Aiuto Biblico

La vita di un Cristiano - Romani 12:14-15

filename: 45-12-14.g03 di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone su Romani 12:14-16, per RO, 13/7/2003

Oggi voglio ritornare nel nostro studio di Romani 12. Ricordiamo che, nei primi 11 capitoli di Romani, Paolo spiega che la salvezza è completamente per grazia, e quindi è un meraviglioso dono da Dio. In seguito, dal capitolo 12 in poi, insegna come devono vivere coloro che sono stati salvati, avendo essi ricevuto questo dono.

Finora abbiamo considerato i versetti 9-14, in cui Paolo ci insegna della necessità di amarci veramente, e di aiutare coloro che sono nel bisogno; l’Apostolo ci insegna anche di vivere per fede.

Con questo sermone, arriviamo al v.14.

v.14 Benedite i vostri nemici

Il versetto 14 contiene un comandamento che umanamente parlando, è uno dei più difficili nella Bibbia, perché va completamente contro la nostra tendenza umana. Leggiamo Romani 12:14.

“Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.” (Romani 12:14 NRV)

Questo insegnamento è molto più forte di quello contenuto al versetto 19 di questo stesso capitolo...

“Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.” (Romani 12:19 NRV)

Il v.19 ci dice, effettivamente, di non rendere male per male; ma il v.14 ci comanda addirittura di benedire quelle persone che ci perseguitano!

Questo insegnamento è molto simile a quello di Gesù nel sermone sul monte, contenuto in Matteo 5:44, in cui leggiamo:

“Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano,” (Matteo 5:44 NRV)

Notiamo che in Matteo 5:44 che Gesù elenca tre gruppi di persone: coloro che ci maledicono (e sappiamo che le parole fanno molto male), coloro che ci odiano, e coloro che ci maltrattano e ci perseguitano.

Oh carissimi, non stiamo parlando di dottrine intellettuali. La Parola di Dio ci parla delle situazioni in cui viviamo. Credo che conosciamo tutti, in un modo o nell’altro, il terribile dolore che si prova, quando qualcuno ci considera nemici, o quando qualcuno ci maledice, apertamente o di nascosto. Poi, quando qualcuno ci odia, proviamo un dolore ancora peggiore. Se poi qualcuno, oltre ad odiarci ed a dire cose brutte, arriva ad agire contro di noi, maltrattandoci o perseguitandoci, il dolore diventa quasi insopportabile.

Gesù capiva tutte queste cose, perché Egli ha subito molto più odio, e false maledizioni, ed è stato maltrattato e perseguitato, infinitamente di più di quanto dovremmo mai noi subire. Gesù, quindi, comprende pienamente, quando noi dobbiamo subire queste cose. Egli sa quanto ci fanno male.

Eppure Gesù ci insegna che nei confronti di coloro che parlano male di noi e ci odiano, e che ci fanno del male, dobbiamo mostrare vero amore, dobbiamo benedire, dobbiamo fare del bene, ovvero, impegnarci in modo pratico per ottenere il loro bene, e dobbiamo pregare per loro.

Chi è capace a fare così? Nella nostra carne, non siamo capaci. Però, chi è salvato non è solo, è “in Cristo”, e ha la potenza di Dio che opera in lui. Quindi, chi è in Cristo può ubbidire ai comandamenti di Dio. Per mezzo di Cristo in noi, possiamo ubbidire a questo comandamento.

Gesù ci insegna qualcosa di simile in Luca 6:27.

“«Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano;” (Luca 6:27 NRV)

L’insegnamento è ripetuto varie volte, in varie forme, perché è estremamente importante.

Per vedere un esempio di questo tipo di comportamento, basta pensare all’Apostolo Paolo. Notiamo come egli descrive il ministerio suo e dei suoi collaboratori, in 1Corinzi 4:

“e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo;” (1 Corinzi 4:12 NRV)

Se consideriamo la vita di Paolo, vediamo che egli è stato ingiuriato, perseguitato e diffamato in modo terribile, di volta in volta, molto peggio di quanto la maggioranza di noi dovrà mai subire. Eppure, la potenza di Dio che operava in Paolo era sufficiente per lui affinchè potesse ubbidire a questo comandamento. La potenza di Dio è all’opera anche nella nostra vita. Quindi, possiamo essere sicuri che la potenza di Dio che opera in noi sarà sufficiente per permettere anche a noi di ubbidire.

Dio ci comunica questa verità anche tramite Pietro in 1Pietro 3.

“non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione.” (1 Pietro 3:9 NRV)

Il fatto di benedire coloro che ci fanno del male è perfino una condizione per ereditare la benedizione. Come gli altri comandamenti di Dio, questo non è facoltativo. Fa parte della vita di un vero figlio di Dio.

