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Un medesimo sentimento: l'umiltà - Romani 12:16

filename: 45-12-16.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone su Romani 12:16, per RO, luglio 2003

Da varie settimane, stiamo considerando gli insegnamenti che Dio ci dà in Romani 12. Questi potenti insegnamenti arrivano proprio al nostro cuore, e toccano la realtà che viviamo tutti i giorni. Oggi vogliamo considerare il v.16, che ci parla di un aspetto molto importante dei rapporti che abbiamo gli uni con gli altri.

v.16 un medesimo sentimento: l’umiltà

Leggiamo ora il v.16.

“Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.” (Romani 12:16 NRV)

Questo versetto tratta un unico argomento, anche se Paolo parla di tre aspetti di questo argomento importante.

Nelle prime due frasi, Paolo usa lo stesso verbo due volte, un verbo Greco molto ricco di significati, per il quale non c’è un equivalente esatto in Italiano. Questo verbo ha vari significati: può essere tradotto con “pensare” o “capire”, può voler dire “aspirare”, ovvero, “fissare i pensieri in una certa direzione”, può anche significare “avere gli stessi pensieri di altri su qualcosa”.

Potremmo tradurre queste due frasi così, in modo più letterale: Pensando la stessa cosa gli uni verso gli altri, non pensando, o aspirando, alle cose alte

Il senso della prima frase “pensando la stessa cosa gli uni verso gli altri" è che quello che pensiamo di noi stessi, dovremmo pensarlo per gli altri. Dovremmo usare con gli altri lo stesso metro che usiamo con noi stessi. Dovremmo avere un unico modo di pensare.

Come credenti, dovremmo tutti vedere le cose nello stesso modo. Questo non vuol dire che dovremmo mangiare tutti gli stessi cibi, o avere tutti la stessa automobile, oppure avere abiti dello stesso colore. Piuttosto, prima di tutto, vuole dire che dovremmo tutti sottomettere ogni nostro pensiero alle verità di Dio. Poi, vuol dire che quello che desidero per me stesso, o penso a me stesso, dovrei desiderarlo e pensarlo anche per gli altri.

Naturalmente, e contrariamente alla legge di Dio, ognuno di noi ha la tendenza ad avere un doppio metro, uno per se stesso, e un altro, molto più severo, per valutare gli altri. Abbiamo la tendenza, per esempio, di considerare i nostri peccati non gravi, e troviamo molti motivi per scusarci, quando pecchiamo. Siamo invece molto più severi con gli altri, almeno con i nostri pensieri, se non con le parole. Come vediamo i loro peccati più gravi, così vediamo più grandi i nostri pregi. Per natura vediamo noi stessi molto diversamente da come vediamo gli altri. Vediamo inoltre i nostri bisogni, ma anche le nostre voglie e le nostre preferenze, molto importanti; ma i bisogni e le preferenze degli altri meno importanti. Questo è un doppio metro.

Vi do un esempio di un doppio metro. Un marito torna dal lavoro stanco, e usa un metro per se stesso pensando di meritare una serata tranquilla, mentre usa un altro metro per la moglie, e le lascia fare tutte le faccende di casa da sola. Questo marito NON ha per la moglie gli stessi pensieri che ha per se stesso. Se invece avesse il medesimo modo di pensare della moglie, egli dovrebbe cercare il riposo per lei quanto cerca il riposo per se stesso.

Un altro esempio di un doppio metro: un genitore critica suo figlio per una mancanza, mentre il genitore stesso commette il medesimo sbaglio, ma quando lo fa lui si giustifica.

Quando abbiamo un doppio metro, stiamo peccato di orgoglio o di egoismo. Questo tipo di peccato ostacola la vera comunione fra noi, intralcia l’amore cristiano, e ostacola la nostra comunione con Dio.

L’unico modo che è possibile avere un unico metro, chiaramente, è che ognuno di noi sottometta i suoi pensieri a Cristo, in ogni campo della vita. Un vero credente non dovrebbe avere quella posizione che lo porta a dire “secondo me”, ma dovrebbe impegnarsi a conoscere la volontà del Signore in tutto e poi, ovviamente, a sottomettersi al suo Signore in ogni cosa. Questo vuol dire, evidentemente, mettere a morte la propria carne.

rendere ogni pensiero ubbidiente a Cristo

Per poter vivere così dobbiamo impegnarci, con grande costanza e con molto preghiera, a rendere ogni nostro pensiero ubbidiente a Cristo, come Dio ci comanda in 2 Corinzi 10:4

