Quando ci troviamo in mezzo alle difficoltà, la nostra tendenza è focalizzarci sulle difficoltà, e così manchiamo di riconoscere quello che Dio sta facendo nella nostra vita. Cioè, molto spesso, soprattutto in momenti di grande difficoltà, siamo talmente presi dagli avvenimenti del momento, che non riconosciamo che essi fanno parte del grande piano di Dio, e che quindi, Dio è in controllo.
Però, e grazie a Dio, Dio è all'opera, in tutto quello che ci succede, per portare avanti il suo buon piano, di cui facciamo parte se siamo figli di Dio. Spesso, quel buon piano comprende situazioni veramente difficili e dolorose, e umanamente parlando ingiuste. È importantissimo che ricordiamo che Dio è all'opera.
Oggi riprendiamo il nostro studio di Atti, e vogliamo continuare a riconoscere come Dio operò in mezzo alle difficoltà per far crescere la Chiesa. Siamo arrivati ad Atti 17. Da vari capitoli, stiamo seguendo gli avvenimenti della vita dell'apostolo Paolo. In Atti 16, abbiamo visto Paolo fare un secondo viaggio missionario, accompagnato da Sila. Presto nel viaggio, Paolo scelse Timoteo come nuovo aiutante. Dopo aver ripassato le chiese che Paolo e Barnaba avevano fondato nel primo viaggio, essi furono guidati dallo Spirito Santo a lasciare l'Asia e entrare nell'Europa, nella regione della Macedonia. Per primo, andarono a Filippi, la città principale di quella zona. Là, Dio salvò per prima Lidia e tutti quelli di casa sua. Dopo, Paolo scacciò uno spirito di divinazione che era dentro una giovane schiava, e i suoi padroni, avendo perso la loro fonte di guadagno, trascinarono Paolo e Sila davanti al popolo, facendo false accuse contro di loro. Paolo e Sila furono frustrati, e gettati in carcere. Dio mandò un terremoto, e il carceriere fu salvato, insieme a quelli di casa sua. Paolo e Sila furono rilasciati dal carcere, e lasciarono la città per proseguire verso la prossima città grande, che era Tessalonica. Vogliamo riprendere la storia da quel punto. Perciò trovate con me Atti 17:1. Leggo dai versetti 1 a 4.
“1 Or dopo essere passati per Anfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c’era la sinagoga dei Giudei. 2 E Paolo, secondo il suo solito, entrò da loro e per tre sabati presentò loro argomenti tratti dalle Scritture, 3 dichiarando e dimostrando loro, che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti, e dicendo: "Questo Gesù che vi annunzio è il Cristo". 4 Alcuni di loro credettero e si unirono a Paolo e Sila, come pure un gran numero di Greci pii e non poche donne ragguardevoli.
La prima cosa che notiamo è che Paolo e Sila saltarono due città, Anfipoli e Apollonia, per poi fermarsi a Tessalonica. Non era possibile raggiungere ogni città, e perciò furono guidati da Dio nelle città giuste. Sembra che spesso Dio li guidò tramite la scelta di Paolo delle città più strategiche.
Neanche noi possiamo fare tutto, e perciò dobbiamo pregare, chiedendo a Dio saggezza, affinché possiamo comprendere quali sono i modi più efficaci in cui possiamo investire le nostre vite per Dio. Beata quella persona che vuole investirsi bene. Per investirsi bene, bisogna non sprecare tempo, ma in più, bisogna avere la guida di Dio per capire le scelte migliori da fare. Paolo e Sila e Timoteo capirono che dovevano evangelizzare Tessalonica.
Di nuovo, vediamo che Paolo e Sila iniziano dalla sinagoga. Per quanto era possibile, loro cercavano le persone preparate da Dio, che solitamente erano le persone che frequentavano le sinagoghe per ascoltare la Parola di Dio.
