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Atti 6:1-6 - Divisioni nella Chiesa

Sermone di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per domenica, 30 giugno, 2013 ---- cmd ap -----
parole chiavi: divisioni, gruppi, denominazioni, è giusto avere denominazioni? Amare gli uni gli altri.

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Il fatto di camminare bene in Cristo oggi, non garantisce che non cadremo domani. Perciò, dobbiamo stare sempre in guardia. Oggi, vogliamo considerare un peccato che spesso danneggia la Chiesa. Troviamo questo peccato in Atti 6.

Ripetutamente nel nostro studio di Atti, nei capitoli da 1 a 5, abbiamo letto che i credenti erano tutti di una mente e di un cuore. Nessuno cercava i propri interessi. Piuttosto, erano tutti uniti nel cercare la gloria di Dio. E perciò, Dio operava grandemente in mezzo a loro.

In Atti 5, abbiamo visto una coppia, Anania e Saffira, peccare, in seguito Dio ha subito punito loro con la morte. Quindi, non era qualcosa che contaminava tutta la chiesa, in quanto, il loro peccato è durato poco, ed è stato tolto subito dalla chiesa.

Però ora, arrivando al capitolo 6, vediamo per la prima volta che la chiesa viene infettato da un peccato che comprendeva tante persone. E finché il peccato rimane, la chiesa non può essere uno strumento utile all'opera di Dio. In questo capitolo, vedremo che gli apostoli, capendo questo, agiscono subito per risolvere il problema.

Mentre leggiamo e consideriamo questo brano, cercate di riconoscere quanto è importante non lasciare il peccato nella chiesa, come è importante non lasciare il peccato nella nostra vita. Quando il peccato arriva, dobbiamo riconoscerlo, e subito impegnarci per toglierlo.

Quindi, iniziamo, leggendo Atti 6:1-4. Ci troviamo ancora a Gerusalemme, dove la Chiesa era nata poco tempo prima

Mentre leggo questo brano, notate due cose. Prima di tutto, notate qual è stato il peccato. Poi, notate, per intuizione, qual è stata la causa del peccato.

Prima di leggere, vi do un po' di spiegazione. A quel tempo, tutti i credenti erano Giudei di sangue e razza, ovvero, tutti erano discendenti di Abrahamo. Però, alcuni erano nati e cresciuti là in Giudea, mentre altri erano nati e cresciuti in altre nazioni, facendo parte della diaspora, cioè, erano i discendenti dei giudei che erano sparsi nel mondo dopo l'esilio. Quindi, pur essendo giudei, parlavano altre lingue, e avevano preso aspetti delle culture dove vivevano. Abbiamo letto di questi credenti in Atti 2.

Per i giudei, chiunque parlava un'altra lingua e non era nato e cresciuto in Giuda era considerato un'ellenista, che vuol dire Greco, anche se non era greco in sé. Quindi, per i Giudei del posto, tutti gli altri giudei che venivano dall'estero, e parlavano altre lingue, erano considerati ellenisti. Tenete in mente che stiamo parlando solamente di persone che avevano creduto in Gesù Cristo. Erano tutti credenti, alcuni credenti ebrei, alcuni credenti ellenisti.

Ora Leggo Atti 6:1-4.

“1 Or in quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove venivano trascurate nel servizio di assistenza quotidiana. 2 Allora i dodici, radunato il gran numero dei discepoli, dissero: "Non è bene che noi, lasciata la parola di Dio, serviamo alle mense. 3 Perciò, fratelli, cercate fra voi sette uomini, di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza, a cui noi affideremo questo compito. 4 Ma noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola".

Avete visto il peccato? In realtà, c'erano due peccati. Il peggiore è il fatto che alcuni credenti ebrei trascuravano le vedove elleniste. Questo suscitava il peccato di mormorare. Ma il peccato da notare è il fatto che un gruppo, gli ebrei, trascurava un altro gruppo, gli ellenisti.

