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Il Giovane Ricco - Luca 18:18-27

filemame: 42-18-18.evang.odt 3636 parole di Marco deFelice, RO, mercoledì, 6 giugno, 2007 -- cmd --

La Bibbia è la Parola di Dio. È più attuale di quanto lo sia il giornale di oggi. La Bibbia è la Parola di Dio; essa ci fa vedere, più di qualsiasi altra cosa nel mondo, ciò che è nel cuore dell'uomo.

Stasera, vogliamo considerare insieme un avvenimento che troviamo in tre Vangeli, in Matteo, Marco e Luca. Evidentemente, lo Spirito Santo reputò quell'episodio molto importante per noi, visto che Egli guidò tre autori diversi a raccontarcelo. Quello che vogliamo considerare è la storia dell'incontro fra Gesù e il Giovane Ricco.

Analizzeremo quell'avvenimento basandoci sul Vangelo di Luca.

L'episodio si verificò quando Gesù era ormai molto conosciuto. Perciò, è probabile che quel giovane uomo avesse molto sentito parlare di Gesù, e che avesse anche ascoltato di persona gli insegnamenti di Gesù.

Chi era quell'uomo

Prima di leggere il brano, vogliamo capire chi era quell'uomo.

Matteo lo descrive come un uomo giovane, in Matteo 19:20.

Luca lo descrive come un capo, come qualcuno che aveva una certa autorità nella società. Senz'altro si sarà trattato di un'autorità in ambito religioso, perché a possedere l'autorità civile erano i Romani.

In Luca, leggiamo inoltre che quel capo era molto ricco.

Quindi, era un uomo giovane, che svolgeva la funzione di capo nella società, e che aveva già raggiunto una posizione importante. Inoltre, era molto ricco.

Secondo il metro di misura del mondo, egli aveva già raggiunto tantissime cose. Pur essendo ancora giovane, era già molto ricco. Quindi, poteva pensare di avere davanti a sé tanti anni per godere la sua ricchezza. Essendo ricco, poteva godere il meglio di ciò che il mondo ha da offrire. La Bibbia ci dice che aveva molte ricchezze.

Inoltre, pur essendo ancora giovane, era già diventato uno dei capi. Quindi, era già un uomo importante nella società. Svolgere il ruolo di capo vuol dire essere molto stimato e considerato molto importante nella società. Ovunque andava, sarà stato senz'altro trattato con grande onore e rispetto. Però, dobbiamo capire che molto probabilmente era un capo religioso, qualcuno che svolgeva qualche funzione particolare nella religione ebraica.

Infatti, vediamo che quell'uomo era anche estremamente religioso. Egli disse a Gesù di aver seguito la legge di Dio fin da quando era piccolo. Probabilmente, ciò costituiva uno dei motivi per cui era così rispettato dagli altri. Era una persona estremamente corretta.

Potremmo dire che, umanamente parlando, egli era giunto al vertice delle cose comunemente sognate mentre era ancora giovane. Ciò che tanti sognano per anni senza mai pervenirci, quell'uomo lo aveva ottenuto mentre era ancora giovane.

Tuttavia, a prescindere da quello che aveva raggiunto, possiamo capire qualcos'altro di quel giovane ricco. Egli non aveva vera pace nel cuore. Si potrebbe dire che aveva tutto, tranne la pace. Vediamo questo nel Vangelo di Marco, dove leggiamo che egli corse da Gesù, si inginocchiò davanti a Lui, e gli chiese che cosa doveva fare per ereditare la vita eterna. (Marco 10:17)

Quell'uomo sapeva che pur possedendo il meglio di ciò che il mondo offre, non aveva la vita eterna. Sapeva di non essere salvato. Sapeva di non essere pronto per il giudizio che ognuno deve affrontare dopo la morte, giudizio in cui Dio dichiara quale sarà la condizione di ogni persona per tutta l'eternità.

Quindi, gettandosi ai piedi di Gesù, egli gli chiese in che modo poter avere la vita eterna.

