Aiuto Biblico

Lezioni da Giobbe 7-10: lamentarsi delle sofferenze

Studio di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per mercoledì, 14 aprile, 2010 ---- cmd na -----
Parole chiave: Giobbe, sofferenze, benedizioni materiali e salute, vangelo della prosperità, lamentarsi.

Audio:

Voglio continuare nel nostro studio del libro di Giobbe! Abbiamo visto nei capitoli 1 e 2 un esempio di come reagire bene quando arrivano i problemi e le difficoltà della vita. Però poi, nel capitolo 3, Giobbe comincia a guardare ai problemi anziché a Dio, e comincia a lamentarsi.

Gli amici di Giobbe arrivano per aiutarlo, però, anziché trasmettergli delle verità di Dio, parlano secondo i loro ragionamenti, che sono molto sbagliati. Abbiamo visto, nell'ultimo studio, che Elifaz insegnava che il male colpisce solamente coloro che peccano. Questo è un grave errore.

Riprendiamo ora il nostro studio con il capitolo 7.

Capitolo 7: Giobbe si lamenta

In questo capitolo, Giobbe pecca, lamentandosi del fatto che è tenuto in vita in mezzo alle tante sofferenze che lo stanno fiaccando. Crede alla menzogna, che spesso subentra nella mente quando si affrontano dure prove, che sarebbe meglio morire piuttosto che vivere. Questo non è un desiderio di stare con Dio, è piuttosto un desiderio di non soffrire più.

Ricordiamo che la sofferenza di Giobbe era terribile:

“4 Appena mi corico, dico: "quando mi alzerò?" Ma la notte si prolunga e sono continuamente agitato fino all’alba. 5 La mia carne è coperta di vermi e di vermi e di zolle di terra, la mia pelle si screpola ed è ripugnante.” (Giobbe 7:4-5 LND).

Ecco il lamento di Giobbe (v.15):

“Così l’anima mia preferisce soffocare e morire piuttosto che questa vita.” (Giobbe 7:15 LND).

Egli critica Dio per il Suo operato e si lamenta:

“19 Quando distoglierai il tuo sguardo da me, e mi lascerai inghiottire la mia saliva? 20 Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o guardiano degli uomini? Perché mi hai fatto il tuo bersaglio, al punto di essere divenuto un peso a me stesso? 21 Perché non perdoni le mie trasgressioni e non passi sopra la mia iniquità? Perché presto giacerò nella polvere; tu mi cercherai, ma io non sarò più".” (Giobbe 7:19-21 LND).

Questo è peccato, questo è il contrario di essere mansueti. Giobbe non capisce perché soffre, è stanco di soffrire e perciò si agita. Non ha più pace e, non trovandone in alcun modo, vuole morire.

Questo è il punto a cui arriviamo quando non guardiamo Dio, quando fissiamo lo sguardo sulle difficoltà ed è ciò che ci fa soffrire.

Capitolo 8: Bildad parla

Dobbiamo sempre ricordare, mentre leggiamo il libro di Giobbe, che, alla fine di esso, Dio dichiara che questi tre amici di Giobbe avevano peccato, facendo discorsi sbagliati in cui non avevano parlato di Dio in modo retto. Infatti, in Giobbe 42:7-9 troviamo scritto:

“7 Ora, dopo che l’Eterno ebbe rivolto queste parole a Giobbe, l’Eterno disse a Elifaz di Teman: "La mia ira si è accesa contro te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me rettamente, come ha fatto il mio servo Giobbe. 8 Ora dunque prendete con voi sette tori e sette montoni, andate dal mio servo Giobbe e offrite un olocausto per voi stessi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi; e così per riguardo a lui non vi tratterò secondo la vostra follia, perché non avete parlato di me rettamente come ha fatto il mio servo Giobbe". 9 Elifaz di Teman e Bildad di Shuah e Tsofar di Naamath andarono e fecero come l’Eterno aveva loro ordinato; e l’Eterno ebbe riguardo a Giobbe.” (Giobbe 42:7-9 LND).

Dobbiamo tenere questo in mente perché ci permette di capire che quello che Bildad dice, come quello che dicono gli altri due amici di Giobbe, NON è giusto e retto, ma è un concetto errato riguardo a Dio e al come Egli opera.

