Aiuto Biblico

Efesini Visione d'Insieme - Capitolo 4:1-16

Sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org, previsto per domenica 24 agosto 2014 , – cmd na –
Parole chiave: salvezza, vita cristiana, Efesini, vocazione eterna, benedizione eterna.

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Immaginatevi un giovane che perde entrambe le gambe in un incidente. I dottori ed i tecnici si dedicano a lui e gli provvedono due protesi meravigliose che gli permetteranno di camminare e correre quasi normalmente. Che senso avrebbe per lui non mettere quelle protesi e continuare a trascinarsi con le mani per terra?

Che senso avrebbe sposare una persona meravigliosa, ma continuare a vivere da solo, soffrendo la solitudine? Che senso avrebbe per una persona che si trova in prigione, ricevere il condono della pena da parte del Presidente, ma continuare a rimanere nella medesima prigione?

Che assurdità, che tristezza, che stoltezza sarebbe il ricevere un immenso beneficio, ma poi non vivere quel beneficio!

Oggi, vogliamo continuare il nostro ripasso dell'Epistola agli Efesini, prima di riprendere a studiare a fondo l'ultima parte dell'epistola stessa. Vedremo quindi che, avendo ricevuto la salvezza come dono, da parte di Dio, dobbiamo vivere la realtà di quello che abbiamo ricevuto.

Oggi, pertanto, arriviamo ad analizzare Efesini 4. Ma, prima di iniziare, voglio ricordare le verità principali che abbiamo visto in Efesini 1, 2 e 3.

In Efesini 1, abbiamo visto che la salvezza è l'opera di Dio, stabilita da Dio prima della creazione del mondo, attuata in questa vita, con risultati per tutta l'eternità futura. Abbiamo visto che la decisione di Dio di salvare una persona è una decisione sovrana di Dio e, quindi, non dipende da alcun fattore al di fuori della volontà di Dio. E abbiamo visto che la salvezza è fondata totalmente su Gesù Cristo! Inoltre, Efesini 1 ci insegna che lo scopo della salvezza è che tutti i salvati glorificheranno Dio, per la Sua grazia, per tutta l'eternità.

In questo stesso Capitolo abbiamo anche visto la preghiera di Paolo nella quale egli prega che i credenti possano conoscere di più i benefici della salvezza. La vita cristiana è fondata molto sul conoscere le verità di Dio!

Nel Capitolo 2 abbiamo visto il modo in cui Dio ha attuato la salvezza nella vita di coloro che aveva predestinato. Anche qui, abbiamo visto che la nostra salvezza è un'opera sovrana di Dio, evidente nel fatto che Dio ci ha vivificati quando eravamo morti nei nostri peccati. Quindi, non c'era nulla in noi che faceva parte o poteva influire sulla decisione di Dio di vivificarci. Non avevamo alcun merito davanti a Lui. Tale opera è stata, quindi, interamente un' iniziativa di Dio! Dio ci ha vivificati a causa del Suo grande amore e della Sua misericordia. Il Capitolo 2 ci ha anche mostrato che la salvezza serve per portare gloria a Dio per tutta l'eternità, a motivo della Sua grande grazia.

Tale capitolo ripete l'insegnamento che tutti i benefici della salvezza vengono a noi per mezzo dell'opera di Gesù Cristo. Gesù Cristo è la nostra pace, in Gesù abbiamo il perdono, in Gesù siamo stati riconciliati con Dio. In Gesù Cristo abbiamo accesso al Padre in uno stesso Spirito. In Cristo Gesù abbiamo l'immenso privilegio di far parte della famiglia di Dio. In Gesù Cristo abbiamo ogni benedizione spirituale. Queste sono le verità principali di Efesini 1 e 2.

In Efesini 3, Paolo spiega del mistero che è stato rivelato da Dio, cioè, che la salvezza è disponibile per tutti gli uomini, non solo per i Giudei, ma anche per noi gentili. Prima che Dio salvasse Cornelio, i credenti, salvo qualche eccezione, erano tutti Giudei. In Cornelio, Dio ha rivelato che chiunque può essere salvato per mezzo del ravvedimento e della fede in Gesù Cristo. Che stupenda notizia per noi che prima eravamo senza Dio, senza le promesse e senza speranza! In Cristo Gesù siamo stati riconciliati con Dio. Quindi, per noi che siamo Gentili, questa verità che leggiamo nel Capitolo 3 è una notizia meravigliosa!