Le vie in cui il Signore ci chiama sono lontane dalle vie naturali. Per esempio, quando alcune persone ci fanno del male, se solo non rispondiamo con male, il nostro orgoglio umano ci spinge quasi a vantarci del fatto di non aver reso male per male. Crediamo di avere agito bene se non rispondiamo male a chi ci parla con cattiveria. A noi sembra che non pensare il male è già tanto. Invece, Dio ci comanda, tramite il precetto in Romani 12:14, e anche gli altri brani citati, non solo di non pensare o dire o fare il male, ci chiama a dire il bene, e a fare del bene, e ad amare e pregare per coloro che ci odiano e che ci perseguitano.

Carissimi, detto semplicemente: nonostante che uno sia malvagio o cattivo nei nostri confronti, nonostante quello che dice contro di noi, nonostante il male che fa contro di noi, siamo chiamati a benedirlo e ad amarlo.

Per capire in che modo dobbiamo ubbidire al comandamento di benedire coloro che ci perseguitano, consideriamo il senso biblico della parola “benedire”. Nella Bibbia, la parola “benedire” ha due sensi diversi. Ha un significato, quando è Dio che benedice; un altro significato, quando l’uomo benedice. Quando Dio benedice, il bene che Egli dichiara nei confronti di qualcuno diventa realtà. Quando Dio benedice, Egli fa realmente del bene, perché quello che Dio dice diventa realtà. Invece, quando un uomo benedice qualcuno, non fa del bene per conto suo, ma chiede a Dio di fare del bene all’altra persona.

Quindi, siamo esortati a chiedere che Dio faccia del bene a coloro che ci perseguitano, e che ci odiano, e che ci maledicono. Chiaramente, Dio guarda il nostro cuore, perciò non bastano le nostre parole, non basta una preghiera formale a Dio. Benedire veramente qualcuno vuol dire desiderare davvero il bene di quella persona nel profondo del cuore, e quindi di chiedere a Dio di fare del bene a quella persona. Allora, in base a Romani 12:14 e gli altri versetti simili, quando gli altri parlano male di noi, o ci odiano, o perfino ci fanno del male, per esempio, ci perseguitano, siamo chiamati a pregare Dio, chiedendoGli di fare del bene a questi. Dobbiamo desiderare il loro bene con il cuore.

quali sono i veri beni che dobbiamo chiedere

È giusto chiederci: quale sono i beni che dobbiamo desiderare per queste persone? In realtà, dobbiamo desiderare gli stessi beni che desideriamo per noi stessi.

Chiaramente, chi è in Cristo dovrebbe capire che le vere benedizioni spesso non sono le cose che gli uomini del mondo chiedono. Un credente, chiedendo benedizioni per se stesso, non dovrebbe chiedere buona salute, ricchezze, successo terreno e una vita facile. Dovrebbe piuttosto chiedere più fede, e più conoscenza di Dio, e di poter piacere di più a Dio.

Similmente, quando chiediamo benedizioni per altre persone, ed in particolare per i nostri nemici, non dobbiamo chiedere per loro ricchezza, né successo terreno, né una vita facile. Dovremmo piuttosto chiedere le vere benedizioni. Dobbiamo chiedere che Dio abbia misericordia di loro, come ne ha avuta di noi, affinchè Dio gli riveli il loro peccato ed il giudizio, e Gesù Cristo quale Signore e Salvatore. Dobbiamo desiderare per loro il bene eterno che abbiamo ricevuto noi, per grazia, in Gesù Cristo. Dobbiamo veramente desiderare le benedizioni spirituali per le persone che ci fanno del male, e quindi chiedere queste cose a Dio per loro.

la difficoltà di questo

Chiaramente, sappiamo tutti che, quando qualcuno ci fa del male, o ci odia tanto, è difficile volere il suo bene. Quando qualcuno parla male di noi, o ci odia, o ci perseguita, è naturale pensare all’ingiustizia che stiamo subendo. È facile trovarci a volere il loro male, o almeno, a desiderare che passino un po’ di tempo nella difficoltà.

Questo è un egoismo, ed è un grave peccato. Se Dio avesse dovuto usare questo metro con noi, ci avrebbe già mandato al tormento eterno, per le innumerevoli volte che abbiamo peccato contro di Lui. Dio ci chiama ad amare i nostri nemici, ed a desiderare il loro bene.

È difficile veramente, però, voler il bene di chi ci fa del male. Come possiamo ubbidire a questo comandamento? Ciò che ci serve per poter ubbidire a questo comandamento è di ricordare quale era la nostra condizione, quando Dio ha mandato Gesù Cristo per salvarci. Noi eravamo nemici di Dio. Non avevamo alcun vero amore per Dio. Leggiamo di questo in Romani 5:

“6 Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. 7 Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; 8 Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” (Romani 5:6-8 NRV)

Mentre noi eravamo ancora peccatori, peccatori nei confronti di Dio, perciò nemici di Dio, ribelli a Lui; mentre eravamo in quella condizione Cristo è morto per noi!