Se ricordate, nella sinagoga ci andavano non solo i Giudei, ma anche quei greci che avevano capito che il Dio della Bibbia è il vero Dio. Tanti greci non facevano il passo di diventare Giudei, ma credevano alla Bibbia e ci andavano per ascoltare l'insegnamento della Bibbia. Quindi, in ogni sinagoga Paolo avrebbe trovato sia Giudei che Greci che avevano timore di Dio. Per quanto fosse possibile egli andava per primo da queste persone nelle sinagoghe.
Era Necessario che il Cristo Soffrisse
Essendo Paolo un fariseo, molto istruito nelle scritture, quando arrivò in una sinagoga fu invitato ad insegnare. E perciò, per tre sabati, il giorno in cui si incontravano insieme, Paolo mostrava loro attraverso le scritture che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti. È molto importante capire questo discorso. Infatti, in un certo senso la nostra salvezza dipende da questa verità, cioè che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti. Consideriamo dalle Scritture perché ciò era necessario.
Quando Dio creò l'uomo, gli diede un comandamento, spiegando la conseguenza della disubbidienza. Leggo quello che Dio disse al primo uomo, Adamo, in Genesi 2:16,17.
“16 E l’Eterno DIO comandò l’uomo dicendo: "Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; 17 ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai".” (Genesi 2:16-17 LND)
Qui impariamo che il salario del peccato è la morte. Cioè Dio stabilì che la punizione per il peccato è la morte. Il peccato è così grave che nulla meno dalla morte può soddisfare la giustizia di Dio che viene disprezzata attraverso con ogni nostro peccato.
Quando consideriamo che cos'è la morte, ricordiamo che Dio stesso è la vita, ed è la fonte della vita dell'uomo. Perciò, la morte vuol dire separazione da Dio, e lo vediamo nella morte eterna, in cui l'uomo è separato da Dio per tutta l'eternità. Quindi, già dall'inizio della creazione vediamo il chiaro principio che il peccato dell'uomo porta alla separazione da Dio, che è la vera morte.
Alla luce di questo, l'unica possibilità di perdono è che un altro muoia al posto dell'uomo peccatore. Dio stabilì sacrifici di animali come simbolo della morte del Sostituto che Dio avrebbe mandato. Sacrificando un animale, la persona riconosceva la propria colpa, e guardava a Dio affinche mandasse un Sostituto, un Salvatore, che avrebbe potuto veramente togliere il peccato. Si sacrificavano animali prima ancora di Mosè.
Al tempo di Mosé, dopo che Dio trasse il suo popolo fuori dall'Egitto, diede loro la legge di Dio, in cui insegnò loro come fare sacrifici di animali, perché il perdono veniva dato quando un sostituto moriva al posto dell'uomo peccatore. Dio insegnò ripetutamente nella legge data a Mosé che il perdono viene tramite la morte di un sacrificio. Il spargimenti di sangue, che avveniva nella morte, rappresentava il fatto che la vita era data in quello sacrificio. Un esempio di questo è Levitico 17:11. Ve lo leggo.
“Poiché la vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre vite, perché è il sangue che fa l’espiazione per la vita.” (Levitico 17:11 LND)
Il sangue fa l'espiazione della vita, in quanto la morte dell'animale rappresenta la morte della persona che offriva il sacrificio. Dio perdona quando un sostituto muore al posto dell'uomo peccatore.
Però, tutti quegli animali non potevano veramente pagare il peccato delle persone, in quanto erano animali. Dio stesso doveva provvedere il vero sacrificio, che sarebbe il Cristo che doveva venire. Man mano che passavano i secoli, le profezie diventavano sempre più chiare. Per esempio, quando arriviamo al tempo del profeta Isaia, le profezie sul Cristo, sulle sue sofferenze e sulla sua risurrezione, erano molto chiare. Vi leggo una profezia ben conosciuta, scritta circa 700 anni prima dell'arrivo di Gesù sulla terra, che parla della sua sofferenza e morte, e anche della sua risurrezione. Leggo Isaia 53:1-12.