Che esempio di come siamo anche noi alcune volte! Può sembrare, da fuori, che tutto vada bene. Però dentro, possiamo essere vuoti e con un cuore turbato. Quell'uomo era vuoto interiormente e si rivolse a Gesù, cercando aiuto. Egli capiva di non essere pronto per il giudizio finale, e voleva mettersi a posto con Dio. Egli capiva che ben presto sarebbe finita la vita su questa terra, e voleva prepararsi per la sua eternità.

Quindi, si tratta di un uomo che aveva un grande successo agli occhi del mondo, ma che dentro di sé aveva il cuore turbato.

Tenendo a mente tutto ciò, leggiamo il racconto dell'incontro di quell'uomo con Gesù, in Luca 18.

Leggiamo l'episodio in Luca 18:18-21:

18 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: "Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?". 19 E Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. 20 Tu conosci i comandamenti: "Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre"". 21 E colui disse: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".” (Luca 18:18-21 LND)

La domanda dell'uomo a Gesù

Leggo ancora il v.1. Notate in particolare la domanda che quell' uomo pose a Gesù.

18 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: "Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?".

Leggo anche dal Vangelo di Matteo:

Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: "Maestro buono, che devo fare di buono per avere la vita eterna?".” (Mat 19:16 LND)

In Marco, leggiamo che quell'uomo corse per arrivare fino a Gesù, e che poi si gettò ai Suoi piedi.

Ora, mentre stava per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro; e inginocchiatosi davanti a lui, gli chiese: "Maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?".” (Mr 10:17 LND)

Nonostante fosse ricco e importante, quel giovane corse per arrivare fino a Gesù, e poi si inginocchiò davanti a Lui. Già in tutto questo possiamo notare la sua grande umiltà e la sua disperazione. Il suo cuore era turbato. Egli sapeva che pur essendo un uomo religioso molto importante, non aveva la vita eterna.

Qui vediamo che quell'uomo sapeva che esiste la vita eterna. Egli era a conoscenza del fatto che la vita non finisce quando si muore. La morte è solamente il momento in cui uno lascia il corpo, ma poi continua a vivere. Il giovane ricco, conoscendo le Scritture, sapeva che dopo la morte, una persona va in uno dei due posti seguenti: o va in paradiso, nella presenza di Dio, dove ci sarà grande gioia per tutta l'eternità, oppure, va in inferno, nel lago di fuoco, in un posto di terribile tormento, che non finirà mai, lontano dalla presenza di Dio.

Quell'uomo capiva che avere la vita eterna è estremamente importante. Nella Bibbia, le parole “vita eterna” significano “vita con Dio per tutta l'eternità”, in contrasto con una vita separata da Dio per tutta l'eternità.

La stoltezza di ignorare la realtà dell'eternità.

Potremmo dire che la stoltezza più grande di tutta la vita è di ignorare la realtà della vita eterna.

Vi leggo le parole di Gesù in Marco:

36 Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? 37 O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Marco 8:36-37 LND)

Che importa guadagnare tutto il mondo, per poi perdere l'anima per tutta l'eternità? Che immensa stoltezza, non prepararsi per l'eternità!

Infatti, quando Gesù raccontò la storia di un ricco agricoltore che voleva godersi la sua ricchezza per tanti anni, Egli dichiarò che si trattava di uno stolto. Vi leggo:

16 Ed egli disse loro una parabola: "La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; 17 ed egli ragionava fra sé dicendo: Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: "Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni, 19 poi dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi 20 Ma Dio gli disse: "Stolto, questa stessa notte l’anima tua ti sarà ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato?" 21 Così avviene a chi accumula tesori per sé e non è ricco verso Dio".” (Luca 12:16-21 LND)

Il punto qui è molto chiaro. Chi pensa alle cose di questo mondo e non si prepara per l'eternità è un grande stolto. Non esiste stoltezza più grande di quella di arrivare al giudizio finale impreparato.

Quel giovane capiva che l'eternità è estremamente importante, e perciò non esitò a correre verso Gesù e ad inginocchiarsi davanti a Lui, per chiedere come poter ereditare la vita eterna.