Visto che lo scopo di questi studi non è di considerare ogni dettaglio del libro, ma di capirne il filo e i punti principali, voglio solo notare alcuni dei commenti di Bildad.

Nel v.3 egli dichiara che Dio è giusto quando giudica, volendo significare con ciò che il male che era accaduto a Giobbe era una punizione da parte di Dio.

Leggo il v.3:

“Può Dio distorcere il giudizio, e l’Onnipotente sovvertire la giustizia?” (Giobbe 8:3 LND).

Il fatto è che egli non sapeva che Giobbe non si trovava in quella condizione per aver peccato e. perciò, stava attribuendo a Dio qualcosa che non era basata su di un fatto vero.

Non solo, ma, nel v.4, Bildad sostiene pure la falsa tesi che i figli di Giobbe erano morti a causa dei loro peccati:

“Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui, egli li ha abbandonati in balìa del loro misfatto.” (Giobbe 8:4).

Anche qui Bildad non sa nulla di quello che è realmente successo e perciò, dichiara quello che a lui sembrava essere accaduto dando agli eventi una certa motivazione, quando invece le cose non erano andate affatto come lui supponeva.

Passando ai vv. 8-13, Bildad dichiara che, chi si dimentica di Dio, viene allontanato da Lui. Qui, sempre in base a ciò che a lui sembra, ma senza poterne avere la minima certezza, Bildad sta volendo dire che Giobbe si era dimenticando di Dio. Leggo i vv.8-13:

“8 il tuo futuro sarà grande. Interroga quindi le generazioni passate e considera le cose scoperte dai loro padri, 9 noi infatti siamo di ieri e non sappiamo nulla, perché i nostri giorni sulla terra sono come un’ombra. 10 Non ti insegneranno forse essi e non ti parleranno, traendo parole dal loro cuore? 11 Può il papiro crescere fuori della palude, e il giunco svilupparsi senz’acqua? 12 Mentre è ancora verde e senza essere tagliato, si secca prima di ogni altra erba. 13 Tali sono le vie di tutti quelli che dimenticano Dio; così la speranza dell’empio perirà.” (Giobbe 8:8-13 LND).

Dobbiamo capire il contesto per renderci conto che Bildad non solo stava facendo delle affermazioni basate su quello che a lui sembrava fosse accaduto ma di cui non poteva avere certezza alcuna, ma stava fornendo a Giobbe pure la presunta spiegazione di tutto ciò.

Sappiamo, dal fatto che Dio ha duramente rimproverato questi tre amici, che i loro discorsi erano sbagliati. Principalmente, essi credevano di poter capire il motivo di quello che Dio faceva in base ai loro ragionamenti. Quel tipo di dio del quale essi cercavano di interpretare il comportamento è in realtà un dio a portata d'uomo per come loro lo descrivono nel suo agire.

In questo senso, è evidente che Bildad stava dicendo a Giobbe che aveva sofferto perché si era dimenticato di Dio.

Egli va poi avanti nel suo discorso e descrive il male che succede ai malvagi. Leggiamo i vv. 14-19:

“14 La sua fiducia sarà troncata e la sua sicurezza è come una tela di ragno. 15 Egli si appoggia alla sua casa, ma essa non regge; vi si aggrappa, ma essa non tiene. 16 Egli è tutto verdeggiante al sole e i suoi rami si protendono sul suo giardino; 17 le sue radici si intrecciano intorno a un mucchio di pietre, e penetra fra le pietre della casa. 18 Ma se è strappato dal suo luogo, questo lo rinnega, dicendo: "non ti ho mai visto"! 19 Ecco, questa è la gioia del suo modo di vivere, mentre altri spunteranno dalla polvere.” (Giobbe 8:14-19 LND).

Tutto questo, per Bildad, era una descrizione di quello che era accaduto a Giobbe e, perciò, egli continuava a dire che Giobbe stava subendo la punizione da parte di Dio.

Bildad conclude il suo discorso ricordando a Giobbe che, se egli si fosse ravveduto, allora Dio lo avrebbe di nuovo benedetto. Leggo il vv.20-22:

“20 Ecco, Dio non rigetta l’uomo integro né presta aiuto ai malfattori. 21 Egli renderà ancora il sorriso alla tua bocca, e alle tue labbra canti di gioia. 22 Quelli che ti odiano saranno coperti di vergogna, e la tenda degli empi sparirà".” (Giobbe 8:20-22 LND).