Abbiamo già capito che c'erano delle persone bisognose, ed erano soprattutto vedove. Infatti, in quell'epoca, spesso il fatto di essere vedove comportava una grande difficoltà economica. Perciò, le vedove erano coloro che nella chiesa richiedevano più aiuto. Comprendiamo dal testo che c'era un'assistenza quotidiana, probabilmente cibo o soldi, per chi era nel bisogno, che erano soprattutto le vedove.

Però, in questa assistenza quotidiana, le vedove elleniste venivano trascurate. Evidentemente, questa assistenza era gestita da credenti Ebrei. Mostravano una preferenza per le vedove ebree, e così trascuravano le vedove elleniste. E i credenti ellenisti vedevano questo, e mormoravano per questa ingiustizia. Quindi, la chiesa era contaminata dal peccato di favoritismo, oppure, potremmo dire, il peccato di agire in modo ingiusto.

In realtà, questo è un peccato molto grave, perché crea grande divisione nella chiesa. Quando ci sono queste divisioni, la chiesa non può essere unita, e questo vuol dire che la presenza di Dio non è visibile. Quando ci sono divisioni, non è possibile essere di una sola mente e un solo cuore, e perciò, i credenti non saranno ripieni dello Spirito Santo, e non possono avere il frutto dello Spirito, e non possono portare vero frutto. Inoltre, non c'è il vero amore. Quindi, il peccato di avere divisioni nella chiesa è molto grave.

Consideriamo il motivo per cui c'era il peccato di divisione.

Qual è il peccato di fondo che porta ad avere divisioni? Cioè, avere divisioni è già un peccato, però, è importante capire qual è il peccato di fondo che porta ad avere divisioni. Perché ci sono divisioni fra credenti? Che cos'è che crea queste divisioni?

Ci sono diversi motivi per cui ci sono divisioni, ma quello centrale è l' orgoglio, dovuto al fatto che un credente si identifica con altri, anziché con Cristo.

Cioè, nella carne, abbiamo la tendenza di identificarci con questo o quell'altro gruppo, anziché solo con Cristo. Questa è una forma di orgoglio. A Gerusalemme, alcuni credenti si identificavano come Ebrei, ed altri come Ellenisti.

Vediamo questo stesso peccato nella chiesa di Corinto, vari anni dopo, quando Paolo scrive ai Corinzi, riprendendo loro per questo peccato in 1Corinzi 1:10 a 13. Ve lo leggo:

“10 Ora, fratelli, vi esorto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo ad avere tutti un medesimo parlare e a non avere divisioni tra di voi, ma ad essere perfettamente uniti in un medesimo modo di pensare e di volere. 11 Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che vi sono contese fra voi. 12 Or voglio dire questo, che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo," "io di Apollo," "io di Cefa" ed "io di Cristo". 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?” (1Corinzi 1:10-13 LND)

I credenti di Corinto si identificavano con questo o quell' altro gruppo, anziché considerarsi solo di Cristo. Questo porta a divisioni con chi si identifica con un altro gruppo o persona.

La radice di questo peccato è l'orgoglio. Identificarci con un certo gruppo è un modo per sentirci superiori a coloro che non fanno parte del nostro gruppo. È un modo per cercare la nostra identificazione in qualcosa o qualcuno diverso da Cristo. È un modo di vedere coloro che non fanno parte del nostro gruppo come meno importanti o in qualche modo inferiore a noi che facciamo parte del gruppo. Ed è un modo di amare meno coloro che non fanno parte del nostro gruppo.

In 1Corinzi, Paolo rende chiaro che questo è un peccato. Qua in Atti 6, il fatto che gli Apostoli subito vogliono risolvere questo ci mostra che riconoscevano che era un grave peccato da togliere subito.

