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La vita di un Cristiano - Romani 12:19

filename: 45-12-19.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone su Romani 12:19, per RO, 10 agosto 2003, corretto da Salvatore Cuomo

Introduzione:

Stiamo studiando Romani 12, dal v.9 in avanti. Questo brano è radicale, se consideriamo la natura umana, perché in tale brano Dio ci insegna a vivere in opposizione con le naturali tendenze dell’uomo. Il brano in esame, infatti, ci insegna come assomigliare di più a Gesù Cristo.

Inoltre, ci insegna a vivere con umiltà, mentre aspettiamo il ritorno di Cristo. Ci comanda di fare del bene come contraccambio del male che riceviamo. Da questo possiamo dedurre che, nel piano di Dio, è stabilito che ci saranno coloro che ci faranno del male. È importante tenere questo in mente, perché se immaginassimo che la vita fosse facile, senza opposizioni e senza persecuzioni, sarebbe inevitabile diventare molto scoraggiati quando il male ci colpisce. Se ascoltiamo attentamente gli avvertimenti di Dio, invece, e sappiamo aspettare le persecuzioni, esse non ci spaventeranno, quando arriveranno.

Un brano che ci aiuta a capire quanto è importante essere preparati per le persecuzioni, è 1 Pietro 4:12.

“12 Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. 13 Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. 14 Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. 15 Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; 16 ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome.” (1 Pietro 4:12-16 NRV)

Dio ci avverte in anticipo dell’incendio delle prove e delle persecuzioni, affinché non siamo spaventati e stupiti. Egli ci fa sapere tutto quello che ci serve sapere. Non solo ci avverte che ci arriverà il male ma, in brani come quello di oggi, ci insegna come dobbiamo reagire in queste situazioni.

Oggi siamo arrivati ai vv. 19-21, gli ultimi versetti di Romani 12. In questi versetti, Paolo conclude il discorso su come rispondere al male che gli altri ci fanno.

v.19 Non fate le vostre vendette

Ora, iniziamo leggendo il v.19, esso è un altro comandamento importante.

“Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.” (Romani 12:19 NRV)

Dio ci comanda di non fare le nostre vendette. Questo comandamento ha come presupposto che nella vita, ci saranno coloro che ci faranno molto male, dato che una vendetta è un danno fatto a qualcuno, come ritorsione per offese o mali subiti in precedenza. Quindi, come ho detto prima, una parte dell’opera perfetta di Dio in noi è di permetterci di subire dei mali. Il mondo è pieno di peccato, ed è inevitabile che ogni credente subirà qualche male. Chiunque vuole vivere in modo santo e pio, infatti, sarà perseguitato; come Dio ci dichiara tramite Paolo in 2Timoteo.

“Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.” (2 Timoteo 3:12 NRV)

Subire la persecuzione e tanti altri mali, quindi, fa parte della vita cristiana. È sbagliato sperare che non succederà a noi, perché la tribolazione fa parte della vita di un credente. Gesù ci ricorda che è normale che il mondo ci odia, ciò accade perchè apparteniamo a Cristo.

“18 «Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.” (Giovanni 15:18-19 NRV)

Da questa dichiarazione di Cristo, impariamo che essere odiati dal mondo fa parte dell’essere figli di Dio. È naturale, quindi, che ci siano persecuzioni e altri atti malvagi contro di noi. La cosa importante è come rispondiamo in queste occasioni. In questo punto di Romani 12, Dio ci comanda di non fare le nostre vendette. In altre parole, non dobbiamo reagire secondo la carne, ma secondo lo Spirito.

Questo è lo stesso principio che abbiamo già visto nel v.17.

“Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.” (Romani 12:17 NRV)

Non dobbiamo mai rendere male per male. Come applicazione di questo principio, non dobbiamo mai fare le nostre vendette.

quello che questo versetto NON dice

Prima di considerare quello che è il senso di questo comandamento, è importante capire quello che esso NON dice. Dato che la Parola di Dio non si contraddice mai, possiamo capire che questo comandamento NON vuol intendere alcune cose.

Questo versetto NON vieta ad un credente di fare la guerra contro il proprio peccato. Non vieta, ad una chiesa locale di esercitare la disciplina ecclesiale su chi si dichiara credente ma persiste nel peccato. Bisogna separarsi da una tale persona, e, nei casi in cui la situazione arriva al punto stabilito nella Bibbia, bisogna la la chiesa lo scomunici. Questo tipo di azione, fatta secondo le Scritture, non è vendetta. Tale comandamento, inoltre, non vieta che lo stato punisca chi commette il male, in quanto Dio dà questa autorità allo stato; ciò è sancito dalla Bibbia. Tutte queste azioni NON sono atti di vendetta, perciò non sono vietate da questo versetto.

il senso di questo versetto

Ciò che questo versetto vieta è che un individuo, chiunque esso sia, faccia la sua vendetta per un male che ha ricevuto da un altro. Non dobbiamo fare le nostre vendette, né con i nostri pensieri, né con le nostre azioni.

