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1Re 12-13 - le Tentazioni subdole

Sermoni di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per domenica, 10 ottobre, 2010 ---- cmd na -----
Parole chiave: tentazioni, conseguenze del peccato, disciplina di Dio

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Nell'ultimo sermone, abbiamo considerato come la mancanza di fede di Geroboamo lo portò ad un grave peccato che trascinò tutto Israele nell'idolatria.

Ricordate che, quando Dio promise a Geroboamo di farlo re delle 10 tribù del nord, gli promise anche che avrebbe fatto una dinastia della sua discendenza, a patto che Geroboamo Gli fosse rimasto fedele. In quel sermone, abbiamo visto che, anziché fidarsi di Dio, Geroboamo cercò da sé il modo in cui poteva tenere il regno nelle sue mani. Purtroppo, la sua soluzione lo portò a peccare gravemente contro Dio, trascinando Israele nell'idolatria. Nel cercare di tenere i suoi sudditi lontani da Gerusalemme, egli stabilì quella che, in realtà, era una religione falsa. Vogliamo riprendere gli avvenimenti di cui stiamo parlando per trarre altre lezioni che Dio ha per noi in questo brano. Leggiamo 1Re 12:25-33:

“25 Poi Geroboamo edificò Sichem nella regione montuosa di Efraim e vi si stabilì; quindi uscì di là e edificò Penuel. 26 Geroboamo disse in cuor suo: "Ora il regno tornerà probabilmente alla casa di Davide. 27 Se questo popolo sale a Gerusalemme per offrire sacrifici nella casa dell’Eterno, il cuore di questo popolo si volgerà nuovamente verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda; così mi uccideranno e torneranno a Roboamo, re di Giuda". 28 Dopo essersi consigliato, il re fece due vitelli d’oro e disse al popolo: "E’ troppo per voi salire fino a Gerusalemme! O Israele, ecco i tuoi dèi che ti hanno fatto uscire dal paese d’Egitto!". 29 Ne collocò quindi uno a Bethel, e l’altro a Dan. 30 Questo fu causa di peccato, perché il popolo andava fino a Dan per prostrarsi davanti a un vitello. 31 Egli costruì anche templi sugli alti luoghi e fece sacerdoti presi da ogni ceto di persone, che non erano figli di Levi. 32 Geroboamo istituì una festa nell’ottavo mese, il quindicesimo giorno del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda e offrì sacrifici sull’altare. Così fece a Bethel per sacrificare ai vitelli da lui fatti; e a Bethel stabilì i sacerdoti degli alti luoghi che aveva eretti. 33 Il quindicesimo giorno dell’ottavo mese, mese scelto da lui stesso, Geroboamo salì all’altare che aveva costruito a Bethel; istituì una festa per i figli d’Israele e salì all’altare per bruciare incenso.” (1Re 12:25-33 LND)

È importante focalizzare bene quanto descritto da questo passo della Scrittura. Per evitare che le persone andassero a Gerusalemme per adorare Dio, Geroboamo aveva stabilito una religione alternativa in Israele. Aveva costruito un altare al posto dell'altare che si trovava a Gerusalemme. Aveva lui stabilito sacerdoti che gli erano fedeli, al posto dei sacerdoti di Gerusalemme che erano approvati da Dio. Aveva stabilito un giorno come festa religiosa, al posto delle feste che si celebravano a Gerusalemme. In effetti, aveva stabilito una religione sua, anziché seguire quello che Dio aveva stabilito. Questo per Dio era un gravissimo peccato!

Infatti, una verità importante che impariamo nella Bibbia è che Dio non accetta una adorazione fatta come la vogliamo noi. Dio non lascia all'uomo la scelta di come adorarLo . L'uomo deve adorare Dio come Dio vuole che venga fatto. Questo perché Dio è Dio, perché Dio è il sovrano e non spetta all'uomo di dare a Dio quello che vuole, piuttosto, l'uomo deve dare a Dio quello che Dio richiede. Vediamo questo costantemente nella Bibbia, da Caino in avanti.

