inizia molto prima che Dio salva quella persona. Tutto quello che abbiamo, tutto quello che siamo, è dovuto a Dio. Non possiamo vantarci di nessuna delle nostre capacità. Notiamo 1 Cor. 4:7.

Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto? (1 Corinzi 4:7)

Allora, quando Dio ci salva, ci dà dei doni spirituali, e ci insegna ad usare questi doni per il bene della chiesa, cioè, per il bene reciproco. Ma abbiamo anche dei talenti naturali, e altri aspetti della vita che Dio ci ha dato prima di salvarci, che dovremmo usare per la gloria di Dio e il progresso del vangelo.

Se pensiamo a quanto Paolo era stato zelante come Giudeo, quanto egli odiava i cristiani e i pagani, vediamo quanto era un miracolo di Dio leggere dell’amore che Paolo per i credenti di questa chiesa, cristiani che per la maggior parte erano pagani prima. Solo Dio poteva compiere un miracolo così grande.

Quindi, quando studiamo questa lettera, ricordiamo che l’autore, Paolo, è stato scelto da Dio da prima della sua nascita e preparato da Dio per tutta la sua vita prima della conversione. Quando Dio si è servito degli uomini per scrivere la Bibbia, si è servito delle capacità che Egli aveva dato loro. Ogni autore della Bibbia aveva la sua personalità, che possiamo riconoscere nel loro modo di scrivere. Però nonostante le diverse personalità, il messaggio della Parola di Dio è uno. Dietro gli autori c’è l’unico Autore, Dio stesso. La Parola di Dio è la Parola di Dio, al mondo.

la città di Tessalonica

Per capire meglio un’Epistola, è utile capire a quali persone è stata scritta. Questa lettera fu indirizzata ai credenti di Tessalonica.

Tessalonica era un’importante città romana; infatti, era la città più importante della zona. Di solito, Paolo andava nelle città più importanti. Egli andò a Tessalonica durante il suo secondo viaggio missionario.

Dopo il suo primo viaggio, Paolo tornò ad Antiochia e passò un po’ di tempo là. Poi partì di nuovo per un secondo viaggio missionario, questa volta con Sila. Attraversarono l’Asia a piedi. Ad un certo punto, lo Spirito Santo impedì loro di continuare in Asia. Avvertiti in una visione, passarono nell’Europa, nella regione della Macedonia. (Atti 16:7-10) La prima città dell’Europa dove predicarono fu Filippi. Là, Paolo e Barnaba furono messi in prigione. Quando furono rilasciati, seguirono la strada romana per circa 150 km, fino alla successiva grande città, che era Tessalonica. Là, in mezzo a molte persecuzioni, Dio gli aprì una larga porta per proclamare il vangelo. Dopo essere partito da Tessalonica, Paolo scrisse questa lettera alla chiesa che era stata fondata.

Atti 17:1-10 ci racconta gli avvenimenti di quella prima visita a Tessalonica.

1 Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c’era una sinagoga dei Giudei; 2 e Paolo, com’era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annunzio». 4 Alcuni di loro furono convinti, e si unirono a Paolo e Sila; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, 7 e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c’è un altro re, Gesù». 8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare. 10 Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. (Atti 17:1-10)

Che cosa notiamo in questi versetti?

Prima, notiamo che la chiesa a Tessalonica nacque in mezzo a grande tribolazioni e prove. Infatti, se leggiamo il v.13, scopriamo che i Giudei di Tessalonica, erano talmente contro il vangelo, che andarono anche a Berea per cercare di ostacolare l’opera che Dio stava compiendo tramite Paolo.

Per capire meglio questa lettera, notiamo anche che tipo di persone sono state salvate a Tessalonica. Al v.4 leggiamo che c’erano alcuni giudei, tanti greci pii, e non poche donne delle famiglie importanti della città. Perciò, la chiesa dei Tessalonicesi era principalmente composta da gentili, cioè, non giudei. Ricordiamo queste cose mentre leggiamo questa lettera.

Man mano che studiamo questa lettera, noteremo altri fatti che riguardano i Tessalonicesi. Per ora, ricordiamo che la città di Tessalonica era una città romana importante. La chiesa era composta prevalentemente da pagani che Dio aveva salvato, anziché prevalentemente di giudei.

Il v.1 e Silvano e Timoteo

Prima di iniziare la lettera stessa, qualche altro commento per aiutarci a capire il contesto nel quale è stata scritta.