Solamente se ricordiamo questa incredibile verità possiamo trovare la grazia di benedire con il cuore coloro che ci perseguitano. Dobbiamo ricordare che, quando consideriamo la santità di Dio, nessuno maldicenza contro di noi o oltraggio o persecuzione potrà mai essere grave quanto il nostro peccato agli occhi di Dio; eppure, in quella condizione, Cristo è morto per noi.

Quindi, essendo stati perdonati, avendo ricevuto l’amore di Dio quando eravamo ancora nemici suoi, per la grazia in cui viviamo, possiamo benedire veramente coloro che ci perseguitano.

Gesù stesso ci dimostra questo comportamento, quando era sulla croce, pregando per i soldati che lo crocifissero. Questi soldati avevano oltraggiato Gesù con tanta brutalità, e poi l’hanno inchiodato alla croce. Leggiamo la preghiera che Gesù pronunciò per loro:

“Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.” (Luca 23:34 NRV)
Vediamo questo comportamento anche in Stefano, mentre lo stavano uccidendo, lapidandolo a Gerusalemme: “Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: «Signore, non imputar loro questo peccato». E detto questo si addormentò.” (Atti 7:60 NRV)

Questo tipo di comportamento è un efficace esempio della potenza di Dio che è all’opera in ogni vero credente.

Il Comandamento di benedire coloro che ci perseguitano è ripetuto in Romani 12:14, per sottolineare quanto è importante.

“Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.” (Romani 12:14 NRV)

Non dobbiamo mai maledire, dobbiamo benedire, ovvero, chiedere a Dio di benedire veramente queste persone. Maledire è dire del male, maledire è desiderare il male di una persona, anziché desiderare il suo bene.

Maledire non è compatibile con un vero credente. Impariamo questo in Giacomo.

“10 Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev’essere così. 11 La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? 12 Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.” (Giacomo 3:10-12 NRV)

Carissimi, Dio ci chiama a benedire e non a maledire. Non dobbiamo mai cercare di giustificarci nel maledire, né nel rifiutarci di benedire, pensando che il dolore che abbiamo subito è troppo grande. Nessuno di noi dovrà mai subire quello che Cristo Gesù ha sofferto, eppure Egli ha benedetto. Sono stati, infatti, i nostri peccati che Gli hanno causato la punizione di Dio, tuttavia Egli ci ha benedetto. Dobbiamo anche noi desiderare le vere benedizioni di Dio sugli altri, perfino su quelli che ci odiano e ci perseguitano. Quando viviamo così, la realtà della nostra fede diventerà molto visibile a coloro che ci circondano. Quando viviamo così, il nostro cuore sarà pieno di amore, e quindi di pace e gioia, anziché di odio e turbamento.

v.15 Identificarci con gli altri

Ora passiamo al v.15, è un versetto molto importante, perchè ci aiuta a capire che tipo di rapporti Dio ci chiama ad avere gli uni con gli altri.

“Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.” (Romani 12:15 NRV)

Nei vv. 9,10, siamo esortati ad amarci reciprocamente di vero cuore. Amarsi di vero cuore reciprocamente vuol dire identificarsi veramente gli uni con gli altri, al punto che le gioie degli altri diventano le nostre gioie, e le tristezze degli altri diventano le nostre tristezze.

Capire questo concetto non è difficile, perché vediamo che questo accade molto spesso in tante famiglie. Solitamente, un genitore trova gioia, quando suo figlio ha motivo di rallegrarsi, e piange insieme al figlio, quando le cose vanno male. Se un figlio viene onorato, i genitori lo considerano questo come un onore per loro. Se un figlio viene trattato in modo ingiusto, o con cattiveria, non solo è ferito il figlio, ma anche i genitori soffrono con lui.

Perché accade questo? Semplicemente perché i genitori si identificano con il figlio. Un genitore considera un figlio come una parte di sé, e perciò, quello che succede al figlio è come se succedesse al genitore.

Per quanto riguarda la famiglia di Dio, dobbiamo riconoscere veramente che in Cristo, stiamo parte gli uni degli altri. Così possiamo rallegrarci veramente con quelli che sono allegri, e piangere con quelli che piangono.

La prima applicazione di questo comandamento, quindi, è relativa ai rapporti fra i credenti. Questo comandamento, però, non si limita solamente a credenti. Dovremmo avere questo tipo di sensibilità con chiunque conosciamo, sia credenti che non credenti. Dobbiamo rallegrarci con chi si rallegra, e piangere con chi è triste, con chiunque conosciamo.

Questo comandamento è simile a quello di Gesù, secondo il quale dobbiamo amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi. È evidente che se amo il mio prossimo come amo me stesso, provo gioia quando gli succede qualcosa di bello, e provo tristezza quando gli succede qualcosa di brutto.