Allora, pensando a questa religione stabilita da Geroboamo, immaginate la scena che si sviluppa li, davanti a questo nuovo altare. Geroboamo, da poco riconosciuto come re, vuole fare bella figura davanti ai suoi nuovi sudditi. Egli aveva stabilito questa nuova festa ed ora egli stesso sale presso questo nuovo altare che aveva fatto costruire per offrire sacrifici. È un momento molto importante per lui, in quanto questa grande cerimonia serve per legare i cuori dei suoi sudditi a lui e a questa sua religione. Egli vuole che tutto vada molto bene, che tutti rimangano colpiti dalla cerimonia.

A questo punto, tutti gli occhi sono fissati su Geroboamo. Tutti lo guardano mentre sta per offrire sacrifici sull'altare. È un momento molto importante! E che cosa succede?

Dio riprende Geroboamo (vv. 12:33 — 13:10)

Il peccato è sempre grave, ma, in questo caso, il peccato di Geroboamo era ancora più grave, perché era un peccato pubblico e trascinava tutta la nazione lontano da Dio. Perciò, l'Eterno mandò un profeta per testimoniare dell’ira di Dio contro questo peccato e per annunciare il giudizio di Dio che si sarebbe adempiuto. Questo avvertimento serviva anche per permettere a Geroboamo di ravvedersi e tornare indietro dal suo errore.

Perciò, proprio a questo punto, con Geroboamo davanti all'altare per fare un sacrificio, arriva un uomo che rovina il tutto! Quest'uomo si fa avanti per arrivare proprio davanti all'altare, davanti a tutti, davanti al re Geroboamo e proclama ad alta voce una dichiarazione stravolgente. Leggiamo quello che succede in 1Re 13:1-3:

13:1 Ed ecco, un uomo di DIO giunse da Giuda a Bethel per ordine dell’Eterno, mentre Geroboamo stava presso l’altare per bruciare incenso. 2 Per ordine dell’Eterno gridò contro l’altare e disse: "Altare, altare, così dice l’Eterno: "Ecco nascerà alla casa di Davide un figlio, di nome Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti degli alti luoghi che bruciano incenso su di te, e si arderanno su di te ossa umane"". 3 Nello stesso giorno diede un segno miracoloso, dicendo: "Questo è il segno che l’Eterno ha parlato: ecco, l’altare si spaccherà e la cenere che vi è sopra si spanderà". ( 1Re 13:1-3 LND)

Questa dichiarazione, fatto pubblicamente propria quando Geroboamo stava per bruciare incenso su quell'altare, era dura e sconvolgente! Qui, davanti a tutta questa grande folla, davanti a questo nuovo re, quest'uomo di Dio, parlando non alle persone ma all'altare, dichiara da parte di Dio una durissima condanna di quello che sta succedendo, dichiara la punizione di Dio a causa di questa abominazione di Geroboamo. E dichiara pure il giudizio contro questi falsi sacerdoti.

Ricordate che questa condanna dava a Geroboamo e gli altri la possibilità di ravvedersi e tornare a Dio. In questo, vediamo il cuore di Dio, che vuole che i peccatori si ravvedano.

Chi era quest'uomo che Dio mandò a Geroboamo?

Vogliamo considerare questa profezia, ma prima voglio pensare un po' a quest'uomo di Dio, quest'uomo di cui non sappiamo nemmeno il nome e che Dio usò per annunciare questo giudizio così severo.

Chi era quest'uomo che Dio mandò a Geroboamo per annunciare il giudizio contro di lui?

La Bibbia non ci dice nulla di quest'uomo, tranne il fatto che era un uomo di Dio che veniva dalla Giudea. Evidentemente, non era un profeta conosciuto. Era semplicemente un uomo ubbidiente a Dio, con un cuore per Dio, che Dio usò per pronunciare un giudizio contro Geroboamo.