Il Capitolo 3 contiene, inoltre, una seconda preghiera di Paolo per i credenti, nella quale, di nuovo, proprio come nel Capitolo 1, Paolo prega che i credenti possano conoscere di più la realtà della salvezza. In questa preghiera, Paolo prega che i credenti possano conoscere meglio l'immensità dell'amore di Dio per noi in Gesù Cristo.

Queste due preghiere ci ricordano l'importanza di capire sempre di più i benefici che abbiamo in Cristo. Incoraggio ciascuno di voi che è salvato a pregare di più di riconoscere tutto quello abbiamo in Cristo e l'immensità dell'amore di Dio per noi.

--- 4: Come Vivere alla luce di tutto questo (v. 1)

Una domanda importante: “Che cosa NON c'è in Efesini 1,2, e 3?”.

Avete notato che, in questi primi tre capitoli, non ci sono comandamenti? In altre parole, in tali capitoli non non vi è menzione alcuna di ciò che dovremmo fare noi. Piuttosto, troviamo tutta una spiegazione di quello che DIO ha fatto per noi per salvarci.

È estremamente importante, nella vita cristiana, non iniziare con il nostro dovere, ma piuttosto iniziare con quello che Dio ha fatto per noi. Se noi iniziamo concentrandoci sul nostro dovere, senza tener bene in mente tutto quello che Dio ha fatto e sta facendo per noi, o saremo schiacciati sotto un peso impossibile da portare, oppure crederemo di farcela da soli il che produrrà in noi orgoglio e ci porterà ad una brutta caduta.

Quindi, dobbiamo sempre iniziare considerando quello che Dio ha fatto per noi. Infatti, nelle epistole, solitamente vediamo che, per prima cosa vi è menzionato quello che Dio ha fatto per noi e quello che abbiamo in Cristo, e solo dopo troviamo scritto come dobbiamo vivere, avendo ricevuto tutto questo in Lui. Quindi, i comandamenti di Dio sono fondati su quello che Dio ha fatto per noi in Cristo. E dobbiamo sempre ricordare questo, per evitare di credere alla menzogna che i comandamenti di Dio sono gravosi. Se guardiamo a tutto quello che abbiamo in Cristo, allora i comandamenti non possono sembrarci gravosi.

Comunque, Paolo, avendo spiegato nei Capitoli 1,2, e 3 tutto quello che Dio ha fatto per noi, a partire dal Capitolo 4 inizia a spiegare come dovremmo vivere alla luce di quello che abbiamo in Cristo. Cioè, visto che siamo ricolmi della meravigliosa grazia di Dio per noi in Gesù Cristo, visto che siamo amati da Dio di un amore che supera la conoscenza e avendo la potenza di Dio all'opera in noi, Paolo, guidato della Spirito Santo, iniziando dal Capitolo 4 e continuando nei capitoli 5 e 6, ci spiega come dovremmo vivere in Cristo Gesù, ora che siamo stati salvati.

Egli inizia, dunque, con il comandamento principale di Efesini 4:1, comandamento che poi spiega più a fondo in tutto il resto di questa epistola.

Cioè, in Efesini 4:1, Paolo ci dà un comandamento che comprende ogni aspetto della vita. Poi, il resto del libro è una spiegazione di COME adempiere a questo comandamento in termini pratici, cioè nei vari campi della vita.

Leggo Efesini 4:1:

“1 Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, (Efesini 4:1 LND)

Efesini 4:1 inizia con un “dunque”. Quel “dunque” si riferisce a tutto quello che Dio ha fatto per noi, ovvero a ciò che abbiamo letto in Efesini 1,2 e 3. E come se Paolo dicesse: “Alla luce di tutto quello che Dio ha fatto per voi e che avete in Cristo Gesù, alla luce della vostra eredità eterna, vi esorto a camminare in modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati”. I comandamenti di Dio sono giusti, alla luce della nostra salvezza in Gesù Cristo.

Camminare in modo DEGNO (v. 1, continuazione)

Il comandamento di camminare in modo degno della nostra vocazione comprende ogni aspetto della nostra vita e riguarda, quindi, come pensiamo, come parliamo, come ci comportiamo in ogni rapporto e campo della vita stessa.

Visto che Paolo dichiara che dobbiamo comportarci in modo degno della nostra vocazione, consideriamo, per prima cosa, qual è la nostra vocazione e poi vediamo che cosa vuole dire camminare “in modo degno” di quella data vocazione.