Di natura, l’uomo vuole fare la propria vendetta; basta osservare i bambini intorno a voi. Se un bambino fa un male ad un altro bambino, quest’ultimo desidera moltissimo di vendicarsi per il male che ha subito.

Spesso, da adulti, la vendetta rimane solo un desiderio nascosto nel cuore, che non viene portato a termine. Ciò accade NON perché gli adulti siano meno malvagi dei bambini, ma perché hanno più paura delle conseguenze; oppure perché capiscono che non conviene portare a termine la vendetta. Visto che Dio guarda al nostro cuore, però, anche se il pensiero di vendicarsi rimane nascosto nel cuore, esso non è nascosto a Dio. Lui vede questo nostro peccato, anche se nessun altro lo saprà mai. Agli occhi di Dio, desiderare nel proprio cuore la vendetta è grave come portarla a termine.

Il solo desiderio di vendicarsi, sia che venga portato a termine sia che no, è un grave peccato. È una forma peccaminosa d’ira. Voler fare vendetta è voler sfogare la propria ira. Come tanti altri peccati, è un peccato nel cuore, che può arrivare anche ad un peccato di azione. Chi ha la vendetta nel cuore, è uno schiavo al suo peccato, ed ha bisogno di confessarlo a Dio per esserne perdonato. Il desiderio di fare la vendetta, quindi, è un chiaro segno del peccato nel cuore.

Il modo giusto da rispondere al male

È chiaro, quindi, che quando qualcuno ci fa del male, non dobbiamo fare la nostra vendetta, nè con i fatti, né con i nostri pensieri. Cosa dobbiamo fare, allora, quando qualcuno ci ferisce? Dobbiamo cedere il posto all’ira di Dio. L’ira spetta a DIO, e solo a Dio. Il motivo è che solo Lui è santo. Qualunque sia l’offesa che ci è stata fatta, anche noi abbiamo peccato contro di Dio; per cui non meritiamo di avere ira per contro nostro. Solo Dio è Santo, quindi solo DIO ha diritto di rispondere con ira contro il male.

Abbiamo già letto, in un sermone precedente di questa serie, che dobbiamo benedire coloro che ci perseguitano. Quando qualcuno ci fa del male, anziché desiderare che anch’egli riceva del male, dobbiamo desiderare che quella persona riceva del bene. Dobbiamo desiderare che Dio apra gli occhi di quella persona, affinché possa ravvedersi, credere in Cristo Gesù, e ricevere il perdono e la salvezza. Se chi ci fa del male è un credente, allora dobbiamo ringraziare Dio. Infatti, come noi così spesso abbiamo bisogno del perdono per i peccati che commettiamo tuttora, anche questa persona ha la possibilità di accedere al trono do Dio, per confessare il suo peccato e ricevere perdono.

Perché è così importante non fare né desiderare la vendetta, ma piuttosto desiderare il bene di chi ci fa del male? Uno dei motivi è che Dio dichiara che saremo giudicati con lo stesso metro che noi usiamo con gli altri. Se usiamo un metro rigido e desideriamo il male di chi fa del male a noi, quindi, saremo giudicati da Dio con lo stesso metro. Questa sarebbe una terribile eventualità, perché ognuno di noi ha bisogno di ricevere la misericordia di Dio, non la Sua vendetta. Quando usiamo sempre misericordia con gli altri, e desideriamo il bene degli altri, Dio userà quel metro con noi. Chi vuole ricevere misericordia, deve usare misericordia per gli altri

È possibile anche che alcune volte l’altra persona non si ravvede dal suo peccato, nonostante che noi abbiamo usato misericordia verso lui. Nei casi in cui una persona rimane nel suo peccato, sarà Dio a punirla. La vendetta di Dio, in quei casi, sarà il giudizio contro il peccato. Questo appartiene solamente al Signore. Egli punirà ogni empietà, come leggiamo in Giuda.

“14 Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi 15 per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui».” (Giuda 1:14-15 NRV)

Dio punirà ogni iniquità, ovvero, ogni peccato; o nella persona che ha peccato oppure in Cristo Gesù, per coloro che veramente si ravvedono e credono in Lui quale Salvatore.