Amico o amica che mi ascolti: tu ti rendi conto dell'importanza di riflettere sulla tua eternità? A che serve cercare di realizzare la vita che vuoi qui sulla terra, se ben presto ti troverai a dover passare tutta l'eternità in tormento?

La cosa più importante della vita è possedere la vita eterna. Quel giovane voleva la vita eterna.

Credeva di poterla meritare

Però, da ciò che quell'uomo chiese a Gesù, possiamo capire qualcos'altro. Dalla sua domanda, è chiaro che egli credeva di poter meritare la vita eterna. Infatti, notiamo qual era la sua domanda:

18 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: "Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?".

Egli chiese: “che devo fare” per ereditare la vita eterna. In Matteo, leggiamo:

Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: "Maestro buono, che devo fare di buono per avere la vita eterna?".” (Mat 19:16 LND)

“Che devo fare di buono” per avere la vita eterna.

Quell'uomo credeva di riuscire a fare qualcosa di abbastanza buono per poter meritare la vita eterna. Egli non stava chiedendo a Gesù di salvarlo. Non Gli stava chiedendo misericordia. Stava solo chiedendo un consiglio a Gesù. Voleva sapere che cosa doveva fare LUI per ereditare la vita eterna.

Era convinto di essere capace di guadagnarsi la vita eterna.

Amico o amica, forse anche tu pensi di poter superare il giudizio di Dio con il tuo impegno. Forse anche tu sei come quell'uomo? Allora, ascolta attentamente la risposta che Gesù diede al giovane ricco, perché vale per ogni persona, e quindi vale anche per te.

La riposta di Gesù

Gesù inizia, aiutando il giovane a riflettere sulla Sua identità. Vi leggo il v.19:

19 E Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio.

Quell'uomo chiama Gesù “buono”. Ma perché? In realtà, nessun uomo è buono in sé. Qualunque grado di bontà possiamo avere, essa proviene solamente da Dio. Infatti, in Romani 7:18, Paolo dichiara:

Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo di compierlo.” (Rom 7:18 LND)

Allora, perché quel capo religioso chiamò Gesù “buon maestro?”

Egli riconosceva forse che Gesù era da Dio, anzi, riconosceva forse che Gesù è Dio? Oppure, egli vedeva Gesù solamente come un maestro, come un semplice uomo?

Probabilmente, il giovane pensava che Gesù fosse solo un uomo. Chiamare Gesù “buono” vuol dire credere che gli uomini possono essere buoni e, di conseguenza, che possono essere salvati per i loro meriti. Perciò, il giovane credeva anche lui che poteva riuscire ad essere abbastanza buono per essere salvato grazie ai propri meriti.

Perciò, la prima cosa che fece Gesù fu di dichiarare che nessuno è buono, tranne Dio.

Amico o amica, questa dichiarazione di Gesù vale anche per noi. Nessuno di noi è veramente buono. Sia per la nostra natura, sia per il nostro comportamento,siamo tutti peccatori. Quindi, alla luce della santità assoluta di Dio, nessun uomo è veramente buono, e nessun uomo può arrivare alla salvezza per i propri meriti. Questo è il senso della risposta di Gesù.

In realtà, Gesù è Dio, e perciò, chiedendo all'uomo perché Lo aveva chiamato “buon maestro”, Gesù gli diede la possibilità di riconoscere che Egli è Dio.

Infatti, la domanda più importante della vita è: chi è Gesù Cristo per te? Tu lo riconosci come Dio, il TUO Dio?

Gesù lo aiuta a vedere i suoi peccati

Proseguiamo con gli avvenimenti. A quel punto, Gesù rispose alla domanda del giovane ricco. O, per meglio dire, Egli non rispose veramente ma piuttosto dichiarò una verità biblica per aiutare quell'uomo a capire la gravità della propria condizione nei confronti di Dio. Leggo il v.20:

20 Tu conosci i comandamenti: "Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre"".

Quel giovane era un capo ed era un uomo religioso. Di conseguenza, conosceva molto bene le Scritture. Quindi, conosceva molto bene anche i comandamenti che Gesù gli elencò.