Per quanto riguarda la nostra vocazione, ricordate, da ciò che abbiamo visto nel in Capitolo 1, che la nostra vocazione è quella di apparire santi ed irreprensibili davanti a Dio nell'amore per tutta l'eternità futura. Siamo stati chiamati dalle tenebre a quella benedetta eternità. La nostra eternità futura è così meravigliosa che la mente umana non può capirne che la minima parte. E per questo Paolo prega, in Efesini 1:16-20, che Dio possa operare divinamente in noi per farci conoscere qual è la speranza della Sua vocazione e quali sono le ricchezze della gloria della Sua eredità tra i santi.

La nostra vocazione è una vocazione eterna, meravigliosa e di infinito valore e privilegio. Cioè, eravamo sotto condanna, con il tormento eterno davanti a noi. Dio Padre ha mandato Gesù Cristo per pagare la nostra condanna. In Cristo, non solo siamo stati perdonati dalla nostra colpa, ma siamo stati adottati come figli amati di Dio. Abbiamo ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. Questa è la nostra vocazione!

I comandamenti non sono altro che una descrizione di quello che è il comportamento giusto e santo per uno che ha libero accesso a Dio. Sono una descrizione del comportamento che è conforme alla nostra vocazione. Quindi, la nostra vocazione consiste nel passare l'eternità con Dio.

Leggo di nuovo Efesini 4:1:

“Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati.”(Efesini 4:1 LND)

Avendo capito qual è la nostra vocazione, consideriamo cosa vuol dire Paolo quando dice “in modo degno”.

Primo di tutto, Paolo spiegherà in dettaglio in tutto il resto di questa Epistola cosa vuol dire “degno”. Tutti i comandamenti che seguono questo comandamento sono una spiegazione dettagliata di come possiamo camminare in modo degno della nostra vocazione.

Pensate con me alla parola “degno”. Quando si dice che uno dovrebbe comportarsi in modo degno del Suo ruolo, è evidente che si tratta, anzitutto, di avere un ruolo privilegiato. Cioè, se un individuo si trovasse a ricoprire un ruolo vergognoso, non gli si direbbe mai di comportarsi in modo degno di quel tale ruolo. Si parla, infatti, di comportarsi in modo degno del ruolo che si ricopre quando il ruolo che uno ha è un ruolo privilegiato. Quindi, come esempio umano, se uno dovesse ricevere l'onore di portare la torcia olimpica, essendo quello un grande onore, quella persona dovrebbe comportarsi in modo degno di quell'onore che gli è stato conferito.

Se uno dovesse essere scelto per rappresentare la sua nazione in un incontro molto importante, dovrebbe comportarsi in modo degno di quell'onore. Quindi, quando questo brano dichiara che dobbiamo comportarci in modo degno della nostra chiamata, ovvero della nostra vocazione, dobbiamo capire che la nostra vocazione, quella di essere chiamati dalle tenebre alla luce, è la vocazione più privilegiata che vi possa essere in tutto il mondo. Non c'è nulla nella vita paragonabile a questo privilegio! E quindi, alla luce della immensità di tale privilegio, dell'immensità dell'amore di Dio per noi in Gesù Cristo e dell'imperscrutabile ricchezza della nostra eredità eterna, certamente dobbiamo camminare nel modo degno della meravigliosa e preziosissima vocazione alla quale siamo stati chiamati!

Spiegazione dettagliata di ciò che è Degno (vv. 1-3)

Avendo stabilito questa base, nel resto del libro Paolo spiega in dettaglio che cos'è un cammino degno della nostra vocazione.

Ricordate che, in questo sermone, stiamo ripassando quello che abbiamo già visto a fondo in Efesini due anni fa e che lo stiamo facendo come preparazione prima di riprendere a studiare a fondo il resto di questa Epistola. Quindi, avendo già studiato questo Capitolo, ora vogliamo fare un semplice ripasso delle verità principali in esso contenute.