Ogni vero credente in Gesù Cristo dovrebbe identificarsi con Gesù Cristo, e così sentire un legame con tutti gli altri che si identificano con Cristo. Trovare una parte della propria identità in un gruppo è un peccato, perché è una forma di orgoglio, e perché non è trovare la propria identità solo in Cristo.

Non è sbagliato in sé appartenere ad un gruppo. Si potrebbe appartenere a più gruppi. Il problema è di identificare una parte della nostra identità in quel gruppo. Quando troviamo una parte della nostra identità in un gruppo, sentiamo un legame con chi appartiene al nostro gruppo che non sentiamo con quelli di fuori. Questo crea una distinzione sbagliata. In questi casi, tendiamo a preferire e a favorire quelli del nostro gruppo. Questo è quello che succedeva a Gerusalemme, quando gli ebrei davano preferenza alle loro vedove, ed era peccato. Dobbiamo avere lo stesso amore e la stessa cura per tutti i veri credenti, senza fare distinzioni e senza favoritismi.

Possiamo mostrare favoritismo e distinzioni per tanti motivi. Però, è un peccato. Leggo Giacomo 2:8,9

“8 se veramente adempite la legge regale secondo la scrittura: "ama il tuo prossimo come te stesso," fate bene; 9 ma se usate favoritismi personali, commettete peccato e siete condannati dalla legge come trasgressori.” (Giacomo 2:8-9 LND)

In questo brano, i credenti trattavano alcune persone meglio di altre, perché speravano di ottenere benefici dai primi. Usare favoritismo è un peccato, perché è una mancanza di amore verso chi viene trascurato.

Nella chiesa di Gerusalemme, gli Ebrei che gestivano l'assistenza quotidiana mostravano favoritismo verso le vedove ebree. Anziché identificarsi solo con Cristo, si identificavano come credenti ebrei, e davano più cura alle vedove ebree, così trascurando le vedove elleniste.

Questo è il peccato di mancare di vero amore, ed è il peccato di orgoglio, credere che il tuo gruppo sia più importante e l'altro gruppo meno importante. Questo è il peccato di fare distinzione con motivazioni impure. Questo è un grave peccato, e contamina la chiesa di Cristo.

Applicando questo alle denominazioni

È importante riconoscere che il problema della chiesa di Gerusalemme è anche un grande problema oggi. Come credenti per mezzo della fede in Gesù Cristo, noi dovremmo identificarci solo con Gesù Cristo. Questo non esclude di trovare una certa identità con la famiglia, che è stata stabilita con Dio. Ma anche in questo caso, Gesù insegna che l'amore per Cristo deve superare l'amore per la famiglia.

Però, non dovremmo identificarci con alcun gruppo. Dovremmo trovare la nostra identità con Cristo Gesù, come Paolo dichiara in Galati 2:20. Ve lo leggo.

“Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.” (Galati 2:20 LND)

Come credenti, anche noi dovremmo vivere così, identificandoci solamente con Gesù Cristo. Vivendo così, sentiremo un legame con ogni altro vero credente. Non faremo distinzioni. Non avremo favoritismi.

Invece, la nostra tendenza umana, anche come credenti, è di organizzarci in gruppi, per esempio, in denominazioni, e così, proprio come facevano i credenti a Corinto, diciamo “io sono di questa denominazione” e un altro dice “io sono di quella denominazione” e poi diamo preferenza a chi è della stessa denominazione. L'apostolo Paolo, sotto la guida dello Spirito Santo, condanna proprio questo peccato.

Questo è lo stesso peccato che vediamo in Gerusalemme in Atti 6. I credenti che parlavano ebraico si identificavano con coloro che parlavano la stessa lingua, e così, mostravano favoritismi verso le vedove ebree. I credenti ebrei davano preferenza alle loro vedove, anziché trattare tutte le vedove in modo uguale.

Pensate a quanto questo era un grave peccato. Questi erano tutti credenti, tutti salvati per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo. Tutti facevano parte del corpo di Cristo.