Se volete veramente mostrare alle persone che Dio ha cambiato il vostro cuore, e che Cristo dimora in voi, impegnatevi, con l’aiuto di Dio, a vivere secondo questo comandamento. In un mondo pieno di invidia e di egoismo, la vostra vita sarà una luce che risplende con la luce di Dio. Gesù parlava di questo in Matteo 5.

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:16 NRV)

Quando viviamo così, assomigliamo di più a Dio, perché Dio trova gioia nel benedirci. Gesù, per esempio, dimostrava tristezza pensando a Gerusalemme, perchè essa non voleva credere in Lui per ricevere il perdono.

“«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Matteo 23:37 NRV)

Gesù, ancora, insegna che c’è gioia in cielo quando un peccatore si ravvede.

“Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” (Luca 15:7 NRV)

Il nostro forte desiderio dovrebbe essere che le persone malvagie ricevano quelle benedizioni in Cristo che abbiamo ricevuto noi. Dovremmo rallegrarci quando le persone intorno a noi vengono benedette, e piangere quando le cose gli vanno male.

Carissimi, questo modo di comportarci è totalmente contrario a quello che è normale nel mondo. Per natura, un uomo non trova gioia quando gli altri hanno motivo di rallegrarsi, e non piange con chi è triste. Viceversa, è tanto facile avere invidia per chi riceve cose buone, e calpestare chi sta male. Il modo in cui Dio ci comanda di comportarci, quindi, è estremamente diverso da quello che è normale intorno a noi.

Con le nostre sole forze non riusciamo a vivere così. Dio però non ci lascia vivere la vita cristiana con le nostre sole forze. Ci chiama a dimorare in Cristo. L’unico modo possibile di vivere secondo questo comandamento, infatti, è di dimorare in Cristo. Per far questo, dobbiamo rinunciare ai nostri peccati, e fidarci completamente della saggezza di Dio e, quindi, camminare per fede in ogni campo della vita; ubbidendo a Dio per ogni aspetto della nostra vita.

Quando viviamo così, rallegrandoci con quelli che sono allegri, e piangendo con quelli che piangono, grande sarà la nostra gioia nel Signore. Saremo inoltre una chiara luce nelle tenebre del mondo, mostrando la presenza e la potenza di Dio.

Conclusione

Lasciamo per ora questo brano. Prego però che le verità che abbiamo considerato rimangano con noi, e che vivremo in base ad esse. Carissimi, che cosa succede quando viviamo secondo i comandamenti contenuti in questi versetti? Che cosa succede nei nostri rapporti con gli altri, e nelle nostre famiglie, e nella nostra chiesa, quando viviamo così?

Che cosa succede quando benediciamo coloro che ci perseguitano, e mostriamo amore per coloro che ci odiano? Quando viviamo così, chiaramente, la realtà della nostra fede diventa molto visibile. Assomiglieremo molto di più Gesù Cristo, e avremo una comunione molta più stretta con Lui.

Quando ci rallegriamo con coloro che sono allegri, e piangiamo con coloro che piangono, dimostriamo la realtà del nostro amore per gli altri. Dimostriamo l’amore di Dio in noi. Il motivo secondo cui possiamo identificarci con altri così è che Gesù Cristo si è identificato con noi, mentre eravamo ancora peccatori, e per questo è morto sulla croce per noi.

Se concludiamo a questo punto, avremo imparato un bel insegnamento che, però, non cambia nulla nella nostra vita. Voglio invece suggerirvi qualcosa. Parlo a ciascuno di voi. Immagino che tu abbia qualche persona nella tua vita che ti odia, o ti maledice, o parla male di te, o ti perseguita in qualche modo.

Se finora, hai avuto pensieri duri contro questa persona, sei non sei stato capace di mostrare vero amore, se il tuo cuore è ferito, e non riesci a benedire quella persona, allora porta questo a Dio. Confessa il tuo peccato, confessa di avere cattiveria nel cuore, e fidati della potenza di Dio che opera in te. Impegnati ora, davanti a Dio e con l’aiuto di Dio, a desiderare veramente il bene di quella persona, e di pregare per il suo bene, e di agire per il suo bene. Non lasciare questo insegnamento come pensiero, ma mettilio in pratica.

Quando viviamo in base a questi comandamenti, l’amore di Dio sarà visibile in noi, e ci sarà profonda pace nelle nostre famiglie e nella nostra chiesa. Dio sarà glorificato in noi, e Dio porterà avanti la sua opera tramite noi. Possedendo Gesù Cristo, possedendo la potenza di Dio che opera in noi, ricevendo le benedizioni di Dio anche quando meritiamo il male, possiamo ubbidire di cuore a questi comandamenti. Viviamo così.