Con i versetti 2 e 3, Paolo inizia a spiegare in dettaglio cosa sia un cammino degno della nostra vocazione. Questi versetti riguardano soprattutto il nostro atteggiamento di cuore ed anche il cuore con cui ci rapportiamo gli uni con gli altri. Leggiamo Efesini 4:1-3:

“1 Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati, 2 con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri nell’amore, 3 studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace.” (Efesini 4:1-3)

La prima cosa importante da notare in questo contesto è che si tratta di un tipo di carattere, di un tipo di cuore che bisogna avere e non di regole esteriori da seguire, non di rituali regolamentati da mettere in pratica meccanicamente, per intenderci. Tanti credenti vogliono regole, perché le regole sono facili da seguire. Però qui non troviamo regole, ma proprio un atteggiamento del cuore. Quindi, un comportamento degno della nostra vocazione è un comportamento in cui camminiamo con ogni umiltà. Dobbiamo camminare, ovvero vivere, con ogni umiltà ed anche con mansuetudine. Questo dovrebbe rispecchiare proprio chi siamo, non solo quello che facciamo. Camminare con ogni umiltà non lascia spazio per l'orgoglio o la superbia. Camminare con ogni mansuetudine non lascia alcuno spazio per le lamentele. Se ricordate, essere mansueti è tipico di quel cuore che accetta umilmente e tranquillamente tutto quello che la provvidenza di Dio permette nella nostra vita, perché si fida di Dio.

Poi, il brano dice che dobbiamo camminare con pazienza, sopportandoci gli uni gli altri, nell'amore. La parola pazienza usata qui vuol dire sopportare le ingiustizie che ci arrivano senza agitarci. Quindi, anche in questo caso, si tratta di un atteggiamento di cuore.

Paolo lega questo fatto con il comandamento di sopportarci gli uni gli altri nell'amore. Sopportare vuol dire portare il peso gli uni degli altri. La Bibbia rende chiaro che è una cosa prevedibile il fatto che siamo un peso gli uni per gli altri. Dio, infatti, sa che non siamo ancora completamente santificati e sa pure che, di conseguenza, continuiamo a peccare gli uni contro gli altri. Questo è vero in famiglia ed è vero nella Chiesa. Dio ci chiama ad avere grande pazienza gli uni con gli altri e a sopportare il peso che possiamo essere gli uni per gli altri. Questo è perché Cristo ha portato il nostro peso sulla croce, subendo l'ira di Dio al nostro posto.

Poi, il versetto dice che dobbiamo studiarci di conservare l'unità dello Spirito nel vincolo della pace. La parola studiare vuol dire impegnarsi con diligenza. Dobbiamo impegnarci con diligenza a conservare l'unità dello Spirito, quindi non solo impegnarci a volte, quando ne abbiamo voglia, ma, piuttosto, con diligenza, cioè con un impegno costante giorno per giorno. Dobbiamo impegnarci con diligenza per conservare l'unità dello Spirito nel vincolo della pace.

Nei prossimi versetti, vedremo che siamo uniti nello stesso Spirito, lo Spirito di Dio.

Siamo uniti, ma il fatto che Dio ci comanda di impegnarci a conservare questa unità, ci dimostra che è possibile perdere quest'unità. Infatti, i vari comandamenti che troviamo qui espressi ci servono proprio perché è possibile non camminare così. E quindi, è estremamente importante che ci impegniamo a conservare una vera unità fra noi che siamo salvati. Quest'unità è caratterizzata da un vincolo, quello della pace. Ciò significa che il nostro rapporto, come credenti, deve essere un rapporto in cui siamo legati insieme, gli uni gli altri, con un legame di pace. Questo va molto oltre i legami che troviamo nel mondo. Il nostro legame, come credenti, dovrebbe essere un legame profondo, un'unità nello Spirito di Dio, legati insieme nella pace. Ciò esclude l'indifferenza che si potrebbe manifestare gli uni verso gli altri, come esclude il risentimento o i pensieri negativi. Piuttosto, dobbiamo avere un forte legame di vera pace fra di noi, come la pace che abbiamo con Dio.

Un'Unica Salvezza (vv. 4-6)

Nei versetti che vanno da 4 a 6, Paolo descrive la base dell'unità dello Spirito. È estremamente importante, per noi che siamo credenti, capire che facciamo parte di un corpo. Non dobbiamo vivere in modo indipendente! Cioè, un credente non può crescere come Dio intende, se vive una vita cristiana isolata dagli altri credenti. Per esempio, chi frequenta solo il culto, senza avere vero contatto con gli altri, non ha l'unità dello Spirito con gli altri credenti.