Però, essendo alcuni ebrei, ed altri ellenisti, anziché vedersi come tutti di Cristo, facevano distinzioni. Gli ebrei vedevano una distinzione fra loro e gli ellenisti, e perciò, trascurava le vedove elleniste. In questo modo, peccavano contro una parte del corpo di Cristo.

Questi tipo di distinzione danneggia terribilmente la chiesa. Distrugge l'unità che è fondamentale per essere usati potentemente da Dio.

Infatti, come abbiamo visto ripetutamente in Atti da 1 a 5, era proprio il fatto che i credenti erano di una sola mente e di un solo cuore che rendeva la chiesa idonea ad essere usata con potenza da Dio.

Perciò, il peccato di trovare la nostra identità in un gruppo è un peccato che ci ostacola da essere vasi puri e utili a Dio.

Tristemente, oggi la chiesa è divisa in tanti gruppi in cui tanti credenti si identificano. Un chiaro esempio di questo sono le denominazioni.

Non troviamo alcuna base biblica che ci insegna di avere denominazioni, né esempi di qualcosa di simile. Chi fa parte di una denominazione ha i suoi ragionamenti che, però, non vengono dalla Bibbia.

Quello che succede, se guardiamo la realtà, è che molto spesso chi fa parte di un gruppo si identifica con quel gruppo, al punto che si fa proprio come si faceva a Gerusalemme, cioè, si dà preferenza a chi fa parte dello stesso gruppo. Questa crea molta divisione nella Chiesa di Gesù Cristo.

Inoltre, un grande pericolo che succede quando troviamo la nostra identità in un gruppo, è quello di tendere a essere leali verso il nostro gruppo, al punto di accettare problemi e compromessi nel gruppo. Un altro grave problema che succede quando ci si identifica con un gruppo è che si accetta la dottrina del gruppo, senza veramente valutarla attentamente con la Bibbia.

Sono convinto che questo sia il motivo principale per cui ci sono così tante dottrine nella Chiesa di Gesù Cristo. Una persona che si identifica con un dato gruppo quasi automaticamente presume che la dottrina del “suo” gruppo sia giusta, e non sta a valutarla attentamente alla luce della Bibbia. Anzi, visto che nel vedere la dottrina diversamente potrebbe rischiare il suo rapporto con il gruppo, è influenzato molto, anche se in modo velato, a vedere la dottrina come la vede il resto del gruppo.

Quando pensiamo alle tante dottrine contrastanti nella chiesa, è evidente che non possono essere tutte giuste, infatti, per forza, quando due dottrine sono contrarie, o una è giusta e l'altra sbagliata, oppure, sono entrambe sbagliate. Però, non possono essere entrambe giuste.

La Bibbia non è un libro misterioso, così difficile da capire. Certamente, richiede impegno, però, Dio ci ha dato la Bibbia affinché con impegno possiamo capire correttamente il messaggio di Dio.

Eppure, troviamo tante diversità di dottrina nelle tante denominazioni. Sto parlando di dottrine centrali, di cui la Bibbia parla molto.

Allora, alla domanda: ma com'è possibile che si arriva a dottrine così contrastanti, gran parte della risposta è perché si trova la propria identità in un gruppo, anziché solo in Cristo, e perciò, si tende ad adottare ciecamente la dottrina di quel gruppo,

Non è sbagliato in sé fare parte di un gruppo, quello che è sbagliato è identificarsi con un gruppo, trovare una parte della tua identità in quel gruppo. Quando facciamo così, ciò provoca le divisioni che ci portano a mostrare favoritismo verso chi fa parte dello stesso gruppo, anziché trattare tutti i credenti con lo stesso metro. Identificarsi con un gruppo porta anche ad avere lealtà verso ilproprio gruppo, ciò porta a scusare sbagli e compromessi, e a non esaminare attentamente la dottrina.