“4 infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti 5 e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; 6 e siamo pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa" (2 Corinzi 10:4-6 NRV)

Per natura, i nostri pensieri ed i nostri ragionamenti sono fondati sull’orgoglio e sono contrari alla conoscenza di Dio. Ogni pensiero sbagliato è un’iniquità, e ogni iniquità soffoca la verità di Dio. Infatti, leggiamo in Romani 1:

“L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia;” (Romani 1:18 NRV)

L’ingiustizia, ovvero il peccato soffoca la verità. In altre parole, i nostri pensieri sbagliati fanno guerra contro la conoscenza di Dio. Il nostro orgoglio è uno dei peccati più terribili e più radicati in noi. Quando usiamo pensieri e ragionamenti che non sono sottomessi a Dio, quindi, essi ci ostacolano dal crescere nella conoscenza di Dio.

Ora torniamo a Romani 12:16, in cui Dio ci chiama a pensare le stesse cose per gli altri che pensiamo per noi stessi, ovvero, come viene tradotto nella Nuova Riveduta, ci chiama ad avere un medesimo sentimento. Tradotto in questo modo, dovremmo avere lo stesso sentimento per gli altri che abbiamo per noi stessi. L’unico modo di ubbidire a questa esortazione è di rendere ogni nostro pensiero prigioniero e ubbidiente a Cristo.

Che cosa vuol dire rendere ogni nostro pensiero prigioniero a Cristo? Attenzione, perché questa è veramente una chiave della vita cristiana. È veramente importante imparare a valutare ogni nostro pensiero, per riconoscere se è totalmente conforme alle verità di Cristo. Quando riconosciamo che un pensiero non è conforme alle verità di Cristo, dobbiamo confessare quel pensiero come peccato, e abbandonarlo, e cambiarlo con un pensiero che è conforme alla verità di Cristo.

Come possiamo fare questo? Come possiamo valutare ogni nostro pensiero e ogni nostro ragionamento, e sottometterli a Cristo?

Chiaramente, la prima cosa che serve per poter fare questo, è avere una sempre più profonda conoscenza della Parola di Dio. Dobbiamo impegnarci con molta perseveranza a conoscere sempre meglio la Parola di Dio, perché solo per mezzo di essa possiamo valutare giustamente i nostri pensieri.

Ogni credente è responsabile, per conto suo, di crescere nella propria conoscenza della Bibbia, per poter valutare ogni suo pensiero. Dio, però, ci insegna anche che Cristo dà alla Chiesa il dono di Insegnanti, chiamati anche dottori nella Bibbia, che hanno la responsabilità di aiutare i credenti della chiesa di confrontare ogni pensiero alla Parola di Dio. Cristo dà pastori-dottori ad ogni chiesa locale. Poi, Cristo dà alcuni insegnanti che hanno un ministerio ancora più vasto, per esempio, noi abbiamo i commentari di Matthew Henry. Egli era un prezioso uomo di Dio, grandemente usato da Lui per insegnare non solo alla sua chiesa ma, per tramite dei suoi libri, a tantissimi credenti, ormai da vari secoli.

È ovvio che una persona salvata da poco, non avrà una conoscenza della Bibbia sufficientemente profonda, in modo da riconoscere da solo se tanti suoi pensieri sono conformi alle verità di Dio. Dio provvede gli insegnanti, principalmente, per aiutare i credenti a conoscere le verità di Dio. All’inizio del suo cammino, avrà bisogno di tantissimo insegnamento, per conformare i suoi pensieri alle verità di Dio. Con impegno, mentre gli anni passano, conoscerà sempre di più per conto suo i precetti di Dio, per potere valutare i suoi pensieri con la verità di Dio.

Pensiamo ad un esempio pratico di come dobbiamo conformare i nostri pensieri a Cristo, nel senso di avere gli stessi pensieri per gli altri che abbiamo per noi stessi. Un marito, per esempio, potrebbe pensare che egli merita di spendere tempo e soldi per un suo hobby; visto che egli lavoro molto per provvedere ai bisogni della sua famiglia. Nel suo modo di ragionare, questo pensiero potrebbe sembrare giustissimo. Egli però ha bisogno di rendere questo pensiero ubbidiente a Cristo. Per fare questo, deve capire gli insegnamenti di Dio che riguardando l’uso dei nostri soldi. Deve anche capire gli insegnamenti che riguardono come deve onorare sua moglie, e curarla. Deve capire gli insegnamenti su come Dio ci chiama ad investire il nostro tempo, e anche gli insegnamenti che riguardano come dobbiamo dedicarci alle buone opere. Solo quando considera tutte queste verità, può sapere se il suo ragionamento è sottomesso a Cristo o no.