In altre parole, Bildad sta dicendo: “Giobbe, Dio non rigetta l'uomo integro. Perciò, se tu ti ravvedi e diventi un uomo integro, allora Dio ti benedirà. Hai bisogno di ravvederti, Giobbe! Se tu cammini in integrità, allora tutto ti andrà bene”.

Questo suona come un discorso vero ma, per quanto suona bene, non è affatto vero! Contrariamente a quanto pensava Bildad, Giobbe non stava soffrendo a causa di un suo peccato. Dicendo questo, Bildad stava dicendo cose di Dio che non erano vere.

Capitolo 9: Giobbe risponde!

Nel capitolo 9, Giobbe risponde a Bildad riconoscendo la sovranità di Dio in tutto quello che fa. Leggo Giobbe 9:1-3:

“1 Allora Giobbe rispose e disse: 2 "Sì, io so che è così, ma come può un uomo essere giusto davanti a Dio? 3 Se uno volesse disputare con lui, non potrebbe rispondergli una volta su mille. 4 Dio è saggio di cuore e potente per la forza; chi mai si è indurito contro di lui e ha prosperato? ” (Giobbe 9:1-3 LND).

Ciò che Dio toglie all'uomo

Il v.12 insegna una verità importante:

“Ecco, afferra la preda, e chi gliela può riprendere? Chi può dirgli: "che cosa fai?"” (Giobbe 9:12 LND).

La frase “afferra la preda” vuol dire che Dio toglie via, porta via.

Ci sono delle cose che Dio non toglie mai via ai Suoi figli: Egli non li priva mai del Suo amore, della Sua grazia, del Suo perdono. Egli non li priva mai di Gesù Cristo come mediatore, Sacerdote, Signore e Avvocato.

Però Dio priva gli uomini di alcuni doni terreni quando ciò è secondo il Suo piano perfetto. Quando Dio toglie via qualche dono terreno, l'uomo non può riprenderselo. Dio è sovrano in tutto quello che fa!

Se pensiamo all'esempio di Giobbe, Dio gli ha tolto tutti i suoi beni e i suoi servi. Gli ha tolto i suoi amati figli e, infine, gli ha tolto la salute. Quando poi è nel Suo piano, Dio toglie la vita fisica. Tutte queste cose vengono da Dio ed Egli dà ed Egli toglie come e quando vuole!

O che possiamo ricordare che nessuna di queste cose spetta a noi come se la meritassimo e perciò non dobbiamo mai lamentarci e gridare all'ingiustizia quando Dio ci toglie qualcosa che Egli stesso ci aveva dato. Ringraziamo Dio, piuttosto, che Egli non ci toglie mai la Sua presenza, il Suo amore e tutto quanto abbiamo detto prima e che è indispensabile per restare in comunione con Lui.

Quando Egli ci toglie le benedizioni terrene, così come quando Egli ci dà quelle benedizioni, è per il nostro bene eterno e per la Sua gloria!

Il giusto non può fidarsi di se stesso

Passando ai vv.13-21, Giobbe dichiara che Dio affligge sia il giusto che il malvagio. Questo è il contrario di quello che gli altri suoi amici avevano detto parlando con lui:

“13 Dio non ritira la sua collera, sotto di lui si curvano gli aiutanti di Rahab, 14 Come dunque potrei io rispondergli e scegliere le mie parole per discutere con lui? 15 Anche se avessi ragione, non potrei rispondergli, ma chiederei grazia al mio giudice. 16 Se io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non potrei ancora credere che ha ascoltato la mia voce, 17 lui, che mi colpisce con la tempesta, e moltiplica le mie ferite senza motivo. 18 Non mi lascia riprendere fiato, anzi mi sazia di amarezze. 19 Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; se di giudizio, chi mi fisserà un giorno per comparire? 20 Anche se fossi giusto, il mio stesso parlare mi condannerebbe; anche se fossi integro, egli proverebbe che sono perverso. 21 Sono integro, ma non ho alcuna stima di me stesso e disprezzo la mia vita.” (Giobbe 9:13-21 LND).