Quindi, mentre consideriamo la situazione nella chiesa di Gerusalemme, ricordiamoci che è facile cadere in questo peccato anche oggi. Anche noi possiamo identificarci con un gruppo, e così iniziare a mostrare favoritismi per gli altri membri del nostro gruppo. State in guardia da questo peccato.

Tornando alla situazione di Gerusalemme, questo peccato di identificarsi come credenti ebrei e credenti ellenisti, anziché solo come credenti in Cristo, ha rovinato l'unità che la chiesa aveva avuto fino a quel punto. Quindi, era un problema grave, che rischiava di danneggiare molto la chiesa. Gli apostoli capivano questo, e perciò, volevano subito troncare questa divisione. Volevano togliere questo peccato dalla chiesa.

L'intervento degli Apostoli

Rileggiamo Atti 6:1-4, per capire come gli apostoli hanno risolto questo problema, per togliere questo peccato dalla chiesa.

“1 Or in quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove veni vano trascurate nel servizio di assistenza quotidiana. 2 Allora i dodici, radunato il gran numero dei discepoli, dissero: "Non è bene che noi, lasciata la parola di Dio, serviamo alle mense. 3 Perciò, fratelli, cercate fra voi sette uomini, di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza, a cui noi affideremo questo compito. 4 Ma noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola".

Primo di tutto, notate che nel versetto 2, dichiarano: “Non è bene che noi, lasciata la Parola di Dio, serviamo alla mensa.”.

In altre parole, riconoscono che c'era un problema, e che servivano degli uomini che non si identificavano con un gruppo o con l'altro, in modo che potevano fare assistenza in modo giusto ed equo. Il fatto che gli apostoli dicono che non sarebbe stato buono per loro lasciare il ministero per risolvere questo problema, rende chiaro a tutti che è un grave problema. La soluzione era trovare uomini che non si identificavano con alcun gruppo, ma solo con Cristo. Certamente, gli apostoli erano così, ma non potevano lasciare il ministero.

Cioè, servivano uomini che si identificavano solo con Cristo, in modo che avrebbero provveduto l'assistenza quotidiana in modo giusto. Gli apostoli erano così, ma avevano un incarico da Dio di predicare e insegnare la Parola di Dio, e perciò, non era buono per loro lasciare l'insegnamento per servire alle tavole.

E perciò, propongono ai credenti una soluzione. Propongono ai credenti di scegliere sette uomini pieni di Spirito Santo, che avevano una buona testimonianza, ovvero, reputazione, e che erano ripieni anche di sapienza. Poi, avrebbero potuto affidare questo incarico a questi uomini, e in quel mondo, loro, come apostoli, avrebbero potuto continuare a svolgere il loro ministero di predicare e pregare.

Questi erano uomini che si sarebbero identificati solo con Cristo, e perciò, non avrebbero avuto favoritismi verso nessuno, ma avrebbero trattato tutte le vedove nello stesso modo.

Consideriamo le qualità che questi uomini dovevano avere. In realtà, queste non sono qualità eccezionali, sono qualità che ogni credente dovrebbe avere. La triste realtà è che in quel momento, c'era molta carnalità nella chiesa, e perciò, gli Apostoli stavano chiedendo semplicemente di trovare degli uomini che non erano contaminati dal peccato. In altre parole, servivano uomini che camminavano bene. Perciò, consideriamo le tre qualità che gli apostoli menzionano. Anche noi dovremmo avere queste qualità nelle nostre vite.

Una Buona Testimonianza

Primo, dovevano essere uomini con una buona testimonianza.

Buona testimonianza vuol dire che gli altri ti vedono come corretto e integro, o, più specificamente, come irreprensibile, perché in realtà sei così. Cioè, ti vedono come uno contro il quale non c'è nulla di negativo da dire onestamente.

Un altro modo di dire questo è avere una buona reputazione. Una persona con una buona reputazione, ovvero, con una buona testimonianza, è una persona contro la quale non si può dire del male, perché realmente vive bene in ogni campo della vita. Viene visto bene da tutti perché si comporta in modo giusto e onesto con tutti.