Notate che Gesù non stava dicendo che l'uomo poteva ereditare la vita eterna osservando i comandamenti. Nessuno riesce ad osservare i comandamenti in modo perfetto. Nessuno è buono!

In Romani 3:19,20, l'Apostolo Paolo ci spiega che nessuno può essere giustificato, ovvero salvato, per mezzo dell'ubbidienza alla legge di Dio. Vi leggo il passo.

19 Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio, 20 perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato.” (Rom 3:19-20 LND)

Nessuno riesce ad ottenere la vita eterna per mezzo dell'ubbidienza alla legge di Dio, perché nessuno riesce mai ad ubbidire in modo perfetto alla legge di Dio. Basta una sola violazione della legge di Dio, e si è colpevoli.

Quindi, elencando alcuni dei comandamenti, Gesù stava aiutando il giovane a capire che era impossibile per lui FARE abbastanza per guadagnarsi la salvezza.

Se quell'uomo fosse stato onesto, avrebbe riconosciuto, ammesso, di non essere capace di ubbidire ai comandamenti. Allora, avrebbe potuto riconoscere in Cristo la salvezza che gli era impossibile ottenere per conto proprio.

L'uomo dimostra di essere cieco

Però, il giovane ricco non era onesto, non solo con Gesù, ma nemmeno con se stesso. Il suo orgoglio lo rendeva cieco. Ascoltate la sua risposta alla dichiarazione di Gesù:

21 E colui disse: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".

Che terribile bugia! L'uomo non capiva nulla della santità di Dio. Egli dichiarò di aver osservato tutti i comandamenti fin dalla sua giovanezza. In altre parole, nonostante Gesù gli avesse appena detto che nessun uomo è buono, egli osava affermare di essere buono, e di aver osservato tutti quei comandamenti fin da piccolo.

Non c'è nulla di più triste di una persona che non riconosce la gravità della propria condizione nei confronti di Dio. Non esiste alcun modo di aiutare chi non sa di avere un grande bisogno di aiuto.

Quell'uomo cercava di presentarsi come qualcuno che ha sempre ubbidito perfettamente alla legge di Dio. Non voleva riconoscere il proprio peccato.

Gesù mette in evidenza il suo peccato

Nonostante l'orgoglio del giovane ricco, Gesù continuò ad aiutarlo a vedere il suo peccato, in modo che egli potesse capire il proprio bisogno di un Salvatore.

Poiché l'uomo non voleva riconoscere di essere peccatore in tante cose, Gesù lo aiutò a vedere la realtà della sua condizione spirituale, parlandogli del suo peccato principale, di ciò che aveva più a cuore.

Vi leggo ciò che Gesù disse a quel ricco che dichiarava di aver sempre osservato i comandamenti di Dio.

22 Udito ciò, Gesù gli disse: "Ti manca ancora una cosa: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi".

Per mostrare al giovane il suo peccato, per fargli capire che in realtà era totalmente impossibile per lui giungere alla salvezza, alla vita eterna, con i propri impegni, Gesù mise davanti a quell'uomo il fatto che amava i suoi soldi più di quanto amasse Dio.

Gesù gli dimostra che egli non avrebbe potuto fare abbastanza per avere la vita eterna. Quell'uomo era un peccatore e aveva bisogno di un Salvatore.

Se ci pensiamo, ci ricorderemo che anche altre volte Gesù mise le persone davanti al loro peccato. Quando la donna samaritana disse di volere l'acqua viva che Gesù le offriva, Egli le rispose di andare a prendere suo marito, mettendo così in evidenza il fatto che lei era un'adultera.

Prima che una persona possa ricevere il dono della salvezza, per avere la vita eterna con Dio, deve riconoscersi peccatrice, deve riconoscere che è impossibile meritare la salvezza e deve rivolgersi a Cristo come Salvatore e Signore.

Quell'uomo era andato da Gesù chiedendo come poter guadagnare la salvezza. Egli non aveva fede in Gesù, aveva fede in se stesso. Credeva di essere abbastanza buono per meritare la salvezza.