Giobbe dichiara che anche l'uomo integro non può stare in piedi davanti a Dio. Gli amici dichiaravano che chi è integro avrà solo bene da Dio, volendo così intendere che loro erano giusti e Giobbe no. Giobbe risponde che non spera affatto nella propria integrità così come facevano loro.

Capitolo 10: il peccato di Giobbe

Nel capitolo 10, Giobbe è pieno di confusione e perciò i suoi pensieri non sono buoni. Infatti Giobbe pecca sfidando Dio.

Notiamo il peccato di Giobbe nei vv.1-3:

“1 "Sono nauseato della mia vita; darò libero sfogo al mio lamento, parlando nell’amarezza dell’anima mia! 2 Dirò a Dio: "Non condannarmi! Fammi sapere perché contendi con me. 3 Ti par bene opprimere, disprezzare l’opera delle tue mani e mostrarti favorevole ai disegni dei malvagi?” (Giobbe 10:1-3).

Qua Giobbe parla sospinto dalla carne. Egli dà sfogo al suo lamento a causa del suo dolore e sfida quasi Dio a spiegargli perché fa quello che fa.

Nei vv. 4-7, Giobbe insinua che Dio sia ingiusto e senza cuore per lui. Leggo questi versetti:

“4 Hai tu occhi di carne, o vedi anche tu come vede l’uomo? 5 Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un mortale, i tuoi anni come i giorni di un uomo? 6 perché tu debba indagare sulla mia colpa e andare in cerca del mio peccato, 7 pur sapendo che non sono colpevole e che non c’è nessuno che mi può liberare dalla tua mano?” (Giobbe 10:4-7 LND).

Questo è un atteggiamento molto sbagliato da parte di Giobbe!

Altroché non avere cuore per noi, Dio è pieno di misericordia e bontà, quando invece noi meritiamo il contrario. Qui, parlando in questo modo, Giobbe pecca gravemente. Non pecchiamo così anche noi quando ci troviamo nell'afflizione e nelle prove.

Nei vv. 18-22, Giobbe critica Dio, perfino Gli dice: “smettila!”. Leggo questi versetti.

“18 Perché dunque mi hai fatto uscire dal grembo? Fossi morto, senza che alcun occhio mi avesse visto! 19 Sarei stato come se non fossi mai esistito, portato dal grembo alla tomba. 20 Non sono forse pochi i miei giorni? Smettila dunque, lasciami stare, perché possa riprendermi un po’ 21 prima che me ne vada per non tornare più, verso la terra di tenebre e di ombra di morte, 22 terra di oscurità e di grandi tenebre di ombra di morte e senza alcun ordine, dove persino la luce è come le tenebre"". ” (Giobbe 10:18-22 LND).

Questo è terribile e può avvenire quando dimentichiamo le verità che Giobbe stesso aveva detto in precedenza e che avevamo letto nei capitoli 1 e 2, come, per esempio, dopo che egli aver ricevuto la notizia della perdita di tutti i suoi animali, dei suoi servi e poi dei suoi figli:

“20 Allora Giobbe si alzò, si stracciò il suo mantello e si rase il capo; poi cadde a terra e adorò, 21 e disse: "Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. L’Eterno ha dato e l’Eterno ha tolto. Sia benedetto il nome dell’Eterno". 22 In tutto questo Giobbe non peccò e non accusò DIO di alcuna ingiustizia.” (Giobbe 1:20-22 LND).

Poi, nel capitolo 2, quando aveva perso la sua salute, Giobbe replica saggiamente alle parole della moglie:

“9 Allora sua moglie gli disse: "Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici DIO e muori!". 10 Ma egli disse a lei: "Tu parli come parlerebbe una donna insensata. Se da DIO accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare anche il male?". In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.” (Giobbe 2:9-10).

In questi due brani, Giobbe risponde con fede, pur non capendo nulla del motivo per cui gli erano successe queste cose. Però ora, nel capitolo 10, egli non sta più riposandosi nella cura di Dio. Perciò, comportandosi in questo modo, passa da essere un uomo da imitare a peccare gravemente.

O fratelli, quanto è facile cadere in questo stesso peccato! Certamente è facile, in momenti di debolezza, nutrire cattivi sentimenti. Però, il farlo non risolve nulla, anzi ci porta solo a peccare contro Dio e a stare peggio.