Vediamo in 1Timoteo 3 che questa è una qualità che ogni anziano di chiesa deve avere. In quel brano, Paolo sta elencando le qualifiche per essere un anziano. Notate che una è di avere una buona testimonianza da quelli di fuori. In altre parole, la vita di un credente dovrebbe essere tale che nemmeno le persone senza Dio potrebbero dire alcun male contro un credente. Dovremmo tutti vivere così. Però, non tutti camminiamo come dovremmo, e perciò, solo chi vive così può essere un anziano.

Se non abbiamo una buona testimonianza, ciò ci fa cadere nell’ingiuria e nel laccio del diavolo. L'Apostolo Paolo dichiara questo quando parla delle qualifiche degli anziani in 1Timoteo 3:7.

“Or bisogna pure che egli abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, affinché non cada nell’ingiuria e nel laccio del diavolo.” (1Timoteo 3:7)

Quindi, gli apostoli dicono ai credenti di Gerusalemme che dovrebbero scegliere uomini con una buona testimonianza. Quindi, uomini i quali sono stati visti bene da tutti coloro che li conoscono.

Ripieni di Spirito Santo

Una seconda qualità era che questi uomini dovevano essere ripieni di Spirito Santo. Questo descrive una vita che è guidata dallo Spirito Santo.

Ogni vero credente dovrebbe essere guidato dallo Spirito Santo, anzi, questo è un modo di descrivere un vero figlio di Dio. Per esempio, leggiamo in Romani 8:12-14

“12 perciò, fratelli, noi siamo debitori non alla carne per vivere secondo la carne, 13 perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se per mezzo dello Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete. 14 poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio.” (Romani 8:12-14 LND)

Leggiamo una cosa simile in Galati 5:16-18.

“16 or io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne, 17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l’una all’altra, cosicché voi non fate quel che vorreste. 18 Ma se siete condotti dallo Spirito, voi non siete sotto la legge.” (Galati 5:16-18 LND)

Essere ripieni di Spirito Santo dovrebbe essere la condizione normale di ogni vero credente. Quando camminiamo in ubbidienza a Dio, per fede, cercando la gloria di Dio, allora, saremo ripieni di Spirito Santo. Questo sarà manifestato perché la nostra vita sarà piena dello frutto dello Spirito, e anche di frutti di giustizia.

Osservando, possiamo riconoscere quando un credente è ripieno dello Spirito Santo. E perciò, gli Apostoli dicono che gli uomini scelti per svolgere questo incarico dovevano essere ripieni di Spirito Santo. Essendo così, sarebbe stato impossibile per loro identificarsi con un gruppo o l'altro, e non avrebbero avuto favoritismi. Sarebbero stati giusti con tutti.

Quanto è importante che anche noi siamo ripieni di Spirito Santo. Camminiamo con gli occhi su Cristo, confessando ogni peccato, e così, anche noi possiamo essere ripieni di Spirito Santo, e così pieni di frutti di giustizia.

Ripieni di Sapienza

La terza qualità che questi uomini dovevano avere era quella di essere ripieni di sapienza. L'incarico che stavano per assumere sarebbe stato difficile, con situazioni in cui sarebbe stato facile sbagliare. Possiamo presumere che i mezzi erano limitati, e le vedove erano tante. Dovevano capire come meglio dividere tutto ogni giorno in modo da essere giusti con tutti. È molto possibile che ci sarebbero state vedove che non sarebbero state contente.

Quindi, servivano uomini ripieni di sapienza, che viene da Dio, in modo che potevano sapere come agire in ogni situazione.