“1 Chi ha creduto alla nostra predicazione e a chi è stato rivelato il braccio dell’Eterno? 2 Egli è venuto su davanti a lui come un ramoscello, come una radice da un arido suolo. Non aveva figura né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo desiderare. 3 Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. 4 Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da DIO ed umiliato. 5 Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti. 6 Noi tutti come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. 7 Maltrattato e umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. 8 Fu portato via dall’oppressione e dal giudizio; e della sua generazione chi rifletté che era strappato dalla terra dei viventi e colpito per le trasgressioni del mio popolo? 9 Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco, perché non aveva commesso alcuna violenza e non c’era stato alcun inganno nella sua bocca, 10 Ma piacque all’Eterno di percuoterlo, di farlo soffrire. Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie, prolungherà i suoi giorni, e la volontà dell’Eterno prospererà nelle sue mani. 11 Egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima e ne sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il giusto, il mio servo renderà giusti molti, perché si caricherà delle loro iniquità. 12 Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori; egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.” (Isaia 53:1-12 LND)
Questo brano parla della necessità che Cristo morisse al posto dei peccatori, per poter salvarli. Poi, conclude con il fatto che egli vedrà il frutto del travaglio della sua anima. In altre parole, dopo la sua morte egli sarebbe risuscitato, e avrebbe conosciuto la vittoria che è stata comprata con le sue sofferenze e la sua morte.
Quindi, era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse, perché senza questo sacrificio la salvezza era impossibile. Siamo colpevoli, e la giustizia di Dio richiede la punizione. Per poter salvare gli uomini, Dio doveva mandare Cristo alla morte, e poi doveva risuscitarLo.
Questo Dio lo ha fatto, mandando il Figlio, Gesù, come Cristo, a morire sulla croce e a risuscitare.
Quindi, le Scritture insegnano che era necessario che il Cristo soffrisse, ciò comprende la morte, e risuscitasse dai morti. Quando Gesù fu riconosciuto dai suoi discepoli per la prima volta come il Cristo, iniziò ad insegnare loro questa verità. Leggo Matteo 16:21, che descrive un avvenimento successivo a quando Gesù fu riconosciuto come il Cristo.
“Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno.” (Matteo 16:21)
Perché Dio potesse salvare gli uomini, era necessario che il Cristo soffrisse e morisse, e poi risuscitasse. Solo così il nostro debito poteva essere pagato, e noi salvati. Le Scritture insegnano questo.
E così, nelle sinagoghe, Paolo mostrava questa verità attraverso le scritture, e poi, raccontava della morte e della risurrezione di Gesù, mostrando così che Gesù è il Cristo.
Il versetto 4 dichiara che alcuni di loro credettero e si unirono a Paolo e Sila. In altre parole alcuni Giudei credettero. Poi il versetto dichiara che pure un gran numero di greci pii, e non poche donne ragguardevoli credettero. In quella città, Dio scelse di salvare alcuni Giudei e tanti Greci. E così nacque là in Tessalonica una nuova Chiesa, a cui dopo Paolo scrisse due epistole.
L'opposizione all'Evangelo
Però, come abbiamo già visto, quando Dio opera, Satana cerca di ostacolare l'opera di Dio. Era così anche in quella città. Come adesso, le persone che non seguono Dio, vengono usate da Satana per opporsi all'opera di Dio. Leggiamo i versetti 5 a 9.
5 Ma i Giudei che non avevano creduto, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi tra la gente di piazza e, radunata una plebaglia, misero in subbuglio la città, avendo poi assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai capi della città, gridando: "Quelli che hanno messo sottosopra il mondo sono venuti anche qua, 7 e Giasone li ha accolti; tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c’è un altro re, cioè Gesù". 8 Così misero in agitazione il popolo e i capi della città, che udivano queste cose. 9 Ma essi, ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare
Di nuovo, Paolo si trova in mezzo ad una grande persecuzione. Infatti, ogni volta Paolo era perseguitato. Come riusciva ad andare avanti? Come mai non si scoraggiava, e non diceva basta? Come mai non accusava Dio di averlo abbandonato, o almeno di averlo trascurato? Non fece così, piuttosto vediamo Paolo che proseguiva da città a città, nonostante i rischi della persecuzione che tante volte si avveravano. Come è stato possibile questo?