Dio vuole che i credenti abbiano stretti legami fra di loro, per potersi edificare reciprocamente. Questo è il tema dei versetti che vanno da 2 a 16. Nei versetti 4,5 e 6, Paolo mette in evidenza che siamo tutti uniti da una stessa salvezza. Questa è la base della nostra vera unità! Leggo Efesini 4:4-6:

“4 Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. 5 Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, 6 un Dio unico e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.” (Efesini 4:4-6)

Esiste un'unica salvezza per tutti coloro che sono veramente salvati. Si diventa parte dell'unico corpo, avendo quell'unico Spirito, avendo la stessa unica speranza e lo stesso Signore. Abbiamo tutti la stessa fede, siamo stati tutti battezzati dello stesso Spirito Santo, essendo stati uniti a Cristo con lo stesso battesimo spirituale. Abbiamo lo stesso Dio che è il nostro unico Padre, che ci fa essere tutti fratelli e sorelle. Alla luce di questo, è fondamentale impegnarci a conservare l'unità dello Spirito.

Perciò, nel nome di Cristo Gesù, esorto ognuno di voi a riconoscere più che mai che siamo un unico corpo ed è, pertanto, fondamentale che ci impegniamo ad essere uniti insieme e ad edificarci gli uni gli altri. Dobbiamo capire quanto è importante il nostro rapporto gli uni con gli altri. Esso durerà per tutta l'eternità e, quindi, vi esorto ad impegnarvi, insieme a me, a conservare la vera unità dello Spirito nel vincolo della pace.

Cristo elargisce Doni alla Chiesa (vv.7-10)

Passando ai versetti che vanno dal 7 al 10, Paolo ci spiega che Cristo è la fonte di tutti i doni che servono per edificare la Chiesa. Il Cristo, che è morto per noi e poi è stato innalzato in gloria, è Colui che dona tutto quello che serve alla Chiesa, permettendoci così di edificarci gli uni gli altri. Leggo Efesini 4:7-10:

“7 Ma a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8 Per la qual cosa la Scrittura dice: "Essendo salito in alto, egli ha condotto prigioniera la prigionia e ha dato dei doni agli uomini". 9 Or questo: "E’ salito" che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra? 10 Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose.” (Efesini 4:7-10 LND).

Ognuno di noi, che è salvato, ha ricevuto una misura di grazia da parte di Dio, tutto secondo la misura del dono di Cristo. Cioè, Gesù Cristo è la fonte della grazia che noi abbiamo da Dio. Laddove, al verso 9, troviamo scritto che Gesù Cristo è disceso nelle parti più basse della terra, dobbiamo intenderlo nel senso che Gesù Cristo ha preso forma di uomo e si è abbassato al punto da caricarsi dei nostri peccati per essere punito da Dio al posto nostro. Poi, come leggiamo in Filippesi 2, Dio Lo ha innalzato al di sopra di ogni nome. Qui leggiamo che è salito al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose. Ora, nella Sua posizione come Capo della Chiesa, Gesù Cristo dà doni alla Chiesa.

Fra i doni più grandi che Cristo ha dato alla Chiesa, bisogna annoverare quegli uomini che ha chiamato per fondare la Chiesa stessa e poi per far crescere le varie chiese locali. I doni che Cristo elargisce oggi permettono ai credenti, con la grazia che hanno ricevuto, di edificarsi gli uni gli altri. Leggiamo i versetti che vanno da 11 a 16:

“11 Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, 13 finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo 14 affinché non siamo più bambini sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore, 15 ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore.” (Efesini 4:11-16 LND).

Notate che la Chiesa locale è la struttura che Cristo ha creato per edificare i credenti. La Chiesa locale è, dunque, centrale nel piano di Dio per l'edificazione di ogni credente.

Il primo punto principale in questo brano è che Cristo ha dato uomini come doni alla Chiesa. Quindi, i vari ruoli di ministero che ci sono nella Chiesa vengono da Cristo. Per prima cosa, in questi versi vengono elencati gli apostoli ed i profeti, cioè gli uomini sui quali Cristo ha fondato la Chiesa. Poi, questo brano parla di evangelisti e, infine, di pastori e dottori. Abbiamo visto precedentemente che gli evangelisti sono quegli uomini che Dio usa per fondare nuove chiese. In Greco, il termine “pastori e dottori” rappresentano gli stessi uomini e vengono così definiti per descrivere due aspetti del loro ministero. Questi sono gli uomini che, nella Chiesa locale, sono usati da Cristo per il perfezionamento dei santi. Cioè, i pastori ed i dottori si adoperano con i doni che ricevono da Dio per il perfezionamento dei santi.