Ripetutamente, nella Bibbia, vediamo che Dio non cerca persone importanti e conosciute per servirLo. Egli cerca uomini ubbidienti e disposti a fare la Sua volontà. Dio si serve di chi è puro di cuore e disposto ad ubbidire. Quest'uomo era così. Dio non riteneva importante per noi il conoscere il suo nome. A noi basta sapere quello che Dio ha fatto ed ha annunciato, tramite lui. Dio è il vero ed unico protagonista di quanto qui narrato, non quest'uomo.

Quando consideriamo questo fatto, è giusto chiederci: Noi siamo così? Noi siamo ubbidienti in tutto a Dio e disposti a fare qualunque cosa Egli ci comanda? Dio può servirsi di noi? Cerchiamo qualche gloria per noi stessi o cerchiamo semplicemente di ubbidire con fede, in qualunque incarico che Dio ci dà?

Quanto è importante per noi avere un cuore pronto a fare qualunque cosa che Dio ci comanda di fare, che sia facile o che sia difficile realizzarla!

La reazione di Geroboamo

Tornando agli avvenimenti di quel giorno, appare adesso interessante vedere come risponde Geroboamo davanti a questa profezia così dura che condanna apertamente quello che egli stava facendo. Leggiamo quindi i vv. 4 e 5:

4 Quando il re Geroboamo udì la parola che l’uomo di DIO aveva pronunciato contro l’altare a Bethel, stese la mano dall’altare e disse: "Prendetelo!". Ma la mano che Geroboamo aveva steso contro di lui si seccò e non poté più ritirarla a sé. 5 Inoltre l’altare si spaccò e la sua cenere si sparse, secondo il segno che l’uomo di DIO aveva dato per ordine dell’Eterno. (1Re 13:4,5)

Come reagì Geroboamo contro questa profezia, profezia che condannava duramente quello che stava facendo per fortificare il suo regno?

Avendo sentito questa profezia contro il suo peccato, Geroboamo poteva scegliere fra reagire ravvedendosi o con rabbia, indurendo il suo cuore.

Geroboamo reagì con rabbia, comandando che l’uomo fosse preso. Era re e, davanti al popolo, il suo orgoglio non gli permise di ignorare un’offesa così grave. Quanto sarebbe stato meglio se si fosse umiliato davanti a Dio!

Stese la mano, come segno di autorità, ed ordinò che il profeta fosse preso, ovvero arrestato.

Pensando alla sua reazione al rimprovero, è giusto chiederci: “Come rispondiamo noi quando veniamo rimproverati per un peccato?

Prego che noi rispondiamo con il ravvedimento, per poter tornare a camminare con l'Eterno quando Dio ci manda persone che ci parlano del nostro peccato. Facciamo così, anziché seguire l'esempio di Geroboamo!

Il giudizio immediato di Dio

Tornando a Geroboamo, egli era furioso per il fatto che quest'uomo aveva osato presentarsi e parlare in quel modo proprio durante questa cerimonia, tramite la quale Geroboamo sperava di acquisire importanza davanti al suo popolo. Furioso, Geroboamo stende la sua mano come segno di autorità ed ordina che quest'uomo venga preso, venga arrestato. Come re, non volendo ravvedersi, non può permettere una tale offesa contro la sua autorità!

A quel punto, Dio, per dimostrare che la Sua autorità è assolutamente superiore a quella dell'uomo, seccò la mano di Geroboamo, al punto che egli non poteva neanche ritirarla a sé.