La risposta sta nel fatto che Paolo trovava coraggio in Dio, come egli stesso scrive a questi Tessalonicesi, alcuni anni più tardi. Vi leggo le sue parole in 1Tessalonicesi 2:1,2
“1Voi stessi infatti, fratelli, sapete che la nostra venuta fra voi non è stata vana. 2 Ma, dopo aver prima sofferto e aver ricevuto oltraggi a Filippi, come sapete, noi abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi l’evangelo di Dio in mezzo a tante lotte.” (1Tessalonicesi 2:1-2 LND)
Paolo e Sila prendevano coraggio in Dio per continuare ad evangelizzare. Anche noi abbiamo bisogno di rivolgerci a Dio, ed Egli ci darà il coraggio che ci serve per ogni prova e difficoltà.
Vorrei considerare il fatto che i Giudei che si opponevano al messaggio di Cristo. I Giudei adoravano Dio con le loro labbra. Studiavano la Bibbia. Pregavano, cantavano a Dio, frequentavano sempre gli incontri della sinagoga. In termini nostri di oggi, diremmo che erano persone di Chiesa. Però, adoravano Dio con le loro labbra, ma i loro cuori erano lontani da Dio. In realtà, per quanto adoravano Dio, non avevano a cuore la gloria di Dio e il suo regno. Avevano a cuore se stessi, e la loro religione, ma non Dio.
Questi Giudei, vedendo tutti questi Greci rivolgersi a Dio, ma non al Giudaismo, erano pieni di invidia. La loro invidia mostrava il loro cuore non puro. Quando siamo pieni di invidia, il nostro cuore non è giusto. Quando invece il nostro cuore desidera la gloria di Dio, ciò ci darà gioia sapendo che altri vanno a Cristo, anche se non per mezzo nostro.
Questi Giudei non avevano a cuore la gloria di Dio, e perciò mossi da invidia, cercavano di opporsi all'opera che Dio stava facendo tramite Paolo e Sila. Essi presero con loro certi uomini malvagi per creare problemi a Paolo e Sila. Nonostante si dichiarassero seguaci di Dio, erano pronti ad usare mezzi disonesti, per raggiungere i loro traguardi. Misero in subbuglio la città, e non trovando Paolo e Sila, assalirono la casa di Giasone, uno dei giovani credenti. Egli si era convertito da poco, e si trovò subito a subire una dura persecuzione. Trascinarono lui e alcuni altri credenti davanti ai capi della città. Là, fecero false accuse contro di loro, quasi le stesse accuse che i padroni di quella serva di Filippi avevano fatto contro Paolo e Sila. Li accusarono di agire contro gli statuti di Cesare, dichiarando che c'era un altro re. In altre parole, sapendo che non avevano alcuna accusa valida contro di loro, cercavano di accusarli di sedizione, un reato molto serio. Così, tutta la città fu messa in agitazione contro i credenti.
Però, nella provvidenza di Dio, le cose non andarono come erano andate a Filippi. Forse Dio sapeva che questi nuovi credenti non erano pronti per la dura persecuzione che Paolo e Sila avevano subito a Filippi. Dio è sempre in controllo di quello che succede. Comunque, questi capi seguivano la legge, e non facevano nulla senza aver avuto l'approvazione di un tribunale . Ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.
E perciò questa Chiesa nacque in mezzo a dure prove. Però, da quello che Paolo scrive loro nelle sue epistole ai Tessalonicesi, Dio aveva fatto una grande opera là, e questi credenti erano ben fondati nella fede.
Arrivano a Berea
I giovani credenti, vedendo che Paolo era in pericolo, lo fecero subito partire, insieme a Sila. Lo mandarono a Berea, un'altra città importante. Leggiamo quello che successe, leggendo i versetti 10 a 14.