Quando sottomettiamo ogni nostro pensiero a Cristo, allora, non usiamo più un doppio metro. Allora il bene che vogliamo per noi, lo brameremo per gli altri. Allora, la pazienza che abbiamo con noi stessi, la avremo con gli altri. L’impegno che abbiamo nel procurare piacere a noi stessi, lo avremo per procurare piacere agli altri.

Quando viviamo così, con un unico modo di pensare, con i nostri pensieri sottomessi alla verità di Cristo, le nostre famiglie e la nostra chiesa saranno trasformate. Impegniamoci in questo, alla gloria di Dio, e per il nostro bene.

Non aspirare alle cose alte

Questo versetto continua, e Paolo ci spiega un altro aspetto di come dobbiamo conformare i nostri pensieri a Cristo. Leggiamolo ancora.

“Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.” (Romani 12:16 NRV)

La seconda parte dell’insegnamento di questo versetto è di non aspirare alle cose alte, ma di lasciarci attrarre dalle cose umili. Potremmo tradurre questa frase nel modo seguente:

“…Pensando la stessa cosa gli uni verso gli altri, non pensando, o cioè, non aspirando, alle cose alte..”

Siamo comandati a non avere i pensieri alle cose alte, ma di essere attratti dalle cose umili.

Per capire bene questo comandamento, dobbiamo prima considerare quali sono le cose alte. Le “cose alte” rappresentano quelle cose che sono ritenute di alto valore dagli uomini. Chiaramente, ognuno ha un suo modo di pensare, che dipende dal proprio livello economico e sociale, e anche dalla propria cultura e dai propri gusti. In linea generale però, nel mondo, per “cose alte” si intende quelle cose che riguardano ricchezza, e onore, e potere, e fama, e piaceri, e altre cose simili. Detto in poche parole, le cose alte sono quelle cose a cui uno aspira naturalmente. Possono essere oggetti materiali, può essere la fama, o l’essere considerato importante, può essere qualsiasi cosa in cui l’uomo si vanta.

Quello che è una cosa alta per uno non sarà necessariamente una cosa alta per un altro. l’insegnamento di questa frase, comunque, è che non dovremmo aspirare a quelle cose che per noi sono cose alte.

Questo è esattamente l’opposto di quella che è la nostra natura umana, e di quello che è reputato normale intorno a noi. Di natura, vogliamo quello che è più importante, o di maggior valore, o più piacevole, o più facile. Vogliamo il meglio che possiamo ottenere. Ogni bambino, per natura, vuole il pezzo più grande, vuole essere visto come bravo dagli altri. Per natura, vogliamo le cose che sono alte secondo le nostre preferenze e le nostre possibilità.

Ci sono tanti esempi di come cerchiamo le cose più alte per natura. Quando c’è un elenco di lavori da fare in gruppo, per esempio, avete mai notato come tanti cercano subito il lavoro più piacevole, o il lavoro meno pesante, o il lavoro che è visto come il più importante, e si rendono disponibili per quello? Quando si entra in una sala, naturalmente, uno cerca il posto più comodo. Questo è un piccolo esempio di come abbiamo la tendenza di aspirare le cose alte.

Cerchiamo le cose più alte, quando vogliamo essere più bravi di un altro. Aspiriamo alle cose alte, quando vediamo i nostri soldi come mezzo per avere le cose belle che il mondo offre, anziché vederle come un mezzo per aiutare chi è nel bisogno, e per promuovere il regno di Dio.

Si aspira alle cose più alte in tanti campi, nelle cose materiali, nell’avere un ruolo di autorità o di potere, nell’essere visti come più importanti o più bravi degli altri.

Dio ci comanda di non aspirare alle cose alte. Legando questa frase alla prima parte del versetto, possiamo capire che è impossibile aspirare le cose alte per noi, e allo stesso tempo avere i medesimi pensieri per gli altri. Se aspiriamo alle cose alte per noi stessi, non abbiamo spazio per desiderare le stesse cose per gli altri.

Quando ho gli stessi pensieri per gli altri che ho per me stesso, invece, miro a quello che potrebbe al loro bene come al mio.