Poi, visto che la profezia della distruzione di quell'altare ed il fatto che le ossa dei sacerdoti sarebbero bruciate era un qualcosa che non si poteva verificare quel giorno, per mostrare che era davvero Lui a parlare per bocca del profeta, Dio adempì una parte di quella profezia quella che aveva valore per quel momento, spaccando l'altare e disperdendo le ceneri. Pertanto, la prima parte di quella profezia fu adempiuta da Giosia, circa 300 anni più tardi. L'adempimento immediato della seconda parte della profezia rendeva chiaro a tutti che quest'uomo parlava veramente da parte di Dio.

In altre parole, l'adempimento della profezia immediata fu la conferma della veracità della profezia futura. Dio fece questo più volte nella Bibbia, per darci la certezza che Egli adempierà anche le profezie ancora future per noi. Questa è una sostanziale e fondamentale differenza fra la Bibbia e tutti gli altri libri cosiddetti sacri che ci sono nel mondo.

Geroboamo ha timore, ma non si ravvede

A questo punto, vediamo un esempio della tristezza del mondo, che non porta a ravvedimento, ma che porta alla morte. Geroboamo, vedendo la sua mano tutta seccata, vedendo l'altare spaccato davanti a sé, capendo che non poteva opporsi a Dio, ebbe timore! Subito cambia tono drasticamente e supplica quest'uomo di Dio. Leggo il v.6:

6 Allora il re si rivolse all’uomo di DIO e gli disse: "Deh, supplica l’Eterno, il tuo DIO, e prega per me affinché mi sia resa la mano". L’uomo di Dio supplicò l’Eterno e il re riebbe la sua mano, che tornò come era prima. (1Re 13:6 LND)

Geroboamo supplica quest'uomo di Dio di pregarLo per lui, l'uomo lo fa e Dio, con grande misericordia, pur conoscendo il cuore di Geroboamo, guarisce la mano di Geroboamo.

Personalmente, rimango colpito moltissimo dal cuore di Dio in questo episodio. Geroboamo aveva appena offeso Dio grandemente, costruendo questo altare e stabilendo questa falsa religione. Poi, avendo sentito l'avvertimento contro il suo peccato, anziché ravvedersi, avevo ordinato l'arresto dell'uomo che Dio aveva usato per dargli questo avvertimento. Alla luce di ciò, Geroboamo meritava solamente punizioni da parte di Dio.

Eppure, Dio gli guarì la mano. Dio gli stava mostrando misericordia, per stimolare lui e le altre persone presenti a ravvedersi e tornare a Lui.

Però, Geroboamo non tornò a Dio. Quando la sua mano fu guarita, Geroboamo non tornò indietro e continuò a promuovere la sua falsa religione.

L'uomo di Dio tentato

A questo punto, il brano sposta l'attenzione sull'uomo di Dio e su una tentazione cui viene sottoposto. Seguiamo la storia, leggendo dal versetto 7:

7 Allora il re disse all’uomo di DIO: "Vieni a casa con me e ristorati, ti farò anche un regalo". 8 Ma l’uomo di DIO rispose al re: "Anche se mi dovessi dare metà della tua casa io non verrei con te e non mangerei pane né berrei acqua in questo luogo, 9 perché così mi è stato comandato da parte dell’Eterno: "Tu non mangerai pane né berrai acqua e non tornerai per la strada percorsa nell’andata"". 10 Egli dunque se ne andò per un’altra strada e non tornò per la strada percorsa venendo a Bethel.” (1Re 13:7-10 LND)

Gli ordini di Dio

Geroboamo avendo capito che quest'uomo era veramente da Dio, voleva invitarlo a casa sua per mangiare con lui. Probabilmente voleva fare qualcosa di buono per quest'uomo, credendo che così sarebbe potuto essere benedetto da Dio. In breve, Geroboamo non era disposto ad abbandonare il suo peccato, però, voleva comunque ottenere qualche beneficio da Dio. Gli uomini credono che, in qualche modo, possono convincere Dio a benedire quello che vogliono loro.