Se ricordate, nell'Antico Testamento, Salomone era l'uomo più saggio del suo tempo. Si è trovato in una situazione molto difficile, quando due donne dicevano ognuna che un bambino era il suo. Non si poteva capire chi diceva la verità. Salomone disse di tagliare il bimbo a metà, e di dare a ciascuno la sua metà. La vera mamma subito disse di non farlo, ma di dare il bimbo all'altra. Invece l'altra donna accettò il suo suggerimento. Da quello, Salomone capì chi era la vera madre. La sapienza è necessaria per svolgere un incarico difficile, come quello nella chiesa di Gerusalemme. Servivano uomini ripieni di sapienza, in modo che avrebbero fatto tutto in modo così giusto che avrebbe tolto il peccato delle divisioni dalla chiesa.

Anche oggi, è importante avere uomini ripieni di sapienza in ruoli di importanza e di responsabilità nella chiesa. È importante che ogni marito, ovvero capo famiglia, cammini in umiltà davanti a Dio, per essere ripieno di sapienza, per guidare bene la famiglia.

La reazione della Chiesa

Andiamo avanti nel nostro brano, per vedere la reazione della chiesa a questa proposta degli Apostoli. Leggiamo Atti 6:5-6.

5 Questa proposta piacque a tutti i discepoli. Ed elessero Stefano, uomo ripieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, un proselito, di Antiochia. 6 Li presentarono poi davanti agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

Questa proposta piacque a tutti i discepoli. In altre parole, tutti riconoscevano che la situazione attuale non andava bene. Riconoscevano che la divisione nella chiesa era una brutta cosa, che bisognava togliere. E perciò, tutti erano contenti di questa proposta.

E così, misero in atto la proposta degli Apostoli, e scelsero sette uomini che avevano le qualifiche che gli Apostoli avevano detto.

Un commento da notare. La parola greca che qua è stata tradotta come “elessero” è una parola che viene usata 21 volte nel Nuovo Testamento, e quasi sempre vuol dire semplicemente “scegliere”. Quindi, questo brano dice semplicemente che hanno scelto sette uomini. Non indica che modo hanno usato per sceglierli.

Il punto importante è che hanno scelto sette uomini con le qualifiche elencate dagli Apostoli. Un punto molto importante da notare è che tutti e sette hanno nome greci. In altre parole, sembra chiaro che erano tutti ellenisti. Questo è importante da notare!

Cioè, visto che erano state le vedove elleniste ad essere trascurate, per risolvere il problema, la chiesa ha scelto uomini ellenisti. Anche in questo, vediamo che la chiesa aveva capito la gravità del peccato, e volevano a tutti i costi fare le cose in modo giusto e equo.

Ed è importante che quando noi pecchiamo, non solo confessiamo il peccato, ma cambiamo le cose in modo da togliere completamente il peccato. Ricordate che bisogna fare frutti degno del ravvedimento.

Conclusione

E quindi, abbiamo visto che un grave peccato è arrivato nella giovane chiesa, ma gli Apostoli hanno agito subito per toglierlo.

Anche noi dobbiamo stare in guardia, per riconoscere quando il peccato arriva nella nostra vita, individualmente, o nella nostra chiesa.

E quando il peccato arriva, dobbiamo agire subito, per riconoscerlo, confessarlo, e abbandonarlo.

Oggi, abbiamo visto il grave peccato di trovare una parte della nostra identità in un gruppo, anziché solo in Cristo. Quando troviamo una parte della nostra identità in un gruppo, stiamo peccando. Prima di tutto stiamo peccando perché non stiamo identificandoci totalmente con Cristo. Secondo, stiamo peccando perché questa identificazione ci fa mostrare favoritismo verso gli altri del nostro gruppo.

Identifichiamoci con Gesù Cristo! Siamo parte di Cristo, facciamo parte del suo corpo. Impariamo ad amare tutti i credenti, senza distinzione.

Cresciamo per essere credenti ripieni di Spirito Santo, ripieni di sapienza, e con una buona testimonianza davanti a tutti. Questo vuol dire camminare in santità, confessando ogni peccato, e camminando per fede.