Troviamo un esempio di questo in 2Corinzi 8, in cui Paolo sta insegnando ai credenti di Corinto circa un’offerta economica per aiutare i credenti di Gerusalemme. Notiamo il principio di uguaglianza che Dio ci impartisce in questo brano.

13 Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; 14 nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: 15 «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».” (2 Corinzi 8:11-15 NRV)

Chi aspira alle cose alte per se stesso, spenderà il suo tempo, soldi e forza per se stesso, ne avrà poco o niente rimasto per poter aiutare chi ha poco, quindi non può ubbidire al comandamento di avere gli stessi pensieri per gli altri che si hanno per se stessi. Per ubbidire a quel comandamento, pertanto, non dobbiamo aspirare alle cose alte.

Non solo non dobbiamo aspirare alle cose alte, ma Dio ci comanda di lasciarci attirare dalle cose umili. Invece di mirare al meglio, dovremmo scegliere la via dell’umiltà, preferendo lasciare il meglio per gli altri.

Ci sono tantissimi esempi di questo. Per esempio, al livello pratico, quando c’è qualcosa da fare in famiglia, tutti dovrebbero cercare di fare i lavori meno gradevoli e più difficili, lasciando i lavori più facili e più piacevoli agli altri. Se sul posto di lavoro c’è da fare qualcosa di poco gradevole, e quindi di più umiliante, il credente dovrebbe essere il primo ad offrirsi per eseguire quel lavoro.

Se vivessimo questo comandamento, quando ci sono dei lavori da fare nella chiesa, quelli più difficili dovrebbero essere scelti per primi. Quando ad esempio la chiesa organizza un agape (pranzo tutto insieme) sarebbe bello se ognuno scegliesse di svolgere il lavoro meno piacevole, o di preparare la pietanza che richiede più lavoro.

Vivere così vuol dire che quando si entra in una stanza, si sceglie la sedia meno comoda, lasciando quello più comodo per qualcun’altro.

Tramite questo versetto, Dio ci comanda di lasciarci attrarre dalle cose più umili.

Questo comandamento assomiglia molto al comando che Dio ci dà in Filippesi 2.

“3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.” (Filippesi 2:3-4 NRV)

In questo punto, Dio ci comanda di stimare gli altri superiori a noi stessi, e di non cercare solo il nostro interesse, ma anche quello degli altri. Pertanto, anziché cercare quello che è più piacevole, o più importante, o più facile, ossia le cose alte, cerchiamo quelle cose più umili, o più difficili, preferendo gli uni gli altri. Lasciamoci attirare dalle cose umili. Lasciamo che sia Dio a darci le cose più alte, se e quando lo decide Lui. Gesù, il Signore di tutto, si è lasciato umiliare fino alla croce. Chi siamo noi per non scegliere la parte più umile?

il risultato di vivere così

Carissimi, l’insegnamento in questo versetto è radicale, in quanto va radicalmente contro quella che è la natura umana, e quello che facciamo solitamente. Che tipo di vita avremo, ubbidendo a questo comandamento? Se non aspiriamo alle cose più alte, ma ci lasciamo attirare dalle cose umili, come sarà la nostra vita?

Una persona senza Dio, o un credente che non sta guardando a Dio, potrebbe immaginare che chi vivesse secondo questo comandamento avrebbe una vita terribile, poiché sarebbe continuamente calpestato dagli altri. Non è così però, infatti, è vero il contrario. Chi sceglie la via dell’umiltà, sarà innalzato da Dio. Chi invece cerca di innalzare se stesso, sarà buttato giù da Dio.

La Bibbia insegna ripetutamente il principio che Dio innalza gli umili. Leggiamo solamente un versetto fra tanti.

“Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo;” (1 Pietro 5:6 NRV)

Chi si umilia, a motivo della sua fede in Dio, sarà innalzato da Lui. Nessuno può far cadere chi è stato innalzato da Dio, perché è Lui stesso che lo tiene innalzato!

Quando pensiamo ad una vita in cui non si desiderano le cose alte, ma ci si lascia attirare dalle umili, potremmo credere che essa sia una vita povera, con poche cose belle. Non è affatto così! In realtà chi vive secondo questi principi, desiderando di conoscere Cristo sempre di più, avrà un guadagno immenso, sia in questa vita che per l’eternità. Ricordiamo ciò che Paolo ci insegna in Filippesi 3:7,8

“7 Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. 8 Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo” (Filippesi 3:7-8 NRV)

Quando consideriamo l’eccellenza di Cristo, allora riconosciamo che tutto quello che sembrava di grande valore, è in realtà spazzatura. L’unica cosa che veramente importa è di conoscere sempre di più Gesù Cristo. Allora perdendo quello che in realtà è spazzatura, guadagniamo l’eccellenza di Cristo.