Purtroppo, facilmente anche noi abbiamo questa tendenza. Anche noi, a volte, vogliamo continuare a praticare un qualche peccato, ma allo stesso tempo vogliamo ancora per noi le benedizioni di Dio. Questo è grave agli occhi di Dio!

Consideriamo ora quello che è successo a quest'uomo di Dio. Dio gli aveva ordinato di non mangiare o bere in Israele, ma di lasciare Israele immediatamente e tornare in Giudea.

Teniamo conto che Dio aveva parlato direttamente a quest'uomo. A volte, prima che Dio rivelasse tutta la Bibbia, Dio parlava direttamente a certi uomini per comunicare il Suo messaggio al mondo. Le profezie che abbiamo nella Bibbia sono giunte a noi in questo modo, ossia tramite rivelazioni dirette da Dio all' uomo.

Da quello che quest'uomo dichiara, sappiamo che Dio gli aveva comunicato due cose: prima di tutto, le due profezie che doveva annunciare a Geroboamo e poi anche il modo in cui doveva comportarsi durante la sua missione.

Come doveva comportarsi questo profeta (v.9)

Da quello che dichiara quest'uomo, sappiamo che Dio gli aveva comandato di non mangiare né bere mentre stava in Israele per portare a compimento questo incarico.

Forse questo comandamento vi sembrerà strano, ma, in verità, è un'applicazione di un principio che si trova, volta dopo volta, nella Bibbia.

Ripetutamente, nella Bibbia, Dio ci comanda di non avere come compagnia coloro che non seguono Dio. Nell'Antico Testamento, il popolo di Dio non doveva associarsi con i pagani. Nel Nuovo Testamento, leggiamo di non metterci sotto lo stesso giogo con i non credenti e di non mangiare con chi si dichiara credente ma continua a perseverare nel peccato. Visto che Geroboamo era nel peccato, il profeta non doveva mangiare in Israele, anzi, non doveva né mangiare né bere. (per un confronto con i principi qui esposti, si esaminino i seguenti brani: 2Corinzi 6:14-7:1; Matteo 18:15-17; 1Corinzi 5:11-13; 2Tessalonicesi 3:6,14 1Corinzi15:33))

Il fatto che Geroboamo lo invitò a casa rappresentava una tentazione palese per quest'uomo inviato da Dio per disubbidirGli e cadere quindi nel peccato. In contrasto alla manifesta natura di questa tentazione, l'uomo di Dio viene subito dopo sottoposto ad una tentazione subdola. Consideriamo prima questa tentazione palese.

La tentazione palese (v.7-10)

Rileggo i vv.7-10:

“7 Allora il re disse all’uomo di DIO: "Vieni a casa con me e ristorati, ti farò anche un regalo". 8 Ma l’uomo di DIO rispose al re: "Anche se mi dovessi dare metà della tua casa io non verrei con te e non mangerei pane né berrei acqua in questo luogo, 9 perché così mi è stato comandato da parte dell’Eterno: "Tu non mangerai pane né berrai acqua e non tornerai per la strada percorsa nell’andata"". 10 Egli dunque se ne andò per un’altra strada e non tornò per la strada percorsa venendo a Bethel.” (1Re 13:7-10 LND)

Il re, la persona contro la quale l’uomo di Dio aveva parlato, invitò quest'uomo a casa per mangiare e gli offrì un regalo. Accettare sarebbe dunque stata una chiara disubbidienza. Considerando che l’invito veniva proprio dal re che il profeta aveva condannato, l’uomo di Dio rifiutò subito. Era una tentazione pubblica e, ad essa, l'uomo di Dio rispose con un rifiuto pubblico. L'uomo di Dio cominciò allora ad incamminarsi verso casa, come Dio gli aveva comandato.

Esempi di oggi

Anche noi siamo spesso tentati in un modo palese. Per esempio, qualcuno che non teme Dio può invitarci a fare qualcosa che sappiamo essere sbagliato. Possiamo essere tentati ad entrare in un rapporto palesemente peccaminoso. Potremmo ricevere un invito a collaborare con una religione chiaramente falsa o a partecipare a qualche peccato molto visibile.