Gesù gli mostrò il suo peccato. Quando il giovane osò affermare che ubbidiva alla legge di Dio, Gesù gli fece vedere che non era vero, perché quell'uomo era attaccato ai soldi.

Inoltre, Gesù gli mostrò che per avere la salvezza, doveva vedere in Lui il suo tesoro più grande. Fino a quel momento, per quell'uomo, il tesoro erano i soldi. Per avere la salvezza, egli doveva considerare Cristo Gesù come il suo tesoro più grande.

Per ricevere il dono della salvezza, una persona deve reputare la salvezza, ossia essere trovato in Cristo Gesù, come la cosa più preziosa della vita.

La risposta dell'uomo

A quel punto, il giovane ricco si trovò ad un bivio. Gesù aveva messo in evidenza la malvagità del suo cuore. Aveva dimostrato che anziché essere un uomo perbene che osservava la legge di Dio, il giovane era un idolatra, che amava i soldi più di Dio.

Così, l'uomo aveva solo due possibilità. O poteva riconoscersi peccatore, e chiedere misericordia e salvezza a Gesù, o poteva andare via, amando il suo tesoro terreno più di Dio, ed aspettare un'eternità di tormento. Queste erano le due opzioni tra cui scegliere. Egli doveva optare per una via o per l'altra. Quale delle due scelse? Leggo il v.23:

23 Ma egli, udite queste cose, si rattristò grandemente, perché era molto ricco.

Quando comprese la risposta di Gesù, l'uomo fu molto triste. Era triste perché aveva capito che, pur desiderando la vita eterna, egli non la voleva al punto di preferirla rispetto alle sue ricchezze.

Per lui le ricchezze erano più importanti della vita eterna.

Quindi, cosciente di ciò che stava facendo, egli scelse la via della morte, la via del tormento eterno, la via della perdizione.

Quell'uomo aveva trovato il Salvatore, ma preferiva il suo tesoro terreno alla salvezza eterna.

Il Vangelo è una buona notizia, ma non per tutti. È una buona notizia per coloro che vogliono la salvezza, che vogliono Cristo, più di quanto desiderino qualsiasi altra cosa.

Se uno preferisce un tesoro terreno rispetto a Cristo, allora, per lui il Vangelo è una sentenza di morte. Anziché essere un odore di vita, il Vangelo diventa un odore di morte per coloro che rifiutano il dono della salvezza. Vi leggo da 2Corinzi 2:

14 Or sia ringraziato Dio il quale ci fa sempre trionfare in Cristo e attraverso noi manifesta in ogni luogo il profumo della sua conoscenza. 15 Perché noi siamo per Dio il buon odore di Cristo fra quelli che sono salvati, e fra quelli che periscono; 16 per questi un odore di morte a morte, ma per quelli un odore di vita a vita. E chi è sufficiente a queste cose?” (2Cor 2:14-16 LND)

Che cosa sarà il Vangelo per te? Un odore di vita, che porta alla vita eterna con Dio, oppure, un odore di morte, che dichiara la tua condanna eterna? Non rifiutare l'offerta di vita eterna in Gesù Cristo!

Il giovane ricco rifiutò il dono della vita eterna. Per quanto desiderasse la salvezza, preferì il suo tesoro sulla terra. E per questo motivo, rifiutò la salvezza, il perdono e la vita eterna nella presenza di Dio.

Gesù ci insegna alcune lezioni

Quell'uomo andò via, molto triste, rifiutando di ravvedersi e di umiliarsi davanti a Cristo, nonostante che Gesù avesse messo in evidenza i suoi peccati. I discepoli di Gesù avevano visto tutta la scena. Rimaserorimasero colpiti da fatto che il giovane avesse rifiutato la salvezza. Perciò, Gesù insegnò loro una lezione importante tratta da quell'episodio. Leggo il v.24:

24 Allora Gesù, visto che si era molto rattristato, disse "Quanto è difficile per coloro che hanno delle ricchezze entrare nel regno di Dio!