Quindi, quando qualcuno ci arreca qualche offesa e ci viene voglia di vendicarci, ricordiamo che dobbiamo usare con lui la stessa misericordia di cui noi abbiamo bisogno da Dio. Se pensiamo alla vendetta, stiamo peccando nel nostro cuore, e dobbiamo riconoscere e confessare il nostro peccato a Dio, anche se esso è nascosto a tutti gli altri. Confessiamo il nostro peccato, e chiediamo a Dio di aprire gli occhi di quella persona, così come ha aperto i nostri.

v.20 Rendere il bene per il male

Per rispecchiare Gesù Cristo, non basta non fare le nostre vendette, dobbiamo anche rendere il bene per il male. Il v.20 ci dà un esempio di questo.

“Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».” (Romani 12:20 NRV)

Dobbiamo rendere il bene per il male, perché così Dio ha fatto con noi, quando ci ha salvato. Dio ci insegna questo principio ripetutamente nelle Scritture. Per esempio, in Matteo 5:44 Gesù dichiara:

“Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano,” (Matteo 5:44 NRV)

Abbiamo già considerato Romani 12:14 che dichiara:

“Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.” (Romani 12:14 NRV)

Quindi, non solo dobbiamo benedire coloro che ci fanno del male, ovvero, chiedere con il cuore a Dio di fargli del bene, ma quando essi si trovano nel bisogno, e abbiamo la possibilità di aiutarli, per quanto è possibile, dobbiamo anche fare a loro del bene. Dio intende che facciamo del bene in senso pratico e reale, non solo simbolicamente. Romani 12.20 ci dà due esempi pratici: se un nemico ha fame, dobbiamo dargli da mangiare; se ha sete, dobbiamo dargli da bere. Questi due esempi rispecchiano un principio che possiamo adempiere in tanti modi diversi, secondo il bisogno del nostro nemico, e secondo le nostre possibilità.

il risultato della nostra ubbidienza

Che cosa succede quando rispondiamo con vera bontà a coloro che ci fanno del male? Il versetto continua: “poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».”

Qual è il senso di questa frase? Credo che essa abbia due significati.

Il primo è che quando rispondiamo alla cattiveria con bontà, come Dio ci comanda in questo punto, spesso la coscienza della persona che ci ha fatto il male è molto colpita. Alcune volte, Dio si serve di questo per portare la persona a ravvedimento.

Per esempio, quando il re Saul cercava Davide per ucciderlo, Davide aveva avuto la possibilità di vendicarsi, uccidendo a sua volta Saul, ma non lo fece; la sua bontà colpì molto Saul. Davide chiamò a gran voce Saul, da lunga distanza, per fargli sapere che avrebbe potuto ucciderlo, ma che non l’aveva fatto. Leggiamo la risposta di Saul a Davide in 1samuele 24.

“Quando Davide ebbe finito di dire queste parole a Saul, Saul disse: «É questa la tua voce, figlio mio, Davide?» E Saul alzò la voce e pianse.” (1 Samuele 24:16 NRV)

La coscienza di Saul fu molto colpita dalla bontà di Davide, bontà che Saul sapeva di non meritare. Questo è un modo per il quale rispondere con bontà a chi ci ha fatto del male è come radunare carboni accesi sul suo capo. La nostra bontà può colpire molto la coscienza di quella persona.

Poi, c’è un altro modo per il quale la nostra bontà è come radunare carboni accesi sul capo di chi ci ha fatto del male. Se l’altra persona continua a farci del male, nonostante che noi rendiamo il bene per il male, allora quella persona si rende ancora più colpevole davanti a Dio, e sarà giudicata più severamente. La nostra bontà diventa come se fossero carboni accesi; essi rappresentano il fuoco del severo giudizio di Dio.

In ogni caso, possiamo lasciare il risultato nelle mani di Dio. La nostra responsabilità è di rendere il bene per il male. Ci penserà Dio a giudicare la persona che ci ha fatto del male, oppure di usare misericordia, come ha fatto con noi.

v.21 Come vincere il male

Terminiamo questo capito con il v.21, che ci riferisce una verità veramente importante, che riassume quasi tutto il capitolo. Questo versetto ci illustra il modo con il quale possiamo vincere il male che dobbiamo subire in questo pellegrinaggio. Leggiamo il v.21.

“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.” (Romani 12:21 NRV)

Cari, non dobbiamo lasciarci vincere dal male. Che cosa vuol dire questo? In che senso il male può vincerci? Ricordiamo la dichiarazione di Gesù in Giovanni 8

“31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Essi gli risposero: «Noi siamo discendenti d’Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: “Voi diverrete liberi”?» 34 Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato.” (Giovanni 8:31-34 NRV)

Leggiamo anche Romani 6.