Come il profeta, è importante che rifiutiamo ogni tentazione di questo genere. Le nostre famiglie ed i nostri colleghi sanno che siamo credenti. Arrenderci ad una tentazione del genere rovinerebbe subito la nostra testimonianza, oltre al fatto terribile di rompere la nostra comunione con Dio.

La tentazione occulta (vv.11-19)

Tornando al brano, troviamo che dopo questo rifiuto di peccare da parte dell'uomo di Dio, costui venne sottoposto ad una tentazione molto più subdola. Leggo i vv.11-15:

“11 Ora a Bethel abitava un vecchio profeta; e i suoi figli andarono a riferirgli tutto ciò che l’uomo di DIO aveva fatto in quel giorno a Bethel e riferirono al padre anche le parole che egli aveva detto al re. 12 Il padre domandò loro: "Per quale strada se n’è andato?". I suoi figli infatti avevano visto la strada per la quale se n’era andato l’uomo di DIO venuto da Giuda. 13 Allora egli disse ai suoi figli: "Sellatemi l’asino". Gli sellarono l’asino ed egli vi montò sopra, 14 rincorse quindi l’uomo di DIO e lo trovò seduto sotto una quercia, e gli disse: "Sei tu l’uomo di DIO venuto da Giuda?". Quegli rispose: "Sono io". 15 Allora il vecchio profeta gli disse: "Vieni con me a casa a mangiare qualcosa".” (1Re 13:11-15 LND)

Questa è una tentazione molto diversa dalla precedente. Anziché da un re malvagio, questa tentazione viene da un uomo vecchio, un altro profeta. Cosa fa l'uomo di Dio? Leggo i vv. 16,17:

“16 Ma egli rispose: "Non posso tornare indietro né venire con te, né posso mangiare pane né bere acqua con te in questo luogo, 17 poiché mi è stato detto da parte dell’Eterno: "Tu là non mangerai pane né berrai acqua, e non tornerai per la strada percorsa nell’andata"".” (1Re 13:16-17 LND)

Vediamo che l'uomo di Dio rifiuta di peccare, spiegando a questo vecchio profeta quali fossero gli ordini che aveva ricevuto da Dio.

Spesso, quando ci arriva una tentazione, non arriva solamente una volta, ma si ripete, in varie forme. Ricordate che Gesù fu tentato tre volte da Satana. E così, anche quest'uomo fu tentato ancora in maniera simile alla prima, in tal caso da questo vecchio profeta. Leggo la risposta del vecchio, risposta contenuta nel v.18:

“L’altro gli disse: "Anch’io sono profeta come te; e un angelo mi ha parlato da parte dell’Eterno, dicendo: "Riconducilo con te a casa tua, perché mangi pane e beva acqua"". Ma costui mentiva.” (1Re 13:18 LND)

Il vecchio profeta, per ingannarlo, dichiarò che il suo invito era in base alla rivelazione da parte di un angelo di Dio. Questa era chiaramente una bugia.

A questo punto, l'uomo di Dio doveva decidere: credere a quello che Dio gli aveva rivelato chiaramente, oppure credere a quello che diceva questo uomo vecchio, disubbidendo a quello che lui sapeva di essere da Dio. Immagino che si sentiva molto solo e l'idea di avere comunione con un altro profeta lo attirava molto. Dico questo perché, nel v.19, vediamo che egli cade nella trappola. Leggo il v.19:

“Così l’uomo di DIO tornò indietro con lui e mangiò pane in casa sua e bevve acqua.” (1Re 13:19 LND)

Tristemente, l’uomo di Dio cede alla tentazione. Dopo aver compiuto fedelmente questa missione molto difficile, finisce peccando.