È molto, molto difficile per una persona che ha delle ricchezze entrare nel regno di Dio, ovvero, essere salvata.

Perché è così difficile? Lo è perché coloro che possiedono delle ricchezze credono di avere già un tesoro. Questo rende più difficile per loro riconoscere l'immenso valore della vita eterna.

Il termine “ricchezze” si riferisce a qualsiasi cosa che una persona reputa di un grande valore. Per qualcuno le ricchezze possono essere i soldi. Per un altro, si tratta di cose belle che il mondo offre. Per un altro ancora, le ricchezze sono rappresentate da viaggi o da divertimenti.

In parole semplici, potremmo dire che chi possiede delle ricchezze è colui che ha ottenuto ciò che cercava dalla vita sulla terra.

È veramente molto difficile per chi ha delle ricchezze essere salvato.

Quanto è difficile per una persona che ha delle ricchezze essere salvata, ovvero, entrare nel regno di Dio? Gesù ci dà la risposta nel v.25:

Perché è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".

L'impossibile è possibile con Dio

Umanamente parlando, la salvezza è impossibile. Gesù usa un'iperbole per farci comprendere che il cuore dell'uomo è tale che la salvezza è umanamente impossibile.

I discepoli, sentendo le parole di Dio, capirono giustamente che la salvezza è così inaccessibile che è impossibile per l'uomo raggiungerla. Cioè, il cuore dell'uomo è talmente legato alle cose di questo mondo che non è capace di arrivare alla salvezza. Leggiamo la domanda che i discepoli rivolsero a Gesù, e poi la risposta di Gesù.

26 E quelli che l’udivano dissero: "Chi dunque può essere salvato?". 27 Ma egli disse: "Le cose impossibili agli uomini, sono possibili a Dio".”

È impossibile per l'uomo raggiungere la salvezza con il proprio impegno. Il suo cuore è troppo malvagio, troppo attaccato ai tesori del mondo, per pervenirci.

Il giovane ricco sapeva di non avere la salvezza e la desiderava tantissimo. Però, era troppo attaccato alla propria vita sulla terra per accettare il dono della salvezza.

La sua condizione sarebbe quella di ogni persona nel mondo, se Dio dovesse lasciarci nella nostra condizione naturale.

Ma Dio NON ci lascia nella nostra condizione naturale. Ogni volta che una persona abbandona ciò che è il suo tesoro terreno e crede in Gesù, è perché Dio ha compiuto un'opera miracolosa nel suo cuore.

Ciò che è impossibile all'uomo, è possibile a Dio.

Perciò, l'offerta di Gesù è ancora una porta spalancata per tutti. Venite a Gesù, abbandonate ogni tesoro terreno, per ricevere il vero tesoro.

Guarda a Gesù, fissa i tuoi occhi su di Lui. Pensa al fatto che perderai qualsiasi tesoro che hai in questa vita. Solo chi ha Cristo come tesoro non lo perderà mai.

Il problema di quel giovane fu di guardare al suo tesoro sulla terra anziché guardare a Cristo.

Pensate con me alla condizione di quell'uomo.

Presumendo che le cose non siano cambiate successivamente nella sua vita, egli avrà senz'altro potuto godere per vari anni del suo tesoro, che per lui, corrispondeva alle sue ricchezze. Poi, però, morì. Egli fu giudicato, e da circa due mille anni, vive in un terribile tormento, senza le sue ricchezze, e senza Cristo.

Amico o amica, non aggrapparti ad un tesoro che perderai per sempre, per poi restare privo dell'unico tesoro che dura in eterno. Guarda a Cristo, riconosci che hai bisogno della salvezza. Riconosci di essere un peccatore, e di non poter meritare la salvezza, ma riconosci che Gesù Cristo te la offre gratuitamente se ti umili di cuore e ti rivolgi a Lui.

Impara dal giovane ricco. Non puoi meritare la salvezza. Devi capire di avere bisogno della grazia di Dio, nel persono e nella salvezza.

Corri a Gesù, mentre c'è tempo, ed Egli ti salverà.

Corri a Gesù, mentre c'è ancora tempo!