La parola “perfezionamento” vuol dire “correggere tutto quello che manca, istruire per rendere completo e preparato in ogni parte per l'opera del mistero”. Troviamo la forma verbale della parola “perfezionamento” in Galati 6:1, dove tale forma è tradotta come “rialzatelo”. Vi leggo questo brano:

“Fratelli, se uno è sorpreso in qualche fallo, voi che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Ma bada bene a te stesso, affinché non sii tentato anche tu.” (Galati 6:1 LND)

La parola "rialzatelo" è la forma verbale di “perfezionamento” in Efesini 4:12. Descrive l'azione del mettere a posto e correggere quello che non va bene. Quindi, i pastori ed i dottori hanno la responsabilità di curare i credenti, usando la parola di Dio per correggere i peccati e preparare i credenti per l'opera del ministero.

È importante capire che l'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo è responsabilità di tutti i santi, ovvero di tutti i credenti. E quindi tutti i credenti sono responsabili dell'edificazione di tutto il corpo. Come leggiamo nel versetto 13, questo porta tutti ad arrivare all'unità della fede ed alla conoscenza del Figlio di Dio, ad essere uomini perfetti, alla misura della statura della pienezza di Cristo. In altre parole, la crescita della Chiesa è descritta come qualcosa che richiede il coinvolgimento di tutti quanti. Ogni credente ha bisogno degli altri credenti per poter crescere in modo sano.

Il versetto 14 ci spiega che, quando non c'è quest'edificazione reciproca, possiamo essere spiritualmente bambini, sballottati e trasportati qua e là da ogni vento di dottrina. Abbiamo tutti bisogno dell'edificazione che si trova nella Chiesa per non cadere nella trappola dell'errore degli uomini.

Nel versetto 15, Paolo descrive uno dei mezzi principali per mezzo del quale veniamo edificati. Ve lo leggo ancora:

ma dicendo la verità con amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.(Efesini 4:15 LND)

Ripetutamente, nella Bibbia, troviamo che dobbiamo parlare, gli uni agli altri, delle verità di Dio. E dobbiamo farlo con amore. Le verità di Dio sono fondamentali per la nostra crescita, perché sono le verità che ci fanno riconoscere i nostri peccati e ci fanno vedere di più di Cristo.

Il versetto 16 conclude questo pensiero e spiega il modo in cui il corpo cresce. Lo leggo ancora, iniziando con la seconda parte del v.15:

cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore.” (Efesini 4:15b-16 LND)

Prima di ogni cosa, tutto il corpo deve essere ben connesso e unito insieme, cioè ciascun membro deve essere legato a Cristo, e poi ogni singolo membro del corpo deve dare, secondo il vigore che ha da Dio, a tutti gli altri membri del corpo il necessario per la loro edificazione. E', dunque, fondamentale che ogni membro della Chiesa utilizzi i doni che ha ricevuto per l'edificazione del resto del corpo. Dobbiamo essere strettamente legati e uniti insieme e poi ogni membro deve dare in base a ciò che ha ricevuto la Cristo. Questo produce la crescita del corpo, per l'edificazione di se stesso, nell'amore. Quindi, la crescita non avviene individualmente, ma, piuttosto, avviene come collettivo, come corpo.

Chiedo allora a ciascuno di voi: “TU sei strettamente legato agli altri credenti? TU stai usando i tuoi doni spirituali per edificare gli altri?”. Questo è il mezzo che Cristo ha stabilito per la crescita di noi tutti.

Applicazione

Mi fermo qui per ora. Quello che dobbiamo tenere in mente, principalmente, è tutto quello che Dio ha fatto in Cristo per salvarci e quanto è immensa la nostra salvezza. Dobbiamo pensare spesso e a fondo all'immensità della nostra salvezza. Dobbiamo pregare che Dio ci faccia comprendere sempre di più la ricchezza della nostra vocazione e l'immensità del Suo amore per noi in Cristo.

E poi, dobbiamo impegnarci a camminare in modo degno della nostra vocazione. Dobbiamo considerare che Dio ci ha chiamati fuori dalle tenebre e, perciò, dobbiamo impegnarci a rendere ogni aspetto della nostra vita conforme alla santità di Dio.

Ricordate che un cammino degno riguarda, non solo il nostro comportamento, ma soprattutto il nostro cuore. Un cuore giusto è un cuore umile, un cuore che ama profondamente gli altri e che si impegna per l'edificazione degli altri.

Ricordate che la Chiesa locale è la struttura che Cristo ci ha dato per farci crescere. Quindi, è importante che siamo strettamente legati gli uni altri altri. Non pensate, dunque, a quello che gli altri possono fare per voi. Piuttosto, pensate a quello che voi potete fare per gli altri!

Che immensa benedizione che abbiamo in Cristo! Viviamo in modo degno della nostra vocazione eterna!