Esempi di oggi

Prima di condannare quest'uomo di Dio, pensiamo a noi stessi. Spesso è relativamente facile resistere alle tentazioni ovvie, come l’invito da parte di Geroboamo. Invece, è molto più difficile resistere alle tentazioni subdole, tentazioni che si presentano in varie forme, soprattutto quando viene detto in qualche modo che è da Dio. Poi, se una tentazione ci offre qualcosa che già desideriamo tanto, come probabilmente quest'uomo di Dio desiderava la comunione, allora siamo veramente nel pericolo di cadere.

Quanti esempi di questo tipo possiamo trovare per meglio comprendere situazioni analoghe! Facilmente, facciamo compromessi quando ci troviamo in difficoltà finanziarie. Facilmente un credente che si sente solo giunge ad avere una compagnia sbagliata. Facilmente si arriva a fare compromessi in tanti campi quando ci si convince che la scelta effettuata non è veramente peccaminosa. Quindi, dobbiamo stare in guardia, anche se la tentazione è subdola.

Un'altra lezione che possiamo trarre da questo esempio è che non tutti coloro che dicono di parlare nel nome di Dio,parlano davvero nel nome di Dio. Dobbiamo sempre confrontare quello che viene detto con la Parola di Dio! Quest'uomo non lo fece e perciò peccò contro Dio.

Come avrebbe potuto l’uomo di Dio riconoscere questa tentazione?

Sia anzitutto chiaro che il fatto che il vecchio profeta mentì, non ostacolava l'uomo di Dio da poter ubbidire all'Eterno. Egli sapeva quello che Dio gli aveva comandato e sapeva pure che era veramente Dio perché egli stesso aveva visto la conferma di ciò con i miracoli quel giorno. Perciò, doveva sapere che il vecchio mentiva, perché Dio non si contraddice mai.

Anche noi abbiamo la Parola di Dio e possiamo e dobbiamo confrontare tutto con quello che Dio dichiara nella Bibbia. Così possiamo evitare di peccare quando ci arrivano tentazioni subdole.

Il risultato della disubbidienza (vv.20-32)

Quest'uomo di Dio, così fedele fino a quel punto, non fu più fedele a Dio. Concludiamo il brano, per vedere quali furono le conseguenze del peccato di quest'uomo di Dio. Leggo il vv. 20-32:

“20 Mentre sedevano a mensa, la parola dell’Eterno fu rivolta al profeta che lo aveva fatto tornare indietro; 21 ed egli gridò all’uomo di DIO venuto da Giuda, dicendo: "Così parla l’Eterno: "Poiché hai disubbidito all’ordine dell’Eterno e non hai osservato il comando che l’Eterno, il tuo DIO, ti aveva dato, 22 ma sei tornato indietro e hai mangiato pane e bevuto acqua nel luogo del quale l’Eterno ti aveva detto: "Non mangiare pane e non bere acqua," il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri". 23 Quando ebbe mangiato e bevuto il profeta che l’aveva fatto tornare indietro gli sellò l’asino. 24 Così se ne andò, ma un leone lo incontrò per strada e l’uccise. Il suo cadavere fu gettato sulla strada, mentre l’asino gli rimaneva accanto e il leone stesso rimase vicino al cadavere. 25 Ora alcuni uomini passarono di là e videro il cadavere gettato sulla strada e il leone che stava vicino al cadavere; essi andarono a riferire la cosa nella città dove abitava il vecchio profeta. 26 Come udì il profeta che l’aveva fatto tornare indietro disse: "E’ l’uomo di DIO, che ha disubbidito all’ordine dell’Eterno; per questo l’Eterno lo ha dato in balía di un leone, che lo ha sbranato e ucciso, secondo la parola che l’Eterno gli aveva detto". 27 Poi si rivolse ai suoi figli e disse loro: "Sellatemi l’asino". Essi glielo sellarono. 28 Così egli andò e trovò il cadavere gettato sulla strada, mentre l’asino e il leone stavano presso il cadavere; il leone non aveva divorato il cadavere né sbranato l’asino. 29 Il profeta prese il cadavere dell’uomo di DIO, lo caricò sull’asino e lo riportò indietro; così il vecchio profeta rientrò in città per piangerlo e per seppellirlo. 30 Depose quindi il cadavere nel proprio sepolcro; e lo piansero dicendo: "Ahi fratello mio!". 31 Dopo averlo sepolto, il vecchio profeta disse ai suoi figli: "Alla mia morte seppellitemi nel sepolcro dov’è sepolto l’uomo di DIO; mettete le mie ossa accanto alle sue. 32 Poiché certamente si avvererà la parola da lui pronunciata per ordine dell’Eterno contro l’altare di Bethel e contro tutti i santuari degli alti luoghi che sono nelle città di Samaria".” (1Re 13:20-32 LND)