“11 Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. 12 Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; 13 e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; 14 infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia. 15 Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo! 16 Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia?” (Romani 6:11-16 NRV)

Il male ci vince, quando noi rispondiamo al male con il male, ovvero, quando rispondiamo al male peccando. Questo accade perché chi pecca è schiavo del peccato. Quando noi disubbidiamo ad uno dei comandamenti in questo capitolo, ossia quando noi rispondiamo al male con il male, pecchiamo e diventiamo schiavi del peccato. Di conseguenza, ci lasciamo vincere dal male. Rispondendo al male che subiamo con il male, diventiamo schiavi del nostro peccato e il male ci vince.

Perciò, per esempio, se cerchiamo la vendetta, oppure, se rifiutiamo di fare del bene a chi ci ha fatto del male, o se non ci impegniamo a vivere in pace con una certa persona, o se abbiamo un metro per noi e un altro metro per gli altri, allora rispondiamo al male con il male, pecchiamo e ci lasciamo vincere dal male.

Grazie a Dio, però, non dobbiamo lasciarci vincere del male. Dio non solo ci comanda di avere vittoria sul male, ma ci dice pure che, in Cristo Gesù, abbiamo il potere di avere la vittoria sul male. Per avere vittoria sul male, non basta non rispondere al male con il male. Il modo di vincere il male è con il bene.

Per esempio, quando ubbidiamo ai comandamenti di questo capitolo, ossia quando facciamo del bene al posto del male che riceviamo, allora vinciamo il male con il bene. Dunque la vittoria sarà nostra.

Il male che subiamo dagli altri non può contaminarci. Quando rispondiamo al male con il male, invece, ci rendiamo schiavi del peccato ed esso ci contamina. Quando invece rispondiamo al male con il bene, evitiamo di peccare, così satana non trova appigli nella nostra vita, e noi la otteniamo la vittoria sul male. Il male non ha potere su chi risponde al male con il bene.

Questa è una verità meravigliosa! Non importa quanto male ci capita, il male che ci arriva da fuori non può contaminarci. Solamente il male che viene da dentro di noi può contaminarci. Perciò, in Cristo, possiamo avere sempre la vittoria sul male che subiamo, come Cristo Gesù ha avuto la vittoria su tutto il male che ha subito. Quindi, rispondiamo ad ogni male con il bene, sia nei nostri pensieri, sia con le nostre azioni.

Conclusione

Dunque siamo arrivati alla fine di questo capitolo. La via del SIGNORE è semplice. Dobbiamo evitare di fare il male. Dobbiamo amare gli altri, come Dio ama noi. Dobbiamo rispondere al male con il bene. Chi ha un cuore umile, troverà nel Signore la forza per camminare in ubbidienza, e avrà la vittoria sul male. Chi invece non riconosce e non confessa il suo orgoglio, continuerà a camminare nel peccato, e non avrà la gioia del Signore. Se egli non cambia, non mostrerà un chiaro frutto della realtà della sua salvezza.

Oggi abbiamo considerato il comandamento secondo cui non dobbiamo fare le nostre vendette. Ricordiamo che Dio guarda il cuore, perciò non solo dobbiamo evitare ogni vendetta di parola o azione, ma dobbiamo anche evitare di avere il desiderio della vendetta nel nostro cuore, anche se lo nascondiamo agli altri. Nulla è segreto a Dio. Dobbiamo sempre lasciare a Dio la vendetta.

Quando subiamo il male, anziché rispondere con il male, dobbiamo rispondere con il bene. Quando i nostri nemici, coloro che ci hanno fatto del male, si trovano nel bisogno, se è possibile dobbiamo aiutarli. Non solo dobbiamo avere buoni pensieri, dobbiamo anche dare un aiuto pratico, quando possiamo. Questo è totalmente contrario alla natura umana, però è esattamente quello che Dio ha fatto con noi. Quindi, facendo del bene al posto del male, assomigliamo a Gesù Cristo.

La cosa importante, quando le persone ci fanno del male, è di non lasciarci vincere dal male. Dobbiamo essere noi, invece, a vincere il male. Il modo di vincere il male è molto semplice: dobbiamo vincere il male con il bene.

Quando rispondiamo al male con il bene, allora la vittoria sarà la nostra! Che stupenda vittoria è questa. Carissimi, non lasciamoci vincere dal male, Confessiamo ogni nostro peccato, per ricevere il perdono ed avere la vittoria in Gesù Cristo, il nostro Signore! Viviamo così!