Chi possiede poco delle cose alte che il mondo offre, ma guadagna Cristo, non manca nulla. Guadagnare Cristo vale più di qualsiasi altra cosa, e supera infinitamente tutto quello che il mondo potrebbe mai darci.

Non vi Stimate Saggi da voi stessi

Ora, passiamo all’ultima parte del versetto 16 di Romani 12, che continua sulla stessa linea. In quest’ultima parte, Dio ci dà un comandamento che riguarda un altro aspetto di questo discorso.

Non vi stimate saggi da voi stessi.” (Romani 12:16 NRV)

Questo comandamento è la continuazione della prima parte del versetto. Vedersi saggi è una di quelle cose alte che attira tanta gente.

Che cosa intende Dio con il comandamento di non stimarci saggi da noi stessi? Dato che la Bibbia ci prescrive ripetutamente di diventare saggi, il senso di questo versetto non può essere che non dobbiamo divenirlo. Ciò che questo versetto ci comanda, piuttosto, è di non stimarci saggi da noi stessi. In altre parole, una persona non deve decidere, per conto suo, che è saggia. Nessuno è in grado di valutare veramente se egli stesso è saggio o no. Uno dei motivi principali è che il cuore dell’uomo è fallace.

“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” (Geremia 17:9 NRV)

Il nostro cuore, per conto proprio, ci inganna. Vuole farci credere che siamo più saggi, e più bravi, e meno cattivi, di quanto siamo. Vuole farci credere che abbiamo scelto bene nelle nostre decisioni. In altre parole, vuole farci credere che siamo saggi.

Due versetti dai Proverbi ci spiegano che anche un uomo stolto pensa di avere saggezza, ma le sue scelte portano alla rovina.

Proverbi 12:15 La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio

Proverbi 16:25 C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma finisce con il condurre alla morte.

Fratelli, è importante che riconosciamo che ognuno di noi pensa, per conto proprio, di avere deciso bene; ognuno pensa di avere valutato bene e preso una buona decisione, è la nostra natura. È normale che ogni persona vede se stesso come saggio.

In realtà non siamo capaci, da soli, di valutare realmente noi stessi, senza l’aiuto di altri. Dio, quindi, ci comanda di non fidarci della valutazione che abbiamo di noi stessi. Non dobbiamo stimarci saggi da noi stessi. Dobbiamo fidarci della valutazione degli altri.

Chi disubbidisce a Dio, e si stima saggio da sé, inganna se stesso, come leggiamo in Galati 6:3.

Galati 6:3 Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla, inganna sé stesso

Quindi è stolto, è sbagliato ed è anche un peccato, per un credente lo stimarsi saggio da se stesso. Troviamo un insegnamento simile in Proverbi 3.

“6 Riconoscilo in tutte le tue vie (in pratica, riconosci Dio in tutte le tue vie) ed egli appianerà i tuoi sentieri. 7 Non ti stimare saggio da te stesso; temi il SIGNORE e allontanati dal male;” (Proverbi 3:6-7 NRV)

È vera stoltezza stimarsi saggio da sé. Quando una persona si considera saggia, in base al proprio metro, si dimostra stolta. Se qualcuno è veramente saggio, piuttosto saranno gli altri ad affermarlo, ed a stimarlo come saggio.

è sbagliato riconoscersi saggio?

Questo versetto potrebbe far sorgere la domanda se è sbagliato per una persona di riconoscersi saggia?

Attenzione, questo versetto non vieta che uno si riconosca saggio, vieta solo che sia lui stesso a stimarsi saggio. Devono essere gli altri a stimarlo saggio. Quindi, se una persona viene riconosciuta da tanti altri come saggio, o come bravo in qualcosa, non è sbagliato per questa persona di riconoscere queste qualità in sé. Non è sbagliato riconoscere in modo sobrio e onesto le qualità vere, che gli altri hanno stimato. È sbagliato stimare se stesso come saggio, o bravo.

È importante, infatti, avere un concetto sobrio di sé, che comprende sia i pregi che i difetti. Leggiamo di questo in Romani 12:3.

“Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.” (Romani 12:3 NRV)

È sbagliato, quindi, stimarci saggi da noi stessi; è giusto invece avere un concetto sobrio di sé, compreso i pregi e i difetti che gli altri ci hanno aiutato ad avere.

non vantarsi

Vorrei menzionare brevemente un altro insegnamento biblico che è legato a questo. Non solo è vietato stimarsi saggio da sé, ma anche quando sono gli altri a stimarci saggi o bravi in qualcosa, è molto sbagliato lodare noi stessi. È sbagliato andare in giro parlando di quanto siamo bravi in una certa opera. Proverbi 27 ci parla di questo.

“Altri ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra.” (Proverbi 27:2 NRV)

Una persona non deve mai lodare se stesso, ovvero non deve mai vantarsi della sua saggezza, o di qualche altra cosa in cui è bravo. Ci sono situazioni in cui è giusto riconoscere, anche davanti agli altri, le proprie capacità. Se sto facendo un colloquio di lavoro, e uno mi chiede se sono capace a fare un certo lavoro, se è stato riconosciuto da altri che sono bravo, non è vantarmi di dirlo. Questo versetto parla piuttosto di situazioni dove una persona parla di sé per vantarsi.

Ricordiamo l’insegnamento biblico che abbiamo visto prima, che si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato da Dio.

Carissimi, non cadete nell’errore di lodare voi stessi. Genitori, insegnate ai vostri figli che è una cosa brutta e sbagliata lodarsi da sé. Chiaramente, se volete insegnare questo, dovete per primo essere d’esempio in questo. Se siamo bravi, lasciamo che gli altri ci lodano. Se uno loda se stesso, ha un cuore che non è vicino a Dio.

Tornando a Romani 12:16, un modo in cui frequentemente ci si loda da soli è di stimarsi saggi da sé. Questa è una forma di forte orgoglio. Il credente che è orgoglioso, sarà disciplinato dal SIGNORE, e mancherà di tante benedizioni.

conclusione

Con questo arriviamo alla fine di questo versetto. In realtà, questo versetto è un’applicazione del comandamento di Cristo di amare il nostro prossimo come noi stessi. Una parte importante dell’amare il nostro prossimo come noi stessi è di avere gli stessi pensieri per loro che abbiamo per noi stessi. Dobbiamo usare lo stesso metro con gli altri che usiamo con noi stessi. Dobbiamo avere la stessa pazienza con loro che abbiamo noi noi stessi. Dobbiamo essere pronti a scusare loro come siamo pronti a scusare noi stessi. Dobbiamo aspirare per loro le cose che aspiriamo per noi.

Per vivere così, dobbiamo conformare tutti i nostri pensieri e i nostri pareri alle verità di Cristo.

Come parte di questo comandamento, Dio chiama ciascuno di noi a non cercare le cose alte, ma quelle umili. In altre parole, Dio ci chiama a andare contro corrente, contro la nostra natura carnale, e contro quello che è l’andazzo del mondo. Nel mondo, ciascuno cerca le cose più alte che può. Dio ci chiama a non aspirare alle cose alte. Invece dovremmo cercare le cose umili, e fare il nostro meglio in tutto quello che facciamo. Se poi Dio vuole darci qualcosa di più alto, da usare per la sua gloria, sarà una sua decisione.

Infine, questo brano ci insegna a non stimarci saggi da noi stessi. Anche uno stolto può vedersi come saggio secondo la propria stima. Invece, una persona veramente saggia non decide per conto suo di essere saggia, ma aspetta che siano gli altri a stimarla così.

Quindi, non dobbiamo stimarci saggi da noi stessi. Se poi gli altri ci stimano saggi, possiamo riconoscerlo come vero, ed avere un concetto sobrio di noi stessi. In ogni caso, non dobbiamo noi mai lodare noi stessi. Non dobbiamo mai vantarci delle nostre qualità, o la nostra saggezza.

Che meravigliosa è quella famiglia o quella chiesa dove i membri vivono secondo le verità di questo versetto. Che cosa meravigliosa è quando si cerca veramente il bene degli altri, e non il proprio vantaggio. Che gioia c’è quando ciascuno agisce con umiltà, preferendo gli altri. Quando seguiamo i comandamenti di Dio, goderemo già della gioia che sarà nostra pienamente per tutta l’eternità.

Voglio incoraggiare ciascuno di noi a meditare sulle verità di questo versetto. Chiediamo a Dio di mostrarci in che modo siamo mancanti, e poi confessiamo il nostro peccato, impegnandoci di vivere secondo il perfetto piano di Dio.