La disubbidienza di quest'uomo di Dio, il fatto di aver mangiato in Israele, portò alla disciplina, la disciplina della morte fisica, una morte visibile a tutti. Come mai Dio mandò una disciplina così dura? La disciplina dura e pubblica era proporzionale all'importanza del suo incarico. Egli aveva avuto un ruolo importante e molto pubblico, perciò la disciplina di Dio fu molto severa e pubblica.

È utile notare che, nonostante che il vecchio profeta non fosse fedele a Dio, non fu punito durante la sua vita terrena. Qui vediamo applicato il principio che più, uno riceve, più è responsabile davanti a Dio di come amministra quel che ha ricevuto. L'uomo di Dio aveva un incarico molto importante e visibile e perciò Dio fu più severo nella disciplina nei suoi confronti. A chi Dio dà di più, Dio richiede di più. Ci sono tanti esempi di questo nella Bibbia. Pensate a Davide e a Mosè, alle loro vite ed alla disciplina che Dio gli riservò in conseguenza dei loro peccati. A tal proposito, tale principio è chiaramente espresso in Giacomo 3:1:

“Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio,” (Giacomo 3:1 LND)

Lezioni per noi

Così, Dio si è mostrato santo, sovrano e geloso per la Sua gloria.

Concludiamo questo sermone menzionando alcune lezioni che possiamo trarre da questo brano:

1. Pensando a Geroboamo, quando ci troviamo nel peccato e Dio ci mostra il nostro peccato, anziché reagire con rabbia, umiliamoci, ravvediamoci e torniamo a Dio al più presto. Questa è l'unica via da prendere.

2. Per essere utili al servizio di Dio, non serve essere famosi o bravi, piuttosto Dio vuole e si serve di persone ubbidienti e disponibili. Dio guarda ai nostri cuori. Egli si serve di chi è puro di cuore, disposto e disponibile.

3. Dobbiamo stare attenti alle tentazioni: sia a quelle palesi e visibili, che, specialmente, a quelle occulte. Non dobbiamo credere che ogni cosa che viene detta nel nome di Dio, viene veramente da Dio e, per conoscerne la reale provenienza, non abbiamo che un solo modo: confrontare ogni cosa con la Parola di Dio.

Ricordiamo inoltre che non importa solamente cominciare bene nella vita cristiana, come il profeta ha cominciato bene nella sua missione contro Geroboamo. Dobbiamo anche finire bene. Prego che ciascuno di noi vivrà in modo da poter dire quello che ha detto l'Apostolo Paolo alla fine della sua vita. Vorrei chiudere con le sue parole, pregando che possano essere le nostre;

“6 Quanto a me, sto per essere offerto in libagione, e il tempo della mia dipartita è vicino. 7 Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede. 8 Per il resto, mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione.” (2Timoteo 4:6-8)

Camminiamo in modo da finire la corsa e da serbare la fede! Amiamo l'apparizione del nostro Salvatore e Signore, Gesù Cristo.

Amen.