Quando i pesi della vita sono tanti, quando siamo afflitti, in quei momenti è facile togliere gli occhi da Dio e fissare lo sguardo sulle difficoltà e sui dolori. Quando facciamo così, è quasi inevitabile che peccheremo come Giobbe.

Quello che serve, in questi momenti, è di continuare a guardare a Dio con fede.

Una cosa che noto è che Giobbe era circondato da amici che stavano riferendogli dottrine sbagliate riguardo a Dio. Così facendo, questi amici non lo stavano aiutando a vedere Dio in modo giusto e non lo aiutavano a sopportare pazientemente le sue sofferenze.

Ci rendiamo allora conto di quanto sia importante per noi cercare compagni che possono aiutarci a guardare a Dio, che possono sostenerci nei momenti di debolezza, che possono aiutarci quando ne abbiamo di bisogno con parole edificanti e di incoraggiamento che siano conformi a verità.

Applicazione

Vorrei fermarmi a questo punto e cercare di riconoscere alcune delle verità principali che possiamo trarre da questi capitoli.

Prima di tutto, anche qui abbiamo visto che questi tre amici avevano stabilito una dottrina tutta loro, fondata sui loro ragionamenti e non sulle verità di Dio. Quanto è facile cadere in questo grave errore!

Com'è facile per NOI avere una posizione a riguardo di qualcosa, NON perché abbiamo capito i principi secondo cui opera e si comporta Dio attraverso un attento studio della Bibbia ma perché è quello che sembra così a noi in base al nostro ragionare!

E' pur vero che questi uomini non avevano la Bibbia, eppure Dio li riprende severamente per il loro peccato di aver parlato di Lui in modo non retto. Allora, alla luce di questo fatto, quanto più colpevoli siamo noi che abbiamo la Bibbia per conoscerLo sempre di più!

O fratelli, non facciamo come questi uomini! Non dobbiamo dare un nostro personale parere sulle situazioni della vita, prima di aver esaminato attentamente la Bibbia, come se potessimo noi decidere le verità che appartengono a Dio solo. Piuttosto, impegniamoci a comprendere sempre di più la Parola di Dio.

Notiamo poi qual era l'errore principale di Bildad, che era poi lo stesso di quello di Elifaz. Questi uomini affermavano che le benedizioni terrene appartengono solo ai giusti. Quindi, mancare queste benedizioni dimostra che quella persona non sta camminando in giustizia.

Questa dottrina è molto diffusa anche oggi. Infatti, è molto facile credere che le nostre benedizioni terrene siano in qualche modo legate a come camminiamo. Questo pensiero sottintende, anche se implicitamente ed in modo subdolo, che chi riceve il bene ha qualche merito in virtù del quale lo riceve. Quanto è sbagliato affermare una cosa del genere, perché ogni bene che riceviamo è per pura grazia!

Ricordiamoci anche che Dio dà e Dio toglie le benedizioni terrene, ma non ci toglie mai le benedizioni spirituali.

Egli toglie le benedizioni terrene quando è secondo il Suo piano perfetto, piano che Egli non rivela mai a noi. Questo è il punto principale di Giobbe. Però Dio ha sempre un motivo valido per quello che fa!

Grazie a Dio che Egli NON toglie mai a noi le benedizioni spirituali che ci ha elargito. Dio non ci lascia e non ci abbandona! Nulla può separarci dal Suo amore per noi in Cristo Gesù. Abbiamo per sempre il sigillo dello Spirito Santo.

In questo studio abbiamo visto il peccato di Giobbe nel suo lamentarsi ed anche nell'arrivare a dire a Dio di smettere di fare quello che faceva nella sua vita. Alla fine del libro, grazie a Dio, Giobbe si ravvede profondamente per questi gravi peccati.

O che possiamo noi riconoscere la gravità di questo peccato ed evitarlo. Quando cadiamo, ravvediamoci e riprendiamo a ringraziare e lodare Dio per la Sua cura, per il Suo amore e per Cristo Gesù. Per mezzo di Cristo, ogni cosa che succede nella nostra vita, compreso ogni male e difficoltà, fa parte dell'opera perfetta di Dio di conformarci all'immagine di Cristo.