10 Allora i fratelli fecero subito partire di notte Paolo e Sila per Berea ed essi, appena vi giunsero, entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così. 12 Così molti di loro credettero assieme a un non piccolo numero di nobili donne greche e di uomini. 13 Ma, quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche a Berea, andarono pure là, mettendo in agitazione le folle. 14 Allora i fratelli fecero subito partire Paolo in direzione del mare, ma Sila e Timoteo rimasero là.
Avendo coraggio nel Signore, nonostante le persecuzioni, appena Paolo e Sila arrivano a Berea, subito si recano nella sinagoga per parlare di nuovo di Gesù Cristo. Io avrei avuto timore, pensando che non sarebbe stato il caso di predicare in un'altra sinagoga. Ma Paolo e Sila trovarono coraggio in Dio per continuare ad annunciare Cristo. Nonostante quanto avevano sofferto a Filippi, e che sicuramente le loro schiene erano ancora pieno di ferite terribili, si misero subito a proclamare Gesù Cristo. Prego che Dio darà a me, e a voi, coraggio nel Signore, ed uno zelo per la gloria di Dio, che ci spingerà ad essere pronti a parlare di lui.
Esaminarono le Scritture
Quello che è importante notare è il versetto 11. Lo leggo di nuovo.
11 Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così.
Questi Giudei erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica. Che cosa vuol dire questo? Qui, non parliamo di una nobiltà misurata secondo il metro umano. Questi credenti erano più nobili perché erano aperti a ascoltare veramente e a valutare quello che Paolo diceva loro in merito alle scritture. Ascoltavano attentamente quello che Paolo diceva, erano pronti a ricevere quello che era verità, esaminavano le scritture, ovvero quel che noi chiamiamo l'Antico Testamento, per vedere se quello che Paolo diceva corrispondeva veramente alla parola di Dio. Erano perseveranti in questo, e lo facevano giorno per giorno. Ecco il senso in cui erano più nobili dei credenti di Tessalonica, tanti dei quali avevano rifiutato il messaggio di Paolo senza ascoltarlo e confrontarlo con la parola di Dio.
Notate che queste persone ascoltavano Paolo, ma non accettavano ciecamente quello che egli diceva. Ricordate che Paolo era uno sconosciuto per loro. E perciò confrontavano tutto quello che egli diceva con la parola di Dio.
Noi dovremmo seguire questo esempio. Quando ci arriva un insegnamento da qualcuno che non conosciamo bene, qualcuno le cui idee non abbiamo confrontato attentamente con le scritture, è importante che confrontiamo quello che egli ci dichiara con la parola di Dio. Oggi, come sempre, è facile correre dietro tanti insegnanti che in realtà non sono veramente fedeli alla parola di Dio. Ci sono tanti falsi insegnanti, e dobbiamo stare in guardia, esaminando alla luce delle Scritture tutto l'insegnamento che riceviamo, soprattutto da persone sconosciute per noi, come Paolo era sconosciuto loro. Così, anche noi saremo veramente nobili.
Il risultato è quello che ci si aspetta quando le persone ascoltano l'evangelo con i cuori aperti, confrontando quello che viene detto con la Bibbia. Molti credettero. Qui, la parola “molti” significa molti Giudei. Mentre in Tessalonica pochi Giudei avevano creduto, qua, visto che questi Giudei erano aperti a ascoltare e a valutare, molti credettero. E così Dio salvò un gran numero di Giudei in queste città. Inoltre, salvò un non piccolo numero di uomini e donne greche, compreso alcune donne nobili.
Dio stava portando avanti la sua opera per edificare la Chiesa di Gesù Cristo. Nulla poteva fermare Dio, e nulla può fermarLo oggi.