Ho già menzionato che Paolo era in viaggio con Sila. Quando passarono le città di Derbe e Listra, trovando Timoteo, che aveva reso una buona testimonianza, lo presero come aiutante. Perciò, quando passarono prima a Filippi e poi a Tessalonica, anche Timoteo era con loro.

Ascoltiamo il v.1.

Paolo, Silvano e Timoteo alla chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace. (1 Tessalonicesi 1:1)

Dato che questa chiesa li aveva conosciuti tutti e tre, Paolo scrisse questa lettera nel nome di tutti e tre.

È abbastanza certo che questa lettera fosse stata scritta da Corinto, poco tempo dopo che Paolo aveva evangelizzato i Tessalonicesi. Notiamo questo:

In Atti 16 leggiamo che Paolo era a Filippi. Insieme con Sila, fu messo in prigione, e poi, dopo un terremoto miracoloso, fu liberato. Lasciando Filippi il giorno dopo, giunsero a Tessalonica. Per tre sabati, Paolo e Sila predicarono nella sinagoga. Dio salvò un gran numero di persone, la maggioranza delle quali erano gentili, non Giudei. Probabilmente passò qualche tempo ancora mentre Paolo e Sila insegnavano a questi nuovi credenti. I Giudei erano molto gelosi, e misero in subbuglio la città, e Paolo, Sila e Timoteo furono forzati a lasciare la giovane chiesa.

Da Tessalonica andarono a Berea, però, i Giudei di Tessalonica li seguirono per ostacolare la predicazione. Paolo fu costretto a lasciare Berea. Lasciò Sila e Timoteo affinché potessero fortificare la giovane chiesa. Paolo andò ad Atene.

Sembra che dopo un po’ di tempo, Timoteo e forse anche Sila raggiunsero Paolo ad Atene.

Da Atene, da quel che possiamo capire, Paolo mandò prima Timoteo e poi Sila indietro per visitare e curare queste chiese appena nate, per vedere come stavano e per fortificarle. Dopo una breve sosta ad Atene, Paolo proseguì per la città di Corinto, e là, Timoteo ritornò dalla Tessalonica. (1 Tess 3:6) Sila ritornò da altre chiese della Macedonia. In Atti 18 leggiamo:

Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall’Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro. Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro. Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende. Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci. Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo. (Atti 18:1-5 NRV)

Con il ritorno di Timoteo, e il suo racconto della situazione a Tessalonica, lo Spirito di Dio spinse Paolo a scrivere questa lettera per fortificarli nella loro fede. Perciò, questa lettera fu scritta poco tempo dopo la nascita di questa chiesa.

Temi della lettera

Allora, teniamo in mente che questa lettera fu scritta ad una giovane chiesa, che ancora non aveva ricevuto molto insegnamento. L’insegnamento di questa lettera è fondamentale per la vita cristiana, cioè, si tratta di insegnamenti pratici, che ogni credente dovrebbe conoscere e mettere in pratica. Perciò, troveremo che saranno insegnamenti molto importanti anche per noi.

conclusione

Oggi, prima di iniziare lo studio in sé della lettera ai Tessalonicesi, abbiamo considerato brevemente la vita dell’Apostolo Paolo, che Dio ha usato per scrivere questa lettera. Abbiamo visto che prima della sua nascita, e poi per tutti gli anni prima della sua conversione, il SIGNORE era all’opera in lui, preparandolo per il ministerio che avrebbe ricevuto dopo la sua conversione. Dio l'aveva fatto nascere cittadino Romano. Aveva guidato i suoi genitori a provvedere per Paolo la migliore istruzione possibile al Giudaismo. In più, aveva fatto sì che Paolo avesse anche una ricca cultura greca, e che conoscesse più lingue. Tutto questo fu molto utile nel ministerio che Dio diede a Paolo alla sua conversione.

Questo ci ha dimostrato un’importante verità. Ogni capacità e tutta la nostra intelligenza e ogni altro beneficio che abbiamo, viene da Dio, ed è da utilizzare per il regno di Dio.

Certamente, Dio ci dà anche dei doni spirituali durante la nostra vita cristiana. Però, dobbiamo anche impegnare tutto quello che abbiamo e che siamo, per la gloria di Dio.

Abbiamo visto che questa chiesa è nata in mezzo a grande persecuzioni e sofferenza. Paolo poteva stare con loro solamente tre settimane. Però, era Dio stesso a curarli, quando Paolo era impossibilitato a restare. Gesù Cristo è il Buon Pastore. Possiamo fidarci di Lui.