Anche là a Berea, vediamo Satana che spinge alcuni uomini che non conoscevano Dio a opporsi all'opera di Dio. Evidentemente Paolo e Sila erano a Berea da un bel po' di tempo. E quindi, la notizia dell'opera di Dio arrivò a Tessalonica. Quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che Paolo e Sila erano a Berea, andarono pure là, per cercare di opporsi all'opera. Misero in agitazione la gente che viveva a Berea.
Anche qua, vediamo quanto è facile influenzare la maggioranza delle persone. Tante persone non pensano seriamente. Si lasciano influenzare facilmente, come fece questa folla. Il mondo è sempre stato così, e perciò dobbiamo stare in guardia, a non lasciarci influenzare senza esaminare attentamente quello che ci viene detto.
Questi giovani credenti capivano che Paolo era in vero pericolo a causa della folla, e così lo fecero subito partire via mare. Però, Sila e Timoteo rimasero là, perché Paolo era quello più in vista, e quindi era più in pericolo.
Umanamente, questa potrebbe sembrare una sconfitta, ma abbiamo già visto volta dopo volta che in realtà, Dio stava guidando tutto sovranamente per espandere la Chiesa. Ciò che sembrava una sconfitta, era in realtà l'opera di Dio che stava mandando Paolo in una nuova città. Dio è sovranamente in controllo anche quando succedono le cose brutte. Nulla può ostacolare Dio dal portare avanti la sua opera. Possiamo fidarci di Dio, e così non saremo mai delusi.
Per chiudere, leggiamo il versetto 15.
15 Quelli che scortavano Paolo lo condussero fino ad Atene; poi, ricevuto da lui l’incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo quanto prima, tornarono indietro.
Questi credenti scortarono Paolo fino ad Atene.
Sapete quanto è lontana Atene da Berea? Era a 500 km da Berea, quindi, 1000 km andata e ritorno! E non c'erano macchine!
Quindi, questo fu un immenso impegno, di tempo e di soldi. Avevano già un grande amore per Paolo, e un grande desiderio di partecipare all'opera di Dio. Nonostante fossero salvati da poco, questi credenti sono un grande esempio da seguire per noi.
Notate che Paolo disse loro di far venire Sila e Timoteo appena possibile. Paolo capiva che era buono che loro tre stessero insieme in questo momento. E quindi, inviò loro questo messaggio. Con questo ordine, questi credenti tornarono indietro, per un viaggio di circa 500 km.
E così, concludendo, in questo brano abbiamo visto che nonostante la terribile persecuzione, Dio aveva fondato due nuove chiese, una a Tessalonica, e una a Berea. Nonostante l'opposizione che Satana manda, egli non riesce ad ostacolare l'opera di Dio. Ricordate questa verità, perché anche oggi, nella nostra vita, Dio è pienamente in controllo, e quindi quando succedono delle cose brutte, in realtà Dio è all'opera e porta avanti il suo buon piano in noi.
In questo brano, abbiamo visto di nuovo degli esempi da seguire. Prima di tutto, abbiamo visto l'esempio di Paolo e Sila, che nonostante la terribile persecuzione che avevano subito a Filippi, si misero subito ad evangelizzare in ogni nuova città. Questo perché prendevano coraggio in Dio, e anche noi possiamo trovare coraggio in Dio per qualsiasi difficoltà in cui ci troviamo.
Abbiamo visto che per quanto fosse possibile, Paolo e Sila cercavano persone preparate, perciò in queste due città andarono per prima cosa nelle sinagoghe. Dobbiamo evangelizzare tutti, però, se Dio ci fa sapere di persone che già stanno cercando Dio, è buono andare da loro per primo. Comunque, non manchiamo di parlare con ogni persona che Dio mette sul nostro sentiero.
Non dobbiamo sorprenderci se ci arrivano persecuzioni. Piuttosto, dobbiamo ricordare che Dio è in controllo, e che anche la persecuzione fa parte del suo buon piano per noi.
Lodiamo Dio che Egli è in controllo, e completerà la sua buona opera in noi. Impegniamoci nell'opera più grande del mondo, quella di spargere la buona notizia di Gesù Cristo.